Mario Prinoth: Silbergeier e la Battisti - Weiss in libera

Il 2 agosto Mario Prinoth è riuscito in una delle rare ripetizioni in libera di Silbergeier (8b/8b+, 240m), nel Rätikon, Svizzera. Sempre il climber fassano lo scorso 25 maggio era riuscito nella on-sight della via Battisti - Weiss (400m, max 8a+) sullo Spiz delle Roe de Ciampiè (Larsec, Catinaccio, Dolomiti).
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Mario Prinoth sulla direttissima Battisti – Weiss, Spiz delle Roe de Ciampiè, Larsec, Val di Fassa, Dolomiti
arch. Mario Prinoth
Nell'arrampicata ci sono percorsi che uno si crea da sé. Sono queste libere associazioni e interpretazioni della scalata e delle vie che riflettono le esperienze e il modo di essere dello scalatore. Dimmi che vie sogni e ti dirò che scalatore sei... si potrebbe dire. In questo senso Mario Prinoth, con il suo racconto della salita in libera e a-vista della direttissima Battisti – Weiss, sullo Spiz delle Roe de Ciampiè, e della libera di Silbergeier, sulla IVa Kirchlispitze del Rätikon, traccia un bel disegno della sua ricerca che lo spinge verso il “bello” e il cuore stesso dell'arrampicata in parete.

La prima via, la Battisti – Weiss, è un vero e proprio piccolo capolavoro, quasi dimenticato, su un'altrettanto poco conosciuta e fantastica parete: la sud dello Spiz delle Roe de Ciampiè. Un autentico castello di roccia che fa bella mostra di sé in quell'intricato e straordinario giardino di guglie e pareti che danno vita ai Dirupi del Larsec, magnifici dirimpettai del più celebre Rosengarten, il Giardino delle rose alias il Catinaccio. Qui, nel 1973, il grande Gino Battisti insieme al giovanissimo Tita Weiss aprirono, con tre giorni di scalata e in artificiale, una via assolutamente logica e di rara bellezza. La stessa che per molti anni resterà ad aspettare una ripetizione. A testimonianza che, anche nell'alpinismo, non tutti hanno gli occhi per veder splendere le perle.

Poi, nel 1987, Marco Furlani e Mauro Giovanazzi ne hanno realizzato la prima ripetizione, e nello stesso anno anche la prima invernale. Quindi, per venire ai nostri giorni, nel 2006 arriva la prima libera ad opera del fortissima guida alpina austriaca Much Meier (con una cliente). E dopo anche la libera on-sight di Mario Prinoth, per l'occasione accompagnato dal grande orso della valle, l'eterno Bruno Pederiva. Due precisazioni. La prima: per chi non lo sapesse, i due sono fassani doc e di conseguenza lo Spiz è una delle “loro” montagne di casa. La seconda: in realtà la loro intenzione era quella di dare solo un'occhiata. Così, armati di qualche chiodo e di qualche cuneo (la via e le libere sono state fatte con le vecchie protezioni originali) erano pronti anche a “ribattere” qualche vecchio chiodo e a rinforzare qualche cuneo. Sennonché, come dice Bruno Pederiva: “Mario è partito su come un gatto... e la libera è subito arrivata e con lei l'on-sight... visto che non si è mai fermato”. Né sul tiro di 7c+ del tetto a “L” . Né sul successivo tiro chiave: una parete strapiombante solcata da una fessurina che all'improvviso cessa... facendo del tutto un bel 8a+.

La seconda via è la celeberrima Silbergeier, con i sei tiri capolavoro aperti nel 1993 e l'anno dopo liberati dal caposcuola austriaco Beat Kammerlander. E' una via che non ha bisogno di presentazioni. La sua salita in libera e in giornata è ancora adesso un test solo per i più forti. Prinoth martedì scorso, 2 agosto, è riuscito a salirla in libera spendendo 3 tentativi sul tiro chiave di 8b+. Era la sua decima volta sull'incredibile Silbergeir. Per lui è un sogno che si avvera e che vuole mettere accanto alla Battisti – Weiss. Forse perché entrambe l'hanno avvicinato nel suo percorso verso il bello e il cuore dell'arrampicata?

BATTISTI - WEISS 1973 & SILBERGEIER 1993
di Mario Prinoth

Si tratta di due veri capolavori che ho avuto l’onore e la fortuna di ripetere e liberare nell’arco di 2 mesi. Due vie salite con un’etica diversa in tempi diversi:l a ”Battisti-Weiss”, aperta in artificiale nell’ormai lontano 1973, e “Silbergeier”, aperta nel 1993 da Beat Kammerlander. Esattamente 20 anni dividono, quindi, queste due differenti ascese su itinerari di rara imponenza e bellezza, con una storia alle spalle che le rendono uniche e speciali. In questa occasione mi piacerebbe raccontare queste 2 esperienze così particolari per me.

La “Battisti-Weiss” è una via che nell’agosto 1973 ha impegnato in parete per ben tre giorni i suoi apritori, e cioè Gino Battisti, e un giovanissimo diciassettenne Tita Weiss (tragicamente scomparso sotto una valanga nel 1991). La linea si snoda su una lunghezza di circa 550 metri per 14 tiri con difficoltà dal IV all' A2, e si trova sullo “Spiz delle Roe de Ciampiè”. L’idea di provare questa linea in libera mi era venuta almeno 7 anni fa, avevo però pochissime informazioni; solo di scalatori che avevano compiuto qualche tentativo fallito. L’episodio che mi ha fatto decidere di intraprendere il mio progetto, è accaduto l’anno scorso dopo l'incontro in falesia con il fuoriclasse Much Meier, che mi ha raccontato di aver ripetuto la via assieme ad un inusuale cliente, e anche che la linea aveva due tiri difficili: uno di 7c+ e uno di 8a+. Dopo aver saputo queste notizie, l’idea di provarla mi attraeva ancora di più.

Il 25 maggio l’intenzione era di salire a dare un’occhiata e risistemare la via, poiché i racconti di cunei di legno e il tipo di roccia dolomitica, quindi piuttosto friabile, non lasciavano molto spazio a speranze di prestazioni, come poi invece, inaspettatamente, si è verificato. La via segue una linea eccezionale lungo questo alto, maestoso torrione ben visibile da Pozza di Fassa. Solo una volta arrivati a metà, lì dove Gino in apertura disse al compagno Tita: “Ora può anche piovere per giorni, tanto qui siamo al riparo”, alzando gli occhi, iniziai a capire la maestosità di questa parete. L’arrampicata diventa da subito impegnativa e soprattutto spettacolare. Seguo qua e là chiodi e cunei di legno, riesco subito a entrare in sintonia con questa parete al punto da riuscire anche a parlarci. Mi sento troppo bene, non voglio mollare pur essendo consapevole che le protezioni hanno ormai quasi 40 anni.

Arrivato all’estremità del grande strapiombo, superate le grandi difficoltà e dopo aver davvero dato tutto, riuscendo a risolvere le due lunghezze a vista, mi rendo subito conto di aver fatto una delle cose per me più belle e di soddisfazione che abbia mai compiuto. Da qui ancora 3 tiri rispettivamente di 7a+, 6c e 6b+ e, dopo circa 7 ore di scalata, arriviamo in cima a questo “Spiz” che da oggi in poi, ogni volta che lo guarderò passando dalla valle, sentirò particolarmente mio. La soddisfazione di arrivare sulla cima di una “tua” montagna, nei luoghi dove vivi e che ti riservano ancora sorprese gradite come itinerari così belli, è sicuramente stato il pensiero comune di entrambe le cordate (Battisti-Weiss, Prinoth-Pederiva), che lassù in periodi diversi hanno condiviso una grande emozione.

L’altra via, “Silbergeier” (200 metri, 6 tiri max 8b+), è sicuramente, e semplicemente, la via più bella che abbia mai scalato: un’arrampicata iper-tecnica e varia, su una roccia a dir poco incredibile, un sogno che rincorrevo da molto. Il progetto richiede dieci tentativi sulla via, tra i quali un paio sotto la pioggia. I miei trasferimenti verso il Ratikon si svolgono con vari amici, ma soprattutto con il mio grande amico Andrea Stenico, anche lui innamorato “follemente”del luogo.

Martedì 2 agosto (questa volta accompagnato da Davide Deflorian) mi trovo ancora una volta sotto la grande placconata di “Silber”. La giornata si presenta un po’ troppo calda, con zero termico a 4200 metri. Nonostante l’aderenza, mi sento bene. Scalo disinvolto tutti i primi 4 tiri (8b+, 7c+, 8a+ e 7a+), e arrivo nella nicchia dell’ ”avvoltoio d’argento” con le dita già un po’ segnate. Dopo tre tentativi, il tiro di 8b+, ovvero lì dove c’è il passaggio che mi ha provocato notti insonni, finalmente mi permette di passare.

Fatto il tiro chiave non è ancora il momento di gioire: mi aspetta ancora un 7c+ di 50 metri per niente facile, con un passo dove, dopo la rottura di alcuni appigli, non avrei proprio piacere di cadere! Quando arrivo alla sosta dell’ultimo tiro, ossia in cima alla quarta Kirchlispitze, non mi sembra vero: mentre recupero Davide Deflorian ripenso mentalmente a tutto il percorso che mi ha portato a questo risultato, godendomi la soddisfazione di questa indimenticabile scalata.

Queste due vie hanno periodi e stili differenti tra loro: a mio parere “Silbergeier”, per la sua incomparabile bellezza nella scalata, e soprattutto per la sua difficoltà psicologica può essere considerata la regina delle multipitch; invece per la “Battisti- Weiss”, ritengo di poter dire che fa parte di quelle vie storiche aperte da personaggi di una generazione che, con poca ribalta, ma tanta voglia di affrontare pareti inviolate che tutt’oggi ancora incutono timore, ricercavano non tanto la difficoltà estrema o la realizzazione in libera, ma piuttosto la vera avventura in un ambiente spesso ostile.

Dopo aver avuto la possibilità di ripetere diversi itinerari del passato aperti in artificiale, scalandoli cercando di immedesimarmi negli apritori, ho capito che tutte varie specializzazioni dell’arrampicata hanno la loro importanza e ognuno di noi segue la disciplina che lo motiva maggiormente, ma non dobbiamo mai dimenticarci che la nostra passione trae le proprie origini proprio da queste linee di epoche passate e di incomparabile valore. Spero che questo articolo serva da motivazione a chi come me piace l’arrampicata in tutte le sue sfaccettature.

Infine voglio dire, in particolare a tutte le persone che come me hanno affrontato o affrontano eventi molto brutti e difficili della vita di non mollare, e auguro loro di trovare dentro di sé la forza di reagire, di rialzarsi e portare avanti i propri propositi, perché qualsiasi cosa ci succeda abbiamo sempre una vita da vivere.

di Mario Prinoth
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