Partenza per il Lhotse del team Meroi-Benet

Il 5/04 è partita per il Lhotse la spedizione composta da: Nives Meroi, Romano Benet, Luca Vuerich, Alessandro Di Lenardo, Erri De Luca, Walter Stroppolo e Marina Vuerich.
Ormai è tempo di partenze per l'Himalaya, soprattutto per gli ottomila della zona nepalese-tibetana. E' di ieri, ad esempio, l'imbarco per Kathmandu dell'esperto team composto da Nives Meroi, Romano Benet, Luca Vuerich e Alessandro Di Lenardo, a cui si sono uniti - per il loro "battesimo" nell'aria sottile dell'altissima quota - anche lo scrittore (e climber) Erri De Luca e i tarvisiani Walter Stroppolo e Marina Vuerich.

Protagonista della spedizione sarà il Lhotse, quarta montagna per altezza della terra, conosciuta anche come l' "Alabardiere dell'Everest", vista la vicinanza alla più alta vetta del mondo. L'obiettivo del gruppo è raggiungere gli 8501m della vetta principale, seguendo la classica via percorsa nel 1956 dai primi salitori, gli svizzeri Luchsinger e Reiss, lungo il versante Nord-Ovest della montagna.

Com'è nello stile del gruppo la spedizione si propone di salire in vetta senza l'ausilio di ossigeno, portatori d'alta quota e campi fissi. Ossia nello stile alpino veloce che ha sempre contraddistinto il team dei tarvisiani che, come molti sapranno è un abituè degli 8000. L'anno scorso, infatti, Nives Meroi, Romano Benet e Luca Vuerich sono stati protagonisti della velocissima salita in successione di Gasherbrum I , Gasherbrum II e Broad Peak (8.047m), il tutto in 20 giorni complessivi dalla prima alla terza vetta. Nives Meroi dal canto suo ha all’attivo 6 ottomila (Broad Peak, Gasherbrum I, Gasherbrum II, Nanga Parbat, Shisha Panama e Cho Oyu).

Resta da dire che il “programma estivo” per Nives Meroi, Romano Benet a Luca Vuerich prevede, dopo il Lhotse, un veloce trasferimento (presumibilmente nei primi giorni di giugno) sul versante Nord del K2, dove i due si uniranno al gruppo della spedizione “K2 1954 – 2004” che tenterà la salita della via dei giapponesi. Non c’è dubbio, dunque: per loro sarà davvero un intenso periodo, lungo 5 mesi!


PRIMA DI PARTIRE

“Nives volevo salutarti prima della partenza, come va?”. “Sto lottando con il saccone, e come sempre supera il peso per l’imbarco…”. Forse l’ho beccata proprio nel momento meno adatto per scambiare due chiacchiere con un alpinista: la preparazione del bagaglio per una spedizione. Me l’immagino, la Nives, assorta in mezzo ad attrezzatura e vestiario, indecisa sul cosa tenere e cosa eliminare. I dubbi sul cosa portare assalgono tutti, sempre!

Non è insomma il momento per chiedere informazioni, e tanto meno per un’intervista. Ma per Nives, forse non fa molta differenza, fa parte di quegli alpinisti che non amano molto parlare prima della spedizione: molto meglio parlare dopo, comunque sia andata. Così, mentre lei continua a togliere e mettere il materiale nel saccone, la conversazione prosegue a ruota libera. “Il primo progetto era di andare al Manaslu” mi racconta “era un bel giro, in un ambiente straordinario, ma le difficoltà, che potevano nascere dai gruppi di guerriglieri che attualmente operano in quelle zone, ci ha fatto propendere per il Lhotse”.

Potrete vedere da vicino l’Everest, le butto lì, “Sì, saliamo per la via normale fino al Colle Sud, sulla stessa via che porta in cima all’Everest, poi c’è da affrontare l’ultimo canale per arrivare in cima al Lhotse: il vero problema della salita è tutto lì ”. Come sempre siete una sorta di task force, tra amici... “E’ così che ci piace!”, mi risponde”.

Poi, però, dopo il Lhotse, tu e Romano dovrete far ritorno a Kathmandu e volare verso il K2... “Ah, il k2” mi risponde pronta. “Faremo il solito viaggio con i cammelli, poi i 25 chilometri di ghiacciaio, poi installeremo il campo base… Ah, K2 da nord, è bellissimo!” Ora di colpo mi sembra assorta in qualcosa di diverso dai bagagli: “Da nord è proprio un colpo di fulmine, bello! Sono passati 10 anni da quando abbiamo tentato la salita...”

Sì, ora è proprio assorta come può esserlo solo un’alpinista che pensa alla “sua” montagna. “Non c’è 'traffico', e continua: “E’ una parete esteticamente straordinaria... Forse ci sarà solo un’altra spedizione oltre la nostra. sarà fantastico.”. Si sente: il suo è proprio il bisogno per un alpinismo 'appartato', che ama star lontano dalla 'ressa'. Un’ultima cosa, le chiedo, che augurio ti devo fare? “Inshiallah...”, mi risponde.

di Vinicio Stefanello
Himalaya, spedizione Lhotse perMeroi, Benet
Nives Meroi ha salito 6 ottomila: Broad Peak, Gasherbrum I, Gasherbrum II, Nanga Parbat, Shisha Panama e Cho Oyu, tutti senza ausilio di ossigeno supplementare.

Il massiccio del Lhotse è formato da tre cime, tutte superiori agli ottomila metri, allineate in direzione nord-ovest-sud-est: la cime principale (8501 mt.), la cima intermedia (8400 mt.) e la terza cima, il Lhotse II o Lhotse Shar (8383 mt.).


Himalaya, spedizione Lhotse perMeroi, Benet
Romano Benet e Luca Vuerich.


arch. news Nives Meroi




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