Trentofilmfestival: Convegno di Medicina di montagna: vecchi pregiudizi nuove prospettive

Il 26/04 a Trento nell'ambito del 56° TrentoFilmfestival della montagna, esplorazione, avventura si è tenuto l'annuale convegno promosso dalla Società Italiana di Medicina di Montagna che ha fatto il punto sulle conoscenze, i rischi, le precauzioni da adottare per le attività in ambiente montano.
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Un momento del Convegno di Medicina di montagna in occasione del 56° TrentoFilmfestival
arch. TrentoFilmfestival
Molti li usano, ma nessuno lo dice… Sono i cerotti transdermici di nitroderivati per prevenire i congelamenti. Se ne è parlato nella sessione pomeridiana del convegno di medicina di montagna svoltosi a Trento, sabato 26 aprile, nell'ambito del filmfestival.

Dopo il punto sui congelamenti fatto da Emmanuel Cauchy, medico del soccorso di Chamonix, Giorgio Mazzuero ed Enrico Donegani hanno discusso del “malessere” accusato da un noto himalaysta che aveva applicato un cerotto da 10 mg per piede per la salita in vetta al Broad Peak, suo ultimo ottomila. Difficile accertare se si sia trattato di un edema cerebrale da alta quota o di un calo di pressione importante, tale comunque da mettere in pericolo la sicurezza dell'alpinista e neppure è stato possibile condannare senza appello questi cerotti come colpevoli certi dei sintomi.

Rimane il dato che tra gli alpinisti presenti era noto che a dosaggi molto più bassi (mezzo cerotto da 5 mg per piede) vengono usati da molti e sembrano funzionare. Al momento attuale delle conoscenze tuttavia il loro uso deve essere fortemente sconsigliato. Al di là del fatto che si tratterebbe di un uso improprio (il farmaco non è registrato per questa indicazione) sono necessari studi controllati per valutarne l'efficacia e gli effetti collaterali, nonché il dosaggio minimo per avere l'eventuale effetto nella profilassi dei congelamenti.

Il convegno ha toccato anche altri argomenti, sfatando vecchi pregiudizi e mostrando nuove prospettive per la frequentazione della montagna. Freddo, alta quota e terreno impervio non sembrano comportare rischi addizionali dal punto di vista cardiovascolare. Lo ha dichiarato il cardiologo Andrea Ponchia esponendo i risultati di una ricerca effettuata nel corso di tre anni sulle Alpi venete. Praticare attività fisica in montagna, almeno fino a 3000 metri di quota, non può che apportare benefici. È tuttavia indicato eseguire una valutazione clinica e funzionale per gli uomini al di sopra dei 40 anni ed è sempre raccomandabile avvalersi di un programma di allenamento graduale.

La frequentazione della montagna è consigliabile anche ai diabetici, non solo per quelli di I tipo, insulino dipendenti, in grado di affrontare anche l'altissima quota (Cho Oyu, Aconcagua, Kilimanjaro), ma anche per i diabetici di II tipo. Come ha affermato Conxita Leal, medico di montagna di Barcellona, i diabetici di II tipo “devono” praticare l'escursionismo, che li aiuta a migliorare lo stile di vita e il controllo della malattia.

Nuove prospettive persino per i bronchitici cronici. Da tempo si sa che l'aria di montagna, a quote moderate, è di beneficio per i bambini asmatici. Oggi si può dire che anche i bronchitici cronici, che non abbiano ancora limitazioni funzionali, traggono vantaggi dall'esercizio fisico, se svolto in un ambiente dove l'inquinamento sia ridotto o assente, come è quello montano, sempre a quote moderate «Per quelli che sono affetti da vera e propria broncopneumopatia cronica ostruttiva occorre però un'attenta valutazione individuale», ha sottolineato la pneumologa Annalisa Cogo.

Nell'attività fisica in montagna e soprattutto nell'arrampicata bisogna però stare attenti a non sottoporre le articolazioni ad “usura”, come ha mostrato Cristina Smiderle, fisiatra e medico del soccorso alpino, con una serie di immagini su lesioni da uso eccessivo di mani, gomito, spalla, ginocchia e colonna vertebrale.

Riguardo al costo energetico del movimento, Federico Schena, direttore del Cebism (Centro Interuniversitario di Ricerca in Bioingegneria e Scienze Motorie) di Rovereto, ha mostrato i dati relativi a diversi modi di locomozione in montagna: si consuma di più camminando in salita e su terreno accidentato e ancor più con le ciaspole, ma il modo migliore per bruciare calorie (nel caso siano in eccesso) sembra il nordic walking, cioè la camminata con bastoncini: in piano si spende quasi il doppio delle calorie.

Infine Oriana Pecchio, ha risposto alla domanda se in montagna sia meglio mangiare pancetta o barrette. Alimentazione tradizionale e barrette sono complementari. Secondo i dati della letteratura è meglio preferire cibi il più possibile naturali (anche tra le barrette) e in alta quota i carboidrati, seguiti dai grassi, senza eccedere nelle proteine. Tra i dati mostrati quelli dei consumi della spedizione militare al Monte Vinson: i quattro alpini hanno sperimentato delle barrette (studiate appositamente per loro dalla Loacker) completamente naturali e a composizione simile a quella della dieta abituale, dimostratesi molto utili durante gli spostamenti nel freddo e nel vento polare, quando non era possibile affettare la pancetta.

Oriana Pecchio



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