Le Alpi di Patrick Bérhault, dalla Slovenia alle Marittime

Il 9 febbraio 2001, Patrick Berhault termina la sua traversata delle Alpi dalla Slovenia al Mediterraneo.
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Patrick Berhault
Glènat Presse ®
Il 9 febbraio 2001, Patrick Bérhault termina la sua traversata delle Alpi dalla Slovenia al Mediterraneo. Partito il 26 agosto 2000, ha viaggiato per 167 giorni ed in totale ha percorso 141.863 m di dislivello positivo di cui 22.280 metri in parete...

Come è nato questo progetto di attraversare le Alpi, dalla Slovenia alle Alpi Marittime.
E’ un’idea che mi frullava per la testa oramai da una decina di anni. Alla base di questo progetto c’è sicuramente un profondo amore per la montagna, ma anche ad un interesse per la cultura geografica e storica di questo mondo. Avevo voglia di attraversare le Alpi e soprattutto la loro storia. Mi interessava inoltre incontrare quelle persone che l’avevano scritta questa storia.

Parlando di questa attraversata delle Alpi, hai sempre detto che più che l’exploit sportivo sono stati importanti i contatti umani che hai avuto lungo questo viaggio. Diversi amici ti hanno accompagnato per alcuni tratti di questa attraversata. Qualche ricordo particolare?
Sono davvero molti gli episodi che ricordo e che potrei raccontare. Alla base di questo lungo viaggio, c’era una voglia incredibile di prendersi il tempo per vivere le piccole cose della vita quotidiana e di assaporarle fino in fondo. Vivere la montagna ma anche prendersi il tempo di vivere un’esperienza con diverse persone. Persone che erano ad esempio dei compagni di cordata, ma anche dei fabbricanti di materiale, dei giornalisti, delle persone che incontravo per caso sul tragitto, dei guardiani di capanne o ancora dei pastori. Dovevo dividere questo viaggio con tutti coloro che hanno un legame con il mondo della montagna. Posso dire di essere stato veramente fortunato perché ho avuto modo di incontrare moltissime persone.

Tra i tuoi compagni citiamo Patrick Edlinger e Philippe Magnin. E’ stata facile questa scelta dei compagni di cordata?
Con Patrick Edlinger ci eravamo persi di vista per qualche anno. Ognuno aveva la propria vita e non ci siamo quindi frequentati per un certo periodo. Ma quando ci siamo ritrovati è stato come se non ci fossimo mai divisi. E’ stato allora che ci siamo resi conto che avevamo nuovamente voglia di vivere delle esperienze comuni, qualcosa di lungo. Quando ho parlato con Edlinger di questo progetto è stato subito molto entusiasta e deciso a condividere questa esperienza.

Philippe Magnin è un amico con il quale mi sono sempre trovato bene e che ho sempre stimato per le sue capacità e per la sua simpatia. Erano 3 anni che progettavamo un viaggio comune e l’attraversata delle Alpi è stata l’occasione. Gli altri amici che mi hanno accompagnato in questo lungo viaggio, erano delle persone che conoscevo più o meno bene, ma tutte erano degli uomini che per un motivo e per un altro mi erano rimasti impressi nella mente e con i quali avevo voglia di ritrovarmi.

Hai scelto diversi compagni di cordata ma sulle Alpi Marittime, dove sei cresciuto, hai voluto essere solo...
Sulle Alpi Marittime sono cresciuto e soprattutto è lì che ho conosciuto la montagna. La Parete Nord del Corno Stella è una parete mitica di questa zona, e pensando a questa parete ho sognato moltissimo nella mia vita. Erano anni che volevo effettuare la prima invernale in solitaria del Corno Stella e questa attraversata me ne ha offerto l’opportunità. Inoltre avevo voglia di rimanere per un po’ da solo. Volevo vivere la montagna anche sotto quest’aspetto. Avevo bisogno di ritrovarmi solo con lei.

Lo spirito d’adattamento è molto importante in montagna. Durante l’attraversata delle Alpi tu ed i tuoi compagni avete avuto delle condizioni atmosferiche davvero molto difficili. Come è cambiato questo spirito di ‘adattamento’ dopo questa esperienza?
Non credo che il mio spirito d’adattamento sia cambiato, credo invece che il limite dello stesso sia stato spinto oltre il normale. Mi spiego. Per affrontare questo tipo di salite devono esserci le giuste condizioni, normalmente ci si trova su queste pareti in condizioni difficili, solo quando sopraggiunge, ad esempio, un temporale. Però ripeto, normalmente non si parte se il tempo non è clemente. Nel caso dell’attraversata delle Alpi, non potevamo però sempre attendere, altrimenti il nostro viaggio sarebbe durato troppo.

Ecco perché se i pericoli oggettivi non erano troppo importanti, abbiamo deciso di affrontarli. E’ chiaro che decidendo questo ci siamo trovati ad affrontare delle situazioni che in un’altra occasione non avremmo mai affrontato. Ci siamo riusciti e questo ci ha fatto capire che il tutto è fattibile anche se le condizioni non sono ottimali. Ecco perché dico che il limite dell’adattamento è stato spinto oltre il normale.

Dopo gli anni delle ascensioni-sprint, la tua è un'impresa che esalta la durata, la lentezza. E' una scelta controcorrente o è cambiato lo spirito del tempo?
No, credo che sia la stessa cosa. E’ stato un viaggio molto lungo ma allo stesso tempo vi sono state delle ascensioni molto rapide e leggere. Spesso, sia durante le ascensioni sia durante i concatenamenti, abbiamo scelto di partire leggeri e portare a termine gli obiettivi che c’eravamo prefissati nel minor tempo possibile. Questa è anche la scelta del piacere e dell’evoluzione. E’ vero che quando sulle spalle hai uno zaino di 30 chili, non provi lo stesso piacere nell’arrampicare rispetto a quando sei molto più leggero. E’ una scelta che è stata fatta perché conosciamo a fondo il mondo della montagna e non credo che ci siamo sbagliati.

E’ vero anche che ci sono delle pareti sulle quali abbiamo trascorso molto tempo. In linea di massima calcoli il tempo necessario per l’ascensione a dipendenza delle condizioni in cui trovi la parete. Ma non posso dire che ci ha dato fastidio passare 4 o 5 giorni sulla stessa parete se questo era necessario. Ripeto dipende dalla condizioni, se si riesce a compiere l’ascensione in poco tempo è anche più piacevole dal punto di vista dell’arrampicata pura, altrimenti ci si prende il tempo necessario.

Con la tua attraversata si torna alla fatica e al freddo. Cosa è cambiato dopo l'arrampicata degli anni 80/90?
La fatica ed il freddo sono due concetti indissociabili dalla montagna. Il fatto di avere compiuto delle ascensioni-sprint non significa che freddo e fatica non esistano più. Credo si possa parlare di edonismo nell’arrampicata ma che non si possa fare lo stesso per la montagna. Per me non è cambiato nulla. Non credo di avere mutato il mio modo di essere o di avere tradito i miei principi portando a termine questa attraversata delle Alpi. I concetti rimangono gli stessi. Durante questo viaggio abbiamo trovato differenti situazioni e forzatamente hai bisogno di adattarti in funzione del terreno. Io non credo di avere delle barriere di adattamento. Non ho mai avuto dei pregiudizi, come non ho mai detto “L’alpinismo deve essere così e non così”. Per me l’alpinismo è tutto, non è solo la rapidità o solo la lentezza.

L’alpinismo per me è il migliore adattamento ai problemi che devi affrontare in funzione delle tue capacità. In un secondo tempo, se è l’alpinismo e quindi l’adattamento che t’interessano, allora possiamo dire che tutto ti interessa. C’è chi, in un certo periodo della mia vita, ha voluto etichettarmi quando praticavo molta arrampicata libera sugli strapiompi. Non mi è mai piaciuto solo 'quel' tipo di arrampicata ma anche le altre. Spesso le persone hanno la tendenza a metterti in una categoria senza riflettere un po’ più in là. Trovo che sia un procedere sbagliato. Ci sono momenti nella tua vita di alpinista che ti fanno vivere determinate esperienze, ed altri che favoriscono differenti strade. Mi sento un alpinista alla perenne ricerca dell’adattamento e dell’armonia e quindi inevitabilimente hai delle opzioni e devi scegliere tra queste. La montagna e l’arrampicata mi interessano nella loro globalità.

Tu ti sei impegnato anche per avvicinare giovani 'difficili' alla montagna. La montagna, come è stato detto giustamente, non migliora le persone, ma credi che possa almeno aiutarle ad avvicinarsi a sé stesse?
La montagna è un mondo rivelatore per le persone che ti stanno attorno e per te stesso. Spesso e volentieri in montagna ti trovi a dovere affrontare delle situazioni psico-fisiche che definirei particolari. Tutto ciò ti obbliga a scoprirti e a mostrare i tuoi pregi ma anche i tuoi difetti. In montagna vivi un comportamento umano vero e di qualità. Se penso al mio esempio personale, nel periodo dell’adolescenza, mi sono avvicinato alla montagna anche perché questo mondo mi offriva un gruppo di persone entusiaste che mi davano calore ed energia.

Per molti giovani sei una figura da seguire e da imitare. Come vivi questa particolarità?
Sono cosciente di questo fenomeno e non ho problemi nel gestire questo mio ruolo. Posso dire di essere in una situazione privilegiata rispetto ai giovani e cerco di sfruttare al meglio questa mia posizione, naturalmente nell’interesse dei giovani. Tuttavia vivo questa situazione con il necessario distacco, nel senso che non credo di essere migliore degli altri. Penso di essere una persona “comune”, che ha certamente la fortuna di vivere delle esperienze eccezionali e che ha il privilegio di potere trasmettere queste esperienze agli altri … ma per il resto sono un essere umano come tutti, non mi sento superiore a nessuno. Il mio lavoro mi ha permesso di conoscermi meglio.

Sono sicuro che nulla è cambiato in me e sono altrettanto sicuro che niente cambierà in futuro, perché ci sono delle cose che senti... E’ vero nella vita non puoi dare nulla per scontato ma è anche vero che altre cose le senti. La vita spesso e volentieri è appesa ad un filo. A volte un incontro all’apparenza ininfluente può cambiare il corso del tuo cammino. Perché scegli una strada invece di un’altra non lo so... è così. Grazie alla frequentazione del mondo della montagna, ho vissuto delle esperienze che mi hanno cambiato, che mi hanno arricchito, mi hanno aiutato nello sviluppo, sono insomma riuscito a ritagliarmi uno spazio nel sociale

27 agosto 2000
Triglav
, 2863m (Alpi Giulie)
con Patrick Edlinger eTomaz Humar.
1846 m di dislivello in 7 h.

5 settembre 2000
Tre Cime di Lavaredo
Cima Ovest
, 2973m (Dolomiti)
Via Cassin-Ratti, con Patrick Edlinger
500 m di dislivello in 6 h 30.

6 settembre 2000
Tre Cime di Lavaredo
Cima Grande
, 299 m (Dolomiti)
Via Brandler-Hasse, con Patrick Edlinger .
550 m di dislivello in 7 h 30.

11 settembre 2000
Civetta, 3 218 m (Dolomiti)
Via Solleder
con Patrick Edlinger
1200 m di dislivello in 7 h 30.

12 settembre 2000
Civetta, Punta Tissi (Dolomiti)
Via Phillip-Flamm
con Patrick Edlinger .
1 000 m di dislivello in 9 h.

13 settembre 2000
Civetta
Cima Su Alto,
2 958 m (Dolomiti)
Via Livanos-Gabriel
con Patrick Edlinger .
750 m di dislivello in 8 h.

16 settembre 2000
Marmolada,
3 342 m (Dolomiti)
Via del Pesce
con Patrick Edlinger .
900 m di dislivello 7 h.

18 settembre 2000
Marmolada di Rocca
, 3265 m (Dolomiti)
Via Vinatzer e variante Messner con Patrick Edlinger .
1000 m di dislivello 9 h.

25 settembre 2000
Crozzon di Brenta
, 3135 m (Dolomiti)
Pilastro dei Francesi con Patrick Edlinger.
800 m di dislivello in 9 h.

26 settembre 2000
Brenta Alta
, 2960 m (Dolomiti)
Via Detassis con Patrick Edlinger
500 m di dislivello in 5 h 30

4 ottobre 2000
Cengalo
, 3370 m (Massif de la Bernina)
Via nord-ovest con Ottavio Fassini.
1300 m di dislivello in 7 h.

24 e 25 ottobre 2000
Grandes Jorasses
, parete nord, 4208 m (Monte Bianco)
Via Goussault-Desmaison con Philippe Magnin.
1100 m di dislivello in 28 h.

28 ottobre 2000
Monte Bianco
, 4810 m
Hypercouloir più Cresta di Brouillard con P. Magnin.
1000 m di dislivello in 9 h.

29 novembre 2000
Cervino
, parete nord, 4478 m (Valais)
Via Schmid con P. Magnin.
1200 m di dislivello in 9 h.

4 e 5 dicembre 2000
Eiger
, parete nord, 3970 m (Oberland)
Via classica con P. Magnin.
1700m di dislivello in 22 h 30.

13 dicembre 2000
Grande Casse
, parete nord, 3 852 m (Vanoise)
Via Boivin-Diaféria-Maurin con Patrick Gabarrou.
700 m di dislivello in 10 h 30.

19 e 20 dicembre 2000
Traversata Aiguilles d’Arves,
3 510 m, 3 509 m e 3363 m (Maurienne)
con Gaël Bouque des Chaux en 19 h 30.

22 dicembre 2000
Meije
, parete sud, 3 983 m (Oisans)
Via Pierre Allain con Philippe Magnin.
800m di dislivello in 10 h.

27 dicembre 2000
Ecrins
, 4015 m (Oisans)
Salita dal versante di Bonnepierre con Valérie Aumage.
1000m di dislivello in 9 h 30.

8 e 9 gennaio 2001
Traversata Monviso
, 3 845 (Alpi Cottiennes)
in solitaria
1690m in 16 h 30.

17 gennaio 2001
Corno Stella
, parete nord, 3050 m (Alpi Marittime)
Via Ugheto-Ruggeri (Via del Gran Diedro Rosso), in solitaria.
550m de dénivelé (après un prééquipement la veille) en 12 h.

29 gennaio 2001
Marguareis
, p.ta Scarasson, 2651 m (Alpi Marittime)
Via Gogna con P. Gabarrou e P. Magnin (preattrezzata nei 2 giorni precedenti).
Note: Patrick Bérhault
Traversata delle Alpi dalla Slovenia al Mediterraneo
partenza
: 26 agosto 2000
arrivo: 9 febbraio 2001
durata viaggio: 167 giorni
dislivello positivo: 141.863m
dislivello in parete: 22.280m

Patrick Bérhault ha utilizzato materiale CAMP e da vent'anni collabora con la stessa azienda.

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