Certificazione e classificazione delle falesie, responsabilità e formazione dei chiodatori: l'esempio francese e l'intervista a Philippe Brass.

Intervista a Philippe Brass, guida alpina francese ed esperto chiodatore di vie d'arrampicata sulla certificazione e classificazione delle falesie, responsabilità e formazione dei chiodatori in Francia. Di Maurizio Oviglia
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La magnifica parete di Presles, Vercors, Francia
Philippe Brass
Philippe Brass ha cominciato ad arrampicare quando aveva 12 anni. E’ diventato guida alpina nel 1992, a 26 anni. Oggi lavora come guida e giornalista. Ha scritto diverse guide di arrampicata: Presles, 6aMax, Dauphiné e Savoie, e anche un libro di tecnica: De la salle aux grandes parois, Glénat Edizioni. Come guida alpina, divide il suo tempo tra le Dolomiti e Wadi Rum in Giordania, dove arrampicava già vent'anni fa. E’ stato impiegato nella FFME, nel Comitato del Dipartimento Isère, dal 1989 al 2006. Con la sua esperienza ha partecipato attivamente al programma di chiodatura delle falesie della zona di Grenoble, dell’Oisan e, ovviamente, alla richiodatura di Presles. Si è trattato di una tappa importante del programma del Dipartimento, su un terreno di gioco di fama nazionale e internazionale. Nel 1989, assieme agli amici di Grenoble e a Patrick Cordier, che allora era il presidente dell'associazione VTNO, aveva presentato il progetto di richiodatura delle vie di Presles dove gli spit degli anni ottanta erano diventati poco affidabili. Questo progetto era stato approvato e aveva ricevuto dal Consiglio Generale del Dipartimento una donazione importante. Oggi, è ancora il VTNO che si preoccupa dei Rochers de Presles, ma per le ragioni personali Philippe ha lasciato l'associazione. Oggi si interessa alla salvaguardia delle vie alpinistiche e alla co-esistenza degli stili nelle falesie e montagne francesi.

Philippe, ci puoi dire prima di tutto, se c'è una regolamentazione per la chiodatura nei siti francesi?
Non ci sono leggi su questo argomento. Ma esistono delle regole non scritte secondo il luogo, il suo carattere e la sua tradizione. Poi, la FFME (la Federazione dell’Arrampicata Francese, n.d.T), può imporre una certa linea di condotta in un particolare contesto. Il Codice dello Sport (tutte le leggi che riguardano lo sport) dice: "Le Federazioni sportive delegate o, in mancanza di esse, le Federazioni sportive riconosciute possono definire, ciascuna per la loro disciplina, le norme tecniche, di sicurezza e di attrezzatura fissa degli spazi, siti e itinerari relativi agli sport outdoor".
Questo vuol dire che nei siti gestiti dalla federazione delegata (la FFME), essa ha la facoltà di definire le regole. In pratica, nei siti definiti sportivi (vedi alla domanda 3) si applicano le norme della FFME, altrove no. Facendo un esempio, nessuno ti vieta di venire ad aprire come più ti piace a Presles o alla Tête d’Aval, ma se tu vuoi attrezzare a Cimaï dovrai rispettare ciò che impone la FFME che gestisce il sito.
Per contro alcune leggi del nostro codice civile si applicano all’arrampicata un po’ ovunque, a seconda se il sito ricada in una proprietà privata o no, vale a dire che il proprietario acconsenta la frequentazione o la vieti. Inizialmente, l’attrezzatura di una falesia è sottomessa alle leggi francesi più per quanto riguarda l’accesso che per il come viene attrezzata.

Se, per fare un esempio, uno straniero viene nella vostra zona, potrebbe chiodare liberamente o deve seguire una esatta procedura?
Non importa se sia francese, cinese o italiano, o svizzero… tutti possono venire ad aprire vie in Francia. Solamente, si domanda agli apritori che vogliono venire a chiodare da noi, di confrontarsi con i chiodatori locali o le associazioni, se esse esistono per la falesia interessata. E’ chiaro, e fa parte del buon senso comune, che per una falesia già esplorata e che possiede una lunga storia come ad esempio Buoux, un chiodatore dovrà rispettare certe regole, anche se non sono scritte nero su bianco in una legge o in un codice. Ciò detto libertà per ciascuno di aprire delle vie in zone vergini, salvo esse siano soggette a restrizioni in materia di accesso o di pratica come per esempio il Massiccio degli Écrins, o la zona di Ailefroide, fatta oggetto di una regolamentazione di accesso dal Parco degli Écrins.

Sappiamo che in Francia c'è una distinzione tra falesia e terreno di avventura. Esiste una definizione esatta per questi due tipi di terreno?
La storia è vecchia e dobbiamo parlarne, affinché comprendiate come funzionano le cose qui.
Nel 1962 diverse associazioni francesi quali il CAF e la FFM si sono riunite per creare il COSIROC (Comitato di difesa dei siti e delle rocce di arrampicata). Il suo presidente Daniel Taupin realizzerà successivamente un formidabile lavoro di recensione dei siti di arrampicata in Francia e raccoglierà tutto questo in un libro rosso: la guida dei siti naturali di arrampicata francesi. In quest’opera egli fece una distinzione tra i differenti siti, a seconda se essi fossero attrezzati a norma o se avessero una vocazione più o meno sportiva. In seguito, nel 1985, la FFM divenne FFME. Un'organizzazione più centralizzata e concentrata sull’arrampicata. La creazione del brevetto nazionale di istruttore di arrampicata è stata determinante.
E’ in quel preciso momento che la distinzione tra l’arrampicata sportiva e il "terreno di avventura" è stata ufficializzata, sulla base del lavoro di Daniel Taupin e del COSIROC (per i francesi il "terreno di avventura" rappresenta più o meno quel che voi chiamate "vie alpinistiche"). La distinzione non tiene conto solo dell’attrezzatura in posto ma anche della natura del terreno. Le Rochers du Presles restano, ad esempio, terreno di avventura anche se la maggior parte delle vie sono attrezzate a spit e fix. Certe zone, come ad esempio le vie lunghe delle Calanques, sono ugualmente classificate come terreno di avventura per ragioni di responsabilità (vedremo questo più avanti).

A Presles ci sono anche dei settori sportivi come Pierrot Beach e Balme Etrange. Ma ora c’è una norma che classifica i siti naturali di arrampicata edita dalla FFME. Il testo definitivo del 2012 distingue tre tipi di siti: bloc, sportivo, terreno di avventura. Il testo della FFME è scaricabile qui.

Nella zona del Vercors, in che modo vengono rispettati gli itinerari classici? Possono essere richiodati (a spit?). C'è un dibattito aperto o qualcuno che decide?
In primo luogo ci sono stati dei dibattiti all’interno delle commissioni dipartimentali della FFME. Ci sono state delle richiodature non condivise ma oggi un accordo si è imposto grazie alla concertazione tra gli arrampicatori. Qua non ci sono ancora leggi ma solo delle regole proposte sotto forma di "carta" che gli arrampicatori sono invitati a rispettare. L’esempio della Drôme, dove si trovano le falesie dell’Archiane e della Pelle, è molto interessante. Nella carta è scritto che l’arrampicata in queste falesie è praticamente una sorta di alpinismo, e che di fatto le vie conservano queste caratteristiche: attrezzatura originaria, eventualmente qualche punto aggiunto alle soste. Gli spit che sono stati messi su iniziativa personale sono stati tolti.
Questa è una tendenza piuttosto recente e sembra che funzioni, contrariamente a quello che è stato fatto negli anni ‘90 a Presles. In effetti, classificando queste falesie "luogo di pratica dell’alpinismo" si esce completamente dal campo delle norme della FFME sull’arrampicata e si è sicuri che non possa venir imposta un’attrezzatura a spit sulle vie classiche sotto il pretesto della sicurezza.

Esiste un programma di attrezzatura e manutenzione delle falesie? Se sì, a chi viene affidato questo compito?
La maggioranza dei siti principali ha un programma di manutenzione dell’attrezzatura delle vie sportive (chiaramente quelle che sono state aperte con spit). Questi programmi sono essenzialmente iniziative di arrampicatori collegati alla FFME. Nelle regioni ricche di falesie, come la regione PACA, ci sono programmi periodici molto seri e che beneficiano di finanziamenti pubblici. E sono proprio questi finanziamenti che hanno un po’ modificato la pratica dell’arrampicata. Il denaro pubblico ha permesso di finanziare l’attrezzatura e la sostituzione del materiale vetusto in falesie come il Verdon, les Calanques, Saint-Victoire e più tardi i Presles. Ogni comitato dipartimentale ha nominato una commissione composta da arrampicatori, talvolta guide o istruttori di arrampicata, incaricati di monitorare la situazione nelle falesie.

E' vero che la FFME si occupa di finanziare la chiodatura o questa è ancora in gran parte volontariato?
La FFME non finanzia direttamente la chiodatura salvo casi molto rari. Ogni comitato dipartimentale raccoglie i finanziamenti che servono in primo luogo ad acquistare il materiale e in qualche caso a pagare i chiodatori. Spesso, la gran parte degli arrampicatori è generosa, dunque è finanziato solo il materiale. Puntualmente, i dipartimenti o le regioni pagano i chiodatori quando esiste un progetto importante. Alcuni comuni hanno investito economicamente in una falesia, allo stesso modo di come hanno investito nella costruzione di un campo di calcio o una piscina. In un finanziamento è spesso incluso la vendita di una guida d'arrampicata, edita dalla federazione o da un club. Ci sono ormai poche guide che sono "private", almeno per quanto riguarda le falesie sportive.

Esiste, in Francia, un testo a cui riferirsi, dove sono elencati i materiali e le tecniche giuste per attrezzare in falesia? Esiste la figura del "chiodatore" con un brevetto?
Si, esistono dei documenti pubblicati dalla FFME o dall'ENSA (Scuola Nazionale di Sci e Alpinismo). Questi documenti precisano il materiale da utilizzare secondo i luoghi e danno le indicazioni di come devono essere utilizzati. La FFME si è incaricata di redarre le norme federali di classificazione e di chiodatura. Queste norme valgono innanzi tutto per i siti che rispondono alle caratteristiche sportive o di scuola per principianti. Questo documento è disponibile su internet. I comitati dipartimentali organizzano delle sessioni di formazione per i chiodatori.

Si dice che in Francia vi siano le falesie certificate. Ma se succede un incidente non dovuto a inesperienza del climber ma alla negligenza del chiodatore, di chi è la responsabilità? Della Federazione?
E’ ciò che noi chiamiamo convenzione di utilizzo delle falesie convenzionate. La convenzione è stipulata prima di tutto tra il proprietario ed il comitato dipartimentale della FFME e talvolta con il Comune dove è sita la falesia. Giuridicamente, si verifica uno slittamento della responsabilità verso la FFME che in questo modo libera il proprietario. In qualche caso la convenzione è passata attraverso la FFCAM (Federazione dei Club Alpini – che non ha la delega del Ministero).
Nel caso di un incidente che tu poni, ci sarà innanzi tutto un’inchiesta che dovrà determinare la causa esatta dell’incidente. E’ probabilmente la nozione "l'obligation de moyen" che sarà presa in considerazione. Infine le responsabilità della Federazione potranno essere prese in considerazione allo stesso modo di quelle del chiodatore. Ma occorrerà fare una distinzione tra le responsabilità civili e penali.
Per il momento mi sembra che nessun processo abbia portato ad una condanna. Anzi, esiste una giurisprudenza contraria: la Corte d’Appello di Riom nel Dipartimento di Puy de Dôme aveva respinto la ricerca della responsabilità del chiodatore in seguito ad un incidente mortale causato dalla rottura di uno spit. Il tribunale aveva stabilito che l’arrampicatore non avrebbe dovuto cadere più volte sullo stesso spit. Questo processo è molto datato, al giorno d’oggi tenuto conto dell’evoluzione dell’arrampicata nei siti sportivi francesi, credo che si riterrebbe che l'arrampicatore è una sorta di "prigioniero" dell’attrezzatura in posto, attrezzatura messa ufficialmente a disposizione degli arrampicatori. E forse si potrebbe rimproverare al chiodatore di non aver fatto un buon lavoro. Nello stesso tempo, si direbbe forse che la Federazione è responsabile del lavoro fatto nelle falesie che gestisce. Si parla allora, nel diritto francese, della responsabilità dei suoi menbri. In ogni caso sarà il tribunale, aiutato dai periti, a decidere.
Riassumendo:
In Francia l’arrampicata è ormai diventata una pratica sportiva organizzata come il calcio o lo sci. Le gare di arrampicata hanno giocato un ruolo importante in questa evoluzione. Il fatto che si trovino i soldi per finanziare le falesie è sicuramente una buona cosa. Ed è anche positivo che gli spit piantati dagli apritori siano sostituiti grazie al denaro pubblico. Ma io credo anche che in Francia l’arrampicata abbia perduto nel tempo la sua spontaneità e che le regole del gioco, create dagli stessi arrampicatori, gli siano poi sfuggite di mano. E’ disdicevole che per ragioni di sicurezza o peggio "turistiche" siano state attrezzate vie come la Demande in Verdon. Una diversità è andata persa.
Da qualche tempo c’è un certo sforzo per riconoscere gli errori del passato facendo retromarcia. Il "tutto spittato" alla francese oggi interessa meno che vent’anni fa. E si guarda a paesi come l'Italia e la Spagna, che invece hanno saputo preservare una certa diversità della nostra attività!




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