Nostradamus: una via misteriosa nel cuore delle Aiguilles

Il 19 luglio scorso le guide alpine Matteo Giglio e Riccardo Olliveri hanno ripetuto in giornata uno storico itinerario di Michel Piola sul versante nord dell'Aiguille des Pélerins (Monte Bianco), inspiegabilmente ripreso molto di rado.
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Uno degli ultimi tiri difficili
Riccardo Olliveri
Nostradamus (650 m, ED, 6c+ max, 6b obbl.) è una via aperta in tre giorni da Michel Piola e Pascal Sprungli, dal 9 all'11 Agosto 1980. Non conta molte ripetizioni, principalmente per il fatto di trovarsi all'ombra in pieno versante nord e perché non si hanno informazioni precise in merito. Eppure avendo l'accortezza di scegliere una giornata calda è possibile arrampicare su belle placche di granito... neanche banali... e neanche troppo all'ombra. La veloce ripetizione di Matteo Giglio e Riccardo Olliveri offre lo spunto e l'opportunità di avere maggiori info su questo misterioso gioiello nascosto nel cuore delle Aiguilles.

NOSTRADAMUS di Riccardo Olliveri e Matteo Giglio

Riccardo Olliveri. Nella corsa iniziata quasi quindici anni fa alla ripetizione di tutte le vie relazionate sulla guida “Monte Bianco anni ‘90” di Giovanni Bassanini, è toccato recentemente a Nostradamus.
Da tempo aspettavamo il momento per questa via che conta proprio poche ripetizioni e che ci ha sempre incuriositi e lasciati un po’ interdetti per quel tiro di 6c+ che Giovanni diceva esser obbligatorio e protetto da spit vetusti e arrugginiti, consigliando di aggiunger qualche chiodo!
Nostradamus è stata una via che ha segnato un po’ la storia del Bianco, Piola stesso scrive che i due spit (se così possono essere chiamati... vedi foto) utilizzati durante la loro ascensione possono esser l’inizio di un nuovo modo di attrezzare le vie sul massiccio, con le protezioni per i movimenti di arrampicata libera e non più per la salita di passaggi in artificiale. Una profezia insomma, in perfetto stile Nostradamus!
L’origine del nome, come racconta Piola, è legata proprio ad una previsione che avevano fatto, di potenziali aperture sul Bianco, della quale nessuno si sarebbe aspettato tanto, in quella nuova era d’oro dell’esplorazione alpinistica…
La nostra decisione è stata quella di provar a ripeter la via in giornata anche se non abbiamo osato presentarci senza chiodi e martello, che poi si sono rivelati solo peso aggiunto! L’itinerario è comunque molto complesso e di non semplice intuizione, abbiamo infatti perso molto tempo a girovagare in cerca dei passaggi corretti.
L’insieme delle relazioni dell’ apritore e di Bassanini (incluso il commento scritto) alla fine ci ha permesso di percorrere correttamente l’itinerario originale; nella scheda tecnica aggiungo qualche nota che, integrata alle relazioni sopra citate, potrà magari esser d’aiuto.
La via è nel complesso interessante ma assomiglia più ad una grande course che una delle moderne. Quasi tutte le soste sono attrezzate a chiodi e nuts e una discesa dalla parete, oltre a non esser attrezzata, risulterebbe molto scomoda. Bisogna inoltre considerare che l’avvicinamento prevede la salita su un tratto di ghiacciaio e la discesa, versante Aiguille du Midi, termina in un canalone innevato: sono pertanto indispensabili i ramponi.

Matteo Giglio. Si può attribuire un valore storico ad una via di roccia aperta solo trent’anni fa? Nel caso di Nostradamus direi proprio di sì... e lo ammette anche il primo salitore in persona, Michel Piola. Questo itinerario è inequivocabilmente il precursore di tutte le vie moderne aperte sul granito del Monte Bianco. Durante la prima ascensione, infatti, M. Piola e P. Sprungli si sono trovati di fronte ad una placca compattissima che interrompeva per una quindicina di metri il sistema di fessure che stavano percorrendo. Con l’ausilio di due archeo-spit (vedi foto)  - piantati in due sezioni differenti - hanno superato l’ostacolo e sono usciti in vetta lungo una via di grande purezza, che obbliga però ad un’attenta lettura della conformazione rocciosa per non sbagliare direzione. Trovando poco materiale in posto (a volte neanche le soste), non è facile seguire il  giusto percorso, benché il topo di Piola sia preciso come al solito.
Riccardo ed io abbiamo percorso la via in poco meno di 9 ore dall’attacco fino in vetta... impiegando circa 11 ore per l’andata e ritorno dal Plan de l’Aiguille: piccola dimostrazione che la via è fattibile in giornata con la prima funivia e senza perderla al ritorno! Ovviamente cercando di perdere meno tempo possibile...

Matteo Giglio ringrazia: Blue Ice, Camp-Cassin, Edelweiss, Montura, Salice, Scarpa
Riccardo Olliveri ringrazia: Edelweiss, Grivel, Montura, Salice, Scarpa

SCHEDA NOSTRADAMUS



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