Chiantar 2000, spedizione nell'Hindu Kush pakistano

Il resoconto della la spedizione organizzata dalla Sezione di Montecchio Maggiore del Club Alpino Italiano e dalla AVMM nella zona, in parte inesplorata, del ghiacciaio del Chiantar, nell'Hindu Kush pakistano.
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La piramide di Nicolajewcka Kor (5.935) e a destra l’imponente mole del massiccio Blood Donors Mountain, visti da ovest. Tra le due cime il corridoio di luce evidenzia molto bene il Colle Chantal Mauduit. Si intuiscono le vie di salita lungo la Cresta Sud per Nicolajewcka Kor e la parete Nord per Punta Marostica di Blood Donors Mountain.
Alberto Peruffo

E' stato un bilancio positivo quello di 'Chiantar 2000' - la spedizione guidata da Franco Brunello ed organizzata dalla Sezione di Montecchio Maggiore del Club Alpino Italiano e dalla neonata associazione AVMM (Alpinismo Vicentino sulle Montagne del Mondo) - che dalla fine di luglio a tutto il mese di agosto 2000 ha operato in Pakistan salendo alcune belle cime nella zona, in parte inesplorata, del ghiacciaio del Chiantar, il più esteso della catena dell'Hindu Kush pakistano. Qui di seguito pubblichiamo il resoconto che ci ha inviato Alberto Peruffo, uno dei membri della spedizione.


CHIANTAR 2000 di Alberto Peruffo

A seguito di una nostra precedente spedizione (Karambar 97) dove si erano fotografate e studiate alcune grandi montagne sul margine meridionale dell’Hindu Kush pakistano (la terza catena del mondo dopo Himalaya e Karakorum), nell’estate 2000 abbiamo raggiunto la valle di Mahthantir – la “valle remota” - per portare a termine l’esplorazione e la salita di dette montagne.

Separate dall’Hindu Kush vero e proprio dal lungo corridoio glaciale di Chiantar (ghiacciaio lungo 34 chilometri e tra i più grandi del Pakistan) e caratterizzate da verticali pareti di ghiaccio e di roccia, le montagne dell’Hindu Raj (così denominato da alcuni geologi per meglio identificarlo o addirittura diversificarlo dall’Hindu Kush) offrono possibilità enormi per l’alpinismo del futuro.

Questa zona è stata interdetta, per motivi politici, fino a pochi anni fa e trascurata dagli occidentali perché priva di qualsiasi documentazione ufficiale.

Noi ci siamo avventurati nelle alte valli a nord ovest di Gilgit con in mano le importanti foto scattate dalle cime di Karambar e due cartine geografiche piuttosto imprecise, una satellitare russa di origine militare, l’altra rappresentante un disegno orografico risalente ad una spedizione tedesca del 1967.

Posto il Campo Base nei pressi del lago Atar, quota 3900 metri, abbiamo dato inizio all’esplorazione nei primi giorni di agosto, inizialmente un po’ intimoriti per la difficoltà delle montagne - che sembravano non mostrare versanti facili - e le incognite di operare ad alta quota su terreno completamente sconosciuto.

Quindi è iniziata l'attività alpinistica e d'esplorazione, che è stata, bisogna dirlo intensa.

Sono state salite: la Renato Casarotto Kor 6.244 metri, Italia Peak 6.187 metri, Blood Donor Kor 6.107 metri), tecnicamente difficili e senza l'uso di corde fisse e il Nicolajewcka Kor 5.935 metri, nonché molte cime tra i 4.000 e i 5.000 metri, praticamente tutte quelle che si trovavano sopra il Campo Base.

Il 18 agosto Alberto Peruffo e Michele Romio raggiungono la vetta della slanciata e granitica Juniperus Tower (4540 metri) per la via “Pakistan High Porters”, incontrando forti difficoltà su roccia (VII+ obbl. e 5 metri di A0, svil. 450 metri, ED+) e portando con sé solo chiodi e protezioni naturali (soste comprese).

Inoltre sono stati esplorati tutti i ghiacciai che facevano capo alla valle composta da ben 5 bacini glaciali, tutti di notevoli dimensioni confluenti nella valle di Mahthantir.

L’attività esplorativa ha avuto la sua degna conclusione con un impegnativo trekking di cinque giorni dove un gruppo di dodici persone guidate dal professore Luciano Chilese ha percorso un nuovo tracciato escursionistico che scavalca ben 4 passi sopra i 4.000 metri.

Infine, allo studio orografico si è affiancata la cura per gli aspetti linguistici, toponomastici ed etnografici dei luoghi visitati, raccogliendo una gran mole di materiale che potrà diventare spunto e riferimento per future spedizioni.

Una cosa è comunque certa: guai se qualcuno ci dicesse che l'alpinismo è morto. La zona che abbiamo esplorato è zeppa di montagne, pareti di ghiaccio e di roccia mai salite, per tutti i gusti e capacità, ciò significa che qui c'è possibilità di divertimento ancora per qualche secolo...

Le date della spedizione:
6 agosto
Mirco Scarso, Tarcisio Bellò e Alberto Peruffo raggiungono la candida piramide di Nicolajewcka Kor, 5935 metri, risalendo il verticale versante Ovest e percorrendo l’affilata cresta Sud (TD-).

7 agosto Tarcisio Bellò, Alberto Peruffo e Mirco Scarso salgono l’ampio e seraccato versante Nord della Punta Marostica (D+), massima elevazione del massiccio denominato Blood Donors Mountain (Monte dei Donatori di Sangue, 6107 metri), dopo aver bivaccato al Colle Chantal (5700 metri) di ritorno dalla Nicolajewcka.

15 agosto Tarcisio Bellò sale da solo l’Italia Peak (6187 metri) per il versante Sud Ovest (D). La salita era stata percorsa per 2/3 con l’americano Carlos Buhler e il russo Ivan Dusharin pochi giorni prima. Il terzetto si era ritirato a causa del cattivo tempo.

16 agosto Alberto Peruffo, Mirco Scarso, Enrico Peruffo e Michele Romio sono in cima ai 6244 metri della Renato Casarotto Kor, massimo obiettivo della spedizione, risalendo il ripido canalone Sud e percorrendo la lunga e complessa cresta Est (D

Componenti Chiantar 2000:
Balzarin Mario, Bellò Tarcisio, Brunello Franco, Carlotto Giuseppe, Cassin Lino, Chilese Luciano, Danuso Vanna, Ghiotto Flaviano, Milan Giovanni, Pellizzari Luigi, Peruffo Alberto, Peruffo Enrico, Peruffo Giuseppe, Riolfi Bruno, Romio Michele, Scarso Mirco, Sella Silvano, Silvagni Francesca, Sprea Renato, Stecca Giuseppe, Zini Giuseppe.

Per maggiori informazioni: www.intraisass.it/chiantar




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