Marco Anghileri, al Centro Asteria a Milano

Al 6° incontro del "Mondo della montagna", al Centro Asteria di Milano, protagonista Marco Anghileri, alpinista e arrampicatore lecchese, autore nel 2000 della prima solitaria invernale alla Solleder al Civetta e del concatenamento sulle pareti della Mar

Marco Anghileri


Concatenamento Marmolada, Civetta e Agner



Prima invernale solitaria della Solleder al Civetta l'intervista



Il libro di Marco Anghileri: 'Civetta via Solleder. Da solo in inverno' la recensione di PlanetMountain.com



'Mondo della Montagna' Centro Asteria Milano calendario incontri
    Proseguono, con piacevoli sorprese, gli incontri al Centro Asteria di Milano con i “Protagonisti della montagna”: questa settimana (4/12/2000) sulla scena un personaggio giovane, ma già con una sua dimensione e una maturità non comuni.

Si tratta di Marco Anghileri, giovanissimo alpinista di Lecco, “figlio d’arte” del famoso Aldo Anghileri, balzato alla ribalta delle cronache alpinistiche a seguito della prima ripetizione solitaria invernale della via “Solleder-Lettenbauer” alla Civetta, compiuta in cinque giornate lo scorso inverno.

Nato e cresciuto in una famiglia dalle grandi tradizioni alpinistiche ed in un ambiente, quello lecchese, in cui la montagna e le attività ad essa collegate hanno sempre avuto grande rilievo, Marco, insieme al fratello Giorgio, ha mosso i primi passi in montagna con il padre, alpinista di primo piano negli anni 1960 e fondatore del gruppo Gamma di Lecco, nato dalla scissione del famoso Gruppo dei Ragni della Grignetta. La passione per la montagna contagiò i due fratelli a tal punto che entrambi si avvicinarono, con “percorsi” diversi, all’alpinismo impegnativo.

Il “percorso” di Marco iniziò con le prime escursioni, le prime arrampicate sui “paracarri” della Grigna (simpatico termine usato per definirne le numerose guglie) e le vie classiche sulle Alpi.
In seguito l’incontro con il fortissimo “Ragno” Lorenzo Mazzoleni, tragicamente scomparso in Himalaya, e le prime invernali compiute insieme, l’incontro con l’alpinismo californiano della Yosemite Valley, l’esperienza himalayana al Cho Oyu fino alle ultime imprese solitarie invernali ed il “trittico”, anch’esso solitario, della scorsa estate.

Questa, in estrema sintesi, la “vicenda” alpinistica che Marco Anghileri ha presentato e commentato con efficacia e naturalezza dal “vivo“, accompagnandola con numerose diapositive e con un sottofondo musicale assolutamente inconsueto, composto da una serie di “pezzi” che Marco ama ascoltare durante le sue uscite in montagna.

Nella sua carriera alpinistica è possibile individuare due differenti periodi, separati da una lunga pausa di riflessione, determinati da alcuni tragici eventi: una rovinosa caduta, con conseguente trauma cranico, rimediata sulla parete Sud della Marmolada in occasione della ripetizione della via “Attraverso il Pesce” e la perdita del fratello a causa di un incidente stradale.

Tutte queste esperienze hanno consentito a Marco di acquisire una profonda consapevolezza delle ragioni che lo portano a vivere esperienze al limite come quella dell’invernale alla Civetta. Tale concetto, ripetuto più volte durante la serata, e riassunto da lui stesso nella frase “coscienza della conoscenza”, costituisce la chiave di lettura del suo andare in montagna.

Ogni esperienza di montagna è vissuta come una tappa di avvicinamento alla più completa conoscenza di sé stesso che consente di interpretare le varie vicende della vita di tutti i giorni e di raggiungere un equilibrio della propria esistenza di cui la montagna è una componente importante ma non esclusiva e totalitaria.

Particolare rilievo nella presentazione della sua attività è stata dedicato all’impresa invernale sulla Civetta (5 giorni da solo sulla “Parete delle Pareti”) ed al “concatenamento” solitario compiuto ai primi di agosto di quest'anno nelle Dolomiti: salita in giornata (4000 metri di dislivello in 14 ore circa) della sud della Marmolada (via Vinatzer con variante finale Messner), della Civetta con una nuova ripetizione della via Solleder-Lettenbauer percorsa in precedenza altre due volte (in inverno ed in estate) per concludere con lo spigolo nord dell’Agner (via Gilberti-Soravito).

Anghileri ha manifestato anche una forte attrazione per due personaggi dell'alpinismo del dopoguerra: Renato Casarotto, il fortissimo alpinista vicentino, specialista in solitarie invernali, di cui forse non è stato ancora compreso a pieno il valore, e Bonatti di cui ha avuto modo di ripercorrere la vicenda del Pilone Centrale del Freney durante le riprese di un film che lo portò a bivaccare sul famoso terrazzino sul quale si arrestò la cordata italo-francese, prima del tragico epilogo della salita.

di Giuseppe Gervasio



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