Alessandro Lamberti e Hugh a Eaux Claires

Con Hugh Alessandro Jolly Lamberti taglia il traguardo del 9a e raggiunge un grado mitico, quasi ‘mistico’. La sua è la prima ripetizione della via di Fred Rouhling.
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Jolly Lamberti in arrampicata su Hugh, sull'ultimo tetto
Nicola Milanese

Alessandro ‘Jolly’ Lamberti taglia il traguardo del 9a di ‘Hugh’. Raggiunge un grado mitico, quasi ‘mistico’. La sua è la prima ripetizione di questi 20 metri a cura di Fred Rouhling, nella Vallée des Eaux Claires in Francia.

Una sicura performance! Sulla quale, come sempre accade nel nostro giovane sport, ci sarà da riflettere. E non soltanto perchè la linea, finora, aveva respinto alcuni dei più forti. Un obiettivo particolare quindi. Complimenti ad Alessandro, e intanto godiamoci questo primo traguardo dal suo racconto


OBIETTIVO 9a di Alessandro Lamberti
I mezzi gradi non mi sono mai piaciuti. Feci il mio primo 8a nel 1986 senza aver mai fatto un 7c+ quindi puntai dritto all’8b salendo nel 1988 "La rose et le vampire" a Buoux.

A 37 anni l'idea di salire un 9a non era quella di raggiungere un traguardo ma al contrario rappresentava il mio desiderio di continuare ad avere desideri, l'obiettivo di continuare ad avere obiettivi. Non volevo addormentarmi.

Il problema era di trovarne uno attendibile: aprirmene uno vicino casa mi sembrava troppo comodo e poco sportivo. In nessuno sport un atleta compie una prestazione che lui stesso ha definito: come se gli sciatori mettessero loro stessi i pali prima della gara secondo le loro esigenze.

Ad aprile di quest'anno la rivista "Grimper" pubblica una lunga intervista ad Hirayama, reduce da un soggiorno nello Charente a provare le vie di Fred Roulling. Di ‘Hugh’ in questa intervista Yuji dice: "E’ dura, più dura di tutti gli 8c+ che ho provato. E' una difficoltà di un altro pianeta".

In quel momento dunque mi posi come obiettivo entro l'anno Hugh. Da casa mia Hugh dista 1500 km. Io avevo solo un mese di vacanza ad Agosto e, nonostante tutti mi sconsigliassero quel periodo per il troppo caldo, il 30 luglio partii con mia moglie per lo Charente.

LA STRADA su ‘Hugh’
Ad agosto ero riuscito a concatenare per ben tre volte tutta la via senza riuscire però a fare il primo passaggio duro, l'incrocio senza piedi. O meglio riuscivo a farlo solo se partivo già in posizione, con le gambe nel vuoto, ma se partivo da terra dovevo prima sostenere una forte sbandierata che mi faceva slittare le dita dalle liste.
Era stato un Agosto eccezionalmente caldo per la regione e io provavo la via con temperature da Tailandia. Era finito il mese e dovevamo tornare.

Nei mesi di settembre ed ottobre raggiunsi uno stato di forma eccellente, nonostante fossi oberato di lavoro con tutti i sabati e domeniche occupati con i corsi, dal lunedì al venerdì tutto il giorno in palestra e la notte al computer a gestire il mio sito sull'allenamento.
Tale stato di forma si rese concreto con un 8b a vista e un 8a di boulder in pochi tentativi. Ero pronto per tornare.

Avevo sei giorni a disposizione: partii da Sperlonga la domenica sera dopo un corso per bambini con Gaia e Nicola. Nicola lavora con me al sito (jollypower.com) dunque avremmo potuto utilizzare il tempo del viaggio per lavorare ed avere idee. Guidai tutta la notte e loro per metà del giorno successivo

Andai direttamente sotto la via e dopo 16 ore di viaggio provai il passaggio iniziale che mi riuscì al primo colpo. Come dicono a Parigi "s'accollava" Non avevo la testa per un tentativo ma pensai di riuscire il giorno dopo. Non fu cosi'.

Riuscii a liberare la via solo il sabato, ultimo giorno a disposizione poiché la domenica saremmo dovuti tutti necessariamente tornare a Roma.

Il venerdì ero caduto all'ultimo movimento e ci volle uno sforzo mentale enorme per ritovare la concentrazione e per rifare tutte le sezioni dure il giorno dopo.

Fu grazie anche a Nicola e Gaia che la ritrovai. Per tutti gli ultimi metri della via Gaia chiuse gli occhi per la troppa tensione mentre Nicola mi assicurava e mi guardava attento. Quando Gaia riapri' gli occhi ero in catena.

Hugh per 4
Il primo tetto.
Sono cinque movimenti che culminano in un incrocio da due liste svase da fare senza piedi o con una lolotte altissima. Scelsi il metodo senza piedi e provai questo passaggio per i primi 10 gg senza riuscire a farlo a causa del troppo caldo. E' questa a mio parere la parte più difficile della via, valutabile 8a di scala boulder.

Il grande lancio. Questo è il passaggio che a ha reso famosa la via per la spettacolarità del movimento: Un vero salto quasi tutto di gambe ad un appiglio posto a circa due metri di distanza. E' difficile, però solo dal punto di vista mentale e di coordinazione. Facile se rapportato al passaggio precedente. A mio parere 7a+ scala boulder.

Il lancio dal monodito. Questo è l'altro passaggio duro della via: con un monodito svaso per la prima falange e il piede sinistro in aderenza bisogna lanciarsi ad uno svaso. Questo passaggio a mio parere è valutabile come 8a di boulder.

Il tetto finale. Sono otto movimenti facili in relazione al resto della via ma sui quali si arriva molto stanchi. Mi dissi che in ogni caso non sarei mai potuto cadere sull'ultimo tetto. Non fu cosi'.




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