Invisibilis alla Sud della Marmolada, la lunga storia di una nuova via per Larcher e Vergoni

Rolando Larcher e Geremia Vergoni raccontano la nascita di Invisibilis (405m, 7c+ max, 7a+ obbl.) nuova via aperta in 5 giorni distribuiti dal 2009 al 2011 sulla parete Sud della Marmolada d'Ombretta (Dolomiti) e liberata da Vergoni il 26/06/2012 e da Larcher il 11/09/2012. Una via su roccia fantastica e su una parete eccezionale che racconta la storia di un'evoluzione e di uno stile d'arrampicata.
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Geremia Vergoni su Invisibilis, parete Sud Marmolada d'Ombretta (Dolomiti)
Giampaolo Calzà

In punta di piedi e di dita, ovvero con grande rispetto. Così bisognerebbe affrontare certe pareti, specialmente se su queste corrono altre vie. Tanto più se queste pareti hanno la storia e la bellezza della Sud della Marmolada e se le vie sono come Specchio di Sara, la gran via aperta nell'agosto 1988 da Maurizio Giordani e Rosanna Manfrini, appunto sull'incredibile specchio della placconata della Marmolada d'Ombretta. E' per questo che troviamo interessante il racconto di questa nuova via aperta da Rolando Larcher e Geremia Vergoni proprio sulla Sud della Marmolada d'Ombretta. Una linea che, dopo i primi due tiri in comune con Specchio di Sara, sale dritta percorrendo le magnifiche placche prima a sinistra e poi a destra della via di Giordani e Manfrini. Il suo nome, Invisibilis, è già di per sé un manifesto d'intenti o se volete di un'evoluzione, quasi uno studio sul campo che per Rolando Larcher è iniziato nel 1994 con l'apertura, insieme a Michele Cagol, di Coitus Interructus; 120m di 7c+, 8a che costituiscono una variante d'attacco sempre dello Specchio di Sara. Come scrive Giordani nella sua Guida "Marmolada - parete Sud (Ed. Versante Sud): questa è stata "la prima via in Marmolada ad essere aperta con l'uso sistematico degli spit e del trapano a batterie; le protezioni non sono vicine e l'arrampicata molto sostenuta, spinta anche in apertura, verso i massimi livelli". Ma appunto, quello fu il tentativo "interrotto" di realizzare una via autonoma da "Specchio". Poi, dopo molti anni, dopo molte vie (bellissime e dure) ecco la "soluzione" con una linea in cui Larcher, insieme a Vergoni, ha ripreso il suo vecchio progetto trovando una sintesi. E' nata così Invisibilis che, sfruttando una magica sequenza di appigli in mezzo al nulla, va fino alla fine della magica parete senza quasi lasciare traccia di sé. "In tutto, escluse le soste, nei 9 tiri nuovi, sono stati usati 12 spit" scrive Larcher. Va da sé che per il resto occorre proteggersi con protezioni mobili e che tutto quello che sta nel mezzo, magari a qualcuno può sembrare ancora "non perfetto" ma sicuramente parla di un'evoluzione.

INVISIBILIS, UNA LUNGA STORIA
di Rolando Larcher

La storia di questa via è iniziata 19 anni fa, quando venne aperto “Coitus Interructus”. Nel 1994 ritenevo che i tempi fossero maturi per portare lo stile dell ”alpinismo- sportivo” in Marmolada. Con Michele Cagol, individuammo un'ampia ed adeguata linea a sinistra di “Specchio di Sara” e con timore reverenziale, portammo il primo trapano elettrico alla base della Regina. Iniziammo ad aprire, inseguendo il sogno di una magica teoria di appigli ed appoggi, che forse ci avrebbe portato in alto. Questa effimera strada ci portò troppo a destra, vicino a Specchio di Sara.

Fin dall'inizio sapevamo che il nostro operato avrebbe scatenato critiche accese, pertanto eravamo attenti a non commettere errori. Non conoscendo esattamente la linea di Specchio, partii decisamente a sinistra per il 5° tiro, ma dopo soli tre spit e ore di tentativi, decidemmo di desistere e concludere il nostro progetto, la magica teoria era terminata o forse noi non eravamo alla sua altezza. Ci consolammo ritornando a liberare le quattro lunghezze aperte, considerando questo tentativo un esempio della coerenza e dell'onestà etica dello stile adottato.

Da quel lontano ottobre del 1994, tante cose sono cambiate, l'alpinismo-sportivo con il suo concetto dell'obbligatorio è divenuta cosa nota, altre vie ho aperto in Marmolada ed altre ne ho ripetuto, compresa Specchio. Così mi è venuta la curiosità di scoprire, se tentando un po' meno a sinistra, sarei riuscito a passare, visto che comunque il corridoio a sinistra era rimasto libero anche dopo l'apertura della via “Il Minotauro”. Nell'ottobre 2009 decido di togliermi questa curiosità, mi accompagna Geremia Vergoni, lo assicuro sui primi 4 tiri e poi emozionato provo. Salgo bene, la roccia è sempre eccelsa e quando comincio ad entusiasmarmi, tutto sparisce nuovamente! Dopo vari tentativi, cambio direzione e con un lungo traverso obliquo a destra sprotetto, arrivo alla sosta di Specchio.

Al primo momento sono amareggiato, poi realizzo che ho raggiunto la via dove traversa a sinistra, se proseguissi diritto, in modo non invasivo senza spit, potrei sfruttare l'altro corridoio, quello di destra, tra “Specchio” e “Il filo d'Arianna”. Con questa speranza scendiamo, la giornata è finita ed anche la stagione. La mia curiosità era stata esaudita, però c'era un'incongruenza, i primi 4 tiri di Coitus sono protetti a spit, questo appena aperto oltre ai rinvii necessita di friends, stoppers e kevlar per le clessidre. La via forse proseguirebbe, ma lo stile è cambiato, allora perchè non creare una cosa totalmente nuova e coerente?

La soluzione l'abbiamo trovata l'anno successivo, una partenza indipendente non ci stava, ma dal 2° tiro di Specchio, si poteva salire dritti e tentare di raccordarsi in alto. Così con molta discrezione, senza mettere alcun spit che potesse sviare i ripetitori di Specchio, riuscivo a passare sul primo tiro, e Geremia con il secondo collegava il tutto. La volta successiva, ripartivamo dal punto massimo e come ci eravamo riproposti, riuscivamo a salire senza lasciar tracce, che non fossero i kevlar ripassati nelle clessidre. Bene, ora potevamo proseguire con maggior tranquillità nel nostro intento, avevamo toccato Specchio, ma con leggerezza e il dovuto rispetto.

La via ci richiese altre due giornate nel 2010 ed una conclusiva nel 2011, quest'ultima con una spalla in disordine in attesa d'intervento. Grazie alle corde fisse, riuscii con una jumarata claudicante a raggiungere il punto massimo ed assicurare Geremia che terminava in modo esemplare il 10° tiro, il chiave. Grazie a difficoltà più modeste, riuscii anche a dargli il cambio, aprendo l'ultima lunghezza, un modesto 6c, che quel giorno aveva un valore speciale, non solo per la parziale conclusione di una lunga storia.

La chiusura definitiva la facemmo l'anno successivo con la consueta rotpunkt, Geremia a giugno ed io a settembre, dopo essere rientrato dalla spedizione in Turchia. Infine in questo 2013, grazie a Trota, Paolo Calzà, abbiamo realizzato la sessione fotografica. Cosa a cui tenevamo particolarmente, per evidenziare l'estetica e la qualità di questo nuovo itinerario.

In tutto, escluse le soste, nei 9 tiri nuovi, sono stati usati 12 spit. Questo itinerario, per la discrezione ed il modesto impatto visivo, continuando con la lingua latina, l'abbiamo chiamato: “Invisibilis”. Siamo certi che per lo stile, la bellezza e l'impegno, questa via diventerà una classica moderna.

Ringraziamo Dante e Franca del rifugio Falier

Rolando Larcher

L’INVISIBILE - INVISIBILIS di Geremia Vergoni

Quando si ha l’opportunità di poter realizzare un’esperienza come quella che vi sto raccontando, si può sicuramente credere di essere in debito con qualcuno. Avere la possibilità di mettere le mani su della roccia nuova, poter creare una nuova linea d’arrampicata e dargli in qualche modo un primo imprinting o una sua identità, è davvero una gran cosa; mi viene spesso in mente che è un po’ come se si potesse andare sulle giostre senza fare il biglietto.

In parte quindi probabilmente è vero si è in debito con qualcuno. Non so, si potrebbe forse ringraziare Dio per averci dato la possibilità di vivere in questo mondo. O magari lo “Stato” o chi per esso, per non aver ancora considerato l’arrampicata e quindi regolamentato per esempio la chiodatura di nuove vie su quelle che nei piani urbanistici vengono definite “invarianti del territorio”: elementi distintivi dell'ambiente e dell'identità territoriale, le montagne. Ed è giusto che sia così, perché le montagne sono una ricchezza di tutti e per questo possono essere godute e vissute ma quindi anche rispettate, da tutti, ma chi può e deve farlo di più di chi le vive direttamente e le ama!?

Sicuramente si, sono in obbligo, e dovrei ringraziare i miei genitori, i miei figli e mia moglie Caterina. Dovrei inoltre sicuramente ringraziare Rolando che ha voluto farmi partecipare al gioco. O anche tutti i miei studenti, perché no, perché stare con loro è in fondo, sempre un bello scambio.
Però poi, siccome ringraziare tanti e magari anche tutti equivale a non ringraziare nessuno, allora forse, si fa prima a non ringraziare nessuno.
E poi.. pensandoci bene, son convinto che niente si crea e niente quindi è regalato, e che alla fine, il debito va sempre saldato con se stessi, come per ogni altra buona o cattiva scelta.

Potrei invece sicuramente dire che nel nostro caso, abbiamo avuto la fortuna di arrampicare in uno dei muri più belli della Marmolada e non solo. La qualità della sua roccia e la sua esposizione sono paragonabili alle classiche e migliori falesie della Francia. A quello però, qui si aggiunge un valore, il fatto di essere in Marmolada appunto, la Regina delle Dolomiti non a caso. Una parete unica, che sembra essere fatta apposta per arrampicare. La sua vista è irreale ed ogni volta impressionante. Sempre mutevole e allo stesso tempo inevitabilmente immobile, immutabile e serena. Confrontarsi con lei è come entrare in una dimensione senza tempo.

27.06.2012 - Report della prima libera: Piove. Facendo indigestione di bollettini meteo, da casa, stò pensando ai segni di magnesite lasciati in parete che verranno, inesorabilmente portati via dall’acqua. Sono un po’ impaziente ma, come pillole di saggezza trentina mi confermano: “il tempo, il cul e i siori i fa quel che i vol lori”.
Qualche settimana dopo, riesco a tornare su dalla creatura ed alle 8.00, con l’arrivo del sole, iniziamo il rituale verticale. Mi accompagna la mia amica ligure Silvia Merlo, ottima compagnia, che oggi contribuisce come sempre, ad incoraggiarmi ed ad “alleggerire” la giornata, grazie Silvia!. E’ una bella giornata solare e ventilata, non ho particolari aspettative visto che diversi tiri è dall’anno prima che non li provo. Riesco comunque anche un po’ inaspettatamente a far filare liscia tutta la prima parte della via, al primo colpo.

Dopo i primi due tiri di Specchio di Sara abbiamo due tiri di 7b uno completamente trad ed intenso negli ultimi metri, l’altro più di resistenza. Si arriva così alla comoda sosta dell’ultimo tiro di Coitus, ora abbiamo due 7c molto molto belli, il primo più fisico ed il secondo del “monospit” su di una placca doc! Naturalmente sempre integrabili e proteggibili largamente. Poi abbiamo L.7 sempre su roccia super 7a+/b, resistenza trad, un lungo 6c e un corto 6a. Si arriva così inevitabilmente un po’ affaticati al decimo tiro. Il sole nel frattempo se ne è già andato ma l’attenzione invece no, non può lasciarci adesso.

Sono le 18.15 e sto per partire sul penultimo tiro, un 7c+ expo, fortunatamente l’ultimo tiro duro della via. Il momento è cruciale, ora si decide se riesco o meno a fare la rotpunkt della via. Non credo di avere tempo e probabilmente nemmeno forza da poter ritentare un altro giro se non dovessi riuscire subito. Parto con la testa vuota e solo con la voglia di salire. Mi sento leggero, non sono ossessionato dalle protezioni, ormai sono entrato in feeling con la via. Salgo la prima parte sui buconi arrivo nel diedro dove inizia a strapiombare, sotto la sezione chiave riesco a riposare ed a mettere con qualche difficoltà un discreto friend. Qui c’è uno degli obbligatori più difficili della via, protetto da un friend che in caso di volo ed eventuale sua non tenuta, beh.. non saprei proprio a chi conviene raccomandarsi, un volo di 15 metri è assicurato e inoltre conviene avere un fido e capace compagno alla sicura.

In quel momento, mi viene in mente che è meglio lasciar andare le cose come già stanno andando, così, senza complicarsi la vita, e che non c’è bisogno di cadere, per essere rassicurati sul fatto che il friend tenga. A volte è meglio fidarsi! I pensieri svaniscono e lascio gestire la situazione all’istinto, vado. Riesco a salire il bel passaggio chiave, forse un po’ affaticato dalla galoppata per arrivare fin qua, non con troppo margine ma la via è ormai fatta.

Ci aspettiamo che questa via diventi un vero e proprio must della Marmolada, per la sua linea, per la straordinaria bellezza della roccia, per la continuità dei suoi tiri e per il modo con cui è stata concepita, la possibilità quindi, di potersi proteggere bene su tutte le sue lunghezze con protezioni tradizionali.

Geremia Vergoni

Si ringrazia per il supporto:
Lasportiva, Petzl, Montura e Totemcams per Rolando Larcher
Lasportiva, Bailo e Totemcams per Geremia Vergoni



SCHEDA: Invisibilis, Marmolada




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