Verso l’inferno o in cerca di un nuovo inverno? L’alpinismo al tempo della crisi climatica al Trento Film Festival

Si è tenuta domenica scorsa 'Arrampicarsi all’inferno. L’alpinismo al tempo della crisi climatica', una serata - monito curata da Leonardo Bizzaro, Roberto Mantovani e Vinicio Stefanello che ha visto alternarsi sul palco il meteorologo Luca Mercalli e alcune personalità del composito mondo dell’alpinismo e dell’arrampicata come Bernard Amy, Rossano Libéra, Alberto Paleari, Sara Segantin. Uno spettacolo con le musiche di Martin Mayes, L’Orage e Trouveur Valdotèn e la voce narrante di Maura Pettorruso. Il report di Melania Lunazzi.
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Luca Mercalli al Trento Film Festival 2023
Michele Purin

"Mi impegnerò ancora per i prossimi sette anni, fino al 2030, poi mi ritirerò nella mia baita", ha detto il meteorologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli riportando dati, grafici e percentuali e raffrontando immagini di ghiacciai scomparsi dall’Ottocento ad oggi. "Il pianeta ha la febbre" ha ribadito con un’efficace metafora, invitando a far mente locale sul fatto che siamo già oltre un grado di aumento della temperatura. Immaginiamo cosa provocherebbe veramente l’ulteriore aumento di altri quattro gradi previsto, se capitasse al nostro corpo: "Con il termometro a 38 gradi ci sentiamo strani, ma con altri quattro gradi moriremmo, non c’è dubbio". Far calare la febbre al pianeta, invertire la rotta suicida del progresso a tutti i costi dunque. Cambiare prospettiva e marcia. E l’esempio arriva anche da chi frequenta la montagna come alpinista. Una voce forte, accorata, passionale, coinvolgente. Perché in montagna gli effetti del surriscaldamento globale sono amplificati, sono più macroscopici e evidenti. È più difficile ignorarli. Anche se a ben vedere, pare dire Mercalli, ci si sente come delle Cassandra inascoltate.

È stato questo il focus attorno a cui si è imperniata la ricca serata - evento Arrampicarsi all’inferno. L’alpinismo al tempo della crisi climatica, presentata domenica 30 aprile all’Auditorium Santa Chiara di Trento. Due ore di letture sceniche e musica rutilante e composita grazie alla fusione di tre gruppi e autori musicali con lo scozzese Martin Mayes e il suo corno delle alpi, i musicisti valdostani de L’Orage e dei Trouveur Valdotèn. Sul palco si sono alternate le voci incisive e i testi originali scritti appositamente da Bernard Amy, Rossano Libera, Luca Mercalli, Alberto Paleari e Sara Segantin, introdotti dalla voce narrante dell’attrice Maura Pettorusso, che per ciascuno ha presentato un suggestivo cappello introduttivo a partire da citazioni letterarie.

Composito anche il gruppo di menti che ha ideato il progetto del reading, che ha visto lavorare assieme giornalisti competenti quali Leonardo Bizzaro, Roberto Mantovani e Vinicio Stefanello per restituire le tante sfaccettature di un argomento che ci vede tutti impegnati oggi, nel nostro piccolo - e Mercalli ha ricordato tra l’altro l’imperativo di "consumare meno carne, sprecare meno acqua, viaggiare meno in aereo" - nel considerare scelte importanti per investire sul futuro: il cambiamento climatico.

Lo sguardo va dalle Alpi Occidentali alle Alpi Giulie, dalla guida alpina con fine bagaglio filosofico all’alpinista solitario in cerca di itinerari sconosciuti e lontani dai riflettori, dalla prospettiva di un ottantenne alpinista di lungo corso come Bernard Amy a quella di una ventiseienne (e donna) come Sara Segantin impegnata, oltre che sulle pareti, anche sulle piazze e dagli schermi televisivi, anche lei come divulgatrice scientifica. Testimonianze e esperienze in prima persona di chi ha toccato con mano sulle montagne i cambiamenti degli ultimi quaranta, trenta, venti e anche sette anni. Un cambiamento che è davanti ai nostri occhi.

Bernard Amy, L’errore di Icaro
"Tra tutti coloro che, come gli alpinisti, lottano contro la gravità, l’eroe mitologico Icaro è stato senza dubbio la prima vittima del riscaldamento globale. […] Icaro non ha cambiato i raggi del sole. Gli scalatori, invece, non possono ignorare di appartenere alla specie umana e di essere quindi loro stessi in parte responsabili della crisi globale che sta modificando le loro condizioni di vita. La loro hybris li spinge ad avventurarsi nei punti più alti del pianeta. È necessario che comprendano che si tratta della medesima hybris che li ha portati a modificare le condizioni di vita sulla Terra."

Alberto Paleari, Essere montagna
"Scendendo continuavo a pensarci. Mi resi conto che il Fletschhorn, l’avevo sempre solo sfruttato, e che mai mi ero preso cura di lui: da giovane era stato la palestra della mia passione alpinistica, da guida alpina una fonte di reddito, da sempre mi aveva dispensato la sua bellezza e una gran gioia di vivere. In più avevo usufruito delle sue acque, che alimentando fiumi e laghi, irrigando campi e riempiendo bacini idrici hanno permesso la vita di uomini, piante e animali della mia valle. E io cosa avevo fatto per lui? Non mi ero nemmeno mai ricordato di ringraziarlo."

Rossano Libera
"La scorsa estate, la parete Nord del Pizzo Ligoncio si è scrollata di dosso la crosta esterna che il permafrost teneva coesa, cancellando le sue linee di salita, compresa la mia: I Bastioni della Solitudine non esiste più. Una parte di me non esiste più. Ciò che ho vissuto è stato inutile. L'alpinismo è inutile. Quindi tutto è come prima... "

Sara Segantin, Cerco l’inverno di una nuova storia
"Nel 2019, l’alpinismo divenne Patrimonio Unesco e se ne parlò tanto. Non erano più i toni della conquista. Della vergogna di aver lasciato la prima ascesa del Cervino a un inglese. Della mascolinità tossica di chi sfida la montagna e non rispetta nessuno nemmeno se stesso. Dello sprezzo per la vita e dell’elisky, perché adesso per salire le montagne più alte basta avere molti soldi. No, l’alpinismo, scrissero, è l’arte della scalata alle vette d’alta montagna. L’alpinismo è fatto di abilità fisiche, tecniche, intellettuali frutto di un sapere sviluppato nel tempo. E’ una cultura condivisa basata sulla conoscenza dell’ambiente dell’alta montagna, della sua storia e dei suoi valori. L’alpinista è alla costante ricerca di un’eleganza nell’arrampicata, della contemplazione del paesaggio, dell’armonia con l’ambiente naturale, impegnandosi nel non lasciare dietro di sé alcuna traccia del proprio passaggio. Se è così, mi sento un’alpinista […]"

di Melania Lunazzi

Programma completo su www.trentofestival.it




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