E se fossero stati gli alieni...? - Monte Croce

Alberto Benassi
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E se fossero stati gli alieni...?: Monte Croce, Alpi Apuane
Planetmountain
Bellezza
Primi salitori
Alberto Benassi, Alessandro Rossi 04/07/2020 dopo alcuni tentativi nei mesi di ottobre e novembre 2019.
Autore scheda
Alberto Benassi
Difficoltà
V, VI, VI+, VII- , A0 e A1

Percorso



Itinerario di stampo classico dal tracciato logico ed evidente. A parte la placca iniziale e qualche altro tratto, si svolge lungo una serie quasi ininterrotta di fessure e lame. La via regala un'arrampicata mista libera e artificiale, piuttosto sostenuta di grande soddisfazione, disegnando una linea elegante senza forzature, perchè come dice Stefano Santomaso, forte alpinista classico agordino: “ci siamo lasciati guidare verso l'alto dalla parete stessa... è bastato seguirla”. A parte la placca iniziale, che abbiamo trovato attrezzata anche con alcuni chiodi a pressione, segno di un vecchio e misterioso tentativo (anni 60 o 70 ?), chiodi che abbiamo pensato di lasciare, a testimonianza di chi ci aveva già provato, abbiamo deciso di proseguire attrezzando sia i tiri che le soste solamente con chiodi a fessura. Oltre ai chiodi, usati e lasciati, abbiamo integrato con friends di varie misure. Vista la bella e quasi continua serie di fessure che caratterizza l'itinerario, abbiamo pensato di non usare gli spit, con la speranza che la roccia, fosse con noi generosa regalandoci la possibilità di portare a termine questa nostra ambizione senza forare. Non è stato facile, la roccia compatta di alcuni tratti ha reso difficoltosa una buona infissione dei chiodi nei piccoli buchi intasati dai ciuffetti d'erba. Alla fine la nostra tenacia è stata premiata e non è stato necessario bucare la roccia e la chiodatura è risultata di buona qualità. Riuscire a mettere un buon chiodo, non è solo un indicatore tecnico del proprio bagaglio personale, è anche una soddisfazione che riteniamo non secondaria a quella del puro gesto arrampicatorio. Lo so alcuni sorrideranno a questa affermazione, andare ad arrampicare portandosi dietro chiodi e martello è un po' passato di moda, ma ognuno di noi ha le proprie manie, fissazioni. Qualcuno mi ha detto che attrezzando la via in questo modo, senza spit, avrà solo alcune ripetizioni e poi cadrà inevitabilmente nel dimenticatoio. Spero di no perché la via a noi sembra proprio bella, oltre ad essere in un bel posto è anche bene attrezzata. La roccia è buona, i brevi tratti friabili sono stati abbastanza ripuliti, le ripetizioni che seguiranno non potranno che migliorarne la qualità. Alcuni tratti saliti in apertura in artificiale, li abbiamo già liberati, gli altri lo saranno sicuramente nelle future ripetizioni. Cosa manca per dare completezza a una nuova via? Dargli un nome, che sia significativo e rappresentativo dell'itinerario, cosa non sempre facile da attribuire. Quello che abbiamo scelto per questa via, è nato casualmente tra un tiro e l'altro e chiacchiere varie, al caldo sole rigeneratore di un bel sabato invernale alla cava rossa di Monsummano, quindi già in grande anticipo sulla data in cui la via è stata finita. Come si può facilmente intuire, il nome è legato al mistero dei chiodi trovati sul primo tiro. Mistero rimasto tale, avvolto nei densi vapori delle nebbiose leggende apuane. E' bello che ci siano ancora leggende e misteri, che tutto non venga svelato. Perchè il mistero... alimenta il mito, “è nel mito che possiamo trovare il senso del nostro esistere e la risposta ai grandi perché della vita” (1) 1) Alla ricerca delle antiche sere di Gian Piero Motti 1982.
Accesso
Dal parcheggio per l'accesso al rifugio Forte dei Marmi, raggiungere casa Giorgini e la successiva casa del Pittore (Montanina). Ignorare il bivio che a destra porta al rifugio Forte dei Marmi, proseguendo a sinistra in direzione del monte Forato. Superata fonte Moscoso e alcuni bivi, poco prima di arrivare alla marginetta dove si sale alla Foce di Petrosciana, prendere a destra il sentiero 109 che ritorna alla Foce delle Porchette e passa sotto la parete ovest dell'avancorpo del monte Croce. Seguirlo per pochi minuti fino a reperire una traccia di animali (ometto) che sale verso sinistra nel bosco. Seguirla fino ad uscire dalla vegetazione arrivando alla base di una specie di costola rocciosa in vista della parete dove sale la via (questa costola rocciosa è visibile anche dal parcheggio). Non proseguire a sinistra nel bosco, ma salire prima dritti tra la vegetazione per le rocce superando un gradino. Obliquare a destra, quindi ancora dritti fino a reperire una cengia rocciosa (I° e II°). Non salire dritti ma andare a sinistra per la cengia (2 piccoli ometti) e appena rientrati nel bosco, salire di nuovo dritti per terreno ripido e passi verticali aiutandosi con le piante fino ad arrivare sulla stretta cengia alla base della parete dove si trova l'attacco presso una placca con vecchi chiodi a pressione segno di un “misterioso” tentativo. Ore 1.30 circa dal parcheggio Itinerario
L1: Salire la bella e compatta placca seguendo la vecchia e misteriosa chiodatura, spostandosi a destra a prendere una fessura formata da una lama. Con passo atletico salire la lama, poi per delicato e fastidioso tratto erboso raggiungere  la sosta a sinistra di un alberello. 25 mt. A0/A1, VI, VII-, A1, VI+ vari chiodi anche a pressione (trovati), friends e 1 ch. messo da noi prima del tratto erboso. Sosta attrezzata 3 chiodi. Le tracce del misterioso tentativo si fermano ai due chiodi accoppiati subito prima della fessura.

L2: Spostarsi a sinistra (clessidra) salendo sotto lo strapiombo, superarlo per la sottile fessura che lo incide. Seguire la fessura adesso più aperta e dopo aver superato il tratto dove questa si allarga, lasciarla spostandosi a sinistra superando un breve e verticale muretto entrando in una comoda nicchia dove si sosta. 25 mt. V, A1, VI, V+, 1 clessidra e vari ch. Sosta attrezzata 3 ch. cordone e moschettone.

L3:
Uscire dalla nicchia a destra a riprendere la fessura. Superare un breve tratto aggettante con roccia dubbia per entrare in un diedrino. Prima dell’ultimo chiodo uscire a sinistra su placca arrivando su uno stretto terrazzino. Obliquare a sinistra sotto la compatta parete. Sfruttando un piccolo buco sul compatto muro traversare a sinistra e, con un delicato passo in discesa, aggirare il bordo del muro arrivando alla sosta su piccolo ed esposto terrazzino. 20 mt. VI-, V, VI, chiodi e friends. Sosta attrezzata 3 ch. con cordone e maglia rapida.

L4:
Dritti sopra la sosta, poi a destra a prendere una fessura svasata fin sotto uno strapiombo che si aggira a sinistra. Salire per roccia concava e strapiombante. Dove diventa fessura friabile, traversare a dx. su placca  a prendere il bordo rovescio di una bella fessura-lama orizzontale. Con entusiasmante arrampicata seguire a destra la lama orizzontale che poi diventa verticale e porta alla sosta sotto ad un altro strapiombo formato da altra lama fessurata rovescia. 30 mt. chiodi e friends V+, VI+, A1, VII- , VI+, VI. Allungare le protezioni. Sosta attrezzata 3 ch. con cordone e maglia rapida, clessidra a sinistra con cordone.

L5:
Seguire a destra con entusiasmate ed atletica arrampicata la lama rovescia uscendo dalla zona strapiombante. Superare un muretto uscendo a sinistra su terreno appoggiato facile con roccia delicata ed erbosa. Traversare al diedro di sinistra, quindi di nuovo a destra a riprendere un canaletto con vegetazione uscendo su terrazzo alla sosta. 25 mt. chiodi e friends, VI, VII-, V, IV.
Sosta attrezzata 3 chiodi con cordone e moschettone. Discesa
Ci sono due possibilità:
- per i più comodi, in doppia dalla via, poi disarrampicando con attenzione il ripido bosco e le rocce che formano lo zoccolo (possibile doppia) fino a riprendere la traccia che riporta al sentiero 109.
* prima doppia 20 mt. alla sosta 4.
* seconda doppia 40 mt. fino alla nicchia della sosta 2.
* terza doppia fino a terra sulla cengetta di attacco.

- oppure per i più classici scendere a piedi, anche per gustarsi con maggiore completezza il rapporto con la montagna, godendosi la dolce bellezza dell'ambiente, un bel panorama verso il mare e una rilassante camminata ristoratrice dopo le fatiche della parete. Una volta usciti risalire la costola erbosa a sx del canale, poi a destra (tracce) quindi in verticale lungo un pendio erboso arrivando su un bellissimo e panoramico pianoro in vista della cuspide del monte Croce. Obliquare verso sud per prati fino a scendere nel bosco. Raggiunto il greto di un torrente, poco dopo si incontra il sentiero che scende dal monte Croce , subito prima della suggestiva gola dove il sentiero è attrezzato con catena e caratterizzato da gradini intagliati. In breve alla foce delle Porchette e da questa alle fresche e ristoratrici acque della Fonte Moscoso. Materiale
Oltre alla n.d.a. portare: 2 mezze corde da 50/60 mt., almeno 15 rinvii, una buona scelta di cordini per limitare gli attriti, almeno 1 staffa, martello e un piccolo assortimento di chiodi per ogni necessità, serie di friends Totem (oppure equivalenti Camalot) integrando con Camalot C4 n. 2 e n. 3. Note
Ci sono alcune persone, che ci hanno aiutato in questa nostra piccola ma intensa avventura, che dobbiamo doverosamente ringraziare:
Mia moglie Sabrina senza la quale sarebbe stata dura procurarsi tutti i bei luccicanti chiodoni che ci sono serviti per realizzare il nostro giochino.
L'amico Ciro Bambini che per ben due volte si è sciroppato peso e camminata, aiutandoci a portare il materiale all'attacco risparmiando a due “diversamente giovani” non poca fatica, oltre a farci anche diverse foto.
Il gentilissimo Eraldo Meraldi che ha messo a disposizione la sua passione grafica nel disegnare il tracciato della via sulla foto, sua è l'idea del disco volante che fa capolino dalla cresta e per la realizzazione del video che è stato fatto durante la terza ripetizione della via.




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