Aguja Guillaumet, Patagonia

La Cresta Nord di Aguja Guillaumet (2579m) nel massiccio del Fitz Roy in Patagonia, aperta nel 1981 dagli argentini Eduardo Brenner e Eduardo Moschioni. Il racconto di Damiano Barabino, Sergio De Leo e Marcello Sanguineti della loro salita dell'8 dicembre 2011, con l'uscita lungo la via Amy.
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Aguja Guillaumet, Cresta Nord. Il tiro chiave.
Damiano Barabino
Aperta nel 1981 dagli Argentini Eduardo Brenner e Eduardo Moschioni (lo stesso Brenner nel 1984 sarà fra gli apritori della via "Argentina" al Fitz Roy – che, sfruttando i primi tre tiri della via francese ‘52, diventerà la classica "Franco-Argentina"), è nota anche come "Espolón Brenner" o "Espolón Dorado", per la qualità della roccia e l’eleganza dell’itinerario.

Dopo la Supercanaleta decidiamo di concederci una via "Patagonia plaisir": ambiente "da urlo", granito eccellente, arrampicata mai banale, ma mai estrema. Ovviamente, in Patagonia anche la scalata "plaisir" non è esente da vento e da lunghi avvicinamenti, ma questo fa parte del gioco…

Il solito stressante studio delle carte meteorologiche ci suggerisce di approfittare di una "ventana" di bel tempo, che dovrebbe caratterizzare giovedì 8. Decidiamo di dedicarla alla Brenner-Moschioni sulla cresta N dell’Aguja Guillaumet, combinata con gli ultimi tiri della via Amy per uscire in vetta. L’avvicinamento può essere effettuato o dal Paso Superior o da Piedra del Fraile. Scegliamo questa seconda possibilità, che, oltre ad essere più veloce, ci consente di recuperare un po’ di materiale che avevamo lasciato a Piedra Negra scendendo dalla Supercanaleta.

Da El Chaltén raggiungiamo con un "remise" il ponte sul Rio Eléctrico; l’autista, un simpatico argentino di origini calabresi, si ostina a parlarci delle doti calcistiche di suo figlio Fabricio. Poi, pensando di fare cosa gradita, insiste per fermarsi a farci scattare una foto nel momento in cui il Fitz Roy compare dopo una curva. Ci dice che è una montagna "capricciosa" e che non gli è chiaro perché alcuni alpinisti vengano da molto lontano per provare a scalarla. Sorridiamo e proviamo a spiegargli che "abbiamo già dato". Non capisce perché non vogliamo fermarci a far foto, comunque preme sull’acceleratore e prosegue, guardandoci con curiosità mista a stupore e, forse, compassione.

Arrivati al ponte sul Rio Eléctrico proseguiamo per il Rifugio Los Troncos a Piedra del Fraile. Con un abile fraseggio, la moglie del gestore ci estorce per la seconda volta i 75 pesos a testa di "diritto di passaggio", visto che il sentiero si troverebbe su terreno privato. I suoi argomenti sono contestabili, ma quest’anno la Patagonia è stata generosa con noi e non ci sentiamo di opporre resistenza… Paghiamo rassegnati, sospettando fortemente di esser stati raggirati, e saliamo di buon passo a Piedra Negra, dove montiamo la tenda.

L’indomani mattina sveglia alle 4, colazione e partenza per l’attacco della via. Le condizioni meteorologiche sono buone, anche se sul versante O soffia il vento. Fortunatamente la via, pur svolgendosi su uno sperone, è leggermente esposta ad E e resta in parte protetta.

Dopo un paio di divertenti lunghezze arriva il tiro chiave, che può essere affrontato superando a scelta una delle tre fessure che incidono la parete, con difficoltà variabili dal 6b al 6c. Optiamo per la fessura "off-width", che offre un’arrampicata ad incastro di gran soddisfazione e ospita agevolmente il Camalot #4 che abbiamo portato in gita di piacere insieme a noi. La via continua con altri tiri interessanti, fra i quali una "splitter crack" con movimenti molto eleganti e un estetico superamento dei tetti che conducono sulla cresta, dalla quale continuiamo in vetta per la via Amy.

Il granito, che alterna fessure a strutture ondulate e offre un’incredibile aderenza, ricorda un po’ la roccia di Joshua Tree, in California. La differenza è che qui, invece di scalare sugli enormi blocchi di granito sparsi fra l’insolita specie di Yucca somigliante ad un albero - nota appunto come "Joshua Tree" - si scala al cospetto del Fitz Roy e dello Hielo Continental…

Rientrati alle tende ci godiamo il tramonto, che dipinge di toni rosso-arancio il granito della Guillaumet e del Fitz. Sappiamo che il bello non durerà a lungo: Manuel, un "local" accampato con due amici vicino a noi, ci ha assicurato che arriveranno alcuni giorni di "rechoto". Non conosciamo la parola, ma non promette nulla di buono…

Damiano, Marcello e Sergio


Si ringraziano Trango World, Grivel e Alpstation Montura di Aosta



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