Andonno restyling di Severino Scassa

Nella storica falesia di Andonno Severino Seve Scassa ha risistemato una ventina di vie, inclusa la famosa Noia, il primo 8c+ in Italia aperto 20 anni fa. La sostituzione di spit e catene è stato un lavoro faticoso e meticoloso, come ci racconta lo stesso Scassa.
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Severino Scassa nella falesia di Andonno
archivio Severino Scassa

Molte delle vie che ho aperto a Andonno hanno ormai compiuto 17, 18 anni e alcune vanno per i 20: l’età giusta per una richiodatura. È un progetto che mi frulla per la testa da tempo, ma si tratta di un lavoro lungo. Ci va materiale, tempo, voglia: il materiale lo compro, il tempo lo trovo, la voglia l’aspetto. E l’energia giusta arriva a fine ottobre, in quel momento sospeso fra l’autunno e l’inverno, in cui ci si ostina ancora a indossare le scarpette indurite dal freddo mentre chi già rispolvera sci e scarponi. Così eccomi appeso. Spesso e volentieri lavoro da solo, in autoassicurazione, al ritmo di due itinerari al giorno.In solitaria o in compagnia, il restyling ha rimesso a nuovo, nel rispetto della chiodatura originaria, un buon numero di vie. La dove la roccia è più adatta, ho usato i tasselli inox, altrove i fittoni resinati. Gli uni e gli altri gentilmente messi a disposizione dalla ditta Raumer…in cambio di un congruo bonifico! Analogamente, le soste sono state gentilmente offerte a pagamento dalla ditta Fixe.

Le soste sono dotate di catena e anello. Avrei anche potuto mettere quelle col moschettone ma ho preferito l’anello perché dura di più, si consuma in maniera più lenta e più regolare ed è in definitiva più longevo e sicuro: rassegnatevi a far manovra - è comunque molto meglio che calarsi su un rinvio rosicchiato dal tempo e dall’usura.

Durante le operazioni di richiodatura ho tolto tutto il materiale vecchio, ricavandone tra l’altro un gran raccolto di moschettoni penzolanti, alcuni dei quali dotati di ottimi maillon arrugginiti da ferramenta (di diametro otto mm e addirittura da sei mm con un carico di rottura di poche decine di chili), altri con le fettucce lesionate, qualcuno con i moschettoni consumati come torsoli. Trovo che sia un gesto un po’ egoista quello di lasciare tappezzate per secoli la via che si sta provando con i propri rinvii: si costringe il malcapitato che vuol provare lo stesso itinerario a rinviare sul materiale degli altri (che non sai mai da quanto è lì a far da complemento d’arredo alla falesia). Un conto è se si lavora intensamente per un breve periodo su una via: passino allora i rinvii in posto (il maillon in ogni caso è da evitare, finisce per danneggiare piastrine e fittoni in caso di voli ripetuti, senza contare che ferro e inox non vanno mai usati a contatto). Ma se si decora una via come se fosse un albero di Natale per provarla due giorni di seguito e poi lasciarla addobbata e dimenticata fino al ferragosto di due anni dopo le cose cambiano: allora è meglio togliere i rinvii (che comunque si rovinerebbero) e rimetterli alla manche successiva. Tanto con un’estate o un inverno in mezzo chi avrebbe più il coraggio di volare sulla roba che trova in posto? Tra l’altro di solito ci si lascia sempre i rinvii un po’ più vecchi, quelli che “se restano lassù pazienza”… così magari si finisce per scaldarsi sulle vie facili con gli Spirit nuovi fiammanti e per provare i passaggi estremi affidandosi a delle anticaglie stagionate e inaffidabili piazzate lì da chissà chi chissà quando, pensando “boh, speriamo che tengano”.

In ogni caso, il materiale è stato scrupolosamente raccolto e suddiviso in ordinati mucchietti, quindi chiunque voglia venire a recuperarsi i rinvii anteguerra (magari sono un caro ricordo di famiglia) può venire a reclamarli: glieli renderò al volo!

Fra un fittone e un tassello, ho dato anche una ricontrollata a prese e appoggi. Quando capita che si rompano, cerco sempre di riportarli nella condizione più simile a quella iniziale (ri-incollando il pezzo staccato dove possibile, in altri casi riproducendo la presa precedente): se vi resta un appiglio fra le mani o vi cede l’appoggio sotto alla suola, non esitate a contattarmi! Scatterà al più presto l’operazione di ripristino!

Come? Chi me lo fa fare di prendermi questa briga autofinanziata e autogestita?. Mah. In parte la coscienza: oggi posso dire che gli itinerari richiodati sono sicuri, non mi sarei mai perdonato un incidente su una mia via causato dal deterioramento del materiale. Poi c’è l’orgoglio di prendermi personalmente cura di itinerari cui mi sento particolarmente legato (uno su tutti: Noia). E alla fine, raschia raschia, c’è la passione: il chiodatore innamorato di ciò che fa è come il postino - chioda sempre due volte.

Trovate tutte le vie richiodate e le specifiche dei materiali utilizzati nelle news del mio sito www.sevescassa.it
Per la bellezza di: 112 fittoni, 25 soste e relativi 50 tasselli, 53 protezioni complete di tassello e placchetta. Per un totale di 215 fori!!!

Severino Scassa


Note:
Expo.Planetmountain
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www
www.sevescassa.it



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