Sonia Livanos ci ha lasciati, se ne va una grande alpinista e donna

L'alpinista francese Sonia Livanos è spirata ieri, 15 aprile, all'ospedale di Marsiglia all'età di 95 anni. Negli anni '50 e '60 con il marito Georges Livanos formò una delle cordate alpinistiche più forti delle Dolomiti e non solo.
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L'alpinista francese Sonia Livanos
archivio Philippe Brass

Ieri, domenica 15 aprile, Sonia Livanos ha raggiunto l'amatissimo marito Georges, compagno di cordata e di tutta una vita, che ci aveva lasciato nel maggio 2004. Georges Livanos "il Greco" e Genevieve, questo il suo vero nome anche se per tutti lei era Sonia, formavano una delle cordate alpinistiche non solo più famose e forti degli anni '50 e '60 ma anche più simpatiche e trascinanti. Georges, grandissimo arrampicatore formatosi alla scuola rivoluzionaria delle Calanques, era dotato oltre che di una passione travolgente per la scalata e la montagna anche di una verve e di un'umanità straordinarie. Sonia, uno scriciolo di "un metro e cinquanta per 50 chili", aveva una forza d'animo e un amore immenso per il marito che uniti ad una caparbietà e anche ad una notevole bravura, ne facevano non solo una compagna ideale in parete ma anche nella vita. I due, dunque, formavano una coppia davvero ineguagliabile, non solo in parete. Tanto da diventare mitici e amatissimi in Francia ma anche nelle Dolomiti che divennero, soprattutto il Civetta e le Dolomiti del Brenta, il loro terreno privilegiato d'avventura e di vacanza insieme alle pareti di casa, le Calanques. Tra le tante prime salite firmate da Georges e Sonia vanno citate quelle sulla parete ovest (1957) e sullo spigolo NO (1964) della Torre Venezia (Civetta, Dolomiti). Ma anche la prima salita femminile (4a assoluta) di Sonia sulla Vinatzer alla Sud della Marmolada (1952) e sulla Nord della Torre di Valgrande (Civetta). Certo non ci sono dubbi: Sonia e Georges erano alpinisti speciali e la loro cordata ha scritto la storia dell'alpinismo nelle Dolomiti. Ma c'è qualcosa di ancora più certo: Georges e Sonia erano persone speciali. Sonia aveva un sorriso, una forza e una gentilezza che è difficile dimenticare. Anche a distanza di molti anni...

Un pomeriggio con Georges e Sonia Livanos (di Vinicio Stefanello)

Dall'alto, Marsiglia appare scolpita di luce sullo sfondo di un mare brillante. E’ una liberazione: dopo tanta autostrada, e tanta pioggia, la città di "Le Grèc" e di Sonia non poteva dedicarci miglior sorriso. Novembre 2003, stiamo per far visita a Georges, appunto il "Greco", e a Geneviève (per tutti Sonia) Livanos, la coppia di alpinisti più celebre degli anni ’50 e '60. Abbiamo letto le loro storie, sappiamo delle salite… ora suoniamo il campanello del loro appartamento, in un bianco (e un po’ anonimo) condominio della Marsiglia "alta". Subito siamo accolti come vecchi amici. Sonia ha gli occhi intelligenti, attenti, tutti per Georges, per il compagno di una vita.

"Sonia ha fatto le grandi salite con noi. Era un altro passo della mia avventura" dice Georges. Lui è sornione, allegro, sempre pronto alla battuta, e gli s’accende una scintilla quando parla d’arrampicata, pareti, Dolomiti. Così inizia un pomeriggio di chiacchiere, ricordi e risate. Una conversazione (con pasticcini) senza tema e fretta, quasi senza tempo. Georges Livanos è stato uno dei più forti arrampicatori della sua epoca, senz’altro tra i più dotati, anche d’ironia, e auto-ironia, di "humor" come dice lui. Classe 1926, marsigliese di famiglia greca, ha iniziato prestissimo ad arrampicare: "Mi hanno sempre presentato come un arrampicatore delle Calanques" ci racconta "ma ho iniziato a Chamonix, a 13 anni, su una cima molto facile.". Alpinista o rocciatore, dunque? "Arrampicare mi piaceva quando ero ragazzo. Dopo però ho sempre cercato l’avventura, desideravo essere un alpinista vero e, possibilmente, uno dei migliori: i giovani vogliono sempre essere dei campioni!".

La prima volta sulle Dolomiti? "Sulla Cassin alla Ovest di Lavaredo: allora era l’unica via della parete e la nostra (ero con un tedesco) fu la decima ripetizione. Ero molto allenato, ma certo anche molto impressionato: era molto difficile, non tanto per i passaggi ma per l’insieme e l’ambiente. Il mio compagno mi disse che mi mancava un po’ di audacia per essere un grande arrampicatore… Ho pensato: forse la forza delle braccia è poca, ma aiutandola con l’audacia posso diventare un grande arrampicatore!".

E lo stile Livanos? "Per me contava la riuscita dell’impresa: arrivare in cima." Libera o artificiale? "Se c’era bisogno di artificiale la facevo… ero molto buono in artificiale, e in libera non ero poi tanto cattivo. Ogni tanto mi succedeva anche di mettere un chiodo, in certi passaggi dove non era poi tanto necessario. Beh, non la consideravo una cosa così importante come arrivare in cima in buono stato, o come ritornare al rifugio, in ottimo stato, per bere un buon bicchiere di vino!" Finalmente un po’ di alpinismo solare, mi viene da esclamare. "Oui, facevo dell’alpinismo "calmo", anche se superavo delle grosse difficoltà, anche se non sono mai sceso da una via." continua Georges nel suo buonissimo italo-francese, e continua: "Guardavo all’insieme della via, all’esperienza complessiva, non al singolo passaggio. D’altronde, io al ristorante prendo sempre il menù completo!"

Ogni battuta ci strappa un sorriso, una risata e la prima è sempre quella del Greco. "Affrontavamo l’alpinismo con humor. Magari non in parete, ma dopo, quando raccontavo le mie salite, allora il mio sguardo si faceva un po’ distaccato - come ho fatto nel mio libro "Al di là della verticale". Un raffronto "distaccato" tra l’alpinismo del Monte Bianco e quello delle Dolomiti? "A Chamonix è un po’ come nelle Calanques: si andava al bar, si mangiava, si beveva, si fumava, e poi qualcuno chiedeva: "Domani cosa facciamo?". Ah, andiamo là. Allora si partiva con il trenino, si faceva la salita… poi si ritornava ancora al bar, a fumare, a bere… Noi, io e Sonia, in Civetta, o nelle Dolomiti del Brenta, restavamo un mese intero sempre su in montagna, in rifugio. Abbiamo conosciuto anche dei boscaioli, dei pastori, siamo diventati amici. Eravamo in vacanza e ci piaceva stare in montagna…" Ecco, com’erano le lunghe permanenze in rifugio? "Stavamo bene in rifugio. Si parlava un po’ con l’uno, un po’ con l’altro. Poi, però, veniva sempre il momento della partenza per qualche parete… Era il momento, come diceva quel tale, in cui: minacciava il bello!".

E i ricordi? "Mi vengono in mente le vie. All’inizio il Gran Charmoz, non difficile, ma un’avventura originale perché non ero abituato a quel terreno. Poi, la Cassin alla Cima Ovest di Lavaredo, il primo contatto con le Dolomiti. Poi sicuramente la Cima Su Alto in Civetta: Soldà l’aveva definita il più gran problema delle Dolomiti, così sono andato a vedere. Dura era dura, ma nessun passaggio ci ha creato problemi: si avanzava tranquilli. Il mio amico (Robert Gabriel nda) era molto forte, eh, molto forte mentalmente, e anch’io non ero poi tanto debole… Poi ricordo anche altre belle salite: qualcuna l’ho fatta, eh... Ma della montagna mi piaceva tutto. Tutto nell’insieme"

Sì, è piaciuto anche me questo pomeriggio, in tutto. Ho rivissuto la grande passione di Georges, forse anche lui l’ha rivissuta quando ci parlava del suo lavoro, della sua vita, senza rimpianti: "Lavoravo ogni giorno. Ma non ho mai lavorato bene perché avevo la testa lì, sulla montagna! Pensavo solo ad arrampicare. Sì la mia vita è stata bella perché ho potuto andare in montagna, perché ho conosciuto tanta gente interessante…". Usciamo leggeri, felici, e quando montiamo in macchina diamo un ultimo sguardo alla terrazza dei Livanos: Georges e Sonia, sorridenti, ci fanno ciao con la mano. Ecco dopo tanti mesi, dopo che Georges ci ha lasciato per sempre, ripenso a quel saluto con tenerezza. E’ stato un bel regalo! Adieu Georges, grande uomo dall’immenso cuore, à bientôt Sonia!

Vinicio Stefanello (Alp 2004)

Alcune delle salite importanti di Georges e Sonia Livanos
1951 - Torre di Valgrande (Civetta), parete nord, 4a salita e prima femminile (con Robert Gabriel)
1952 - Punta Rocca (Marmolada), parete sud, via Vinatzer, 3a salita e prima femminile
1956 - Torre da Lago parete Nord Ovest, prima salita
1957 - Torre Venezia (Civetta), parete Ovest, prima salita
1963 - Cima de Gasperi parete Nord, prima salita (con Bepi de Franchesch, Jean Belleville, Maurice Negri e Jacques Martin)
1964 - Torre Venezia (Civetta), spigolo Nord Ovest, prima salita (con F.R. Raybaud)
1968 - Cima dell'Elefante, parete Sud, prima salita (con Marc Vaucher e Jean Max Bourgeois)
1971 - Su Alto (Civetta), via Livanos, ripetizione 20 anni dopo la prima salita di Georges Livanos e Robert Gabriel nel 1951




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