Bloc On The Rocks Boulder Contest a Castel d'Ario, intervista ad Elena Bellini

Domani, sabato 16 giugno 2012, nell'antico castello medievale di Castel d’Ario (MN) si svolgerà per la prima volta nel mantovano un boulder contest di arrampicata sulle mura di un castello medievale. Intervista a Elena Bellini, ideatrice e promotrice della manifestazione.
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boulder sull'antico castello medievale di Castel d’Ario (MN)
www.blocontherocks.it
Il Bloc On The Rocks Boulder va in scena domani... in qualche modo è un appuntamento speciale. Non solo perché si arrampicherà sulle mura della rocca medioevale di Castel d'Ario ma anche perché, queste del mantovano, sono terre vicinissime a quelle più colpite dal recente sisma dell'Emilia. Poi... c'ha incuriosito il video epico (vedi sotto) che promuove l'evento ma anche che la promotrice ed ideatrice con altri del tutto fosse un architetto ma soprattutto una climber da (appena) un anno. E' così, per saperne un po' di più e per premiare tanta passione, che che è nata questa intervista di Marco Marastoni ad Elena Bellini, appunto l'ideatrice del Bloc On The Rocks Boulder Contest...

Veloci veloci: chi siete e cos'è Bloc On The Rocks?
Siamo semplicemente amici con la stessa passione: cercare di sfidarci nell’arrampicata a prescindere da quale è il contesto su cui arrampichiamo. Bloc on the Rocks è semplicemente la quintessenza di tutto questo.

Com'è nata l'idea di un street"castle" Boulder su una rocca così antica (per di più in una terra piatta come la bassa mantovana) e qual è lo spirito che anima l'iniziativa?
L’idea è partita da me: è un anno, da quando ho cominciato a praticare lo sport dell’arrampicata che ci penso. In realtà più che un’idea è semplicemente la conseguenza naturale del fatto che io sia una degli amici sopra descritti, e sia anche un architetto originaria di Castel d’Ario che ha vissuto questa rocca dall’infanzia fino alla tesi universitaria (e anche oltre, visto la mia professione). L’iniziativa ha molteplici anime, innanzitutto la sfida: vedere chi ha la forza e l’abilità per riuscire a completare i blocchi, anche quelli più complessi e tecnici, poi, molto importante per me, la volontà di far conoscere un bellissimo monumento del nostro territorio a persone che arrivano anche da città lontane e perché no, anche permettere al pubblico locale di riscoprirlo. Il tutto senza dimenticare che in fondo si tratta di una festa: riunire insieme tante persone che hanno la stessa passione e invogliare chi ancora non conosce questo sport a praticarlo.

A proposito di spirito festaiolo, sembra proprio che nella bassa padana ci siano "grandi riserve" di climber iperattivi. Pensiamo all'Enogastrobloccoraduno del Tonga, a Bloccati Nella Nebbia e alla moltitudine di sale e salette… come ti spieghi questo fenomeno?
Evidentemente il fatto di essere lontani dalle terre naturali di falesie e massi stimola la fantasia e ci obbliga a fare di necessità virtù. Se tutto questo lo si può fare festeggiando con gli amici, tanto meglio! La partecipazione alle tappe del circuito dei Bloccati Nella Nebbia sicuramente è una cosa che ci ha stimolato a cercare nuove idee e nuove sfide con cui confrontarci. E’ una formula che abbiamo avuto modo di apprezzare tutti e che a me personalmente è piaciuta moltissimo.

Cosa significa organizzare un raduno, un contest come questo?
E’ stato sicuramente più impegnativo del previsto. Devo dire però che sono rimasta piacevolmente sorpresa dal mondo dell’arrampicata: uno sport che può definirsi ancora tale a tutti gli effetti, dove ho trovato un aiuto anche in atleti che hanno raggiunto livelli tecnici molto alti ma che si sono dimostrati disponibili a consigliarmi e ad aiutarmi senza far pesare la loro esperienza. Anzi, voglio cogliere l’occasione per ringraziare davvero tutti i ragazzi che si sono offerti di coadiuvarmi come staff il giorno della manifestazione, i tracciatori del King Rock che hanno messo a disposizione la loro competenza e bravura, Alberto e Matteo che hanno sopportato le mie manie di perfezionismo.

Sappiamo che i terremoti non stanno risparmiando nemmeno l'arrampicata. Il Tonga è chiuso in attesa dell'agibilità e altre palestre si trovano a fare i conti con un fenomeno tutt'altro che superato. Come sta vivendo questa situazione il vostro gruppo?
Il recente sisma in Emilia ci ha davvero turbato anche perché ha colpito zone non lontane. Ancora non abbiamo bene realizzato quale siano le conseguenze per le strutture di arrampicata artificiale. Fortunatamente l’amministrazione comunale aveva provveduto non molto tempo fa ad effettuare opere di consolidamento alla già di per sé molto robusta fortezza medievale del paese, per cui questa costruzione non ha risentito degli ultimi avvenimenti sismici.

C'è una grande solidarietà verso l'Emilia e abbiamo visto che anche Bloc On The Rocks ha un suo aspetto benefico; come mai proprio Climb For Life?
Ci è stato proposto ed ho accolto volentieri questa iniziativa perché recentemente un mio parente ha avuto una grave malattia che ha richiesto il trapianto di midollo osseo e mi sono resa conto di quanto sia incredibilmente importante e bello poter ridare speranza ad una persona con un gesto tutto sommato piccolo da parte di chi dona. Senza contare che pensare a cosa significa l’atto medico di un trapianto di midollo mi lascia ammirata dai miracoli che la medicina e la natura possono fare insieme.

Non abbiamo potuto fare a meno di notare e apprezzare il video di presentazione dell'iniziativa. Chi ha avuto questa idea e come e quando l'avete realizzato?
Un giorno, guardando il castello e pensando che aveva un migliaio d’anni, mi sono chiesta quante vicissitudini avesse passato (alcune terribili, come documenta la lapide sopra il portale di ingresso). Chissà quante persone avranno pensato o cercato di superare queste mura nei secoli passati. Un’idea che ancora oggi fa proseliti, a quanto pare…. la stessa con cui sono riuscita a contagiare gli oltre 200 climbers che si sono iscritti alla manifestazione. Un’idea contagiosa costata diverse notti insonni davanti al pc.

Sempre più insistentemente si sentono paragonare i climber ad antichi Cavalieri (vedi "Boulder Fino all Fine del Mondo"): credi che ci sia ancora una componente "nobile" e "senza macchia" nell'arrampicata attuale o è "solo" tutto un gioco?
Data la location, il paragone tra cavalieri e climber è quasi scontato. Anche qui, come nel Drago di “Boulder fino alla fine del Mondo” io più che la nobiltà ci vedo la sfida, la voglia di dimostrarsi all’altezza di un posto con tanta storia sulle spalle. Come gli antichi cavalieri si lanciavano in imprese eroiche e leggendarie, così il fatto di trovarsi in un castello medievale, magari dopo essersi guardati il video dell’evento darà a qualcuno la carca giusta per superarsi. Se poi riuscirà anche a salvare il Mondo dalle profezie nefaste, solo il tempo saprà indicarcelo...







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