Fiducia al sentiero nuova via per Baù e Della Bordella in Messico

Tra il dicembre e il gennaio scorsi Alessandro Baù e Matteo Della Bordella hanno aperto 'Fiducia al sentiero' (500m, 5.12c/7b+ max – 5.11d/7a obbl.) nuova via sulla parete Sud del Tatewari, nel Parco de La Huasteca, Monterrey, Messico.
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Fiducia al sentiero - Confianza en el Sendero
arch. Baù - Della Bordella
2 giorni di viaggio + 2 di riposo + 15 di arrampicata. 19 giorni in tutto per un tour arrampicatorio messicano. La zona, papabile per diventare una mecca dell'arrampicata, è quella di Monterrey nel nord est del Messico. I viaggiatori-climber sono Alessandro Baù e Matteo Della Bordella. Due tra i climber-alpinisti italiani più forti. Baù, 27enne padovano, negli ultimi anni si è distinto con importanti prime ripetizioni, anche solitarie, nelle Dolomiti (come W Mejico Cabrones e Nuvole Barocche sulla nord-ovest della Civetta). Della Bordella, varesino 25enne e membro dei Ragni di Lecco, ha un currculum impressionante di ripetizioni importanti sulle Alpi ma anche di nuove salite che spaziano dalla Sardegna al Wenden, alla Groenlandia. Entrambi sono ingegneri (e anche questo vorrà dire qualcosa). Ma soprattutto entrambi hanno una passione sfrenata per le grandi pareti e per l'arrampicata totale. Evidentemente è un mix esplosivo che nel loro tour de force messicano ha prodotto 'Fiducia al sentiero', una nuova via di 500m sulla sud del Tatewari. Una magnifica parete di calcare a gocce larga 800m che aveva solo due vie e che la cordata degli ingegnieri ha affrontato in stile “misto”: un po' trad e un po' a spit. In totale 10 lunghezze, 6 con protezioni “veloci” e 4 con qualche spit, per una difficoltà massima di 5.12c/7b+ e 5.11d/7a obbligatoria. I due hanno impiegato tre giorni per l'apertura (con un bivacco) e poi un'altra giornata per la rotpunk in alternata. In mezzo altri 11 giorni vagabondando e scalando tra le bellissime pareti e falesie di Monterrey. Appunto, è stata un'arrampicata appassionata quella di Baù e Della Bordella in Messico. Un'arrampicata di una cordata che potrebbe prendersi un sacco di soddisfazioni. Ma, com'è evidente dal loro report - scritto anche questo in “alternata” - la loro è un'arrampicata “senza fine” che va dove la passione li porta.


ARRAMPICATA A TUTTO MEXICO
di Alessandro Baù e Matteo Della Bordella

Matteo Della Bordella. Un autunno trascorso per lavoro/studio a New York è stato un ottimo motivo per spendere le mie vacanze natalizie arrampicando nel continente Americano. Purtroppo, come da noi nelle Alpi, le più famose mete degli USA e Canada, come Yosemite, Indian Creek e Squamish, sono troppo fredde in questa stagione per arrampicare e così mi viene in mente il Messico, che nei mesi invernali offre condizioni perfette.
Come al solito la prima cosa da fare è trovare almeno un socio ed il viaggio resta in forse fino a qualche settimana prima di partire, quando finalmente mi arriva la mail di Ale (Alessandro Baù) con la prenotazione del suo biglietto. Inutile dire che nemmeno un’ora dopo anche il mio biglietto era prenotato e che mi ero già attivato per reperire la maggior quantità di informazioni possibili su tutte le possibilità di arrampicata nei dintorni di Monterrey.
La nostra permanenza in Messico è durata solo 19 giorni, ma 19 giorni pieni: tolti la partenza e l’arrivo abbiamo fatto solo 2 giorni di riposo e quindi 15 giorni di scalata su 17 disponibili, insomma, non abbiamo perso tempo. Con Ale, che già conoscevo e con cui scalo abbastanza, nonostante gli impegni ed il fatto che non abitiamo molto vicini, si è creato davvero un bel rapporto: siamo molto simili, anche lui vuole sempre provare, andare a vedere e non si tira indietro, abbiamo formato una bella cordata insieme e penso che la via che abbiamo aperto ne sia la testimonianza.
La nostra via, che abbiamo chiamato “Fiducia al sentiero”, (“Confianza en el Sendero” in Spagnolo) sale una parete di 500 metri, chiamata “Tatewari”, all’interno del parco de La Huasteca, appena fuori da Monterrey. Si tratta di un muro verticale di calcare molto compatto a gocce, simile a quello su cui avevo già aperto in Sardegna. Il fatto che su questa parete, larga circa 800 metri ci fossero solo due vie, ci ha permesso di scegliere una linea estremamente logica ed elegante, che sale nel centro della parete, dividendola in due parti quasi simmetriche. E così in 3 giorni di apertura, assolutamente intensissimi (così come tutto il resto del viaggio), e con un bivacco in parete ci siamo alternati ad aprire le 10 lunghezze che costituiscono la nostra via.
E’ stata un apertura veloce, molto veloce, anche se 3 giorni non sono pochi, ma le giornate erano solo di 10 ore e le difficoltà piuttosto continue. Molti tiri li abbiamo aperti a vista ed in stile trad (6 su 10), nonostante si trattasse di calcare ed a volte di placche, altri con alcuni spit, escluse le soste ci sono 17 spit sulla via. Da parte mia in alcune situazioni ho ringraziato molto l’esperienza fatta quest’autunno con friends e nuts ai Gunks, (vicino a NY), ed anche Ale, dopo tutte le vie trad in Dolomiti si vedeva che era a suo agio su quel tipo di terreno.

Alessandro Baù. Dopo l’apertura, mentre scendevamo facendoci strada tra i cactus, pensavamo già al giorno della libera, ai pochi spit usati… e la voglia di tornare in parete cresceva! Abbiamo passato qualche giorno, capodanno compreso, a Potrero Chico dove ci sono falesie e vie multi-pitch frequentate soprattutto dai Gringos americani ma anche da qualche europeo. Belle pareti di calcare che offrono una arrampicata varia e interessante, placche, canne, strapiombi… insomma da divertirsi! Abbiamo scalato al Fin De Semana, The Surf e all’Outrage Wall. Il camping “La Posada” merita una visita perchè la cucina comune è un brulichio di arrampicatori di diversa cultura e nazionalità; relax, polpastrelli consumati, musica, riviste e profumi di altre culture si alternano in un mix caotico.
Poi siamo ritornati alla Huasteca, quella che sentivamo un po’ come casa nostra. Per caso siamo andati a ripetere la via nel giorno più freddo delle tre settimane di permaneza in Messico… dannazione, insensibilità totale sulle micro tacche, tantè che mi son fatto una bella “randa” sul tiro più duro; poi, anche se abbiamo finito le doppie al buio, tutto è filato liscio e abbiamo chiuso come si doveva questa apertura, per me la prima via a spit.
Appagati?!... neanche per sogno, Matteo ha un volume incredibile, non si ferma neanche se lo incateni! Tempo un paio di ore ed eravamo a “El Salto”, un bel canyon a sud di Monterrey a 1400m di quota. Qui c’è “Las Animals”, un muro di rara bellezza… 250m di larghezza per 100 di altezza, con una inclinazione costante sui 15 gradi, canne e delle conformazioni incredibili che sbucavano dal muro compatto, veramente impressionante. Tiri naturali dal 6c all’8b+, divertimento assicurato e ancora grandi possibilità di chiodatura... ma che legne! L’ultimo giorno siamo andati alla Telecote Cave, poco distante dalla precedente, dove abbiamo dato il colpo di grazia ai nostri avambracci.
Insomma, il Messico nel periodo natalizio è veramente un’opzione valida, sia per l’amante della falesia che per chi cerca l’ingaggio nell’apertura; alla parete Tatewari c’è ancora molto da fare!
 
Ale & Matteo. Un grazie per questo viaggio e per la nostra via va senza dubbio all’amico messicano Carlos Garcia, senza il quale non saremmo nemmeno venuti a conoscenza dell’esistenza della parete del Tatewari ed avremmo scalato solamente nei posti conosciuti dai Gringos.


Sponsors tecnici: Kong, Scarpa, Montura, Kiwi Sport, Sport Specialist e Tenaya.



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