Manolo e Scarian, alla ricerca della placca perduta

Maurizio ‘Manolo’ Zanolla e Riccardo ‘Sky’ Scarian ripetono insieme "l'arte di salire in alto", uno dei primi 8c italiani
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Riccardo ‘Sky’ Scarian e Maurizio ‘Manolo’ Zanolla
Daniele Lira
Una tira l’altra. Così, dopo la salita di ‘Appigli ridicoli’, Maurizio ‘Manolo’ Zanolla ripete, questa volta in contemporanea con Riccardo ‘Sky’ Scarian, l’8c de ‘L’arte di salire in alto’. Dimenticata via di Celva, pensata e salita per la prima volta da Rolando Larcher. Si tratta, naturalmente, di uno dei primissimi 8c italiani. E anche di una via dell’ormai sempre più sconosciuto genere di ‘placca’.
Continua, insomma, per il Mago e per Riccardo il piacere di arrampicare insieme alla ricerca degli equilibri perfetti. Ecco cosa Manolo e Sky ci hanno detto della loro esperienza sull’ ‘Arte di salire in alto’.


'L'arte di salire in alto', un 8c 'antico' targato Rolando Larcher... che via è?
Manolo
L' ‘Arte di salire in alto’ compiva quest'anno il suo 10° anniversario ed era effettivamente una delle prime proposte di 8c in Italia. Uno dei motivi principali per cui é trascorso molto tempo per la prima ripetizione é sicuramente il fatto, ormai evidente, che l'arrampicata si é trasferita su altre inclinazioni. Rimane comunque strano che una via completamente naturale, in un posto comodo e solare, sia stata assolutamente dimenticata da tutti. A meno che, nonostante la sua modesta inclinazione, non abbia tacitamente respinto qualche prestigioso assalto.
Forse la cosa più strana, di questo piccolo capolavoro naturale é che sembra ingannevolmente facile ed i singoli passaggi assolutamente non proibitivi... Poi però, inanellare il tutto fino in sosta diventa molto più fisico del previsto. Grande tiro! E grande anche il suo primo salitore! Complimenti a Rolando Larcher, che si è sicuramente superato in uno stile che non era assolutamente il suo.
Riccardo E' una via bellissima lunga circa 20 metri. I primi 10 sono caratterizzati da una miriade di movimenti su appigli inversi e abbastanza complessi da decifrare, e con molta precarietà su i piedi. Altro dato interessante è che, pur essendo una via non molto lunga, conta in totale circa 50 movimenti, dei quali la prima metà molto fisici pur trattandosi di una placca. Inoltre inganna non poco, perché il primo approccio risulta più facile di quanto realmente sia. Ci sono voluti dieci anni per la prima ripetizione, e il motivo principale penso sia dovuto al fatto che vie di questo genere non sono affatto facili da realizzare, ma necessitano di grande umiltà e raffinata sensibilità che evidentemente non è dote di tutti. Un grande plauso va a Rolandone, che senz’altro a dimostrato grande determinazione e voglia di superarsi su questa lunghezza che non rientrava sicuramente tra quelle a lui più congeniali!

E' stata una scelta casuale?
Riccardo Nel ‘93, con mia moglie, ho fatto un giro da quelle parti, anche per la curiosità di vedere com’era fatto un 8c di placca. Mi riuscirono subito tutti i movimenti. Unica pecca: il periodo non era il più adatto; era infatti un maggio un po’ 'caldino' ed abbandonai, ripromettendomi di ritornare l’inverno successivo. Invece di stagioni ne passarono parecchie. Quest’anno, dopo qualche uscita al Baule, con Manolo abbiamo sentito il bisogno di confrontarci con questo genere di vie, per comprendere un po’ meglio il metro da usare nelle valutazioni, di certo non facili, di questo ‘terreno’. Così ho proposto al Mago una gita a Celva…

Manolo Riccardo, quando l’ho incontrato lo scorso autunno al Baule, mi ha descritto "l'arte di salire..." come una via per me. Onestamente, però, non credevo ci fossero ancora vie di quel livello per me, e devo ringraziare Riccardo che mi ha spinto a provare. Qualcuno, recentemente, commentando questa salita, ha affermato che finalmente ero uscito allo scoperto; devo dire che non mi ero mai accorto prima d'ora che Dolomiti, Ratikon, Francia, Sardegna, Totoga, Baule ecc.ecc. non prendessero mai la pioggia...

Manolo e Sky, l'arte di salire in alto di due generazioni, differenze e punti di contatto
Manolo Sì , siamo due generazioni che l'arrampicata e le cose della vita avevano in qualche modo separato. E forse questa è stata la cosa più bella: incontrarsi, dopo tanto tempo, alla base di una placca "Jurassica " per ritrovarsi, poco dopo, insieme in catena.
Riccardo Per quanto riguarda le differenze, mi viene in mente solo l’età. I punti di contatto sono invece tantissimi: passione per la natura; per questo genere di arrampicata; voglia di emozioni (e la roccia ne regala sempre molte) e, non ultima, una giornata straordinaria che ci ha visti protagonisti su questa meravigliosa linea.

Placca e strapiombo, due mondi contrapposti?
Riccardo
Danno sicuramente emozioni e sensazioni diverse, anche se sono entrambi molto interessanti. Il maggior problema è sicuramente che abusando dell’uno ne perdi dell’altro. Quindi meglio masticarli entrambi, nella giusta dose. La placca però, a mio avviso, dal punto di vista mentale è molto più complessa e forse si allontana un po’ dalla sola prestazione sportiva.
Manolo Sono profondamente convinto che i campioni ed i fuoriclasse non trovino grande differenza fra le due cose, se non una formale questione di inclinazione. Mentre la cosa è alquanto selettiva e diversa per tutti gli altri, perché "l'arte di salire in alto" è dono degli dei e molto spesso non è elargita al pari delle fibre bianche dei muscoli.

L'allenamento e l'arte della scalata, come convivono?
Manolo
Questo dovresti chiederlo a Riccardo chè, per quanto mi riguarda, l'allenamento è solo un mero ricordo... Anche se, a quanto sembra , fino ad un certo livello l'arrampicata sopravvive anche in altre forme.
Riccardo Sicuramente il miglior allenamento è scalare, il più possibile su tutti i terreni. Quindi i due, a mio parere, convivono benissimo. Inoltre l’allenamento specifico consente di lavorare bene sulle proprie carenze, e allenarsi specificamente per quello che ognuno di noi ha in mente o si è prefisso.

Chi è il campione delle falesie, esiste?
Riccardo
Penso che il campione delle falesie non esista, per il semplice motivo che l’arrampicata è una disciplina molto complessa e con troppe variabili. Temo quindi che stendere una classifica sia troppo difficile oltre che molto riduttivo. Sicuramente esistono arrampicatori molto bravi su tutti i terreni e fare un nome penso non abbia molto senso. Per le classifiche ci sono le gare: condizioni uguali per tutti (quasi sempre...)!
Manolo Beh! non sono io di sicuro, e se dovessi fare un nome sarebbe terribilmente imbarazzante, ma forse non sarebbe difficile... basterebbe pescare a caso fra i fuoriclasse come Brenna, Hirayama, Sharma ecc. ecc.

Cosa vi emoziona ancora nel raggiungere la catena di un 'problema'?
Manolo
Per quanto mi riguarda, l'invisibile, precario, ma tangibile filo sul quale corre l'equilibrio "dell'arte di salire in alto.
Riccardo Mi emoziona il ‘momento’ stesso della realizzazione. Quando tutto combacia perfettamente e riesci a dare il meglio di te stesso, vivendo sensazioni indimenticabili. Anche se, appena passata la catena, tutto svanisce nel nulla, lasciandoti un po’ d’amarezza per il fatto che tutto sia già finito.

L'arrampicata come passione totalizzante e un po' come ‘stile di vit’a è mai esista (esiste ancora)?
Manolo
Assolutamente sì!
Riccardo Per quanto mi riguarda sicuramente sì

La via dei vostri sogni o il vostro sogno di via…
Riccardo
Bellissima... Ma cado sempre all’ultimo movimento! Chi sa come mai?.
Manolo Penso proprio, fortunatamente, di avere una via ideale nei miei sogni e spero proprio di non salirla mai...



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