Il grande viaggio: Standhardt, Herron, Egger, Cerro Torre per Garibotti e Haley

Dal 21 al 24 gennaio 2008 l’alpinista italo argentino Rolando Garibotti e lo statunitense Colin Haley hanno realizzato la prima traversata dell’Aguja Standhardt, Punta Herron, Torre Egger e Cerro Torre centrando uno dei più ambiti sogni dell’alpinismo in Patagonia.
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Garibotti e Haley in cima al Cerro Torre, dopo aver completato la prima salita della traversta del gruppo del Torre..
Rolando Garibotti

Qualcuno dirà che era nell’aria. Qualcuno avrà scommesso che a fare il colpo dell’anno (o del decennio?) in Patagonia sarebbero stati i “big” fratelli Huber che, insieme allo svizzero Stephan Siegrist (altro grande patagonico), erano sbarcati a El Chalten a metà gennaio. Fatto sta che il sogno non c’è più. O meglio s’è risolto, finalmente, con questa bella, per non dire stupenda, cavalcata di Rolando Garibotti e Colin Haley che, tra il 21 e il 24 gennaio scorsi, hanno collegato in un unico viaggio senza soluzione di continuità le Quattro Torri del Gruppo del Cerro Torre.

Rolando (per tutti gli alpinisti Rolo), 36enne argentino con origini italiane, è conosciutissimo per la sua grandissima attività in Patagonia ma anche per la sua verve, per la sua ricerca storica sull’alpinismo della Terra alla fine del mondo e per l’etica (ferrea) con la quale insegue il suo ideale di alpinismo. Colin Haley, 23enne studente statunitense, per la Patagonia e per l’amore s’è preso una lunga vacanza (6 mesi) dall’Università. Una scelta che gli ha portato bene: insieme hanno realizzato ciò che sembrava una chimera. Quella traversata, ideata da Ermanno Salvaterra insieme ad Andrea Sarchi, Maurizio Giarolli, Elio Orlandi quasi vent’anni fa e che era sempre sfuggita a tutti.

Solo due mesi fa proprio Ermanno Salvaterra, per il quale la grande traversata era quasi un chiodo fisso, con Alessandro Beltrami, Mirko Masè e Fabio Salvadei c’era andato vicino. Dopo Standhardt, Herron, Egger il viaggio per loro s’era concluso sul Cerro Torre. Fatalità quasi nello stesso momento anche il viaggio di Rolando Garibotti che li precedeva di qualche ora s’era arrestato più in alto a causa di alcuni pericolosi funghi di ghiaccio che avevano tutta l’aria di voler precipitare.

Ora il grande tour è stato compiuto. Rolando Garibotti (assolutamente inarrestabile questa stagione) e insieme ad Haley ha voltato pagina: per la prima volta la Grande Traversata è stata completata. Indubbiamente è una salita da inserire in bella vista sugli annali e certamente molto se ne parlerà ancora. Noi, intanto, vi lasciamo alla relazione completa inviataci da Garibotti e Haley con tutti i dettagli. Non prima però di riportarvi un commento di Salvaterra (definito “maestro” da Garibotti): “Era il più grande progetto che si poteva fare in Patagonia, un esempio…”.


Standhardt, Herron, Egger e Cerro Torre
di Rolando Garibotti e Colin Haley
La traversata delle Torri va da nord a sud e comprende Aguja Standhardt, Punta Herron, Torre Egger e Cerro Torre, per circa 2200 metri di dislivello verticale. Si tratta di un “viaggio” ideato da Andrea Sarchi, Maurizio Giarolli, Elio Orlandi ed Ermanno Salvaterra, che è stato in più occasioni tentato alla fine degli anni '80 e all’inizio degli anni ‘90. Nel 1991, Salvaterra, insieme con Adriano Cavallaro e Ferruccio Vidi, ha realizzato la salita fino alla Punta Herron, lungo una nuova via sulla cresta nord, l'estetico Spigolo dei Bimbi, completando quella che, probabilmente, era la prima salita di questa vetta.

Nei primi mesi del 2005, il tedesco Thomas Huber e lo svizzero Andi Schnarf dopo aver salito la Standhardt lungo la via "Festerville", in cima hanno deciso di proseguire verso la Torre Egger e, arrampicando veloci e leggeri, hanno completato questa sezione della traversata in 38 ore, scendendo lungo la cresta est della Egger per la via "Titanic". Alla fine del 2005 Salvaterra, insieme con Alessandro Beltrami e Rolando Garibotti, ha risolto l’ultimo pezzo del puzzle con la salita da nord del Cerro Torre aprendo "Arca de los Vientos”, con un percorso che finalmente collegava il Colle della Conquista alla cima del Cerro Torre.

Nel 2006 Salvaterra, con Beltrami e Garibotti, ancora una volta ha tentato la Traversata, ma per l’ennesima volta è il cattivo tempo che gli impedisce di andare oltre la Standhardt. Senza scoraggiarsi, alla fine del 2007, Salvaterra con Beltrami, Mirko Masse e Fabio Salvadei ritenta ancora, salendo la Standhardt lungo la via "Otra vez" (aperta da lui stesso) per poi continuare sulla Herron e la Egger. I quattro sono poi scesi lungo il versante sud della Egger raggiungendo il Colle della Conquista e hanno quindi proseguito una lunghezza sul Cerro Torre prima di ritirarsi. Negli stessi giorni di bel tempo Garibotti, insieme con Hans Johnstone ha iniziato la traversa salendo la Standhardt lungo "Festerville" per poi scalare la Herron e la Egger e continuare, passando dal Colle della Conquista, per il completamento della metà superiore del Cerro Torre lungo "Arca de los Vientos” prima di essere bloccati da un fungo di ghiaccio e ritornare indietro.

Garibotti, dopo aver percorso tutti i pezzi della traversa, ha quindi deciso di rimanere a El Chalten per tentare un’altra volta la traversata. S’è unito in team con molti altri alpinisti tra cui Bruce Miller e Bean Bowers, ma solo con Colin Haley ha avuto l’opportunità di sfruttare l’occasione di un’altra finestra di bel tempo. Halley, che ha rinunciato ad un semestre di studi universitari per stare in Patagonia, con Kelly Cordes aveva già completato il primo collegamento tra "A la Recherché du Temps Perdu" e la “Parete Ovest” del Cerro Torre. A metà gennaio 2008 sono poi arrivati ad El Chalten i fratelli Alex e Thomas Huber insieme allo svizzero Stephan Siegrist, con la speranza di tentare la traversata.

Il 21 gennaio, con condizioni e meteo non proprio ideali, Haley e Garibotti hanno iniziato la traversa, mentre gli Huber e Siegrist hanno deciso che le condizioni meteorologiche non erano adatte. Haley e Garibotti hanno salito la Standhardt lungo la via "Exocet" raggiungendo la vetta poco dopo mezzogiorno, per poi scendere in doppia al Colle dei Sogni tra la Standhardt e la Herron. Da qui hanno affrontato la Herron lungo lo "Spigolo dei Bimbi" trovandolo ricoperto di ghiaccio, cosa che li ha costretti a diverse varianti lungo la 2a, 3a e 4a lunghezza. Rallentati dal forte vento e dalle condizioni della neve, hanno poi bivaccato sotto i funghi terminali della Punta Herron.

Il 22 gennaio, con condizioni meteo perfette ma soffrendo per un’insolita stanchezza - dovuta probabilmente alle esalazioni di monossido di carbonio respirate all’interno del loro sacchi da bivacco - hanno continuato per la cima della Herron e quindi della Egger per raggiungere il Cerro Torre. Anche sulla cresta nord della Torre Egger sono stati costretti a salire alcune varianti per evitare la roccia ricoperta di ghiaccio. Intanto, il bel tempo aveva causato temperature insolitamente alte. Così raggiunto il Colle della Conquista sono stati costretti a trovare un riparo dalle cadute di ghiaccio bivaccando sotto una prua di roccia.

La mattina successiva, 23 gennaio, ha portato ai due un’altra piacevole sorpresa: la scoperta che il fungo di ghiaccio, lo stesso che due mesi prima aveva fermato Garibotti e Johnstone, era crollato. Haley e Garibotti hanno trovato la parte superiore dell’ "Arca de los Vientos” in condizioni peggiori rispetto a quelle incontrate da Garibotti (con Salvaterra e Beltrami) nel 2005. Allora dovettero pulire molto ghiaccio dalle fessure e Garibotti fu costretto a piantare uno spit in un pendolo chiave per evitare un altro fungo di ghiaccio.

Stanchi dai due giorni precedenti di scalata e rallentati dalle condizioni della parete i due hanno raggiunto la fine della parete nord del Cerro Torre nord alle 17.00, e da qui hanno proseguito lungo gli ultimi tiri della via Ferrari sulla cresta ovest. I due sono saliti per due gallerie naturali di ghiaccio per raggiungere la base dell’ultimo tiro, noto per aver costretto molti alpinisti a tornare in dietro.

Sia Haley sia Garibotti, che in precedenza avevano già salito quest’ultimo tiro da capo corda, l’hanno trovato in condizioni più difficile che mai. Quest’ultima lunghezza viene superata scavando con grande fatica delle trincee in un misto di ghiaccio e neve e poiché nessuna spedizione l’aveva tentata in questa stagione, i due hanno trovato quegli improtteggibili 50 metri di ghiaccio e neve molto intimidatori. Haley ha tentato il tiro la sera stessa salendo in un’ora circa 10 metri della trincea verticale prima di arrendersi. Così, con la luna piena, i due hanno bivaccato un tiro sotto la cima del Torre.

“Riposato” da una notte di brividi, Haley ha ritentato l’ultimo tiro scavando un tunnel dalla fine della trincea. Ha speso tre ore per completare quel tunnel di 20m attraverso il fungo. Poi ne ha imboccato un altro che si era formato naturalmente. A mezzogiorno del 24 di gennaio, Haley e Garibotti hanno raggiunto la cima del Cerro Torre, completando così la prima salita della molto sognata Traversata delle Torre. Dopo un breve riposo i due sono scesi lungo la Via del Compressore per la cresta sud est, per poi raggiungere il ghiacciaio sottostante la sera.

Per la massima efficienza della cordata, Haley e Garibotti hanno diviso i tiri da capo cordata in base alle loro diverse capacità. Haley salendo i tiri di puro ghiaccio e ghiaccio e neve. Garibotti, invece, i tiri di roccia e roccia ricoperta di ghiaccio. Il secondo di cordata saliva con gli jumar e lo zaino pesante. Mentre il primo arrampicava con uno zaino che, in base al terreno, recuperava poi con una corda. A causa delle cattive condizioni i due sono saliti più lenti del previsto e hanno raggiunto la cima del Cerro Torre senza cibo.

Con condizioni e meteo ideali, e con l’ultimo tiro della via “Ferrari” già scavato, i due pensano che la traversata potrebbe essere realizzata in tempi decisamente più veloci. Sebbene il successo sulla traversata sia rimasto così a lungo inafferrabile a causa delle strategie e le difficoltà meteo, per Garibotti l’arrampicata di rado è estrema, e le difficoltà non superano mai il 5.11 e A1. A parte l’ultimo tiro sulla “Ferrari” non ci sono mai tiri molto pericolosi. Garibotti ritiene che il futuro dell’alpinismo patagonico non sia nei collegamenti o nelle traversate. Ma che forse il futuro sia da ricercare nelle ripetizioni in stile alpino di altre vie salite durante gli anni ’80. Come, per esempio, la via sulla Parete Sud di Silvo Karo e Janez Jeglic o la loro Devil's Directissima sulla parete est.

Sentendosi in parte responsabile per aver ritardato una carriera accademica, Garibotti si è sentito sollevato quando, al ritorno al bivacco nella valle del Torre, Haley ha esclamato: "La traversata delle Torri è molto meglio che i compiti di mineralogia!"
Un grande ringraziamento va a "il Maestro", Ermanno Salvaterra, per l'idea, per l'ispirazione e per aver continuato, per 20 anni, a mostrare la direzione da seguire...

Rolando Garibotti e Colin Haley


Note:
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