Gran Sasso, una montagna da scalare

Roberto Iannilli presenta l'arrampicata al Gran Sasso d'Italia (Appennini centrali, Abruzzo) attraverso 7 vie scelte.
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Gran Sasso d'Italia Il Paretone con la NordOvest dell'Anticima Orientale e il Corno Piccolo visti da Cima Alta
Roberto Iannilli

Il Gran Sasso è un gruppo montuoso di roccia calcarea, complesso, vario nella morfologia e nel panorama, che permette allo scalatore di trovare sempre la via che lo può interessare. La roccia, gli ambienti, il genere di arrampicata e il tipo di itinerari, agevolano una scelta varia. Dalle stupende placche compatte erose dall'acqua e dal tempo delle Spalle, del Monolito, del II° Pilastro di pizzo d'Intermesoli e del Torrione Cambi, si passa alle fessure spesso strapiombanti della est del Corno Piccolo, ai diedri e fessure tipicamente dolomitici della est della vetta Occidentale del Corno Grande.

Le vie brevi e assolate delle "Fiamme di Pietra" hanno come contraltare gli itinerari lunghi oltre i mille metri del Paretone, della nord-est dell’anticima della vetta orientale o quelli che superano i duemila dell'Orco dell'Appennino, il Monte Camicia, in un ambiente assolutamente selvaggio, su roccia spesso precaria. Si passa da scorci di Marmolada a vioni da Civetta, fino ad ambienti che non hanno nulla da invidiare all'Eiger. Quelle che abbiamo citato non sono neppure tutte le pareti del Gran Sasso, altre meno conosciute e frequentate restano ugualmente interessanti e meriterebbero una visita, questa è però una scelta e ha il limite di dover essere essenziale, quindi parleremo solo di quello che per la maggioranza dei frequentatori è considerato il miglior modo per entrare in questo mondo di roccia a molti semisconosciuto.

Semplificando possiamo dividere in quattro "settori" le zone con maggiore interesse, le pareti che si possono considerare di approccio al Gran Sasso. Restano fuori molte cose interessanti, come ad esempio il Paretone, che ha il limite di avere un accesso attualmente complicato dalla frana del 2006, che si è portata via un pezzo di una classica (l'Aquilotti '79 al IV° Pilastro) ed ha riempito di detriti la parte sotto il III° Pilastro del canale di accesso, lo Jannetta. Per di più sussiste un'ordinanza di divieto del sindaco di Isola (tre persone, soccorse sulla Cengia dei Fiori l'anno scorso, sono state denunciate alle autorità competenti).

Le vie scelte sono di tipo classico, una sola è "spittata" (certo non in modo sistematico), i chiodi utili generalmente sono in parete e le soste quasi tutte attrezzate. Per ripeterle occorre la normale dotazione alpinistica: dadi, friend e non guasta avere con se il martello con qualche chiodo, non si sa mai. La scelta è del tutto personale e soggettiva, è la nostra, ed è indipendente dalla difficoltà, tiene conto dell'interesse estetico e storico delle vie, perché noi partiamo dal concetto che un alpinista alla scoperta di un posto nuovo non dovrebbe essere attratto dal "blasone" della via, ma dalla sua rappresentatività. In questa scelta ci sono vie di VII come di IV, ma vi assicuriamo che sia sulle une che sulle altre, se siete alpinisti e non "collezionisti di vie", avrete soddisfazione.

Se, dopo aver gustato questo antipasto di scalate al Gran Sasso, avrete voglia di tornare, allora consigliamo la guida del CAI-TCI redatta da Luca Grazzini e Paolo Abbate per le vie fino al 1991 e il prezioso aggiornamento, a cura sempre dell’infaticabile Grazzini, che si trova a disposizione di tutti al bar della Gran Baita, ai Prati di Tivo...

Nome
Grado
Lunghezza
Spigolo a destra della crepa
TD (tratto VI-)
320m
La via supera lo spigolo evidentissimo accanto ad un profondo ed altrettanto evidente diedrone che solca tutta la parete (“via della Crepa”)..
Via Di Federico - De Luca
TD (V e V+, passo VI-)
180m
Via prevalentemente di placca su roccia favolosa e che segue la logica della ricerca del “facile nel difficile”, girando e rigirando le oceaniche placche, con passaggi mai duri, ma esposizione vertiginosa.
Il Vecchiaccio
D+
210m
La via più indicativa di queste pareti è “il Vecchiaccio”, uscendo per il tiro con i chiodi a pressione dell’Aquilotti 72. Aperta da Pierluigi Bini con Massimo Marcheggiani ed il mitico “Vecchiaccio” Vito Plumari, la via segue delle bellissime fessure e, nell’abitudine dei ripetitori, supera una placca attrezzata a chiodi a pressione - l’originale passa invece più a sinistra ed ha un passo piuttosto difficile, protetto da un recente “spit galeotto”, che però resta ben lontano.
Zarathustra e nonna Jole
TD+
210m
Via superlativa che sale con andamento logico le placche seguendo i punti meno complessi (e quindi occorre attenzione al percorso). Può essere il proseguimento delle vie che salgono la Seconda Spalla del Corno Piccolo.
Diretta Consiglio
TD, 1 tiro VI- (o A0) e vari tratti V e V+
300m
Bella e logica la "Diretta Consiglio" sale al centro della parete per fessure con un andamento leggermente ad arco. La roccia è quella della est, non perfetta come quella delle Spalle del Corno Piccolo, ma assolutamente nella media delle vie di scalata più frequentate per esempio delle Dolomiti
SUCAI
AD+, pass. fino al IV
300m
Una via capolavoro. La facile ma ugualmente di soddisfazione “SUCAI”, una via che risolve la parete prendendo un andamento obliquo da destra verso sinistra, che permette di evitare tutti i tratti difficili, utilizzando in parte il sistema di cenge a “zeta rovesciata”. Sempre ad opera di Paolo Consiglio, questa volta con Marino Dall’Oglio, Luciano Sbarigia e Raul Beghé, è una salita di difficoltà molto contenute, ma che ha il pregio di non essere “incastrata” in camini sbocconcellati, resta sempre in parete aperta, con un esposizione da via ben più impegnativa.
Forza 17
ED+, vari pass. VII e 1 pass. A1
260m
Pur tra tante vie interessanti, non c’ è storia, “Forza 17”è la più bella, non è la più difficile, ma di certo non è facile. E' di soddisfazione dal primo metro alla cima, non è mai scontata e, anche se attrezzata a spit resta molto impegnativa e con passaggi obbligati.


Corno Piccolo - Parete Est
Da sotto, appena esci dal tunnel dell’autostrada, la noti appena, sembra uno “scarrupo” al confronto del Paretone; dai Prati di Tivo non la vedi affatto, nascosta dalla ancor più “piccola” nord, ma girato “l’angolo” che ti introduce nel Vallone delle Cornacchie, resti a bocca aperta. La scopri verticale, imponente, complessa e velatamente minacciosa con i suoi strapiombi e le sue "gemme incastonate". Capisci che è un capolavoro, che solo al Gran Sasso potevi trovarla.
Dalle vie di 110/130 metri della Punta dei Due, arriviamo ai quasi 500 di quelle nella zona del Pancione di Cavalcare, spaziando da vie facili (IV grado) a salite estreme (anche di artificiale moderno). La roccia è quasi sempre ottima, spesso fantastica, come nella "gemma" al centro della parete e che sorregge la vetta, il Monolito, dove sono vie di 180 metri di pura libidine scalatoria, dal V della Via del Monolito, al probabile 8a di Ciao l' U. Qui la forma perfetta della struttura fa si che la parete sembri opera deliberata e non data dal caso dell’ erosione e del tempo. Placche ruvide e piene di buchetti, permettono di salire quasi dappertutto, con arrampicata tecnica e di soddisfazione. Sulla est il lato sinistro della parete è meno alto e le vie diventano generalmente più abbordabili, mentre alla destra diventa imponente e verticale, fino a sembrare una muraglia fitta di fessure parallele e strapiombi, in cui acuminati spigoli o pronunciati tetti, sono stati, e sono ancora, terreno di avventura per generazioni di alpinisti, con vie più lunghe e sostenute.

Corno Piccolo - Prima e Seconda Spalla
Due inconfondibili "gobbe" di roccia compatta, la Prima e la Seconda, si appoggiano alla vetta del Corno Piccolo, una terza, nascosta da un pendio erboso, si nasconde e fa la ritrosa. Qust'ultima è alpinisticamente la più selettiva, sia come approccio che come genere di vie, ma la "Cenerentola" delle tre magnifiche sorelle di roccia resta marginale per chi si affaccia per la prima volta al Gran Sasso. Varie esposizioni, da nord a sud, lunghezza media delle vie 200 metri, roccia praticamente sempre ottima, spesso leggermente appoggiata con placche levigate (rispetto al Monolito la roccia è meno verticale ma più lisciata). Gli itinerari sono tanti e spesso si incrociano e non ci sarebbero problemi se alcune delle più recenti non fossero ampiamente spittate, creando perplessità quando intersecano le classiche, ancora attrezzate in modo tradizionale. Comunque le linee storiche sono talmente logiche e belle che con un minimo di intuito alpinistico ci si trova a proprio agio. Consigliabile il concatenamento delle due Spalle, permette di avere il "respiro" di una via lunga 400/500 metri e la comodità di poter cambiare idea a metà.

Vetta Occidentale del Corno Grande - Parete Est
Qui il discorso cambia, questo è il versante Aquilano ed è quello più maestoso, sia per la montagna, sia per l'impressionante spianata di Campo Imperatore. Senza nulla togliere alla vista mozzafiato del Paretone all'uscita dal tunnel della A24, sul lato Teramano, gli spazi e le prospettive di questo versante non hanno rivali a riguardo al fascino. Di dimensioni andine, sia verde di erba primaverile, che bianco di ghiacci da farlo sembrare artico, Campo Imperatore fa da platea al più fantastico proscenio naturale immaginabile, il Corno Grande che lo chiude. La parete est è lassù e sembra piccola in questo scenario (eppure le sua vie sono lunghe fino a 400 m.) e ciò rende l'idea della scala complessiva della montagna tutta. Entrando a Campo Imperatore, arrivando da Fonte Cerreto (base di partenza della funivia), si ha questo colpo d'occhio che non lascia indifferente nessuno e che costringe tutti ad arrestare l'auto per scendere e fotografare. Si ammira di scorcio il Paretone, che guarda al mare Adriatico (si intuisce che oltre la sella del Vado di Corno questi continui a precipitare verso la pianura ondulata teramana) e l'immensa spianata e le rocce frastagliate del Brancastello, Tremoggia, Prena e Camicia, che fanno da quinta. Il posto vi sembrerà familiare se siete abituali frequentatori di cinema, infatti Campo Imperatore è stato scenografia per molti film di successo. La parete est è sotto la vetta principale, quasi triangolare è solcata da un sistema di cengie che sembra disegnare una Z rovesciata, sotto è la comba del Canalone Centrale, innevata fino a luglio inoltrato. Piccolo e rosso, sotto il Torrione Combi, luccica il Bivacco Bafile, appollaiato su un terrazzo sbancato apposta.
La roccia è nel complesso è buona, soffre solo la concorrenza sleale delle Spalle o della vicina placca del Torrione Cambi. L'arrampicata è tipicamente dolomitica, con fessure articolate diedri, qualche strapiombo e placca. Le vie sono ben individuabili, solo che la morfologia della parete ha fatto sì che le più facili seguano l'andamento zigzagante delle cengie e quindi, le più dirette, le incrocino, creando confusione allo scalatore poco attento e senza una relazione dettagliata. Quindi occhio a non pigliare la fessura che sale dritta dalla sosta perché la in alto c'è un chiodo con cordino, il cordino è certamente stato lasciato in eredità dal precedente disattento che poi si è ritrovato sul difficile, magari un po' marcetto e fuori via. La lunghezza varia da 300 a quasi 400 metri e le difficoltà passano dal magnifico III+ (con un passo di IV) della iperlogica via "SUCAI", all' VIII di "Senza Orario e senza bandiera".

II° Pilastro di Pizzo d’Intermesoli - Parete Sud
Il Pizzo d’Intermesoli è una montagna complessa, con una doppia cima che interessa praticamente solo gli sci alpinisti e i rari escursionisti che si avventurano per i ghiaioni della normale, ignorata dagli scalatori, che si fermano al culmine dei vari pilastri, che ne guarniscono in modo impareggiabile la parete est. In realtà i cinque pilastri sono sei, dobbiamo considerare anche "Le Strutture", la complessa parete che li precede (venendo dai Prati di Tivo). Il II° pilastro è sicuramente il più interessante, sia per il dislivello delle vie di arrampicata che per la qualità di queste. Ha due esposizioni, una più verso est/nord-est, l'altra a sud. Gli itinerari variano da poco più di 200 metri a quasi 500 e sono praticamente tutti interessanti. Dalle placche del versante sud, agli strapiombi della parte più a est, si torna alle placche su quello nord-est. Il versante sud è quello con alcune perle preziose da non mancare, qui le placche sono simili come erosione alle Spalle, ma con maggiore verticalità, a volte strapiombanti. Il risultato sono vie impegnative e, a parte qualche itinerario che segue delle fessure e riesce a stare sotto il VI+ (quello severo, non paragonabile al 6a generico delle falesie), il resto "so' 'mpicci", fino alle estreme "L'erba del Diavolo", "Di notte la Luna" e "Il bosco degli Urogalli".

INFO
PERIODO

Da fine Maggio si scala senza problemi al Gran Sasso, c'è ancora molta neve e spesso occorrono gli scarponi e una piccozza. I canali di discesa sono in condizioni praticamente invernali ed è meglio scegliere vie che permettono la discesa in doppia. A settembre comincia a far freddo, ma se il meteo è clemente si scala ancora. A volte capita un ottobre particolarmente mite e si può continuare con qualche via, magari non troppo lunga, viste le giornate più corte. Insomma il "periodo" può andare da inizio giugno a tutto settembre

MATERIALE

Le vie classiche messe in questa scelta sono attrezzate con chiodi, occorrono dadi e friend, utili i kevlar sulle placche per le clessidre. Non sono da disprezzare i tri-cam. Personalmente mi porto sempre il martello, i chiodi si allentano e le vie si sbagliano. In sostanza: normale dotazione alpinistica, con friend medi e piccoli, dadi e cordini kevlar per le clessidre, utili i tri-cam e il martello.

ALTEZZA
Da 200m a 1000m del Paretone

DIFFICOLTA'

Dal III/IV al 7C. Qualche vie artificiale superiore all' A3 moderno. Da poco si è iniziato con le libere di vecchi tiri artificiali. Le valutazioni considerano il grado ancora in base al singolo passo (UIAA) e raramente danno una valutazione complessiva del tiro (scala francese).

NUMERO DI VIE
Guida CAI-TCI, Grazzini-Abbate (1992); Gran Sasso. 105 itinerari scelti, dai classici ai più recenti Antonioli-Lattavo (Ed. Vivalda, 2000); Gran Sasso, Ciato Pennisi e Vitale (Edizioni Mediterranee 1986); Gran Sasso, Antonioli Ardito (Zanichelli 1982)

PUNTI D'APPOGGIO
Corno Piccolo - Parete Est. Ai Prati di Tivo si sono vari alberghi (anche troppi), ma per ora neppure un campeggio. Per la verità c'è, ma è abbandonato da decenni, lungo la strada che porta a Cima Alta, punto di partenza del sentiero che evita la seggiovia. Volendo è tollerato montare la tenda nell'ex campeggio, sarebbe vietato farlo altrove (Parco Nazionale), è però permesso piantare la tenda per la sola note. Affittacamere, oggi si chiamano "bed and breakfast", ai Prati, a Pietracamela e a Intermesoli, bellissimi paesi poco distanti. Comodissimo il Rifugio Franchetti, appollaiato nel vallone delle Cornacchie, da dove in pochi minuti sei all'attacco delle vie (www.rifugiofranchetti.it). Fino all'anno passato era uso degli scalatori utilizzare l' "Hotel SIGET”, ovvero la stazione di partenza della seggiovia che nelle ore di chiusura, nel locale dove girano i seggiolini, si trasformava in un vero e proprio rifugio per alpinisti. Attualmente (2009), a causa dei lavori per la nuova cabinovia ciò non è possibile. Forse la vecchia stazione, finiti i lavori della nuova, potrebbe diventare un ostello, ma l'idea mi sembra ottimistica, vista la scarsa lungimiranza dei responsabili delle strutture ricettive della zona.

Corno Piccolo - Prima e Seconda Spalla. Vale il discorso della parete est del Corno Piccolo, solo che il Rifugio Franchetti resta un po' alto, serve scendere fino alla seggiovia (15 min.) per raggiungere il sentiero Ventricini. C'è un percorso veloce e diretto che dal Franchetti, passando per la Sella dei Due Corni (tra Corno Grande e Corno Piccolo), imboccando la Normale al Corno Piccolo (poco sotto la Ferrata Danesi) e abbandonandola per tracce in discesa, raggiunge la parete sud della Seconda Spalla, più o meno all’ altezza delle vie "Mallucci-Geri-Lagomarsino"/"Vecchiaccio". Essendo però un percorso non segnato, è meglio chiedere al gestore del rifugio precisazioni, senza dilungarsi ulteriormente in questa sede. E' da tenere in considerazione se si vogliono salire tutte e due le Spalle e scendere per la Danesi.

Vetta Occidentale del Corno Grande - Parete Est. A Campo Imperatore c'è un ostello e l’albergo, non esiste campeggio e sarebbe vietato montare la tenda, è però permesso per la sola notte, smontandola al mattino. E' anche possibile salire in 30 min. al Rifugio Duca degli Abruzzi, sulla Cresta della Portella, da questo ci si collega al percorso di approccio continuando per la stessa cresta. Alberghi e pensioni anche a Fonte Cerreto, base della funivia.

II° Pilastro di Pizzo d’Intermesoli - Parete Sud. In pratica gli stessi delle Spalle, senza considerare il Rifugio Franchetti, completamente in altra zona. Anche il rifugio Garibaldi in Campo Pericoli è fuori rotta, oltre ad essere difficilmente aperto.

LINKS
www.rifugiofranchetti.it
www.rifugioducadegliabruzzi.it




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