Terremoto in Nepal: Oskar Piazza, Gigliola Mancinelli, Renzo Benedetti, Marco Pojer non ce l'hanno fatta

E’ di poche ore fa l’annuncio della morte della guida alpina e membro del Soccorso alpino Oskar Piazza, conosciutissimo nel mondo dell’alpinismo, e della dottoressa di Ancona Gigliola Mancinelli, travolti dalla frana provocata dal terremoto che ha distrutto il villaggio di Langtang (nel nord del Nepal). Salvi i loro due compagni Giovanni Pizzorini e Pino Antonini. Salgono a quattro gli italiani vittime del sisma che sabato scorso ha colpito il Nepal. Oscar Piazza e Mancinelli, infatti, si aggiungono al notissimo alpinista trentino Renzo Benedetti e Marco Pojer scomparsi sotto una valanga nella Rolwaling Valley. Intanto il Nepal continua a vivere giorni terribili.
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La guida alpina e membro del Soccorso alpino Oskar Piazza

Mentre la situazione in Nepal si fa, se possibile, sempre più drammatica. Con il bilancio dello spaventoso terremoto di sabato mattina che sembra davvero non arrestarsi più. Tanto che le stime ufficiose e le notizie che si susseguono, in verità sempre confuse e parziali, ora parlano di più di 5000 vittime. Di migliaia e migliaia di feriti. Di ospedali colmi oltre ogni misura. Di un paese allo stremo, senza elettricità, senza cibo, senza medicinali, senza nulla. E ancora di moltissimi villaggi in montagna ancora isolati e della cui sorte si sa poco o niente. Mentre tutto questo accade. In mezzo a questa immane tragedia. Arrivano anche le notizie che ci colpiscono personalmente, che hanno un volto e degli occhi che conosci. Come raccontarle in mezzo a tanto dolore? Che posto possiamo riservare a queste tragedie che sembrano perdersi nell’immensa tragedia di tanti uomini, donne, bambini e bambine del Nepal?

Ce lo siamo domandati apprendendo che Oskar Piazza e Gigliola Mancinelli non ce l’hanno fatta. I loro nomi si aggiungono a quelli degli altri due alpinisti italiani, Renzo Benedetti e Marco Pojer, morti sotto la valanga provocata dal terremoto mentre percorrevano il Langtang Trek nella splendida Rolwaling Valley. Iolanda Mattevi, la loro compagna che si è salvata miracolosamente con la guida alpina Attilio Dantone, ha raccontato a Repubblica quegli attimi tremendi e di come Renzo e Marco avessero fatto una deviazione "per portare delle medicine a un'anziana nepalese che conoscevano". Una deviazione e un gesto che, forse, gli è costata la vita. Ma anche un segno di cosa rappresenta, e di qual è il "sentimento" verso il Nepal e la sua popolazione, di molti trekker e alpinisti. Uno spirito che in queste ore, speriamo e siamo sicuri, muoverà le anime e la solidarietà del mondo dell’alpinismo e degli appassionati della montagna di tutto il mondo.

Si tratta di quello spirito che abbiamo sempre visto negli occhi di Oskar Piazza. Il "gigante buono" dell’alpinismo che aveva fatto della sua passione per la montagna una ragione di vita, e del soccorso alpino una missione. Oskar era in Nepal, insieme alla dottoressa anconetana Gigliola Mancinelli, Giovanni Pizzorini e Pino Antonini, per esplorare l’ennesimo canyon selvaggio della Langtan Valley, a nord di Kathmandu e al confine con il Tibet. Lì sorge il Langtang Village, in tutto 30 case tra cui il Lodge dove si trovavano Oskar e Gigliola Mancinelli, per loro non c’è stato scampo. Mentre i loro due compagni di spedizione Giovanni Pizzorini e Pino Antonini ce l’hanno fatta, e in questo momento dovrebbero essere già in viaggio per Kathmandu.

Ora in Nepal resta la lunga coda di una tragedia di cui è impossibile non vedere l’enorme grandezza. A noi resta il ricordo di Oskar Piazza e di Renzo Benedetti. Li conoscevamo entrambi. Renzo con la sua passione pura e quell’entusiasmo infinito per le sue montagne e per l’Himalaya. Un entusiasmo che l’ha portato in cima al K2. Difficile dimenticare la sua felicità per quella vetta del K2 salita nel 2004 con la spedizione degli Scoiattoli di Cortina. Impossibile non pensare che se n’è andato nella terra e nelle montagne che amava e per le quali letteralmente si illuminava.

Come è impossibile non ri-pensare ad Oskar, a quel gigante buono, di poche o pochissime parole e di tanti, tantissimi, fatti. Era uno speciale Oskar. Uno che era difficile etichettare. Era un alpinista. Una guida alpina tra le più preparate. E anche, e forse soprattutto, uno dei pilastri del Soccorso Alpino, non solo trentino. Delle sue (grandi) montagne, delle sue scalate. Come dei suoi salvataggi, alcuni anche memorabili, non amava parlare né scrivere. Lui era fatto così. Tante volte l’abbiamo incontrato, molte volte gli abbiamo anche chiesto di scriverci qualcosa. Lui sorrideva… e noi, nascosto in quel sorriso, abbiamo sempre intravisto qualcosa di molto più grande. Qualcosa che mancherà a molti.

TERREMOTO IN NEPAL
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