Aaron Durogati e Mirco Grasso, volo in parapendio tandem dalla cengia mediana della Marmolada

Domenica 15 settembre Aaron Durogati e Mirco Grasso sulla Marmolada in Dolomiti hanno salito la via Moby Dick fino alla cengia mediana da dove hanno volato con un parapendio biposto. Un’esperienza che ha ricordato al pilota altoatesino molto da vicino i suoi voli in Patagonia.
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Aaron Durogati e Mirco Grasso in volo con il parapendio tandem dalla cengia medianda della parete sud della Marmolada in Dolomiti
Aaron Durogati

Un volo in tandem dalla cengia mediana della Marmolada. E’ questo che hanno combinato l’altro giorno Aaron Durogati e Mirco Grasso. Un decollo quindi da uno dei posti più esposti e difficili da raggiungere delle Dolomiti. Per riuscirci hanno prima superato le lavagne di roccia grigia e levigate lungo la per niente facile Moby Dick, la via aperta dal Maurizio Giordani e Franco Zenatti dal 18 al 20 agosto del 1984, poi hanno trovato il posto e la compostezza per il complicato decollo. Un’esperienza complessa, che ha ricordato molto da vicino ad Aaron Durogati i voli effettuati ad inizio anno in Patagonia.


Aaron, Moby Dick sulla parete sud della Marmolada più lancio in parapendio in tandem con Mirco Grasso dalla cengia mediana. Da dove partiamo?

Partirei dicendo che Mirco è stato eroico, ha tirato tutti i tiri lui, su una via che era non soltanto difficile tecnicamente, ma anche difficile da proteggere. Pochissimi chiodi, alcuni tiri di quasi 50 metri con solo 2 protezioni, su gradi impegnativi. Già la salita in sé è stata una bella sfida e il contesto mi ha ricordato molto la Patagonia.

Vi aspettavate una via cosi difficile?
Era più impegnativa di quello che mi aspettavo, Mirco invece se la aspettava difficile, sì. Aveva parlato con alcuni amici che erano tornati indietro quindi sapeva che non sarebbe stato facile. Ma il tiro chiave, non se lo aspettava così duro. È ben di più del 6b+ dichiarato. Per fortuna lui è super in forma e lo stile di arrampicata sulla sud della Marmolada lo conosce bene.

Conoscevate già la cengia, ovvero il punto del decollo?
No. Non ero mai stato su quella parte della cengia, nessuno di noi due la conosceva. Avevo visto e studiato delle foto e mi ero fatto l’idea che, condizioni permettendo, un decollo da lì fosse fattibile.

Domanda da ignorante. Siete partiti in tandem. È come aggiungere ulteriore difficoltà alle difficoltà già molto grandi?
Sì, si aggiunge decisamente qualcosa alle difficoltà. Se fossi stato da solo, il decollo sarebbe stato difficile. Così invece era difficilissimo. Un bel challenge direi, una bella sfida. La vela da tandem è ben più grande di una vela per una persona soltanto, per aprire la vela hai bisogno quindi di molto più spazio, che su quella cengia non c’era.

Poi c’è anche il peso del materiale da portare su?
Anche. Abbiamo messo tutto il materiale dentro un saccone da ricupero, sui tiri facili ho arrampicato con questo borsone in spalla, mentre sui tiri duri l’abbiamo tirato su con il cordino. Io ho due vele da tandem, una monosuperfice e una vela più tradizionale. Il primo pesa poco meno di 3 chili ma ha un range di volo molto limitato, oltre i 20 km/h non è così stabile nella fase di decollo. Pensavo di decollare attorno alle 16, e quindi avendo immaginato venti tra i 20 e 40 km/h, quindi ho scelto di portare la vela più tradizionale. Questa pesa attorno ai 6 chili, a questo aggiungi il materiale, più il saccone che solo da vuoto pesa 3 chili. Arrampicavo con circa 12 - 15 chili sulle spalle.

Volevi arrivare in cengia alle 16 ma?
Lo speravo, perché a quell’ora la sud è ancora molto attiva per le correnti termiche parlando, l’aria è calda e quindi sale, riesci a trovare e sfruttare le termiche. Purtroppo però non siamo stati così veloci e siamo arrivati su verso le 18:30. Non c’era quasi più l’aria e per capire la direzione del vento abbiamo buttato della magnesite.

Ci parli un po’ della zona di decollo? Cosa possiamo immaginarci?
Allora in quel punto la cengia mediana è abbastanza ampia, con una pendenza attorno ai 30°. Il problema è che ci sono dei grandi blocchi, dei sassi molto grossi che rendono complicato il controllo dei cordini. Quando appoggi la vela, devi stare attentissimo che i cordini non si incastrino nelle rocce, ed è per questo che ho messo la vela in una sezione dove i sassi sono più piccoli. Non avevo però lo spazio per aprire la vela del tutto - è una vela da 37 metri cubi quadrati, ma avevo a disposizione soltanto una fascia larga 7 metri circa. Sono riuscito ad aprire circa la metà della vela, poi ho messo i cordini in un modo particolare per evitare che si incastrassero. Non c’era grandissimo spazio per la nostra corsa iniziale.

Un decollo assolutamente non facile quindi
Diciamo che se c’è aria, riesco a partire stando fermo quasi da qualsiasi posto. Per intenderci, riesco a gonfiare la vela come un aquilone finché è sopra di me e decollare. Se non c’è vento, devi creare tu la "portanza" con la tua velocità, correndo. La mia seconda vela ha bisogno di circa 10- 15 km/h per cominciare a gonfiarsi, e per arrivare a questo hai bisogno di 10, 15 metri di spazio. Diciamo che c’era poco margine di errore. Ritengo però che la situazione domenica fosse comunque gestibile

E quando siete stati in volo?
È stata una emozione mega, per mezzo minuto abbiamo solo urlato! Abbiamo fatto un volo bellissimo, inizialmente a destra verso il Pesce, poi vicinissimo alla parete per atterrare infine a 50 metri dalle machine. Un volo spaziale.

Era il tuo primo volo in Marmolada?
No, con Simon Gietl avevo salito la Vinatzer - Messner ed eravamo decollati in tandem dalla cima. Ma siamo partiti sopra il ghiacciaio, era come volare da casa mia. Dalla cengia è stata tutta un’altra storia.

E con Mirco avevi già volato?
Soltanto una volta, l’inverno scorso. Lui sta facendo la patente di volo e volevamo fare una invernale sul Sasso Pordoi e volare insieme dalla cima. A tre tiri dalla fine però il nostro saccone è inspiegabilmente caduto giù per la parete con tutto il materiale. Siamo scesi in doppia e il giorno dopo siamo riusciti a recuperare quasi tutto il materiale che era esploso lungo la parete, poi siamo decollati sotto la base. Ricordandomi di quello che era successo, ieri ho verificato in continuazione che la ghiera del saccone fosse chiusa!

Prima parlavamo delle difficoltà…
Sì. Allora la difficoltà è costituta da diversi fattori. Per primo la difficoltà tecnica del decollo. Per secondo il fatto di volare non da solo ma in tandem lo rende più difficile. Poi, assolutamente da non sottovalutare, il fatto che non sei fresco. Non esci dalla funivia e sei subito pronto, no, qui devi essere concentrato al 100% su una piccola cengia dopo aver salito una via impegnativa. Sapendo tra l’altro che ogni 5 minuti che passano sono minuti estremamente importanti, dove il vento può passare da zero a negativo persino. Fortunatamente ragiono molto bene sotto stress.

Hai mai pensato che non si potesse fare?
Allora, prima di arrivare in cengia, sì, ero molto combattuto, non sapevo cosa avrei trovato lì su. L’ultimo tiro in particolare mi passava tutto per la testa. Poi però una volta arrivati in cengia ho capito che la situazione era difficile, ma comunque gestibile. Trovo che tutto quello che ho fatto fosse nelle mie corde. A casa ho una moglie e un bambino piccolo. Se non ci fossero state le condizioni, non avrei assolutamente volato.

Ultima domanda allora Aaron. Hai detto all’inizio che questo volo ti ha ricordato molto la Patagonia, dove hai volato da alcune cime da urlo, come l’ Aguja Saint Exupery, mentre i tuoi compagni di cordata sono poi scesi normalmente. Qui invece?
In Patagonia eravamo in tre, oppure di più, quindi scendevano normalmente. Sulla Marmolada eravamo soltanto in due. Mica potevo lasciare Mirco scendere da solo!

Aaron ringrazia: Salewa, Red Bull, Digital Lighthouse


LINK: Vai a tutte le vie della parete sud della Marmolada nel database di planetmountain.com

Link: FB Aaron DurogatiIG Aaron Durogati, FB Mirco Grasso, IG Mirco Grasso




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