Pavol Rajcan e il Tetto del Re nei Monti Tatra

Il racconto di Pavol Rajcan della prima salita invernale e prima libera della via Královský previs, il Tetto del re, sulla parete Ovest del Pysny stit, Monti Tatra.
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Pavol Rajcan durante la prima libera invernale della via Královský previs, il Tetto del re, sulla parete Ovest del Pysny stit, Monti Tatra.
archivio Pavol Rajcan

Ogni tanto qualche bella salita sfugge dalla nostra rete e questa, degli slovacchi Pavol Rajcan e Pavol Sulak effettuata nel marzo del 2013, è una di quelle che purtroppo non siamo riusciti ad afferrare. Vale la pena riprenderla in mano perché è una realizzazione di tutto rispetto, non solo per gli Alti Tatra. Si tratta della prima libera e allo stesso tempo anche della prima invernale della via Královský previs, il Tetto del re, sulla parete Ovest del Pysny stit. Un viaggio di 300m aperto il 30 giungo 2002 dall'attivissimo Pavol Jackovic (oltre 1000 vie salite negli Alti Tatra di cui quasi 150 prime in 30 anni di attività) assieme a Miroslav Mrava, con difficoltà fino al VII e all' A4 in artificiale. Prima della libera del marzo 2013 effettuata con Pavol, Rajcan aveva provato la via due volte in precedenza, una volta nel 2010 ed una nel 2012. Vale la pena notare che il grado proposto - M12 - e il fatto che sia completamente senza spit, fanno sì che si proponga come una delle vie di drytooling più difficili al mondo protetta in maniera tradizionale.


IL TETTO DEL RE di Pavol Rajcan

Il nome Tatra, il gruppo montuoso al confine tra la Polonia e la Slovacchia, ha sempre evocato tra gli alpinisti con maggior familiarità e frequentazione degli ambienti alpini più vicini e noti, un misto di timore e deferenza.

La ragione va ricercata, probabilmente, nella consapevolezza – più o meno diffusa – che queste aspre cime costituiscono, in particolare nel periodo invernale, un ambiente severo e selvaggio: esse hanno storicamente rappresentato una straordinaria scuola di formazione per generazioni di "alpinisti dell’est" (un po’ quello che ha rappresentato il Ben Nevis nella tradizione alpinistica scozzese). Ciò ha reso possibile che un gruppo di arrampicatori caparbi ed instancabili, forti delle esperienze maturate in questa scuola naturale, abbiano successivamente affrontato, con notevoli successi, le più importanti pareti del mondo.

I Tatra, d’inverno, sono questo. Accessi remoti, temperature che, quando non nevica, scendono costantemente ad oltre meno venti gradi, bufere. Le finestre di tempo accettabile o relativamente accettabili sono, d’inverno, molto rare.

Questo resoconto è la cronaca di una grande realizzazione compiuta da due giovani alpinisti slovacchi, Pavol Rajcan e Pavol Sulak che, superando in prima invernale questi 300 metri di parete – interamente con tecniche di dry-tooling/misto, hanno probabilmente compiuto una delle ascensioni più difficili al mondo di questo tipo.

Già il grado proposto M12 da l’idea del tipo di difficoltà incontrate dai due fortissimi arrampicatori. La lunghezza tecnicamente più spettacolare, posta a circa metà via, è proprio quella che supera il gigantesco tetto di 20 metri che dà il nome alla via stessa. Pavol Rajcan ha superato in libera questa lunghezza sfruttando un’esile fessura che solca il tetto, grazie a funambolici incastri di piccozza e assicurandosi in modo tradizionale.

I successivi tiri di corda, che si susseguono su un terreno verticale ed a tratti ancora strapiombante, hanno poi rappresentato una sfida estrema, oltre che fisica, per i nervi e la loro capacità di autocontrollo. Lungo tutta la via, la roccia offre scarse, se non nulle, possibilità di piazzare ancoraggi di protezione. In particolare sulla lunghezza di corda che segue il tetto, si trova solamente un vecchio spit arrugginito assolutamente insicuro, dal quale ci si deve allontanare salendo una placconata per una decina di metri di arrampicata estremamente psichica, caricando gli attrezzi con il fiato sospeso, con la corda che penzola libera al vento senza nessuna protezione che la trattenga.

Pavol Rajcan non è nuovo ad imprese caratterizzate dall’estremo impegno psichico e fisico. L'impegno complessivo, fisico e mentale, che ha caratterizzato questa realizzazione, si traduce, sul piano conciso delle valutazioni tecniche, con il grado M12 proposto da Rajcan. Grado che rappresenta un valore assoluto per un’ascensione multipitch in ambiente alpino. Tale valutazione è stata da lui ponderata in base alla sua recente attività con gli attrezzi, attività che – solo per ricordare alcuni hit – comprende:

Marzo 2012: nuova via sul Sassolungo (Dolomiti) "Cold Fusion" (7-, M8, W15+) 1000 mt. Aperta con Wolfgang Hell in 2 giorni in stile trad;
Febbraio 2013: Vallelunga (Val Gardena) via "Senza Piombo", la prima via di grado M10 (in stile clean) aperta da Alfred Leichtfried, che Pavol Rajcan ha ripetuto on-sight;
Febbraio 2013: ripetizione di "Bafomet" M14 (M13+) in Polonia, una via in una profonda grotta totalmente buia, dove è ovviamente essenziale l’uso del frontalino anche in pieno giorno.

Pavol Rajcan desidera ringraziare gli sponsor che lo hanno sostenuto in tutta la sua attività: Mountain Spirit Bolzano, Slovak Moutaineering Union JAMES, Singing Rock, Grivel

Note:
Expo.Planetmountain
Expo Grivel
www
www.pavolrajcan.com



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