Via Pilastro Massarotto - Spiz di Lagunàz, Pilastro Massarotto, Pale di San Lucano
L’itinerario si sviluppa lungo il pilastro panciuto di placche scure, che delimita sulla sinistra il diedro Casarotto/Radin, alzandosi sopra il selvaggio Boràl di Lagunàz, per lo più nascosto allo sguardo di chi percorre la Valle di San Lucano. Si tratta di un’ascensione di carattere compiutamente alpinistico, che richiede senso d’orientamento e una buona resistenza fisica, tenendo conto anche la lunga via di discesa, in uno dei luoghi più selvaggi e isolati delle Dolomiti! La linea di salita supera la poderosa struttura rocciosa, ricercando con logico percorso e collegando fra di loro i punti di minore resistenza. Presenta un’arrampicata varia, per placche e fessure, su roccia di ottima qualità, salvo sulla cuspide sommitale dopo il grande cengione, dove alcuni tratti richiedono attenzione.
ACCESSO GENERALE
Baita del Tita 785 m, in località Mezzavalle, che si raggiunge da Taibon Agordino percorrendo la strada asfaltata in Valle di San Lucano.
ACCESSO
Dalla Baita del Tita, si sale nel fitto bosco e poi per ammassi di frane fino sotto le rocce della Terza Pala di San Lucano. Si attacca lo zoccolo alquanto sulla sinistra, in corrispondenza di un canale incassato ed ascendente verso destra, difficilmente individuabile dal fondovalle (30 minuti).
Si risale questo canale erboso, seguendo le tracce di passaggio e gli ometti segnavia, per circa 150 m (I e II). Al suo termine si traversa a destra nella boscaglia e si sale zigzagando per rocce sporche d’erba e arbusti, piegando in alto progressivamente verso sinistra fino ad una grande cengia erbosa (I e II).
Spostarsi sulla cengia una trentina di metri a destra, poi salire una rampa erbosa e superare un salto di rocce più ripide, quindi per zolle erbose e cespugli fino alla grande cengia che taglia interamente la parete Sud della Terza Pala di San Lucano, dividendo l’alto zoccolo dalla parete vera e propria (II e un breve tratto di IV+). In alternativa si può salire quest’ultimo tratto, tenendosi in corrispondenza dello spigolo di buona roccia e poi lungo le rocce di destra, fino alla cengia suddetta (II e III).
A questo punto si percorre la cengia verso sinistra, oltrepassando lo spigolo ed un tratto molto esposto, quindi proseguire per la cengia più larga ed inclinata (ottimo posto da bivacco in comoda nicchia). Superato un breve salto roccioso si continua lungo la prosecuzione della cengia, fino ad uno sperone che precipita nel Boràl di Lagunàz (I e II); (ore 3).
DISCESA
Il ritorno dallo Spiz di Lagunàz è notoriamente laborioso e complesso: dalla cima dello Spiz di Lagunàz si segue la breve cresta in direzione Nord, contornando l’imbuto di un camino, fino al primo ancoraggio di calata (su un pino mugo) in prossimità dello spigolo Nord-Est.
1) calata di 45m, giungendo ad un terrazzino sulla sinistra orografica del profondo camino percorso dalla via Comici. Prossimo ancoraggio servito da due chiodi con cordino.
2) calata di 50m, allontanandosi dal camino, fino ad un terrazzino. Spostarsi sulla cresta, passando fra due gendarmi, ed abbassarsi sul versante Nord (in direzione del Boràl di Lagunàz) fino ad una clessidra con cordino, sopra un salto verticale (40m; II).
3) calata di 50m nel vuoto, ad un terrazzo (comodo posto per bivacco) sul fondo del canale divisorio fra lo Spiz e la Torre di Lagunàz.
A questo punto occorre risalire sulla Torre di Lagunàz: si seguono delle esili cenge traversando per circa 50 m il versante Ovest della Torre (in direzione della Quarta Pala di San Lucano). Si risale un colatoio incassato e ad una diramazione ci si tiene sulla destra, per portarsi in un anfiteatro detritico. Si continua su rocce insicure, spostandosi progressivamente verso sinistra ad un caminetto, quindi ancora a sinistra e per una rampa-canale raggiungere la sommità della Torre di Lagunàz 2296 m (180m; II, III e III+); (ore 1.30).
Dalla Torre di Lagunàz abbassarsi brevemente verso Nord ad un ripiano sotto i mughi, dove è collocato il primo ancoraggio di calata, servito da un masso incastrato con cordino.
1) calata di 45m, in prossimità dello spigolo, fino ad un piccolo gradino. Prossimo ancoraggio con chiodi e clessidra.
2) calata di 40m, sul versante occidentale dello spigolo, fino ad una cengetta con ottima clessidra e cordino.
3) calata di 45m, quasi tutta nel vuoto, che deposita in prossimità della Forcella della Torre. Ad uno dei grossi blocchi appoggiati sull’insellatura, è appesa la custodia zincata del libro delle salite.
Da qui si rimonta il ripido crinale erboso del Monte di San Lucano, fino all’altezza di una cengia erbosa che permette di traversare a sinistra, sopra una verticale parete. Si percorre questa stretta cengia, seguendo una traccia di camosci (comodo posto per bivacco in un anfratto) e girando la cresta sul versante settentrionale. Si scende ora per una fascia di rocce articolate (100 m; II e qualche passaggio di III) alla cresta che collega il Monte di San Lucano alla Quarta Pala (100m; II e qualche passaggio di III). Passando in prossimità dell’Arco di Bersanèl si seguono delle tracce che in direzione Ovest conducono alla Forcella di Gardés 1998 m (ore 1.30; ore 3) Seguendo il sentiero si scende direttamente nella Valle di San Lucano, passando per la Casèra di Gardés 1774m e raggiungendo infine l’abitato di Còl di Prà 843m (ore 1.30; ore 4.30).
MATERIALE
Normale dotazione alpinistica.
NOTE
Calcolare 12-14 ore, per la sola via.