Márek Holeček e Radoslav Groh sopravvivono al calvario del Baruntse

Gli alpinisti cechi Márek Holeček e Radoslav Groh sono sani e salvi dopo aver aperto una nuova via sulla parete nord-ovest del Baruntse (7129m) in Nepal. Dopo aver aperto la nuova via in stile alpino, i due alpinisti cechi sono rimasti bloccati in quota dal maltempo per tre giorni prima di poter scendere.
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Il Baruntse in Nepal, salito da Marek Holecek, Radoslav Groh
Marek Holecek

Márek Holeček e Radoslav Groh dalla Repubblica Ceca sono sani e salvi a Kathmandu dopo essere sopravvissuti ad un vero e proprio calvario sulla parete nord-ovest del Baruntse, formidabile montagna di 7129 metri nell'Himalaya Nepalese.

La scorsa settimana Holeček, due volte vincitore del Piolet d'Or, e Groh hanno aperto una nuova via sulla impressionate parete nord-ovest della montagna in stile alpino, cioè senza corde fisse, senza aiuto di portatori e senza campi in quota. La cordata ha incontrato condizioni estremamente difficili in parete nonché tempo pessimo durante la salita.

Dopo cinque bivacchi ed una salita tecnica e impegnativa, lunedì 24 maggio i due si sono trovati in cresta, circa 50 metri sotto la vetta, quando il 46enne Holeček ha spiegato via telefono satellitare: “Siamo stanchi come gattini, congelati, affamati e assetati. Dio ci aiuti a salire domani e anche a scendere”.

Martedì alle quattro i due hanno raggiunto la cima ma poco dopo sono stati costretti a fare il 6° bivacco, a circa 7000 metri circa; Holeček ha dichiarato: "Non abbiamo nemmeno fatto foto, nessuna espressione di gioia, abbiamo immediatamente proseguito non appena il tempo infernale ci ha permesso di scendere".

Le condizioni terribili hanno continuato senza tregua ed i due alpinisti cechi si sono trovati bloccati in quota da una violenta tempesta e da abbondanti nevicate. Mercoledì Holeček ha comunicato “Buio bianco. Siamo imprigionati qui dal tempo. Un altro bivacco sulla cresta del Baruntse a 6900 metri. Sta nevicando, il vento soffia forte e c'è buio bianco tutt'intorno. Avremmo bisogno di 3 ore di buona visibilità per scendere sani e salvi. Cercheremo di scendere di notte”

Il tempo però non è migliorato, con dei miglioramenti previsti solo per sabato e a corto di cibo, energie e batterie per il telefono satellitare, erano molti a cominciare a preoccuparsi. Giovedì Holeček ha riferito di essere ancora intrappolato a 7000 metri ed "in attesa di un miracolo che speriamo arrivi sabato" mentre venerdì il messaggio era simile: “Siamo sopravvissuti ad un'altra notte infernale in mezzo ad un uragano e sotto abbondanti nevicate. Abbiamo dovuto costantemente scavare la neve che sommergeva la tenda. Tutte le preghiere ora vanno a sabato".

Il mondo alpinistico ha aspettato con il fiato sospeso e poi, sabato mattina, Holeček ha finalmente dato la sperata notizia spiegando “questa mattina c'è il sole e non c'è vento! Scendiamo, scendiamo, scendiamo". In qualche maniera la cordata è riuscita a scendere 1100 metri di parete superando "neve terribile” poi, dopo un’ultima notte al freddo, domenica mattina presto sono stati prelevati da un elicottero e portati in ospedale a Kathmandu. Finisce cosi il loro calvario di quasi 10 giorni sul Baruntse: “Esausti ma vivi.”




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