Colpevole d’alpinismo

Narrativa
Appassionante, divertente, intenso, vero. Denis Urubko in Colpevole d'alpinismo racconta il suo percorso di formazione da grande alpinista. Un'avventura imprendibile e particolare raccontata con la verve e la leggerezza dello scrittore di classe.
Planetmountain
Anno
2010
Editore
Priuli & Verlucca
Recensitore
Paola Lugo
Prezzo
18,50
Pagine
336
Lingua
italiano
ISBN
978-88-8068-489-3
Premi
Cardo d’Oro al Premio Itas 2011, Trento


Potrebbe chiamarsi “Educazione sovietica di un alpinista”, tanto per parafrasare un recente libro di successo. Ma se in “Educazione siberiana” di Nicolai Lilin il criminale Kolima si muoveva tra squallide periferie della Transinistria e in allucinanti riformatori post sovietici, la formazione del giovane alpinista Denis si compie nella taiga di Sachalin, arrancando in inverno nelle distese ghiacciate della Kamchatka, o salendo in solitaria le pareti del Thien- Shan. Il protagonista di questo libro non è infatti l’Urubko famoso delle grandi imprese himalaiane, il compagno di Simone Moro che colleziona esaltanti prime invernali sulle più proibitive pareti del mondo.

Qui sono narrate le avventure di un giovane entusiasta, e ancora un po’ inesperto, soldato dell’esercito kazako, vittima delle malattie proprie della giovinezza, l’ambizione, il romanticismo, la poesia, i sogni e i progetti arditi. Le montagne salite hanno nomi sconosciuti alla maggior parte di noi lettori occidentali, come Pik Ordzonikidze, o Belucha occidentale: le scalate della maturità sono ancora lontane, in un limbo desiderato, ma che sembra quasi irraggiungibile.

Lontano dai media internazionali, negli anni novanta del secolo scorso gli alpinisti kazaki compivano lunghe marce di avvicinamento a piedi con abbigliamento di fortuna, innamorati delle loro montagne e dell’avventura. Troppo spesso grandi imprese alpinistiche hanno trovato mediocri scrittori, d’altra parte i Bonatti e i Comici non nascono tutti i giorni: la sorpresa più piacevole di “Colpevole di alpinismo “(una volta superata la diffidenza verso un titolo decisamente brutto) è stato imbattersi in una straordinaria capacità di raccontare.

Grande humour russo (indimenticabile l’esilarante racconto dedicato al servizio militare nel Kesken-Tas, dove l’alpinismo è quasi un pretesto per parlare della tragedia dell’era post-sovietica) e soprattutto grande onestà intellettuale, perché è davvero raro sentire un alpinista affermare di sé Sono ambizioso, fino all’abnegazione. La sottile barriera che mi spinge a fare ciò che gli altri non fanno. Mi fa arrabbiare, ma anche in questo non sono il primo. Succede a molte persone e io mi arrabbio, perché non sono originale. Devo essere il primo, sempre. Devo cercare di arrivare ancora più in alto. Non me ne faccio niente dell’indulgenza.

Alla fine del libro troviamo l’elenco impressionante delle sue imprese (da notare che si ferma al 2010, e quindi senza la salita invernale al Gasherbrun II, il secondo Piolet d’Or Asia, ecc. ecc), imprese che, a dire la verità, sembrano la “normale” evoluzione di chi a diciotto anni saliva da solo, praticamente senza esperienza e con un equipaggiamento precario, le cime più alte dell’Altaj.

Paola Lugo

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Anno
2010
Editore
Priuli & Verlucca
Recensitore
Paola Lugo
Prezzo
18,50
Pagine
336
Lingua
italiano
ISBN
978-88-8068-489-3
Premi
Cardo d’Oro al Premio Itas 2011, Trento