Marcello Cominetti, tra musica, montagna e alpinismo

Marcello Cominetti, guida alpina e alpinista tra i più conosciuti e stimati, racconta di come la sua passione per la musica si sposi, da sempre, con il suo modo di sentire la montagna e vivere l'alpinismo ma soprattutto di come il tutto esprima la sua voglia di essere e sentirsi profondamente libero.
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Marcello Cominetti: pausa caffè in rifugio
archivio Marcello Cominetti

Dopo anni di interrotta collaborazione con Planetmountain, l’amico Vinicio mi ha chiesto se volevo scrivere un pezzo su musica e alpinismo. Se lo state leggendo, è perché ho accettato di farlo. Premetto che sono un mediocre musicista e un normalissimo alpinista e ciò mi permette di esibirmi suonando la chitarra in posti piuttosto malfamati, e di vivere facendo la guida alpina. In tutto quello che faccio ho sempre inseguito un’idea di bellezza che si rifà esclusivamente a una mia visione personale delle cose della vita. Per fortuna non l’ho mai raggiunta.

Posso garantire che l’espressione “non stare più nella pelle...” ha per me un significato vero e profondo perché spesso riesco a osservarmi dall’esterno mentre faccio quello che mi piace. Mi piace fare tante cose e credo di farne moltissime, ma tutte piuttosto male. Prima di farle non sto nella pelle dalla voglia di iniziare . Quindi mi va bene così. Mi accontento dei risultati che raggiungo anche quando fallisco, perché sento di avere altre possibilità. Basta non avere fretta.

Se un giorno ti ritrovi a suonare la tua canzone preferita su una delle tue montagne preferite, al tramonto mentre qualche decina di persone lo sta apprezzando, perché lo capisci dai loro sguardi, per me è un bel risultato. Nulla di più. E mi è successo pochi anni fa al Rifugio Pian dei Fiacconi durante il festeggiamento dei primi 15 anni di gestione di Guido Trevisan. Prima di noi avevano suonato i Vino del Mar, una band veneta molto cazzuta di cui fanno parte ex membri dei Pitura Freska. Noi, i modesti Frozen Rats (le rockbands hanno nomi assurdi, come quelli di certe vie d’arrampicata) suonavamo cover dei Pink Floyd quella sera e in prima fila avevamo gli ex Pitura a fare il tifo per noi e... i loro Pinfloi!

Quel senso estetico di cui prima mi insegue da sempre e si manifesta ogni volta che entro in una pizzeria squallida e con le lampade a luce fredda. Banale eh? Mi dico che ci vorrebbe pochissimo a rendere quel luogo accogliente e mi immagino improvvisato interior designer che sostituisce le lampade con altre a luce calda, rimescola gli arredi e ridipinge tutto con colori caldi e soffici. Fatti i cazzi tuoi, penserete, e avete ragione. Infatti tutto questo lo faccio quando apro una via in montagna o ne ripeto una tracciata da altri, perché lì c’è più spazio e libertà d’azione. Come quando si solca con gli sci un pendio di neve vergine alla massima velocità possibile, quando devi avere una linea coerente con le tue gambe e il terreno, e pensi a dove non si staccherà tutto il pendio, in un insieme istantaneo e complicato che solo l’esperienza ti permette di attraversare. E l’esperienza non è mai abbastanza.

Nella musica ci sono i suoni da mettere insieme. I suoni sono vibrazioni dell’aria che schiaccia sui nostri sensi e rispondono a schemi matematici che ne stabiliscono ritmi e pause. Peccato che ci sia la matematica nella musica, ma c’è. Infatti risulta incongruente un reef di Keith Richards con una radice quadrata, ma da questo non prescinde. Non voglio addentrarmi in luoghi ostici e quindi resterò, da brava guida alpina, sulla superficie della comprensibilità cercando nessi musica-alpinismo nello stile di un corso Cai, tanto per capirci.

Durante una spedizione alpinistica avere qualche strumento da suonare in compagnia esalta le attese così tanto che quando si deve passare all’azione sull’alpe può dispiacerti dover abbandonare la musica che stava lì per lì prendendo corpo. Questa è la situazione perenne in cui si svolge la mia esistenza, ci sono abituato. Nel dicembre 2018 a El Chaltén in Patagonia Argentina stavo suonando con Marco Grigis (questo si che è un musicista!) e Max Lucco in un bar del paese durante una giornata di pioggia. In quella si apre la porta e entra Reinhold Messner che ci dice: sapevo che vi avrei trovati qui!

Saluti, domande, le solite cose e poi una richiesta insolita per il film che Reinhold stava girando sull’infinita storia di Maestri al Cerro Torre. Sapreste suonate Andrea di De André? Vedete, ci disse, io penso che Cesare nel 1959 si sia perso sul Cerro Torre con Toni Egger un po’ come l’Andrea di quella canzone che una volta perso non sapeva più tornare...

La canzone del musicopoeta genovese, in realtà parla di un amore omosessuale, ma a Messner non glielo dico perché l’idea è bella (sempre l’estetica prende il sopravvento) e poi le strofe si adattano. Gli chiediamo mezz’ora per provarla e trovare il testo. Siamo pronti, seduti a un tavolo (veramente Marco suona in piedi) della Chocolateria Josh Aike della mia amica Anabél. Io alla chitarra, Max alle percussioni sull’improbabile custodia rigida del violino di Marco e... Marco, appunto, all’arco di Paganini e iniziamo sotto i riflettori e le telecamere della troupe teutonica che riprende suoni e immagini divertita. Degli avventori hanno riconosciuto Messner e già si precipitano per gli autografi, ma è più importante per tutti noi sorseggiare il bicchiere di buon Malbéc in compagnia di discorsi sull’alpinismo, la musica e la vita.

Io sono nato a Genova, vivo da più di 30 anni nella terra di Messner, amo De Andrè e le mie origini. Grazie al fatto di essere un alpinista mi è riuscita una mescolanza rara tra parole, musica, storie di montagne e uomini. Che bellezza. Rolo Garibotti ha messo una clip del video di prova su youtube, questa non so se sia una magia, ma c’è. E non so mai se la mia chitarra entrerà nello zaino, assieme a tutto quello che ci devo mettere per salire le montagne.

Marcello Cominetti

Video girato a El Chaltén mentre Marcello Cominetti, Marco Grigis e Max Lucco stanno provando "Andrea" di Fabrizio De Andrè per il film di Messner sul Cerro Torre




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