Alexander Huber

Intervista al climber tedesco Alexander Huber, uno dei protagonisti dell'arrampicata e dell'alpinismo mondiale.
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Alexander Huber nel 1992 sul passagio chiave di Om 9a, Triangel, Austria.
Heinz Zak

Alexander Huber è riconosciuto come uno dei migliori arrampicatori al mondo. Dall'inizio degli anni '90 fino ai nostri giorno il climber tedesco nato nel 1968 ha lasciato come pochi altri il suo segno in tutti i diversi giochi del mondo verticale: dal monotiro estremo in falesia, passando per le big wall in Yosemite, la Patagonia, le più alte montagne e le Dolomiti. Persona determinata, razionale, a volte anche scomoda, in questa intervista ci racconta come vive e come interpreta l'arrampicata e l'alpinismo.


Intervista a Alexander Huber, ottobre 2008
Sembra che tu abbia un buon feeling con il Gran Capucin. Nel 2005 hai liberato la Voie Petit, la più difficile sulla montagna, quest'estate invece hai salito la Via degli Svizzeri in solitaria...
Il Gran Capucin non è la cima più alta nel massiccio del Monte Bianco, ma con la prima salita della parete est nel1 951 è diventata una montagna molto ambita. E questo soprattutto perchè il granito sul Gran Capucin è semplicemente fantastico. E' esattamente per questo motivo che anche io ho fatto il pellegrinaggio verso questo impressionate pilastro di granito. Sono stato ulteriormente motivato da Arnaud Petit, che nel 1997 ha eseguito una prima salita sul Gran Capucin. Mancava la salita in rotpunkt e Arnaud mi ha animato tentarla. Non me lo sono lasciato dire due volte. Ed in effetti la "Voie Petit" è la via più difficile sulla montagna...

Da dove viene questa free solo? Un lungo sogno, forse è maturato dopo quello del Dente di Gigante nel 2006?
L'idea mi ha affascinato sin dall'inizio, ma ovviamente per me il Monte Bianco è molto distante da casa. E' per questo che l'ho ripreso in mano solo quest'anno. Ovviamente la free solo della parete sud del Dente del Gigante era da interpretare come preparazione per la salita sul Capucin. Avevo già l'esperienza sulle grandi parete, come la mia free solo sulla Hasse Brandler, ma la situazione in alta montagna era comunque qualcosa di nuovo per me. Il tempo gioca un ruolo molto più importante, il freddo non facilita le cose. A questo bisogna aggiungere il fatto che, a causa della neve in parete, quando brilla il sole l'acqua comincia a colare giù per le fessure. Questo crea una complicazione non indifferente e anche pericolosa per una free solo... infine mi viene da aggiungere che il Gran Capucin era la logica continuazione per portare una free solo anche in alta montagna.

Parlando di solitarie in montagna, cosa ne pensi di Hansjörg Auer e la sua “soloing” sul Pesce?
Anche per me questa è stata una notizia sensazionale. Mi ha sorpreso meno il fatto che fosse il Pesce, rispetto allo stile con il quale è stata realizzata. Il fatto che sia salito senza particolari preparativi è davvero incredibile. Niente in più che una salita due anni prima e un veloce check durante la calata lungo la via il giorno prima... Questo dimostra grandissima fiducia in se stessi.
Per conto mio invece devo dire che preparo i miei progetti free solo in maniera completamente diversa. Alla fine dei preparativi conosco ogni singolo passaggio difficile della via in maniera estremamente precisa. Riguardo a questo seguo il mio credo: investo tutto il tempo necessario nei preparativi, finché ho tutto sotto controllo.

Raccontaci dello stile che applichi invece alle tue vie lunghe nuove?
Utilizzo gli spit soltanto dove non riesco a vedere come si possa procedere altrimenti. In principio è meno chiaro l'utilizzo di protezioni veloci (nuts, friends) sul calcare rispetto al granito. Ma se trovi le energie e la determinazione di piantare gli spit soltanto lì dove sono necessari, allora spesso rimani sorpreso da quanto alto riesci a salire con pochissimi spit. Per quello che ripete la via significa trovarsi in una situazione che offre una vera avventura: nessuna “strada di spit” già preparata, ma molto, almeno all'apparenza, terreno vergine.

La tua ultima creazione, Sansara, viene descritta da te come una via sportiva. Ma nel disegno si vedono a malapena 5 spit su 6 tiri.
Sansara ma anche la mia Feuertaufe rappresentano per me il non plus ultra dell'arrampicata sportiva difficile in terreno alpino. E' richiesta sia un'alta capacità arrampicatoria, sia una marcata forza mentale. Visto con questa ottica, il X grado non è da considerare tanto come difficoltà fisica, ma come difficoltà psicologica quando si prova una via da primo senza averla precedentemente esplorata dall'alto.

Parlando di avventura - questa primavera e poi in autunno Yuji Hirayama e Hans Florine hanno avuto delle giornate incredibilmente veloci sul Nose.
Congratulazioni a Hans e Yuji! So bene cosa significhi correre su per il Nose in quel tempo. Che il record stabilito da me e mio fratello abbia ceduto dopo sei mesi non è un problema. Nessun record viene stabilito per l'eternità, ci saranno sempre persone migliori!

A proposito di eternità: questo autunno Adam Ondra ha effettuato la prima ripetizione della tua via Weisse Rose allo Schleierwasserfall, che attendeva dal 1994 la seconda salita. Cosa ne pensi?
Attualmente Adam Ondra è l'arrampicatore a cui non soltanto appartiene il futuro, ma che riesce a contribuire allo sviluppo di questo sport. Perché Adam non è soltanto bravo, ha anche carisma e riesce a vedere quello che è importante per l'arrampicata sportiva. Ovviamente sono contento che lui abbia trovato la strada per la falesia dello Schleierwasserfall, e che abbia ripetuto "Weisse Rose".

Sappiamo che i gradi, soprattutto quelli al limite, sono un enigma. Ci puoi dare la tua interpretazione della “difficoltà
Faccio un esempio: Adam ha confermato la mia valutazione su "Weisse Rose": è più difficile de "La Rambla". E' un dato di fatto che "La Rambla" sia salita di grado da 8c+ a 9a+. Spesso e volentieri si dice che questo è legato alla lunghezza della via. Ma il fatto è che con questa lunghezza le difficoltà non cambiano in maniera sostanziale. Le difficoltà del traverso dalla sosta di La Rambla verso destra per "Reina Mora" e l'uscita lungo questa, rispetto al passaggio chiave di La Rambla non è rilevante. Poi a questo si deve anche aggiungere il fatto che La Rambla non è più difficile di Action Directe e quindi non può essere più di 9a. Nel 1995 Action Directe veniva visto come 8c+. Per questo anche le mie vie come "Weisse Rose" e "La Rambla" dovevano essere gradata 8c+. Con il fatto che oggi Action Directe viene interpretato come via di riferimento mondiale per il 9a, anche "Weisse Rose" e "La Rambla" si sono trasformati in 9a. E se prendi Action Direct come vie di riferimento per il 9a, allora sono dell'opinione che molte delle vie top sono molto sopravalutate.

Dopo tutti questi anni si parla ancora delle vie di Alexander Huber.
Se si utilizzano i parametri odierni e se si valuta La Rambla con 9a+, allora di conseguenza si dovrebbe valutare almeno di 9a+ anche la mia Open Air…

Ma non credi che le difficoltà si siano alzate nel frattempo?
Infatti credo che solo ora si sia compiuto un passo giusto verso una difficoltà mai raggiunta prima. Chris Sharma è la forza che sta dietro a tutto questo, la sua capacità è stata ed è rimasta come sempre fenomenale. Trovo sia un peccato che queste incredibili performance siano messe in una luce meno bella dalle dubbie performance di altri. Sharma o Ondra - e chi arrampica forte come loro - riescono a dimostrare il proprio potenziale non soltanto su una sola via "stupefacente", ma dimostrano le loro capacità ripetutamente. Non si tratta di un singolo 9a di qua o di là, qui si tratta di 9a in serie! E' un bilancio davvero impressionante, che va ben oltre ciò che gli arrampicatori erano capaci di fare in passato.

Spiegaci meglio...
Oggi si presume che "Jumbo Love" sia potenzialmente la via più difficile al mondo. Quello che trovo curioso è che ancora adesso la maggior parte delle riviste, senza esitazione, mettano Jumbo Love in fila con Akira e Chilam Balam. Se nel 1995, cioè ben più di 10 anni fa, si fosse già fatto il grado 9b, allora sì che la performace di Chris Sharma mi sembrerebbe da asilo nido! Inoltre bisogna essere chiari su quanto è stato lungo il viaggio di Chris Sharma, per arrivare dov'è adesso. E bisogna essere chiari anche su quale talento straordinario Chris Sharma possieda, e ha utilizzato, per arrivare dove è ora. Al contrario di altri Sharma ha dimostrato il suo talento centinaia di volte e in futuro lo dimostrerà ancora e spesso. Chris si è creato una credibilità e se l'è guadagnata. Altri invece non sono disposti a dimostrare almeno quello che serve per essere credibili. Sia chiaro: vogliamo credergli! Ma ciò nonostante senza questa disponibilità non posso credere alle loro salite perché la storia dell'umanità ci ha insegnato che non si deve credere ciecamente.

E nell'alpinismo si può credere ciecamente?
Nell'alpinismo esistono prove ben più chiare. Quando qualcuno torna da una salita e porta con sé informazioni e foto dettagliate, allora si può credere. Hermann Buhl ha raggiunto la cima del Nanga Parbat completamente da solo nel 1953, il suo resoconto e le sue foto sono prove sopra ogni dubbio della sua salita. Queste sono state create non tanto per dimostrare qualcosa, ma piuttosto dal desiderio del tutto naturale di fermare e ricordare quei momenti. In contrasto con questo, le salite di Cesare Maestri sul Cerro Torre e Tomo Cesen sul Lhotse non offrono nulla di tutto ciò. Non soltanto perché mancano le foto, ma sopratutto per via delle descrizioni vaghe che alla fine non dicono nulla sulle vie che non si possa capire dalle foto. Se si pubblicizzano salite così importanti ma se non si è pronti a dare informazioni concrete al pubblico interessato, allora il pubblico non può premiare questo atteggiamento con il suo riconoscimento!

Quest'anno Garibotti e Haley hanno finalmente realizzato la grande Traversata patagonica del gruppo del Cerro Torre. Anche tu eri lì, assieme al tuo fratello e Stefan Siegrist per questo obiettivo.
Ci si può soltanto congratulare con Rolando Garibotti e Colin Haley. Hanno conquistato questo sogno con il cuore e la passione. Anche noi eravamo interessati e ovviamente ci avrebbe fatto piacere essere i primi. Ma in quel momento il rischio, dovuto al caldo, era semplicemente troppo alto. Bisogna ricordare che le montagne non scappano e che la Grande Traversata rappresenta ancora un sogno che vorremmo realizzare!

In tutti questi anni hai realizzato tanti sogni, in tante discipline diverse di questo gioco verticale. Dove senti di aver investito e rischiato di più?
Il rischio più alto è, per forza, il free solo. Più di in qualsiasi altra disciplina qui si balla sul filo del rasoio. Occorre essere molto calmi: faccio le salite senza corda soltanto nel momento in cui sono convinto di avere tutte le difficoltà sotto controllo. Paragonato ai solo come Kommunist (8b+, Schleierwasserfall, ndr) o come la Direttisima sulla Cima Grande di Lavaredo direi che le solitarie in alta montagna - come per esempio sul Gran Capucin o il Dent du Géant - sono legate a molti altri fattori che, nonostante le difficoltà contenute, le rendono un'impresa impegnativa e allettante.

Nel 1998 sei stato in cima al Cho Oyo, poi non hai più fatto salite sui giganti della terra. L'esperienza era stata negativa?
No, volevo semplicemente investire alcuni anni nell'arrampicata, per realizzare alcuni sogni che avevo ancora nel mio cuore. In futuro però l'arrampicata scenderà in secondo piano rispetto alle alte quote. In futuro ci troverete meno in Yosemite e più in Himalaya.

A proposito di Yosemite, cosa ti viene in mente quando senti parlare di El Capitan?
Penso ad un periodo bellissimo che questa parete unica mi ha regalato, e ringrazio di averlo potuto vivere!

Big wall, falesie, alta montaga - in tutto questo sei legato soprattutto a vie nuove. Il tuo Leitmotif?
Per la mia generazione esisteva ancora cosi tanto da scoprire. Le Tre Cime, El Capitan, il Latok - esisteva così tanto terreno ancora tutto da scoprire. Oggi è sicuramente tutto diventato più stretto per i pionieri. Ma in futuro ci saranno sicuramente altri arrampicatori carismatici che riusciranno ad re-inventare nuovamente l'arrampicata.

Aspettiamo il futuro dunque… ma per te, cos'è la cosa più importante?
Io amo le montagne, a prescindere dal grado o le difficoltà. In futuro continuerò sempre an andare in montagna, questo è la cosa importante per me. E continuerò sempre ad interessarmi, a dire la mia sullo sviluppo di questo sport.


Note: Alcuni salite di Alexander Huber
1992: Om 9a/9a+, Triangel, Austria
1994: Weiße Rose 9a, Schleierwasserfall, Austria
1994: La Rambla, Siurana, Spagna
1995: Salathé 5.13b, Yosemite, USA
1996: Open Air 9a+, Schleierwasserfall, Austria
1997: Latok II, 7108m, VII+/A3+
1998: Cho Oyu, 8201m
1998: El Nino 5.13b & Freerider 5.12c, Yosemite, USA
2000: Bellavista 7a+/A4, Lavaredo. Prima salita in inverno
2001: Bellavista, Lavaredo. Primo 8c in montagna
2001: El Corazon 5.13b, Yosemite, USA
2002: Hasse Brandler, Lavaredo. Solitario
2003: Opportunist 8b, Schleierwasserfall, Austria. Solitario
2003: Zodiac 5.13d, Yosemite, USA
2004: Kommunist 8b+, Schleierwasserfall, Austria. Solitario
2005: Voie Petit 8b , Grand Capucin, Monte Bianco
2006: Golden Eagle (V 5.11 A1), Patagonia
2007: Panaroma 8c, Lavaredo
2007: The Nose Speed Record, Yosemite, USA. 2:45:45
2008: Via degli Svizzeri, Gran Capucin, Monte Bianco. Solitario

Links Planetmountain
News Alexander Huber
El Corazon, Yosemite
Golden Gate, Yosemite
Links www
www.huberbuam.de



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