Valanga sull' Everest: intervista a Simone Moro

Intervista a Simone Moro dopo la tragica valanga sull'Everest del 18 aprile 2014 ha causato la morte di almeno 13 Sherpa.
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Volando sopra l'Icefall dell'Everest nel 2012. Il grande seracco è evidente a sinistra.
Simone Moro
Simone, ieri c’è stata una giornata veramente nera per l’Everest e il Nepal.
Si, quello che è successo, quello che sta succedendo in queste ore, è una vera tragedia che fa male.

Che ti ha sorpreso?
No, non posso dire che sono stato sorpreso. Mi ha lasciato un segno, profondo, quello si, ma sorpreso no. Quello che colpisce è che in questo caso non stiamo parlando delle solite 1 o 2 vittime, quelli che vengono chiamati i morti silenzioso che spesso muoiono nell’Icefall perché magari non si agganciano alla corde quando attraversano i crepacci, oppure perché c’è un altro piccolo crollo di un seracco che le investe. Qui stiamo parlando di almeno 13 vittime, è questo è soltanto il bilancio provvisorio dopo il primo giorno.

Causato da questo seracco posto sopra l’Icefall
Si, e bisogna ricordare che praticamente nello stesso punto un paio di anni fa, nel 2011, c’è stato una valanga di questo tipo, sempre con vittime ma fortunatamente molte meno. All’epoca quel incidente aveva mandato un segnale forte, talmente forte infatti che Russel Brice, il capo di una delle spedizioni commerciali più importante, aveva persino deciso di cancellare l’intera spedizione. All’epoca la decisione era stata accompagnata da applausi ma anche forte critiche.

E’ vero che la via attraverso l’Icefall è cambiata rispetto ad anni fa?
La mia prima spedizione all’Everest l’ho fatta nel 1992, poi sono tornato nel 94 e 97, 2000 e 2001. Negli anni 2006, 2010, 2012 e 2013 sono ritornato e ho visto come rispetto a quei primi anni la via non si snoda più al centro dell’Icefall, oggi si sale molto più a sinistra, più vicina quindi alla parete ovest dell’Everest. Questo cambiamento è dettato dal fatto che la via a sinistra è molto meno difficile da attrezzare che attraverso quella serie infinita di seracchi e crepacci nel centro. A sinistra ci sono alcuni pianori e pendii, che hanno addirittura nomi come il Football Field e Popcorn Field e che ovviamente sono più facile da salire. Invece di dover fissare 50 scale servono solo una ventina. La salita è più veloce, ma come abbiamo visto, si è più esposto al rischio di un crollo.

Quel seracco lo conosci bene
E’ enorme, chiaro che quando viene giù una massa così spazza via centinai di metri di percorso. Ma l’Icefall in generale, ovunque lo si sale, non è uno scherzo. In tutti questi anni credo di averlo attraversato più di 100 volte il più veloce possibile, col fiato sospeso, per essere esposto ai pericoli il meno possibile.

Il crollo è avvenuto alle 6:30 di mattina
Crolli avvengono sempre e da sempre. La cosa che colpisce però, e la terribile sfortuna, è che invece di crollare a febbraio o in autunno, oppure a mezzogiorno come succede di solito, questa volta è capitata in aprile e alle 6:30 di mattina. Proprio nella alta stagione, nel momento in cui c’è la maggior concentrazione di alpinisti e Guide Sherpa che passano sotto la spalle sud ovest.

Il bilancio avrebbe potuto essere ancora peggio?
Teoreticamente si. Nel periodo in cui c’è l’attacco alla vetta ci sono 100, magari 150 persone che partono tutti assieme. Tutti questi devono per forza passare per questo punto, spesso nello stesso giorno.

Quello che fa pensare anche, oltre al numero di morti, è che questo disastro ha colpito soltanto i Sherpa
La stagione sta per iniziare, gli Sherpa stanno attrezzando la via da sud con circa 10,000m di corda. E’ la prassi negli ultimi anni, alcuni tratti hanno persino una corda per andare in salita ed una in discesa. Si, gli Sherpa erano partiti presto la mattina con del materiale, stavano lavorando ed è per questo che Reinhold Messner l’ha definito un incedente sul lavoro.  Sono d’accordo con questa definizione, e anche se cerco di praticare un alpinismo diverso, non voglio mettermi in cattedra e permettermi di dire chi può o non può salire l’Everest. Basterebbe buon senso e preparare questa scalata negli anni, per tappe di crescita ed esperienza personale, con alri ottomila alle spalle. Gli Sherpa non sono animali da soma ma Guide e sull’Everest hanno trovato il loro lavoro che fanno con entusiasmo e volontariamente.

Ti puoi spiegare meglio?
L’Everest è un lavoro molto ben retribuito per uno Sherpa, in un mese riescono a guadagnare fino a 50 volte il salario normale di un Nepalese. Questo non significa che non bisogna regolamentare bene il lavoro, anzi, bisogna ovviamente fare di tutto e di più per garantire la loro sicurezza. Soffro per loro, per le loro famiglie, ma non possiamo neanche ignorare l’immenso impatto economico che la montagna, non solo l’Everest, ha su tutta la zona e il paese intero. Chiudere tutto sarebbe come rimandare la la regione ai tempi delle caverne. Obbligare magari ad aver scalato due ottomila prima di ottenere il permesso dell’Everest forzerebbe la massa a spalmarsi su altre montagne, arricchire altre vali, fare esperienza e stimolare forse il buon senso e la conoscenza vera di una salita in alta quota.

Cosa succede adesso?
Si continuerà a cercare i dispersi. Ieri mi hanno detto che l’Everest sembrava una zona di guerra, tutti che correvano su e giù, c’erano elicotteri ovunque. Ovviamente tutti gli sforzi sono diretti li e attualmente non si più salire la montagna. Ma la stagione continuerà, e anche se forse alcune spedizioni rinunceranno, entro breve si riprenderà a scalare l’Everest. Spero con più consapevolezza di cosa significano davvero i rischi ed i pericoli della montagna. Tutti dicono che "Everest è una cavolata, una banalità, una passeggiata." Io da sempre ho visto gente che ogni anno perde la vita su quella montagna e mai nessuno, neppure gli Sherpa, che arrivano in cima senza fare fatica. Esattamente la stessa che ieri facevano persone, Guide esperte dentro l’Icefall, svolgendo il loro lavoro, esattamente come avviene ad agosto sulla via normale del Monte Bianco o del Cervino. Guide e clienti esistono da duecento anni, serve sicuramente una riflessione saggia e senza ipocrisie, perseguendo l’incolumità di tutti, ma non la si ottiene con divieti categorici o giudizi irrispettosi e fondamentalisti.

18/04/2014 - Tragica valanga sull'Everest, numerose le vittime


Note:
Expo.Planetmountain
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