Les Aiguilles du Vallonasso, 3 nuove vie

Tre proposte per altrettante vie nuove aperte da Elisabetta Caserini, Andrea Mantero e Fabio Vivalda su Les Aiguilles du Vallonasso (Ubaye, Francia).
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Andrea Mantero sul diedro del 3° tiro di Vi.Man.Ca sulle Aigulles du Vallonasso
Fabio Vivalda

Tre vie: “Belin!” (300m, 6b+ e A0, 6a obbl.), Vi.Man.Ca. (280m, 6c e A0, 6a+ obbl.), Jolie Lucrezia (220m, 6b+, 6a obbl). Una parete in terra francese, quella delle sconosciute Aiguilles du Vallonasso poste tra il Monte Vallonasso e il Sautron nell'Ubaye. Un posto splendido, appena aldilà con il confine italiano, che promette di riconciliarvi con il piacere dell'arrampicata.

UN'AVVENTURA LUNGA 6 ANNI: LES AIGUILLES DU VALLONASSO
di Elisabetta Caserini

Come spesso accade in alpinismo, le casualità e una semplice telefonata aprono nuovi orizzonti. Nell’ormai lontano 2005, lo squillo del telefonino e poi la voce di Fabio Vivalda, diedero inizio a questa avventura: ”Hey Betty, io e Andrea Mantero dobbiamo finire una via in Ubaye, in Francia… Avresti voglia di venire con noi?” Eh sì, come spesso capita i 2 avevano bisogno di un “terzo” per dividere meglio i pesi da trasportare!

Ovviamente non si trattava solo di necessità di “trasporto”... con Fabio era nata da poco una bella amicizia e la sua sensibilità lo portò ad alzare la cornetta del telefono; sapeva molto bene quanto io fossi innamorata della montagna e dell’alpinismo. In fondo avrebbe potuto chiamare qualsiasi altro alpinista di sua conoscenza, ma scelse proprio me; io non esitai neanche per un attimo e accettai con grande orgoglio. Fu così che iniziai una nuovissima esperienza, quella della chiodatura, dell’apertura di nuove linee sulla roccia, scoprendo un posto nuovo e davvero meraviglioso.

E’ stato Fabio a scoprire “Les Aiguilles du Vallonasso” (da lui così nominate, dato che sulla carta non hanno nome), guglie di solido calcare, collocate in Francia (Ubaye) tra il Monte Vallonasso e il Sautron, nei pressi del Colle della Maddalena, sopra l'abitato di Larche; insieme a Gianfranco Ghibaudo, nel 2004, iniziò a chiodare 3 tiri della la prima via, lasciata poi in abbandono. Si tratta di un posto davvero incantevole, sperduto fra montagne e praterie, raggiungibile con non meno di 1h 30min di splendida e appagante camminata.

Ma torniamo all’ormai lontana estate del 2005 quando, carichi come muli siamo partiti per andare a terminare la via iniziata da Fabio e Andrea; il fatto di essere una donna non mi aveva certo risparmiato del peso e con i nostri zaini giganti abbiamo raggiunto la parete. Molti sono i ricordi indelebili di tutta l’avventura, ma in particolare mi sono rimasti impressi il gran freddo che tutti e tre, indistintamente, abbiamo preso in parete alle soste mentre chi era davanti chiodava, e le grasse risate mentre “u Mantero” in sosta mi abbracciava per scaldarmi dicendo: finalmente... dopo tutti 'sti anni in montagna solo con delle “barbe”! E Fabio, mentre era il turno di Andrea a chiodare lo prendeva in giro dicendogli, in dialetto ligure: “U Mantero, u ciu forte alpinista de Zena... “ Poi i miei amici, oltre a farmi “cammalare” del gran peso di materiale mi hanno anche concesso l’onore di chiodare gli ultimi 2 tiri di quella che è diventata la prima via, cioè “Belin!”, quale nome migliore per riassumere una simile esperienza?!

Nel 2006 siamo tornati per iniziare la seconda via, ovviamente in piena estate, visto che il posto non è certo fra i più caldi! Dopo aver chiodato una superba placca tecnica e ancora un diedro perfetto, abbiamo sospeso i lavori, rinviando il tutto all’estate successiva... Ma nel frattempo il grande Fabio Vivalda, instancabile scopritore e chiodatore della Valle Stura ha deciso di ritirarsi dall’attività alpinistica, visto che la vita per lui era molto cambiata: il matrimonio con Debora, la nascita della splendida Lucrezia, la grande e cresciuta passione per la fotografia... Così ci ha abbandonati e, un po’ demotivati, senza più il nostro “vulcano” di idee e entusiasmo, rimasti in 2 abbiamo a nostra volta abbandonato la bella parete.

Ma potevamo permettere che tutto finisse così, in una bolla di sapone, ripensando alla fatica, al freddo preso in parete, a tutto quello che ancora c’era da fare? Ne abbiamo parlato con Fabio, il quale ci ha promesso che, se fossimo tornati a finire la via ci avrebbe dato un passaggio con il fuoristrada (per accorciare e “alleggerire” l’avvicinamento) e sarebbe venuto a fare le foto: è stata la chiave di volta, che ci ha dato nuova motivazione, nonostante l’esperto del “trio” non fosse più nella formazione.

Così nell’estate 2008, armati di nuova fiducia e di tanto peso in più (da dividere in 2 anziché in 3) siamo ripartiti e abbiamo terminato la seconda via, “VI.MAN.CA.” (Vivalda, Mantero, Caserini). Poi anche per me è iniziato un periodo di grandi impegni, avendo preso l’importante decisione di intraprendere un percorso particolare come quello del corso guide; così, assorbita appieno dal lavoro e dagli allenamenti/studi mi sono quasi dimenticata del progetto lasciato sospeso.

Restava ancora una via incompiuta, la primissima iniziata nel 2004 da Fabio Vivalda e Gianfranco Ghibaudo; così nel luglio di quest’anno siamo tornati e abbiamo “chiuso il cerchio” chiodando la terza via delle Aiguilles du Vallonasso: era nata “Jolie Lucrezia”.

Si è conclusa così una magnifica esperienza, caratterizzata da fatica, grandi emozioni, attese lunghissime, rinunce, delusioni e soddisfazioni, ma soprattutto dal consolidarsi di quella che per me ha rappresentato l’aspetto più bello e importante, la grande amicizia di tre “teste dure”: Fabio, Andrea ed io.

Elisabetta Caserini
(A. Guida Alpina)

>> Sheda via BELIN!
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