Il respiro della montagna: l'incanto delle montagne nell'era post-isolamento #1

La prima puntata di Il respiro della montagna; partendo da un viaggio-reportage sull'Appennino abruzzese (massiccio del Gran Sasso) all'inizio di marzo 2021, Silvia Pergami e Francesco Pierini con la collaborazione di Peakshunter Mountain Guides analizzano lo scialpinismo nell'era post-pandemia.
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'Un paesaggio nel quale lo sguardo spazia attonito tra panorami di rara bellezza, dove la luce gioca a nascondino tra i rami di faggete incantate e fittissime'
Francesco Pierini

Il progetto nasce dalla collaborazione tra Francesco Pierini, un fotografo specializzato in riprese outdoor e le guide alpine di Peakshunter Mountain Guides, professionisti certificati per attività in quota, tour e trekking per appassionati di montagna.

L’idea di partenza é quella di raccontare con le immagini un viaggio itinerante mirato a documentare il recente ritorno dell'ambiente montano ad uno spazio di libertà e di esplorazione, anche grazie alla pratica di discipline come lo scialpinismo. Il racconto vuole restituire una dimensione molto attuale, quella di una montagna da ri-scoprire a passo d'uomo, nel rispetto dei tempi della natura: una montagna da percorrere sci e pelli ai piedi, raggiungendo la cima con le proprie energie, per godere dall'alto di sconfinati panorami verso valle, lasciando libero spazio all'immaginazione e all’ispirazione.

Lo scialpinismo, nella sua essenza più autentica, incarna lo spirito di esplorazione e scoperta che l’uomo ritrova nel contatto diretto con il paesaggio e la natura, lontano dalla sua zona di comfort, dalle abitudini e dalla dimensione “urbana”.

Ecco perché é stato proprio lo scialpinismo il cuore pulsante di questo viaggio, il filo rosso di questo racconto emozionale, la dimensione autentica in cui tornare ad esplorare sè stessi. La scelta di uno scenario di grande bellezza è stata quasi obbligata.

Il Gran Sasso: una montagna severa ma di spettacolare imponenza, la più alta e la più conosciuta dell’intero Appennino, “il punto di riferimento, il centro di gravità per chiunque in Appennino faccia dell’alpinismo, dello scialpinismo, per il semplice escursionista”.(1) Una montagna che affascina per la sua singolarità: non assomiglia alle Alpi e nemmeno alle Dolomiti, ma sorprende chiunque la visiti per la ripidità inaspettata dei suoi pendii, per l’immensità dei suoi valloni a perdita d’occhio.

Un paesaggio nel quale lo sguardo spazia attonito tra panorami di rara bellezza, dove la luce gioca a nascondino tra i rami di faggete incantate e fittissime, creando sfumature cromatiche dai colori pastello con i muschi e con i sassi dai riflessi avorio, per poi tornare abbagliante nel contrasto con le linee pulite dei profili rocciosi affilati contro il cielo cobalto.

Una scenografia davvero speciale per ritrovare una dimensione di incanto e di grande ispirazione, per ricominciare a sognare e a sperare un futuro in cui ripartire proprio dalla Natura.

L’esperienza itinerante vissuta tra i monti del massiccio del Gran Sasso, nata dall’idea di riscoprire la dimensione esplorativa sci e pelli ai piedi, si è rivelata, nel corso della nostra avventura, come un viaggio a più dimensioni, in un contesto severo e affascinante. La difficoltà tecnica degli itinerari, la loro apparenza insidiosa e mai banale, sono stati importanti stimoli allo spirito di esplorazione che era il cuore del progetto e ne è diventato l’emozione costante, nell’amplificare ogni percezione e nell’acuire il senso di limite. Un contesto montano davvero unico, dove riscoprire, attraverso il viaggio itinerante, il desiderio di scoperta di luoghi con gli sci ai piedi, per tornare ad orientarsi con gli elementi della Natura più selvaggia e più vera.

UNA NUOVA PERCEZIONE DELLA MONTAGNA
Come conseguenza alle restrizioni sanitarie, si sta assistendo ad una rivalutazione delle attività gradualmente abbandonate dopo il boom degli impianti di risalita: oggi tali discipline rinnovano il loro significato originario, restituendo una ritrovata dimensione del vivere gli spazi della montagna, che richiede maggiore rispetto per tempi e prerogative che tali spazi pretendono di diritto, nell’offerta di ampi margini di benessere e inestimabili occasioni di divertimento.

Ci siamo chiesti: "È possibile valorizzare territori montani, la cui economia è basata sul turismo di massa, con una nuova forma di turismo più sostenibile? È una scelta razionalmente plausibile, oltre che economicamente percorribile, considerando che si fonda su un’idea di turismo del tutto differente? Quali vantaggi potrebbe determinare? Con quali conseguenze?"

Per effetto della maggiore appetibilità della montagna nell’era post-Covid, anche il turismo montano dovrà forse scegliere se investire in servizi più strutturati, anche riconvertendo parte delle strutture esistenti, per renderle funzionali alle nuove esigenze. E magari puntare sulle attività di piccola e media impresa, per accrescere il numero di persone che in montagna desiderano trascorrere periodi più lunghi: grazie alle nuove forme dello smartworking a distanza e attraverso nuovo know-how, nella consapevolezza che il futuro è nella qualità e nella sostenibilità.

E’ dunque oggi necessario provare a proporre una nuova idea di montagna, nella quale attività outdoor come lo scialpinismo, il trekking, il nordic walking e il mountain biking possano alimentare nuovi desideri di esplorazione e riportare un turismo più consapevole e più sostenibile in comprensori e valli duramente colpite dalle conseguenze economiche delle stagioni bloccate dai continui lockdown.

EFFETTI DELLA PANDEMIA
Il Covid-19 ha rappresentato un punto di svolta, accelerando la consapevolezza dei limiti della vita urbana, soprattutto in situazioni di emergenza come quella vissuta a livello globale in occasione della pandemia. La montagna è tornata ad essere un luogo in cui tornare a vivere e a “respirare”, una frontiera con spazi e valori che improvvisamente si sono rivelati determinanti per la salute e la qualità dell’esistenza, dimostrando alle nuove generazioni di essere molto più che un luogo di svago e di divertimento. In molti contesti alpini e montani si sta oggi assistendo a un graduale ripopolamento: un processo che non interessa ambiti di villeggiatura o località esclusive frequentate dal turismo delle seconde case o in prossimità di impianti sciistici e luoghi dotati di servizi di accoglienza a 5 stelle per i consumatori di weekend in modalità “mordi e fuggi”.

L’illusione di poter “comprare” l’esperienza alpina solo per il fatto di poterla acquistare on-line attraverso la prenotazione di un pacchetto “all-mountain” deve fare i conti con l’attuale stop tecnico al turismo di massa dovuto alle restrizioni e con le forti limitazioni che la pandemia globale ha imposto, a tutti, in modo molto democratico. La disponibilità economica non è più sinonimo di garanzia di accesso, anzi spesso il fattore determinante è la capacità di rinunciare a certi comforts e ad adattarsi all’ambiente montano, assai diverso, in moltissimi aspetti, da quello cittadino.

Ripartire dalla Montagna, per salvaguardarla e restituirle la sua natura di luogo selvaggio, dove l’Uomo è solo un Ospite, che può diventare Abitante solo accettando di essere parte di un eco-sistema complesso, di un habitat molto severo, governato da Elementi naturali, che concede spazi e emozioni forti, ma richiede rispetto, conoscenza e consapevolezza, soprattutto dei limiti che la Montagna impone nel suo essere, allo stesso tempo, fragile e forte, bellissima e rude, aspra e rigogliosa, accogliente e solitaria. Un luogo dove il respiro si perde, ma solo perché sopraffatto dallo stupore dell’immensità e dal blu accecante del cielo sopra le vette.

La montagna è sinonimo di silenzio, un luogo di pace, in cui ci si incontra sul sentiero, nei boschi, ci si saluta e si socializza con spirito di empatia, con la gioia della condivisione, nella dimensione di scoperta reciproca attraverso il valore del dialogo. Sono questi i valori che cerchiamo e che proprio la montagna ci sta insegnando a riscoprire e riapprezzare. Insieme all’importanza della salute psicologica delle persone, agli effetti benefici che camminare negli spazi aperti e incontaminati può garantire, anche come utile medicina natural per contrastare lo stress, la depressione e aumentare le difese immunitarie e il benessere fisico generale.

ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE
Al ritorno dal nostro viaggio itinerante sugli Appennini, l’immagine delle seggiovie immobili degli impianti sciistici di Campo Imperatore e Prati di Tivo è stato di stimolo per una riflessione più generale sul futuro delle attività fino ad oggi legate al turismo sciistico tradizionale, nella stagione invernale appena trascorsa durante la quale lo sci è stato ampiamente sostituito da discipline come lo scialpinismo e lo sci di fondo. Un dato riscontrato anche dai maggiori brand del mercato internazionale, che hanno assistito a picchi di vendita in attrezzature e abbigliamento legati al mondo dello sci senza impianti.

Molte persone, nei mesi appena trascorsi, si sono rivolte allo scialpinismo per mantenere vivo il loro contatto con la neve e con la montagna: questo però ha richiesto un radicale cambio di prospettiva, oltre all’accettazione di un approccio non più focalizzato su fattori come la comodità e la facile accessibilità.

La necessità di tornare a sentirsi liberi, nonostante i molti condizionamenti, ha forse portato a sperimentare esperienze più autentiche e più stimolanti, proprio perchè collocabili oltre il limite di quella zona di comfort a cui impianti, infrastrutture e grandi numeri ci hanno abituato, anestetizzando alcuni dei bisogni più reali, come la libertà e il desiderio di esplorazione. E portandoci a considerare scontate emozioni irrinunciabili come lo stupore per la bellezza e l’incanto dei luoghi della natura.

Alcuni rifugi, sebbene ancora chiusi a causa del lockdown, sono diventati mete di itinerari in giornata, lungo tracciati di salita normalmente serviti dagli impianti, luoghi perfetti per il cambio-pelli o per brevi soste di ristoro con thermos e barrette energetiche. Mantenendo la loro funzione originaria di punti di riferimento per i fruitori, hanno confermato l’importanza del loro rappresentare una meta rassicurante, luoghi della memoria già frequentati e fondamentali luoghi di incontro e conoscenza.

Oggi vengono rivissuti insieme ai paesaggi di cui sono immagine e presidio, nella dimensione di una collettiva capacità di adattamento e di ritrovamento interiore, anche grazie a nuovi fruitori, appassionati di esplorazioni solitarie e felici di sperimentarle con sci e pelli ai piedi, lungo itinerari di scoperta sempre stimolanti e diversi. Un modo davvero speciale per ritrovarsi e rinascere, migliori di prima.

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Bibliografia

Luca Mazzoleni, “Scialpinismo in Appennino Centrale. La montagna incantata”, Iter edizioni, 2014
(1) Dall’introduzione della guida “La montagna incantata, scialpinismo in Appennino Centrale”, Iter edizioni, 2014.


Note: CHI SIAMO
Peakshunter Mountain Guides

Guide Alpine certificate UIAGM con sede operativa in Valle d'Aosta, ai piedi del massiccio del Monte Bianco: professionalità ed esperienza pluriennale nell'organizzazione di attività outdoor in Italia e in Europa, in ambiente alpino (alpinismo, arrampicata su roccia e ghiaccio, scialpinismo) e nell'assistenza per escursioni private o di gruppo

Francesco Pierini Fotografo
Francesco Pierini è un videomaker e fotografo professionista toscano, specializzato in fotografia di viaggio, avventura e sport estremi. Dal 2019 fa parte di Peakshunter Mountain Guides, con cui collabora per gli aspetti di comunicazione.

CREDITS
Progetto realizzato da Francesco Pierini con la collaborazione di Peakshunter Mountain Guides
Partner tecnico per abbigliamento e zaini: Ferrino Outdoor
Testi di Silvia Pergami e Francesco Pierini
Fotografie di Francesco Pierini



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