Votazione per il Cerro Torre

Il 14/02/2007 a El Chaltén presso il Parco Nazionale "Los Glaciares" s’è svolta un’assemblea di alpinisti per decidere sull’estrazione dei chiodi ad espansione sulla via Maestri del 1970 sul Cerro Torre (Patagonia). Report e considerazioni di Vicente Labate
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Asfalto, il vero nemico
arch. Vicente Labate
Il 14 febbraio 2007, nel giorno di San Valentino (il giorno degli innamorati) presso il centro visitatori del Parco Nazionale "Los Glaciares", sezione Lago Viedma (località meglio nota come "El Chaltén"), s’è tenuta una specialissima assemblea a cui hanno partecipato circa 40 alpinisti provenienti di varie nazioni.

All’ordine del giorno c’era la discussione sulla: possibile estrazione dei chiodi a espansione collocati da Cesare Maestri, nella sua spedizione del 1970, sulla cresta sud-ovest del Cerro Torre lungo la via conosciuta come "Via del Compressore".

Come molti, se non tutti, sanno si tratta dei chiodi a pressione piantati, con un compressore trascinato in parete, da Maestri - in cordata con Ezio Alimonta, Daniele Angeli, Claudio Baldessarri e Carlo Claus - nell’ultima parte della via.

Da sempre la “Via del Compressore” (che, anche se la precisazione è superflua, non è da confondersi con la Egger-Maestri del 1959) ha sollevato non poche polemiche per lo stile adottato: leggi chiodi a pressione e compressore in parete.

Anticipiamo subito che, alla fine del dibattito, circa 30 su 40 dei votanti si sono espressi perché i chiodi siano lasciati lì dove sono. Ma forse non è questa la cosa più importante che ci racconta Vicente Labate, Guida alpina argentina che lavora e vive al El Chalten, su questa esperienza di “democrazia alpinistica” ai piedi del Cerro Torre.


Democrazia Patagonica, nel giorno degli innamorati (della montagna)
di Vicente Labate*

Il 14 febbraio di quest'anno, a seguito di una proiezione di diapositive dei fratelli Pou, si è tenuta un'assemblea presso il centro visitatori del Parco Nazionale "Los Glaciares", sezione Lago Viedma (località meglio nota come "El Chaltén"), alla quale hanno preso parte scalatori e scalatrici provenienti da vari paesi del mondo (tra cui Venezuela, Brasile, Germania, Svizzera, Stati Uniti, Spagna, Messico, Cile, Argentina), nonché il presidente ed il segretario del Club Andino locale ed il capo dei guardaparco della sezione locale.

Lo scopo della riunione era di discutere la possibile estrazione dei chiodi a espansione collocati da Cesare Maestri nella sua spedizione del 1970 sulla cresta sud-ovest del Cerro Torre lungo la via conosciuta come "Via del Compressore" (la più criticata e più scalata via della montagna; rimandiamo alla letteratura per la sua per niente breve storia).

La riunione era stata proposta dal guardaparco Carlos Dupress, dopo che uno scalatore argentino si era rivolto a questa istituzione per denunciare l'arrivo al Parco di due scalatori americani (Josh Wharton e Zach Martin) che avevano intenzione di salire la montagna per la cresta sud-ovest senza
utilizzare i summenzionati chiodi e, qualora fossero riusciti nell'intento, di scendere per la Via del Compressore e "ripulirla" con un attrezzo da loro stessi definito come "speciale per il compito".

Al termine della proiezione di diapositive la gente aveva già cominciato ad allontanarsi. Sembrava che molti non sapessero cosa sarebbe successo. Mi avvicinai a Dupress e gli domandai della riunione. Mi disse che sperava che qualcuno facesse da moderatore, perchè loro (i guardaparco) non avrebbero fatto nulla al riguardo, che semplicemente avevano suggerito la riunione ed era stato offerto il luogo fisico per poterla svolgere. Inoltre, mi disse che, dato che nessuno di loro "ne capiva niente di scalata", avrebbero accettato (per il momento e fino ad imparare) ciò che sarebbe stato deciso nell'assemblea.

Sebbene al momento sia praticamente impossibile per un guardaparco salire in parete head wall per regolarne l'attività (e speriamo per la nostra indipendenza che ciò non debba mai accadere!), va ricordato che il Cerro Torre è all'interno di un Parco Nazionale che è stato creato per la salvaguardia della biodiversità e del patrimonio naturale e culturale dell'Argentina.

Fu proposta l'esposizione di idee a favore e contro l'estrazione dei chiodi seguita da una votazione a favore o contro gli argomenti presentati alla ricerca di un senso comune alle diverse parti in questione: la comunità internazionale di arrampicatori, quale principale imputato nel problema, il Parco Nazionale, la comunità locale (che vede, ad esempio, il Cerro Torre come meta turistica) e la Montagna stessa (con tutte le mistiche soggettive degli aspiranti a calpestarne la cima; se calpestare non è denigrare…).

Gli addetti al Parco mantennero la loro decisione di astenersi dal voto, la popolazione locale non ha neppure idea di cosa sia un chiodo da scalata, quindi, ovviamente, non aveva rappresentanti e noi, "Maometti", andiamo alla montagna, così che Lei non fu presente. La votazione venne fatta solo dagli scalatori.

Se consideriamo i partecipanti all'assemblea come un campione di un determinato universo, possiamo prenderla come rappresentativa, dato che si è tenuta in periodo di alta stagione, in cui si ha la maggior quantità di scalatori nella valle. Inoltre in quei giorni il tempo non era stato molto buono, perciò la maggioranza degli scalatori era in paese ed erano provenienti da ogni angolo del mondo e di tutti i livelli, come in qualunque altra stagione estiva.
Durante un'assemblea si pretende l'esposizione d'idee senza esprimere alcun tipo di giudizio sul valore del pensiero degli altri, accettando la pluralità di idee, affinché, attraverso il voto aperto, si giunga ad un accordo nella maniera più democratica possibile. La voce di tutti gli interessati ha valore, come quando si raccolsero firme perché il pilastro nord del Fitz Roy non fosse comprato da un gruppo economico o quando si ottenne che il Parco Nazionale non richiedesse costosi permessi di scalata.

Va menzionata la partecipazione di alcuni scalatori di fama mondiale, come ad esempio Alex Huber o Iker Pou, sebbene la fama non ne faccia il voto più importante, ma solo più famoso.
Non è necessario essere uno scalatore d'elite per capire l'impatto che i chiodi ad espansione hanno avuto, e tuttora hanno, sulla montagna e sull'arrampicata. Va inoltre menzionato che alcuni scalatori argentini e sudamericani, al di là delle relazioni interpersonali, non erano completamente d'accordo che fosse permesso agli stranieri di votare, principalmente a quelli provenienti da paesi europei e nordamericani. Ma dato che la storia dell'alpinismo in Patagonia l'abbiamo scritta tutti (con vie, tentativi, accampamenti, assemblee), non abbiamo commesso lo stesso errore di Maestri e abbiamo lasciato che il voto di tutti ci desse una risposta.

Restituire al Cerro Torre il suo lato selvaggio.
Il Cerro Torre non è più selvaggio (e qui, ovviamente, non ci riferiamo alla sua meteorologia capricciosa!). Cominciò a smettere di esserlo quando il primo umano occidentale gli diede un nome e gli attribuì un valore e cessò definitivamente di esserlo nel momento in cui venne fondato il centro abitato di El Chalten nell'anno 1985. Non ha smesso di essere selvaggio perché ha più o meno chiodi, ma perché ha un paese con tutti i servizi a qualche ora a piedi, con due supermercati, con internet satellitare e connessa già quasi completamente con asfalto alla "Las Vegas patagonica", Calafate, con il suo aeroporto e il casinò. E non sono solo i servizi ad aver tolto al Cerro Torre il suo lato selvaggio: c'è ancora qualche dubbio su quanto più accessibili siano le vette della regione da quando è possibile avere previsioni del tempo, più o meno certe, per mezzo del telefono o internet ?!?

Senso comune.
Nel mondo convivono un'infinità d'interessi, il più delle volte contraddittori, e questa è diversità: culture, lingue, cibi, opere, ecc. Accettare questa diversità è accettare noi stessi. Si fa quindi imprescindibile la ricerca di un senso comune per non passare sopra ai diritti degli altri. Sappiamo quanto sia lontana da ciò la nostra società globalizzata. Perché non farlo noi tra scalatori, dato che siamo un universo tanto più ridotto? L'esposizione d'idee è stata fatta in maniera aperta. La discussione è avvenuta in spagnolo, ma un paio di traduttori erano presenti nel caso fossero necessari. A tutti i presenti che lo desiderassero sono stati dati tempo e luogo per esporre il proprio punto di vista. Quando l'esposizione d'idee sembrò terminata si alzarono le mani per votare.

Risultato.
Le mani alzate vennero contate. Non venne detta una parola dopo che il secondo gruppo ebbe alzato le mani. Delle circa 40 persone votanti, approssimativamente 30 votarono che i chiodi fossero lasciati.

Conclusione.
Una decisione comune è stata presa. Ma questo non significa che la questione sia chiusa. Restiamo in attesa di crescita. Secondo la mia opinione, quest'estate ci ha dato l'opportunità di poter dichiarare assieme:
- no alle scale di chiodi in qualsiasi montagna da ora in avanti;
- sì alla ricerca di soluzioni comuni;
- no alla prepotenza, d'idee e azioni;
- sì all'accettare la storia come parte della nostra cultura.

Vincente Labate*
 
Note:
* Vicente Labate, argentino, 34enne, Guida di montagna (Associazione Argentina delle Guide di Montagna) dal 1994 ha studiato geografia all'università di Lujan. Da 10 anni lavora come guida in Patagonia e vive a El Chalten. Viaggiatore avventuroso ricerca sempre sfide differenti (a piedi, in bici, canoeing, kayaking, yachting o riding del cavallo). Parla oltre alla lingua madre anche lÕinglese e lÕitaliano. Ha arrampicato in Europa, Argentina, Bolivia, Perù, Brasile e Cile.

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