Monte Bianco: Edmond Joyeusaz scende con gli sci la via Comino-Grassi sul versante della Brenva

Lunedì 25 maggio 2020 la guida alpina Edmond Joyeusaz dalla vetta del Monte Bianco ha sciato la Poire lungo il versante della Brenva, ripercorrendo la via aperta da Gianni Comino e Gian Carlo Grassi nel 1979.
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Edmond Joyeusaz scende in sci il versante della Brenva del Monte Bianco il 25/05/2020
archivio Edmond Joyeusaz

Lunedì scorso la guida alpina di Courmayeur Edmond Joyeusaz ha messo a segno un’importante (e per certi versi incredibile) prima discesa sul Monte Bianco, partendo dalla cima e sciando un’esposta e rischiosa linea sul versante della Brenva.

In pratica, Joyeusaz è sceso a sinistra dell’immenso seracco sospeso tra la Poire e la cresta di Peutérey, ripercorrendo in discesa la via aperta il 10 e 11 agosto del 1979 da Gianni Comino e Gian Carlo Grassi. Si tratta di 1500 pericolosissimi metri di dislivello fino ai piedi del Pilier d’Angle, con pendenze dai 50° ai 65° e tre iniziali calate in doppia.

"Sono arrivato con l’elicottero fino al Col della Brenva. Questo anche perché a causa del lockdown mi mancava l’allenamento necessario per salire dal basso e poi affrontare, con la necessaria lucidità fisica e mentale, una discesa impegnativa come quella della Poire." ci ha raccontato Edmond Joyeusaz. Da lì l’avventura è iniziata: "Dal Col de la Brenva sono andato in cima e quindi ho iniziato a scendere con gli sci in direzione del Mont Blanc de Courmayeur per raggiungere la linea della Poire.” Ed ecco la grande discesa o meglio il baratro terribile e affascinante da percorrere con gli sci: una cosa quasi incredibile per chi conosce la selvaggia Brenva e in particolare quel tratto caratterizzato dal grande e pauroso rigonfiamento della Poire. D’altra parte per Joyeusaz l’attrazione dev’essere stata davvero irresistibile. “Era un mio vecchio sogno, la cresta di Peuterey la vedo dalla finestra del soggiorno… Era in programma per il 2021. Ma non ho saputo resistere. Non volevo perdere un altro anno.” Forse anche perché è un “diversamente” giovane della classe 1958. Poi l’ultima precisazione con una sincerità disarmante e come se parlasse di una normalissima discesa e non di una delle imprese assolute dello sci ripido. “Le tre doppie erano obbligate, le ho dovute fare perché mancava la neve (sotto il seracco a destra scendendo). In ogni caso una pensavo di farla comunque.”

LA POIRE
 di Edmond Joyeusaz

Non doveva essere per quest’anno, poi il Covid mi ha costretto a cambiare programma. Avrei dovuto terminare il mio progetto di discese nel Vallese, (Swiss4000SteppSki) ma, l’incertezza sugli spostamenti oltre confine e la possibilità di rimanere di nuovo agli “arresti domiciliari” nel momento in cui fossi rientrato in Italia, mi hanno convinto ad anticipare il progetto di sciare “La Poire”. La Poire è uno sperone roccioso che si trova poco sotto la cima del Monte Bianco, visto dal basso ha la forma inconfondibile di una pera. Il versante Brenva del Monte Bianco è il più selvaggio, aspro e per dimensioni non ha nulla da invidiare alle pareti più blasonate delle montagne Himalayane. Su questa parete si sono cimentati alcuni tra i più forti alpinisti di tutti i tempi, che hanno aperto vie che fanno oramai parte della storia dell’alpinismo.

L’idea di sciare dalla cima del Monte Bianco ripercorrendo in discesa la via aperta nel 1979 da Gianni Comino e Giancarlo Grassi mi è venuta osservando la montagna dal balcone di casa. Dopo anni di osservazione e valutazioni, ho individuato un possibile itinerario che dalla cima del Monte Bianco di Courmayeur scende quasi verticalmente tra la Poire e i ripidissimi speroni di roccia della vicina Aiguille Blanche fin sul ghiacciaio della Brenva per 1.500 metri di dislivello. Si tratta di una discesa che non ha precedenti per difficolta tecniche, esposizione ai pericoli oggettivi e dislivello totale.

Lunedì 25 maggio 2020 sulla cima del Monte Bianco, la temperatura era abbastanza fredda, intorno ai -15° con raffiche di vento da ovest fino a 30 km/h. La neve non era dura, ma ventata come spesso accade a quelle quote. Scendendo verso il Monte Bianco di Courmayeur (4.748m.) le pendenze sono dolci, così, ho avuto modo di prendere confidenza con il ripido. Avevo sciato pochi giorni prima, nell’ultima seduta di allenamento, ma mai su pendenze importanti; anche al sottoscritto, il Covid 19 ha creato non pochi problemi, per mantenere un minimo di allenamento decente. Proseguendo, dalla cima del Monte Bianco di Courmayeur, le pendenze diventano subito serie, lasciato il primo seracco sulla sinistra, un ripido canale, per fortuna innevato, permette di accedere al seracco di sinistra della Poire. Quando si osserva questa parte del Monte Bianco dal fondo valle, si ha la sensazione che l’ambiente lassù sia maestoso, ma essere lì, è davvero impressionante. Il ghiaccio del seracco ha uno spessore di almeno 300 metri e ti rendi conto, che tra quei ghiacci sei un essere insignificante, un palazzo di 10 piani di ghiaccio potrebbe crollare in qualsiasi momento e spazzarti via. Ma anche un piccolo pezzo di ghiaccio grosso come una pallina da tennis se ti colpisce potrebbe farti precipitare. Nei giorni precedenti la discesa, ero stato in volo a perlustrare i seracchi e i canali; le condizioni sembravano buone, anche se non ero riuscito ad avvicinarmi molto, c’era parecchia discendenza a più di 4000 metri, facevo faticata a mantenere la quota, ma poi, il forte vento da nord-ovest che aveva soffiato domenica 24 pomeriggio, ha peggiorato notevolmente le condizioni della montagna. La neve era stata spazzata via, risultato: in tanti punti era affiorato il ghiaccio, che rendeva la discesa notevolmente più difficile e pericolosa. Superato il primo seracco, non ci sono possibilità di fuga, si deve per forza scendere oppure ritornare a monte scalando, non c’è nessuna possibilità di uscire lateralmente da quell’enorme imbuto di ghiaccio e rocce verticali.

Sono state necessarie 3 corde doppie (120m) per superare la parte sottostante al seracco completamente priva di neve. Successivamente, una stretta lingua di neve in cui stavano a mala pena i miei sci, mi ha permesso di sciare fino alla base del Pilier d’Angle per un totale di 1500 metri di dislivello. La discesa che ho realizzato è sicuramente la più difficile che abbia affrontato nella mia carriera; molto articolata, con pendenze costanti, spesso sopra i 55° con alcuni tratti a 60°.

Su questo versante del Monte Bianco a partire dai primi anni 70 si sono cimentati tutti i più forti sciatori estremi: Nel giugno del 1973 l’alto atesino Heni Holzer scende lo sperone della Brenva. Nel 1977 Patrick Vallençant e Anseme Baud scendono dalla cresta di Peuterey. Nell’ aprile del 1978, Toni Valeruz, viene deposto in cima del Monte Bianco da un elicottero e scende con gli sci dal Gran Couloir centrale della Brenva che scende diritto dalla calotta del Monte Bianco, tra il crestone della Via Major e la via della Sentinella Rossa. Nel 1979 Gianni Comino e Stefano de Benedetti scendono dallo sperone della Major. Nel 1988 Pierre Tardivel realizza la prima discesa con gli sci del Pilier d’Angle dopo essere stato depositato sulla cima da un elicottero.

Sono particolarmente soddisfatto e fiero di aver lasciato anch’io una “traccia” su questo magnifico versante del Monte Bianco.

Ringrazio il team che da anni mi accompagna in queste avventure: L’amico e guida alpina Arturo Jacquemod per l’assistenza tecnica. Jean-Marie Rossi per le immagini e i video. Simone Vigna per le immagini con il drone.

Info: www.edmondjoyeusaz.com




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