Groenlandia: Apostel Tommelfinger parete ovest salita da un team internazionale

Silvan Schüpbach, Christian Ledergerber, Fabio Lupo, Jérôme Sullivan e Antoine Moineville hanno aperto Metrophobia (ghiaccio 120°, A2+, 7a), una nuova via di 1700m sulla cima Apostel Tommelfinger nel sud della Groenlandia. Si ritiene che la nuova via possa essere la prima a solcare la parete ovest di questa montagna di 2315m.
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Durante la prima salita di Metrophobia sulla parete ovest di Apostel Tommelfinger in Groenlandia (Christian Ledergerber, Fabio Lupo, Antoine Moineville, Silvan Schüpbach, Jerome Sullivan 2016)
archive Silvan Schüpbach

Un team internazionale composto dagli alpinisti svizzeri Silvan Schüpbach, Christian Ledergerber e Fabio Lupo e dai francesi Jérôme Sullivan e Antoine Moineville hanno completato una notevole salita sulla parete ovest dell’Apostel Tommelfinger, una cima che sovrasta il fiordo Lindenows vicino a Cape Farewell, nel sud della Groenlandia.

L’Apostel Tommelfinger - o Apostle’s Thumb - era stata salita per la prima volta nel luglio 1975 lungo i 1600m del pilastro sud dai francesi Maurice Barrard, Pierre Henri Feuillet, Dominique Marchai, Georges Narbaud, Yves Payrau, Michel Pelle e Gérard Vellay. Da allora la cima ha ovviamente ricevuto l’attenzione di svariate altre spedizioni, ma secondo tutte le più recenti ricerche, nessuno sembra aver mai provato la parete ovest.

Una fotografia che Schüpbach aveva scattato l'anno scorso, dalla cima dell’Ulamertorsuaq, mostrava solo gli ultimi 300m della parete ovest dell’Apostel Tommelfinger, niente di più. Ma questo è stato più che sufficiente per motivare i cinque alpinisti a recarsi a Aapilatoq ed iniziare il loro viaggio verso l'ignoto.

Nel 2014 Schüpbach e Ledergerber avevano salito lo Shark’s Tooth in Groenlandia (insieme a Matteo Della Bordella), e all’epoca i tre avevano raggiunto la montagna in kayak. Anche quest'anno hanno adottato lo stesso approccio; il 21 luglio i cinque alpinisti sono partiti da Aapilatoq sui loro kayak e per i successivi sette giorni hanno combattuto contro la "forza pura" del Oceano Artico. Hanno raggiunto la montagna il 27 luglio e dopo appena un giorno di riposo, e con una previsione meteo non ideale, hanno iniziato a scalare il 29 luglio.

Nei primi 300 metri hanno evitato le difficoltà salendo sul ghiacciaio a destra, poi hanno affrontato il seracco nel punto ritenuto più stabile. Superarlo però li ha spinti al limite: non si aspettavano di dover salire così tanto ghiaccio e quindi con loro avevano soltanto quattro chiodi da ghiaccio. In più, i 120m di ghiaccio si sono dimostrati marci e a tratti anche molto strapiombanti. Nonostante queste difficoltà ne sono usciti indenni e hanno raggiunto la base della parete in serata, sollevati di essere finalmente fuori dalla linea di caduta dei massi e del ghiaccio.

I successivi sei giorni sono stati impiegati a scalare la parete ovest. 200m di corda sono stati fissati, tre diversi bivacchi in parete sono stati utilizzati, così il team dopo aver salito una lunga serie di cammini e fessure offwidth ha raggiunto la cima il 3 luglio. Sulle prime doppie è iniziato a nevicare e ben presto si sono resi conto della fortuna che avevano avuto con il meteo, visto che la neve è subito rimasta appiccicata alla parete. Hanno continuato la discesa il giorno successivo, lasciando in parete fettucce, nuts, chiodi ed uno spit - l'unico su tutta la via - e hanno disceso il seracco il più velocemente possibile, abbandonando la loro corda statica di 100m.

Anche se avevano ormai raggiunto il campo base, l'avventura era tutt’altra che conclusa perché dovevano ancora ritornare in kayak. Dopo due giorni di riposo hanno rimesso le mute stagne e hanno iniziato a remare verso Aapilatooq. Ancora una volta il mare si è dimostrato problematico, tanto che un membro del team si è capovolto tre volte, e ha raggiunto la riva grazie all'aiuto degli altri compagni. I cinque alpinisti hanno finalmente raggiunto Aapilatooq il 13 agosto, sigillando la fine del lungo viaggio. Dopo l’avventura Schüpbach ha commentato “Questa spedizione è un omaggio alla natura selvaggia e all'avventura, che può essere trovata al giorno d'oggi, se si è disposti ad affrontarla soltanto con le proprie forze.”



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