Shark's Tooth in Groenlandia by fair means, il racconto di Matteo Della Bordella

Il report di Matteo Della Bordella della prima salita di The Great Shark Hunt (900m, 7b+), la nuova via sullo Shark's Tooth in Groenlandia aperta a-vista ed in un'unica soluzione lo scorso agosto insieme a Silvan Schüpbach e Christian Ledergerber. Una grande avventura tra kayak (usati per raggiungere e tornare dalla parete), isolamento totale, grande arrampicata e incontri ravvicinati con un'orsa polare.
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Matteo Della Bordella, Christian Ledergerber e Silvan Schüpbach in vetta allo Shark's Tooth dopo l'apertura della loro nuova via The Great Shark Hunt (900m, 7b+, 08/2014)
archivo Matteo Della Bordella

Kayak e arrampicata. Una combinazione interessante. Un’ idea di avventura che mi ha sempre incuriosito. Una decina di anni fa lessi il libro di Stefan Glowacz, in cui raccontava delle sue spedizioni "by fair means", in luoghi remoti come la Groenlandia, l’isola di Baffin o il Canada. L’idea di affrontare una spedizione del genere, con l’obiettivo di salire una parete mai scalata è sempre stata un sogno nel cassetto, che mi sono sempre chiesto se mai un giorno sarei riuscito a realizzare.

In realtà il sogno non era necessariamente unire kayak ed arrampicata, il sogno era trovare un posto poco esplorato, una parete bella ed impegnativa mai scalata e il poter vivere un’avventura che andasse anche oltre l’aspetto alpinistico.

Come spesso accade l’occasione è arrivata quasi per caso: Silvan Schüpbach e Christian Ledergerber (Laddy) erano già stati sulla penisola di Renland due anni prima per scalare l’impressionante Mirror Wall e durante il rientro avevano visto e fotografato lo Shark's Tooth e la sua parete Nord Est. Sebbene la cima di questa montagna fosse già stata raggiunta da un team russo (Ruchkin and Mikhaylov) nel 2011 per la cresta Nord, la parete principale non era mai stata scalata. Così Silvan e Laddy hanno pensato di ritornare per scalare questa parete e non finirò mai di ringraziarli per aver coinvolto anche me in questo progetto.

Prima di partire sapevamo di avere davanti un’occasione unica o quasi, un regalo, un privilegio raro. Una parete fantastica, alta 900 metri, di granito perfetto, ancora vergine nel 2014 e un territorio selvaggio ed incontaminato come quello dello Scoresby Sund fjord e della penisola di Renland, sapevamo essere due elementi che non capita di trovare tutti i giorni o in tutte le spedizioni. Volevamo sfruttare questa grande occasione al meglio. Volevamo adottare uno stile che fosse il più pulito possibile e che ci permettesse un confronto ad armi pari con questa parete e con l’ambiente in cui si trova.

Da qui l’approccio "by fair means" e la pazza idea del kayak. Per chi non lo sapesse il kayak fu inventato proprio dal popolo Inuit, i primi kayak erano fatti di pelli di animali e legno e il nome kayak in lingua Inuit significa letteralmente "barca degli uomini". Ma aldilà di questa nota antropologica, per noi tutta la parte in kayak era un grosso punto di domanda. Nessuno di noi 3 era mai andato in kayak e non nascondo che per me il fatto di salire per la prima volta su un kayak ad aprile e 4 mesi dopo partire per questa spedizione è stata una bella sfida da raccogliere, ha significato mettersi in gioco su un terreno nuovo e decisamente al di fuori della mia (e nostra) "zona di comfort".

Ittoqqotoormiit, questo paese dal nome impronunciabile, in cui vivono 400 persone, è l’ultimo insediamento umano sulla costa Est della Groenlandia. A dir la verità tutta la costa Est della Groenlandia è decisamente selvaggia e poco abitata, basti pensare che il paese più vicino si trova a 1200km di distanza, e che il mare resta ghiacciato per circa 9 mesi all’anno. Una zona lontana e poco ospitale, considerata "out" perfino dagli Inuit stessi, che ci hanno raccontato che la parte Ovest della Groenlandia è molto più ricca, attiva ed abitata e che qui non ci vuole stare nessuno.

Il 6 agosto, siamo partiti da qui e dopo 7 giorni e circa 210 km a pagaiare in mezzo a bellissimi, ma talvolta inquietanti, iceberg e foche siamo approdati sulla penisola di Renland. Ma sebbene il kayak abbia aggiunto qualcosa in più a questa spedizione è la parete dello Shark Tooth che ha riservato le soddisfazioni maggiori. Perché trovarmi sotto una parete di queste dimensioni ed avere la possibilità di scegliere la propria linea era qualcosa che non mi era mai capitato. Eravamo tutti d’accordo sul fatto che trovare una linea per salire in libera nel mezzo di questo impressionante muro verticale e strapiombante fosse il nostro obiettivo.

Alla fine ci sono voluti 3 giorni per scalare questa parete. Dopo una parte iniziale di placche sporche siamo subito entrati nel cuore della via; la roccia non era solidissima perché la parete strapiombante faceva sì che la prima parte non si bagnasse mai, ma abbiamo sempre creduto nel nostro progetto e pian piano ci siamo fatti strada tra strapiombi, placche e fessure. In più occasioni ho pensato che ci saremmo dovuti arrendere all’artificiale per via della roccia o per alcuni tratti lisci a collegare le due fessure, ma alla fine con un po’ di coraggio, decisione e fortuna abbiamo sempre trovato la soluzione in libera e nessuno è mai caduto.

La sera del secondo giorno, dopo aver superato le maggiori difficoltà abbiamo trovato uno spettacolare posto da bivacco, una nicchia simile a quella che si trova sulla via Attraverso il pesce in Marmolada, in realtà un po’ meno comoda, anche se con la portaledge non abbiamo avuto problemi. Il terzo giorno la roccia è notevolmente migliorata e seguendo un perfetto sistema di fessure e diedri abbiamo raggiunto la cima.

Abbiamo tutto il tempo di goderci questo momento fantastico. Noi 3 soli in questa immensa valle, in cima alla parete dei nostri sogni. Ripensandoci il carattere della via, le difficoltà e la lunghezza sono molto simili alla famosa via Attraverso il pesce, anche se lo stile di arrampicata è completamente differente e la roccia è meno compatta. Grazie al fatto che abbiamo effettuato la discesa per la via dei Russi, siamo riusciti a lasciare pochissimo in parete, solo 2 spit: uno per permettere ai secondi di effettuare il traverso verso il secondo bivacco e l’altro nella nicchia per appendere la portaledge. Mi piace pensare che chi arriverà dopo di noi avrà ancora la possibilità di confrontarsi con questa parete, praticamente ad armi pari e così come l’abbiamo trovata noi.

E' incredibile quanto ancora ci sia da fare in questa valle. Quante pareti e quante montagne ci siano ancora da scalare. Dopo aver scalato lo Shark Tooth, che era il nostro obiettivo principale della spedizione, pur sapendo che il rientro con il kayak sarebbe stato lungo e faticoso non siamo riusciti a trattenerci e abbiamo portato a segno altre due salite: la via di roccia Oasis e la via "normale" a quella che forse è la montagna più estetica della zona, che abbiamo battezzato "Daderbrum".

E' arrivato poi il momento di rientrare alla base. Sebbene i kayak, adesso più leggeri, fossero nettamente più veloci che all'andata il tempo ci ha messo del suo, rallentandoci con il vento e infastidendoci con la pioggia.

L'ultima notte troviamo riparo in una casa abbandonata a circa 25 km da Ittoqqotoormiit e proprio qui arriva la sorpresa finale. Verso le 5 di mattina Laddy sente dei rumori all'esterno; nonostante la mente ancora annebbiata dal sonno, gli ci vogliono solo pochi secondi per realizzare che si tratta di un orso polare! Intrappolato nel sacco a pelo Laddy inizia ad urlare. Intanto l'orso, aprendo due porte rimaste socchiuse è entrato nella nostra stanza e si trova ora a meno di un metro da Laddy e a circa due metri da me, che in una frazione di secondo passo dal beato sonno all'essere sveglio ed iperattivo. Iniziamo a fare più rumore possibile per scacciare l'orso, io batto un tavolo sul pavimento e anche Silvan arriva a darci una mano. Per fortuna il nostro tentativo disperato ha successo e l'orso si allontana ed esce dalla nostra capanna con qualche grugnito.

Povera orsa, che battezziamo Berta, non si deve essere sentita tanto benvenuta in casa nostra! E pensare che aveva anche educatamente bussato alla porta...
E’ stata per me la spedizione più originale, avventurosa e completa da quando ho iniziato a viaggiare per scalare al di fuori delle Alpi…tutto sommato anche nel 2014, un po’ di spazio per esplorare e fare qualcosa di nuovo e diverso c’è ancora!

di Matteo Della Bordella

Ringraziamenti: Ragni di Lecco, adidas Outdoor, Comune di Varenna, Sport Specialist, Kong, Bach, Rainbow kayak, Adidas eyewear

LE VIE
Shark Tooth parete Nord Est
The Great Shark Hunt

900 m, 25 tiri, 7b+
Prima salita: onsight M. Della Bordella, C. Ledergerber, S. Schüpbach 16-18 Agosto 2014

El gupfi
Oasis

600 m, 15 tiri, 7a
Prima salita: M. Della Bordella, S. Schüpbach 22 agosto 2014
Daderbrum
1800 m (calcolato dai piedi del ghiacciaio), 4+, 60 gradi
Prima salita: M. Della Bordella, C. Ledergerber 27 agosto 2014
Prima salita della montagna
Risveglio con Berta
E15 R/X 2m, 400kg
Prima salita: M. Della Bordella, C. Ledergerber, S. Schüpbach 5 settembre 2014


Note:
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