Coffee Break Interview: Will Sim / Dani Andrada

Coffee Break Interview #15: l’alpinista britannico Will Sim e il climber spagnolo Dani Andrada. Daniela Zangrando continua ad esplorare sogni, desideri e limiti dei protagonisti dell'arrampicata e dell'alpinismo.

WILL SIM

Daniela Zangrando: Il passo chiave*.
Will Sim:
Penso che il passo chiave dell’arrampicata stia nel provare. Arrivo a questa conclusione perché sento che i miei migliori momenti in quest’ambito – le cose più difficili, più gratificanti, più improbabili che io abbia mai fatto – non li ho avuti quando ero incredibilmente in forma o particolarmente preparato. Ma quando ero comunque ispirato e disposto a provare! Quindi, posso dire che il passo chiave va tentato?!

D.Z.: Cosa vuol dire spostare il limite?
W.S.:
Il significato teorico sarebbe quello di toccare un livello di difficoltà che non è stato raggiunto da nessuno prima. Ma… se questo è molto (o abbastanza) facile da quantificare in alcuni tipi di arrampicata, quando si fanno i conti con l’alpinismo, è praticamente impossibile. Per esempio, in un certo senso, potrei dire che i limiti dell’alpinismo sono stati spinti e ampliati molto nel corso della sua storia, ma in un altro potrei invece dire che non si sono spostati un granché o che comunque il processo è stato molto lento. È sempre semplice pensare che le cose stiano accadendo per la prima volta. Ma è alquanto complicato esserne certi.

Per quanto riguarda i limiti personali, penso di rendermi conto solo a posteriori se sono andato avanti e se sono riuscito a muovere più in là il limite delle mie capacità. Spesso il risultato arriva per caso, o per aver arrischiato qualcosa in più dopo aver imparato e costruito grazie alle esperienze passate. Ma, riprendendo quello che ho detto prima, queste sono questioni difficili da quantificare, graduali, e spesso accidentali.

D.Z.: I tuoi limiti, ora.
W.S.:
I miei limiti sono definiti esclusivamente dalle scelte che faccio, e da come decido di passare il mio tempo. Sento che anche un alpinista relativamente privo di talento potrebbe essere tra i migliori al mondo. Tuttavia dovrebbe essere dotato di grande motivazione. Quindi, per come la penso, mi sembra che la maggior parte delle cose sia teoricamente possibile. Il punto sta invece nel capire quanto voglio migliorarmi e quanto voglio godermi le molte altre avventure e i molti altri piaceri della vita.

D.Z.: Se non dovessi più fare il climber, cosa faresti? Hai un piano altro, parallelo?
W.S.:
Penso che vorrei essere comunque ossessionato e consumato da qualcosa. Amo il mare, e ho una gran passione per le barche. A volte penso che, se non fosse per il mio essere estremamente sensibile al mal di mare, potrei avere nei confronti della vela lo stesso attaccamento che ho per l’arrampicata. Non credo che quella di fare l’alpinista sia stata una vera e propria decisione razionale, ma che sia stata l’ossessione a bloccarmi, a fermarmi su una cosa anziché su un’altra e devo dire che ne sono molto contento!

D.Z.: Cosa ti piacerebbe cambiare del mondo dell'arrampicata? Di questo che a tutti gli effetti penso sia il tuo lavoro?
W.S.:
Al momento niente.

D.Z.: Descrivimi il luogo. Quel posto che senti tuo. Dove puoi rifugiarti, pensare, distruggere, gridare.
W.S.:
Può essere ovunque, ma con le cuffie nelle orecchie e una musica blues che suona.

D.Z.: E per ultima cosa un sogno. Che meriti di essere chiamato tale.
W.S.
: Ad essere onesto, e sono un po’ imbarazzato nel dirlo, sono stato molto fortunato. Vivo davvero il mio sogno. Detto questo, vivere su una barca nella Terra del Fuoco, esplorando fiordi e montagne remote, è la mia fantasia attuale.


DANIEL ANDRADA

Daniela Zangrando: Il passo chiave.
Daniel Andrada
: Talento e motivazione.

D.Z.: Cosa vuol dire spostare il limite?
D.A.:
Spostare il limite è qualcosa che ha a che fare con l’evoluzione, in tutti i sensi. Ci sono sempre nuove risorse, nuovi allenamenti, materiali migliori e così tutto progredisce. Per questo per me è difficile vedere qualche limite nei dintorni.

D.Z.: I tuoi limiti, ora.
D.A.:
Il livello personale.

D.Z.: Se non dovessi più fare il climber, cosa faresti? Hai un piano altro, parallelo?
D.A.:
Se non potessi arrampicare credo che non ci sarebbe altro nella mia vita.

D.Z.: Cosa ti piacerebbe cambiare del mondo dell'arrampicata? Di questo che a tutti gli effetti penso sia il tuo lavoro?
D.A.:
Cambierei forse i social media, che talvolta sono davvero pessimi.

D.Z.: Descrivimi il luogo. Quel posto che senti tuo. Dove puoi rifugiarti, pensare, distruggere, gridare.
D.A.:
Non saprei. Mi basta un posto tranquillo, con tante rocce e degli amici. Così tutto è perfetto. Non ti cito niente, ma ti dico che ho in sospeso dei viaggi in alcune destinazioni che penso abbiano queste caratteristiche, … l’Australia ad esempio.

D.Z.: E per ultima cosa un sogno. Che meriti di essere chiamato tale.
D.A.:
Scalare e divertirmi ancora per parecchi anni.

Daniela Zangrando

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* Il termine “crux” in inglese identifica sia “il passo chiave” in senso alpinistico che “la chiave” vista come punto cruciale, soluzione, elemento nodale della vita quotidiana.
Gli intervistati sono stati lasciati liberi di intendere o fraintendere il termine a loro piacimento.




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