Punta Tissi, Civetta: invernale di Kein Rest Von Sehnsucht per Tondini, Baù e Geremia

Dal 1 al 3 marzo 2012 Nicola Tondini, Alessandro Baù ed Enrico Geremia hanno effettuato la prima salita invernale di Kein Rest Von Sehnsucht (1250m, 28 tiri, VIII+ max) sulla Nord Ovest di Punta Tissi, Civetta (Dolomiti). Una via, tra le più impegnative della parete, aperta da Cristoph Hainz e Valentin Pardeller.
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Punta Tissi, parete Nord Ovest Civetta, con il tracciato della via Kein Rest Von Sehnsucht
arch. Tondini, Baù, Geremia
Ci sono vie e pareti che lasciano il segno, o meglio da cui è difficile prescindere. Sicuramente l'impressionante muraglia della Nord Ovest del Civetta, per chi conosce le Dolomiti (e non solo), è una di queste pareti. Come lo è una via come Kein Rest Von Sehnsucht (ovvero Nessun residuo di nostalgia) aperta nel 1991 da mister Cristoph Hainz insieme a Valentin Pardeller. Devono saperlo bene Nicola Tondini, Alessandro Baù ed Enrico Geremia che all'inizio dello scorso marzo, in due giorni e mezzo, hanno realizzato la prima salita invernale di questo grande, difficile e pochissimo ripetuto itinerario, lungo 1280m per 28 lunghezze con difficoltà di VIII+ un tiro, VIII un altro tiro e il resto spesso tra il VII e il VII+.
Tra l'altro vien da pensare che dev'esserci qualcosa che lega la Nord Ovest ad Alessandro Baù - vedi l'apertura di Chimera Verticale, la prima ripetizione di Nuvole Barocche e non ultima la veloce invernale di Capitan Sky-hook effettuata non a caso proprio con Nicola Tondini (altro patito dei lunghi viaggi in parete). Sicuramente è l'irresistibile e selvaggio fascino della Nord Ovest che li ha motivati. A cui naturalmente si aggiunge la passione per l'alpinismo, ma anche la grande storia di questa parete e di questa via. A proposito di storia, a rileggerla viene non solo il sospetto che nulla avvenga per caso ma che conoscerla sia imprescindibile per comprendere di cosa stiamo parlando.
Dunque cerchiamo di fare mente locale. Nel 1957, tra la cima principale e la Punta Tissi della nostra parete Nord Ovest, in 3 giorni è stata aperta una delle vie di riferimento per i primi decenni del dopoguerra: il diedro Philipp-Flamm. Lo stesso Messner nel '69 l'utilizzò come banco di prova del suo grandissimo livello, realizzandone la prima solitaria e la prima ripetizione in giornata.
Più a destra, nel 1925, un'altra cordata tedesca composta dal forte Solleder, si aggiudicò la prima salita diretta alla NW, considerata da tutti il primo VI° di riferimento delle Alpi. Le prime ripetizioni invernali di queste due grandi vie, compiute rispettivamente da G. Rusconi, Crimella, Fabbrica, Tessari di Valmadrera e da Piussi, Redaelli, Hiebeler, hanno fatto la storia dell'alpinismo.
Salto generazionale: nel 1991 un emergente Cristoph Hainz lasciò il suo segno: in 3 giorni con Valentin Pardeller aprì Kein Rest von Sehnsucht. L'anno dopo arrivò la prima ripetizione da parte di una delle più forte cordate di quegli anni: Roland Mittersteiner e Adam Holchnetzt. Riuscirono nella salita in sole 8 ore, nascondendone forse il grandissimo impegno richiesto. Nello stesso anno, Cristoph (sempre lui) la ripeté in 2 giorni con un bravo cliente. Da allora, fino al 2009, si susseguono vari tentativi, ma nessuna ripetizione venne più completata.
Dopo 17 anni di oblio, la terza e la quarta ripetizione vengono compiute, casualmente nello stesso giorno, da Alessandro Baù con Daniele Geremia e da una cordata altoatesina. Entrambi uscirono in 2 giorni. Baù definisce la via “di alto livello: come impegno, dopo Nuvole barocche (aperta da Venturino De Bona e Piero Bez ) e la sua recente Chimera Verticale, è il terzo itinerario più duro della NW. Le pochissime protezioni, i gradi molto stretti, la roccia che richiede attenzione fino a metà parete, ne fanno un sicuro banco di prova”.

Un banco di prova in veste “invernale” che Baù, Tondini e Geremia hanno raccontato a Giovanna Tondini in quest'intervista:

INVERNALE A KEIN REST VON SEHNSUCHT
intervista di Giovanna Tondini

Da dove è nata l'idea di Kein Rest in Invernale?
Alessandro Baù: E' un progetto che cullavo dal 2005. Sfogliando la vecchia monografia di ALP sulla Civetta mi aveva colpito la foto che ritraeva Roland Mittersteiner impegnato sul pilastro terminale; dalla relazione sembrava fattibile. Nel 2007 ho chiamo Adam Holzeknecht (compagno di Roland in un'impressionante prima ripetizione in 8 ore) per avere informazioni su una possibile invernale, ancora inconsapevole di cosa mi aspettasse. Nel 2009 la ripetizione estiva; contemporaneamente ho conosciuto Nicola. Destino vuole che anche lui pensasse già a Kein Rest come espressione massima di un viaggio invernale in Dolomiti, e che scalando con Adam si fosse informato sulla via. Incredibile no? Così nel 2010 volevamo provare la via, ma, dopo avere attrezzato lo zoccolo, non è mai arrivata una finestra prolungata di alta pressione e abbiamo “dirottato” all'ultimo momento su Capitan. Quest'anno, finalmente, era tutto favorevole: la testa, la forma e le condizioni… e ovviamente abbiamo provato!

Perché la scelta di una cordata a tre?
Nicola Tondini: E' stato Ale ad insistere sulla cordata a 3. In inverno tre è il numero perfetto; compagnia, condivisione della tensione e degli sforzi. Anche se non c'è l'acqua da portare, i sacconi sono molto più pesanti, e il lavoro di squadra è fondamentale! Enrico si è aggiunto all'ultimo ma ha fatto la differenza. Abbiamo adattato le tecniche di recupero da Big Wall, provate in Yosemite, alle Dolomiti ed è andata benissimo! Il primo arrampicava, il secondo lo raggiungeva velocemente per poterlo fare ripartire. Il terzo, bardato di saccone, con calma risaliva la statica posizionata dai compagni… semplice, a parte qualche lungo pendolo nel vuoto da far rizzare i capelli!

So che avete dormito solo poche ore prima di andare all'attacco e i bivacchi come sono andati?
Enrico Geremia:: La prima sera al bivacco invernale del Coldai abbiamo dormito forse un'ora e mezza, dato che tutti e tre abbiamo finito di lavorare tardi e siamo partiti dopo gli usuali preparativi fatti all'ultimo momento. Tutte le giornate sono state molto lunghe ma il primo giorno è stato senza dubbio il più duro per il sonno arretrato. (1° giorno dalle 3,15 alle 23,30; 2° giorno dalle 5,15 alle 23,00; 3° dalle 4,20 alle 22,30 ora di arrivo al rifugio). A prima vista, entrambi i bivacchi sembravano scomodissimi, invece non si sono rivelati così male: il primo, essendo su una cengia inclinata non ci permetteva di scavare dei ripiani orizzontali e così abbiamo ricavato delle poltrone; il secondo strettissimo ma piano, quasi un loculo. In entrambe le occasioni siamo arrivati al bivacco che era da poco iniziato a fare buio… degli orologi svizzeri!

La salita in 2 giorni e mezzo e poi 1200 metri di doppie, perché non scendere dal versante più comodo?
Alessandro Baù: Gli scarponi e i ramponi occupano troppo volume e sono pesanti; avevamo tutti e tre il 42 e così ne abbiamo portato solo un paio per il primo di cordata, lasciando gli altri alla fine dello zoccolo; dovevamo tornare a prenderli!
Nicola Tondini: Col materiale eravamo al completo, non ci sarebbe stato uno spillo in più. Abbiamo brontolato per non avere dietro gli scarponi: non era piacevole avere solo dei calzettoni sopra le scarpette sulle numerose soste con la neve e nei bivacchi! A fine giornata erano bagnati per bene e dovevamo asciugarli col nostro calore dentro il sacco a pelo.
Enrico Geremia: L'idea nata per risparmiare peso è risultata valida anche dal punto di vista della sicurezza. Probabilmente scendere alle 2 del pomeriggio dal versante est sarebbe stato rischioso a causa del rialzo termico! E poi Ale e Nic conoscevano bene la discesa dalla cengia del Miracolo.

Cosa dà più soddisfazione: la cima o rimettere i piedi negli scarponi quando scendi?
Nicola Tondini: Quando tiri giù la corda dall'ultima doppia. E' il primo momento di relax e in cui ti rendi conto di avercela fatta.
Enrico Geremia: La cima è sicuramente la soddisfazione più grande, anche se rimani poco tempo a godertela perché le difficoltà non sono ancora finite. Comunque anche togliersi le scarpette che stai calzando da due giorni su neve, ghiaccio e roccia e infilare un paio di scarponi gelidi che ti aspettano alla base della parete è stato magnifico.
Alessandro Baù: Staccare il discensore dall'ultima doppia, è stato super!

Nicola, hai fatto tante prime invernali in giornata, cosa significa stare in parete più giorni?
Per è me stato un bel salto mentale. Seppur azzardate, le altre prime invernali in giornata avevano meno problemi logistici: sapevo di dover dare tutto, ma ero leggero nel bene e nel male. A me piace essere veloce sulle vie; avevo paura di soffrire la lentezza che comporta muoversi con tanto carico ma, con la tecnica adottata, dal secondo giorno in poi mi sono trovato bene.

E tu Alessandro, dopo tanti bivacchi d'estate, che ci dici di questi due invernali?
Che non si finisce mai di sciogliere neve per bere e mangiare! Ero nel mezzo e quindi facevo da cuoco ed entrambe le sere il Jetboil andava per delle ore; crollavo dal sonno e intanto Nic e il Balotin dormivano, accidenti!... però mi son mangiato anche un po' della loro zuppa!

Enrico, per te è la prima invernale sulla Nord Ovest, avevi già fatto esperienze così forti?
Avevo già fatto qualche esperienza in invernale, viette semplici con esposizioni vantaggiose, ma risalgono ai primi anni di arrampicata. Esperienze che non le dimenticherò mai. La Nord-Ovest mi ha sempre affascinato e allo stesso tempo intimorito, soprattutto quando la guardavo in inverno; avevo il timore di non essere all'altezza per affrontare tali difficoltà. Invece tutto è andato alla grande. Cimentarmi in questa invernale in Nord-Ovest è stato sicuramente il coronamento di un sogno che covavo da molto tempo. Essere in mezzo a quella parete, godere dei tramonti sulla Marmolada, aver condiviso e superato le difficoltà con due amici come Ale e Nicola mi riempie di gioia e soddisfazione. Grazie per la magnifica compagnia.

Momenti difficili...
Nicola Tondini: alla fine del primo giorno. Speravamo di arrivare a metà pomeriggio alla fine del 10° tiro dove ipotizzavamo di poter bivaccare, così da poter fissare i successivi 2-3 tiri. Invece, ci siamo arrivati all'imbrunire perdendo tanto tempo sui tratti più facili pieni di neve ghiacciata. Organizzare il primo bivacco è stato un bel problema: tra me e me, pensavo “se va avanti così non finiamo più”.

Più dura l'invernale di Capitan Sky-hook o Kein Rest?
Alessandro Baù e Nicola Tondini: Due esperienze stupende, diverse tra loro. Le 28 ore non stop di Capitan ci avevano assorbito ogni energia; salire e scendere slegati di notte lo zoccolo è un'esperienza che ricorderemo a lungo. Su Kein Rest la logistica e le difficoltà complessive sono più impegnative ma, diluendo gli sforzi in più giorni con altri 2 compagni, alla fine avevamo ancora un po' di birra e il rientro è stato meno un calvario.

Questa invernale che spunti vi ha dato, ne avete in programma altre?
Alessandro Baù: in questa salita mi sono messo nuovamente in gioco ed ho fatto tante piccole scoperte che porterò nel saccone per le prossime avventure. Ora ho solo voglia di divertirmi in estate, magari per ricaricare le batterie per il prossimo inverno!
Nicola Tondini: Mi piacerebbe pensare ad un viaggio in parete d'inverno di più giorni, magari un concatenamento… dove? Si vedrà. Qualcosa frulla nella mente.
Enrico Geremia: Per il momento l'unico spunto che mi ha dato è una bella invernale alle terme :). Probabilmente con l'avvicinarsi del prossima stagione invernale tornerà la voglia di cimentarsi in imprese simili. Ora mi godo l'estate!


Nicola Tondini ringrazia: Marmot per l'abbigliamento tecnico, Ferrino per sacchi a pelo e zaini, Edelrid per materiale tecnico, Wild Climb per le scarpe di arrampicata, Keyland per gli scarponi, Turnoversport.
Alessandro Bau' ringrazia: Camp per il materiale tecnico, Scarpa per le scarpe di arrampicata, Kiwisport



Per approfondimenti e altre foto: www.xmountainblog.blogspot.it




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