Kalymnos, l'isola del tesoro

Il Rock climbing festival di Kalymnos (Grecia), il report tra l'oggi e il domani di Maurizio Manolo Zanolla.
Esiste l'arrampicata mediterranea? Certo che esiste, pensa alla Sardegna, diranno molti. Pensa a Gaeta o a Sperlonga, aggiungeranno altri. E Amalfi, poi, e la Sicilia, dove le metti?... e Kalymnos?

A proposito, proprio a Kalymnos, la dal 2 all'8 di ottobre s'è svolto un grande Rock climbing festival. E proprio dell'isola greca, dell'arrampicata sul mare, di questo "raduno" e di tanti altri altri sapori e colori mediterranei ci racconta Manolo.

E' una storia, quella di Manolo, che inizia cinque anni fa, al suo primo incontro con l'isola della spugne, del retzina, del blu, del meltemi e di un'infinita serie di falesie accarezzate dal vento e dalle onde del mare. C'è la gente, ci sono i climbers, c'è tutto il richiamo dell'arrampicata mediterranea nell'isola dove la "Mithos" è... una birra e (anche) un po' di storia antica...

Kalymnos, arrampicata, Manolo

KALYMNOS, L'ISOLA DEL TESORO
Storie di uomini e rocce dell'isola delle spugne
di Maurizio 'Manolo' Zanolla

“L'idea di Luca di andare in Grecia in barca e veleggiare più o meno a caso, cercando qualche bella falesia da scalare, non mi entusiasmava. Soprattutto perché aspettare il vento per navigare, o che se ne andasse per finire di vomitare, non era proprio quello che desideravo fare. Mentre sfoglia l’autunno, da una rivista, all’improvviso, un inconfondibile paio di occhiali emerge dal mare del Dodecanneso. Dietro l’innominabile montatura un Andrea di Bari si perde fra la pietra... tanta pietra, incredibilmente tanta. Kalymnos... l’isola delle spugne, era improvvisamente la Grecia che faceva per noi.

Il traghetto che parte da Kos impiega circa un’ora a raggiungere il porto di Pothea ma, durante il tragitto, nemmeno per un secondo l’isola mostra la sua dimensione verticale. Tutto è terra di siena bruciata, macchiata di bianco greco a strisce azzurre intorno al porto. Il resto rimane ermetico proprio come le facce dell’equipaggio, immobile e indifferente al meltemi che increspa da sempre il mare e le idee da queste parti. Siamo stati gentilmente invitati dal comune isolano a conoscere e ad accertare le potenzialità di queste presunte straordinarie falesie.

La spedizione è brancaleonica, ma completa: Lo scrittore Andrea Godetti, ufficialmente incaricato del racconto, è accompagnato da un amico indispensabile al supporto etilico; il fotografo Davide Carrari, costretto alla documentazione, è accompagnato dalla bella consorte, indispensabile presenza femminile. Immagine, suo malgrado, necessaria ad ingentilire la maschile e scimmiesca presenza sulle immortalate strapiombanti rocce; alla regia l’unico possibile Luca Gasparini, aiutato da nessuno e nemmeno parente di quello che sembra si aggiri ancora da queste parti cercando casa.

Siamo accolti gentilmente dalle autorità e da squisite triglie di scoglio deliziosamente accompagnate dall’insalata nazionale. Dopo la doverosa acclimatazione al “resinato” (che non è la palestra indoor locale ma il tipico vino greco), il giorno dopo valichiamo l’isola per conquistare definitivamente una solida posizione a Massouri - gentilmene ospitati a Mr P. Economou - sul versante settentrionale. Siamo oltre la metà di ottobre e questa parte dell’isola è praticamente deserta. Davanti e sopra le onde, la sagoma di Telendos sembra allungarsi come un enorme transatlantico all’ancora. Dietro di noi, in alto, a rallentare il melteni del nord una lunga, incredibile, infinita serie di falesie. Una bassa ed intensa luce mediterranea precipita ogni sera nel mare che qui, più che da ogni altra parte, nasconde la storia. La roccia si infiamma di arancio irreale. Corriamo un po’ qua un po’ là storditi dal vento, cercando di possedere tutto quello che c’è da scoprire, immancabilmente sorpresi dalla penombra fra le spine ed il timo selvatico prima del buio.

Kalymnos, arrampicata, Manolo

Il vento riempie le vele della kalymna yachting e ci spinge veloci verso Kos, verso casa, in bilico come sempre fra la malinconia di andare e quella di restare. Forse è solo questo quello che vorrei ricordare della mia prima volta a Kalimnos. Naturalmente ci sono altre cose. La voglia di fare tutte le vie dell’isola, il male alle dita per esserci quasi riuscito. La costante e simpatica e massiccia presenza di “Giorgione” (George Giannikouric) che, con il suo italiano, mi ricordava sempre quant’era vicina la Turchia. Il simpatico arrivo di Toni (Bettella) e Simone (Moro), la meno simpatica “influenza” nepalese portata da quest’ultimo. La fatica di un paese, dipinta sui volti di chi deve pescare pesce e spugne per vivere, una fatica inferiore solo a quella più grande d’emigrare. La stanza del “pensare“ in centro al porto... Il tutto avvolto in un’aria di bonario patriarcato a cui si aggiungeva, infine, l’irreale presenza del nuovo aeroporto.

Sono passati cinque anni, ma anche al buio il traghetto mi sembra lo stesso, come l’odore del mare e la luce delle stelle che vanno e vengono fra le nuvole. Sono di nuovo a Kalimnos con Simone Moro, invitati gentilmente per il Rock climbing festival, nel frattempo l’isola di pietra ha fatto il giro del mondo ed i suoi strapiombi sono stati accarezzati dalle dita più illustri del verticale. E’ quasi l’una di notte quando arriviamo all’hotel Oasis. Massouri, mi sembra irriconoscibile, tutto è ancora aperto e un mondo conosciuto si muove più o meno gesticolando con equilibrio attorno alla birra. Il giorno dopo, il programma è intenso; prima colazione, arrampicate libere, cena e filmati... Le guest stars sono d’eccezione: Liv Sansoz, Daniel Dulac, François Legrand, Dave Graham... altre erano semplicemente in vacanza con la famiglia come il “Gallico” Laurente Laporte o Jackie Godoffe.

I motorini (mezzo più pratico ed economico noleggiabile nell’isola) sono tutti esauriti. Decidiamo così di camminare, nella quiete, conquistando in pantaloncini corti, nella più assoluta ignoranza geografica, il non impegnativo ma spinosamente difeso versante meridionale di Telendos, alla ragguardevole quota di oltre 450m, prima di immergerci in un mare ancora tiepido di fine stagione. Poi, mi sono lasciato andare seguendo senza resistenza il flusso del popolo delle rocce, numeroso ovunque: sui motorini, sulle placche, sui muri, sugli strapiombi, al bar, nei ristoranti, sulle cartoline. Almeno quattro generazioni appese alle dita, ai sogni e un po’ ai ricordi si sono ritrovate in questo piccolo paradiso verticale.

Per quanto mi riguarda credo che tutto sia stato organizzato bene. Grazie Kalotina per questa bella vacanza, grazie George anche per la panna cotta, grazie anche ad Aris che mi ha permesso di essere “ogni giorno in copertina”. Cosa posso aver dimenticato? A sì! ho rivisto con piacere Liz e Nico Mailander che, a quasi sessant’anni, sono arrivati a Kalimnos per arrampicare in kayak sfidando il mare. Il primo uomo sulla Grotta, Andrea di Bari, perso in una proiezione irreale. Un Gianni Battimelli perso anni luce or sono fra il luccichio di una “Montagna Spaccata” vicino a Gaeta, e riperso nell’immenso spazio fra le canne della “Grande Grotta” di Mirties. Non ho avuto modo di conoscere bene Graham perché era appeso “troppo in alto” e perché poi ha perso l’aereo. Insomma, con grande piacere ho rivisto e conosciuto molta gente.

A proposito di difficoltà, credo proprio che ora anche qui non manchi. Il “team Petzl” ha chiodato nuovi ed estremi progetti. E Dulac, dopo il bis mondiale ed europeo, s’è cinto d’olivo in terra olimpica e ha chiodato un nuovo e straordinario settore, aiutato da un intramontabile Guy Abert. Simone, se n’è andato presto portandosi via quella poca pelle che gli era rimasta, ma qualcuno, dalla Sicilia alla Svizzera mi ha sempre gentilmente tenuto la corda. Ho confuso Michel Piola con il più anglosassone degli inglesi... madonna, quanti inglesi hanno comprato un po’ di tutto: bar ristoranti noleggi... Ho visto molti giovani e molte donne scalare, e bene. Ho visto pochi greci farlo e soprattutto nessuno di Kalimnos.

Il simpatico Giorgione, adesso sembra ancora più grande, si è nascosto dietro ad una folta barba ed è diventato prete. Al suo posto c’è “Giorgino” (George Hatzismalis), due baffi di intelligente energia, preoccupati e saldamente legati alla sua isola. Intanto, fra gli spiragli futuri, le spugne stanno soffrendo mentre i giovani, come sempre, sperano che le isole si spostino e gli aeroporti crescano, i vecchi invece giurano che tutta quella gente che scala lo fa solo per cercare un tesoro. Niente è così vero, e quando piove molto forte a volte lungo la spiaggia luccica qualche strana moneta d’oro. A proposito, le triglie sono ancora squisite e la Mithos (che non è una scarpa della Val di Fiemme, ma bensì la birra nazionale) dopo gli strapiombi deliziosamente unica. Correte gente, correte che anche le isole cambiano.
”

testo e foto di Maurizio 'Manolo' Zanolla

Consigli più o meno inutili…
Per arrivare: Aerei con voli diretti a Kos. Uno, per esempio, “per chi è vicino”, parte da Ihnnsbruk e in sole “due ore e mezza atterra a Kos (solo “in stagione”, che normalmente finisce ad ottobre). Questi voli evitano uno scalo ad Atene, con orari quasi sempre assurdi, che talvolta costringono una notte “forzata” a Kos facendo lievitare la spesa sul viaggio, (prezzi permettendo naturalmente).
Per arrampicare: beh! Ormai c’è poco da dire, ma se vi sentite degli stracci e volete in ogni caso fare un 7c a vista, Priapos alla Grande Grotta è la vostra via (almeno finché non sarà drasticamente degradata). Se invece il vostro limite su placca oscilla sul 7a a vista, non affrontate Teufeli davanti alla vostra bella… potreste perdere punti. Jurassic è sempre un po’ lontano ma di qualità e tranquillo. Poeti rimane comodo placcoso e accomodante. Spartacus divertente e vario. Odissea anche di più. Infine per gli arditi: le nuove linee fra Spartacus e Afternoon e i progetti ad Ahri (fino al 9a). Se poi avete voglia di camminare un po’ di più le nuove nate, ad Ocean Dream, sono fra le linee più belle che abbia mai visto.
Per quelli che si dimenticano sempre qualcosa o fanno il bagno con il sacchetto della magnesite a Massouri presso l’hotel Plaza Sophia ha aperto Wild sports un negozio di articoli sportivi.

by Manolo

Kalymnos Festival - report di Aris Theodoropoulos
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foto a sx dall'alto: Kalymnos; la grande grotta (tutte le foto sono di Manolo)



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