Bubu Bole e Hari Berger su End of Silence

Ripetizione di Bubu Bole e Harald Berger su End of Silence (Feuerhom, Berchtesdadener Alpen), la via di Thomas Huber ritenuta una delle linee di riferimento dell'arrampicata sportiva.
Bubu Bole e Hari Berger ripetono The End of Silence, la via di 11 tiri e difficoltà massima di 8b+ salita e liberata da Thomas Huber, nel 1994, sul Feuerhom, nelle Berchtesgaden Alpen. Sicuramente una delle linee di riferimento per l'arrampicata sportiva; certo, nel suo genere, tra le più difficili delle Alpi. E un'altra esperienza per Bubu Bole...


END OF SILENCE by Mauro Bubu Bole

Portfolio
Mauro Bubu Bole su The End of Silence (ph Fabio Dandri)
"Me lo sentivo che prima o poi sarei andato a metterci le mani. Solo che, come per ogni cosa, bisognava saper aspettare il momento giusto. Già nell’inverno di tre anni fa durante le gare di Coppa del Mondo di ghiaccio, con l’austriaco Hari Berger (vincitore delle due ultime edizioni) era nata l’idea di andare assieme a provare End of Silence. Ci davamo ogni volta appuntamento a maggio, ma ogni volta capitava sempre qualcosa che portava la mente lontano da questo progetto, specialmente per colpa mia! Ma quest’anno, vista anche la mia buona forma fisica raggiunta, ho deciso finalmente di focalizzarmi per ripetere questa via. Chiedere ad Hari di venire con me era ormai una promessa che non potevo mancare, anche perché il tutto sarebbe stato più semplice, visto che lui l’aveva già provata e la conosceva bene. Poi, abita a mezzora dalla parete e sa anche come fare per usare la funivia militare e risparmiare le due ore di avvicinamento per il ripido bosco. O almeno come avere il permesso per usare la funivia… Ma per qualche motivo risultava sempre troppo complicato, e allora finiva sempre che salivamo a piedi, senza dover rispettare degli orari.

Il primo giorno sono uscito veramente con le orecchie basse dalle due lunghezze più dure: 8b e 8b+, rispettivamente all’ottavo e nono tiro. Non riuscivo a capire le sequenze dei movimenti di queste due placche verticali di liscio calcare grigio. Buchetti piccoli e svasi sparsi qua e là dalla linea di spit. Io provavo in una maniera ed Hari in un’altra… ma nessuno dei due riusciva a trovare qualcosa di buono, solo e sempre movimenti al limite per le dita e i piedi.

Poi, non è che le altre lunghezze siano poi così semplici! Anche i tiri di 7c e 8a richiedono un certo impegno, e basta un piede messo male che si salta giù. Insomma una via al vecchio stile dove più di una grande forza di braccia serve un’ottima tecnica di piedi, equilibrio, dita forti, e, in più, non deve mancare la fantasia.

Tra impegni e tempo non stabile, non sempre riuscivamo ad andare assieme in parete, e allora la soluzione più semplice era quella di provare la via da soli, autoassicurandosi sulla corda fissa messa in tutte le lunghezze. Ho anche montato una tendina alla base della parete per non dover scendere alla macchina ogni sera. Ma finiva che, dopo una giornata passata da solo su e giù per le corde, sempre con qualche temporale pomeridiano, cedevo psicologicamente… E mi ripetevo: “ma chi me lo fa fare di starmene qua un altro giorno a parlare da solo con la parete!” Insomma finiva sempre che tornavo a casa, con altre quattro ore di macchina che passavano velocemente con la mente impegnata nei passaggi.

Adesso a mente fredda ripenso a quei momenti, seduto sotto la parete nella completa confusione perchè non sapevo cosa fare: se restare là nel silenzio, o tornare alla macchina, accendere la musica e ritornare a casa! A vent’anni queste cose non mi capitavano! I giorni erano come ore, non mi pesava niente… mi sa che sto invecchiando!

Mauro Bubu Bole su The End of Silence (ph Fabio Dandri)
Ma le giornate finivano positivamente, piano piano, di ora in ora, risolvevo quello che all’inizio mi sembrava impossibile. Ed anche Hari per telefono mi diceva le stesse cose. Così ci mettiamo d’accordo per il fine settimana per provare a concatenare tutta la via, ma con le non buone previsioni meteorologiche e un mio cedimento psicologico, decido di non andare e di aspettare qualche giorno in più. La domenica mi arriva un messaggio da Hari che è riuscito a fare tutta la via in libera e in giornata… Hari mi spinge: si sarebbe tenuto libero per venire ad assicurarmi sulla via: dovevo assolutamente finirla.

Ho lasciato passare qualche giorno per riposarmi e poi come è successo per le altre vie, mi si è acceso quell’interruttore fisiologico… Sveglia alle quattro di mattina, musica a manetta, le solite quattro ore di macchina, e mi trovo con Hari al parcheggio. Mi congratulo con lui per la salita, ma lui mi risponde: “Yes thanks! But now is your day!”
Nelle due ore di cammino mi racconta della sua salita e discutiamo sui passaggi. Poi a tarda mattinata parto con il primo tiro mentre, per essere più veloci, Hari mi segue con i Jumar. Nei tiri più difficili, Hari mi precede per segnare con il magnesio tutti i bucchetti da usare per mani e piedi. Senza questi segni sarebbe stato molto più difficile trovare gli appoggi, ma il problema è che i temporali giornalieri lavavano di continuo tutto il magnesio, e sbagliare appiglio non perdonava.

Lo sentivo che era il giorno giusto, e come un incantesimo mi riesce tutto al primo colpo. Una volta finito il tiro di 8b+, mi lascio andare ad un leggero sospiro, anche se: “I morti si raccontano a fine battaglia”. Mi mancava ancora un 7c, non difficile ma che proprio non mi ricordavo, ed allora ho chiesto ancora ad Hari se poteva salire per segnarmi gli appigli… Non ci siamo ricordati che lui essendo più alto usava un appoggio più basso, e come mi sono trovato sul boulder con il piede sbagliato non ho potuto fare altro che volare. Sembra incredibile è solo un 7c ma se sbagli sequenza non torni più indietro!

Torno alla sosta incazzato. Riparto e, senza tentennamenti, arrivo alla sosta. Rimaneva l’undicesimo ed ultimo tiro di 7à+ che io stupidamente non avevo mai provato visto il grado ridicolo a confronto degli altri. Un errore: sarebbe stato meglio conoscerlo… Non si deve mai sottovalutare niente! Comunque, teleguidato da Hari, raggiungo anche l’ultima sosta! E come si dice a Trieste: “Anche questa xe fata!”

E’ una via di grande soddisfazione! E rimane sicuramente tra le top al mondo nel suo genere. Grazie a Thomas Huber per questo capolavoro."

Mauro "Bubu" Bole

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