Eiger Direttissima, intervista a Jasper e Schaeli dopo la libera sulla via Harlin

Dal 20 al 23 settembre 2010 il tedesco Robert Jasper e lo svizzero Roger Schäli hanno effettuato la prima libera della Direttissima John Harlin sulla parete nord dell'Eiger con variante di uscita per gli ultimi 400m della classica via Heckmair. Complessivamente la libera è stata gradata M8- misto/7a roccia; E5; 1800m.
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Roger Schäli e Robert Jasper sulla John Harlin Direttissima
Frank Kretschmann

Dopo essersi legati assieme nel settembre 2009 per effettuare la prima libera della "Via dei giapponesi” sulla parete nord dell'Eiger, di recente Robert Jasper e Roger Schaeli si sono uniti ancora una volta in cordata, per liberare un'altra linea esistente sulla stessa montagna, la leggendaria Direttissima John Harlin aperta nell'inverno del 1966 da due gruppi di alpinisti (americani e tedeschi) di cui faceva parte anche il grande John Harlin che perse la vita durante l'ultimo tentativo per la vetta.

Jasper e Schaeli alpinisti hanno impiegato tre giorni per superare i 1400m di roccia e misto e hanno incontrato difficoltà fino all' M8- misto/roccia 7a; E5, prima di uscire lungo gli ultimi 400m della classica Heckmair. Jasper aveva tentato la via per la prima volta 20 anni fa ed era stato costretto a ritirarsi altre tre volte. La salita di quest'autunno è la chiara dimostrazione che il momento giusto, ma soprattutto una saggia pazienza, possono portare i loro frutti. Visto che Jasper la reputa come una delle più importanti salite della sua carriera verticale, abbiamo voluto saperne di più intervistandolo.

Robert, dopo lo Yeti nel 2006 e la Via dei giapponese nel 2009, lo scorso settembre sempre sulla Nord dell'Eiger è toccato alla Direttissima John Harlin ...
Sì, il mio scopo principale era quello di liberare una via vicino alla Via dei Giapponesi che avevo liberato con Robert Schaeli nel 2009. La linea della John Harlin è la migliore e più logica linea dell'intera parete nord dell'Eiger, una via superba con una storia ricchissima!

Avete trascorso tre giorni lassù...
Se vuoi salire la via in libera devi arrampicare utilizzando la migliore tattica, la parete è estremamente pericolosa. Avevamo previsto 3-4 giorni e abbiamo portato quindi uno saccone con circa 13kg di materiale. Due sacchi a pelo leggeri, una piccola tenda, un fornello, cibo per 3 giorni e ovviamente tutta l'attrezzatura necessaria per scalare su roccia e ghiaccio.

La via è nota per avere abbastanza materiale originale lasciato in parete
Abbiamo trovato numerosi spit piantati durante la prima salita, e su tre soste questi erano stati colpiti e danneggiati dalle pietre così li abbiamo sostituiti con spit M8 nuovi, piantati a mano. Sai, a volte la roccia sulla Eiger è così compatta che le soste si possono proteggere soltanto con gli spit. Abbiamo anche trovato alcuni vecchi spit M8 della Petzl che, a nostro avviso, sono stati messi più tardi, tra gli anni '80 -'90 presumibilmente da scalatori giapponesi o cechi, che arrampicavano con uno stile simile alle grandi spedizioni. Per utilizzare questi spit è necessario avere le piastrine M8, questo è veramente importante per quelli che vogliono ripetere la via. Le protezioni sui tiri tendenzialmente sono “vecchie” e molto pericolose, quindi devi avere un buon margine per salire in sicurezza. Abbiamo usato friends, dadi e chiodi normali e abbiamo tolto tutte queste protezioni.

Raccontaci le maggiori difficoltà.
Dal punto di vista dell'arrampicata pura le difficoltà principali sono all'inizio, quattro tiri attorno al 6c-7a, seguito da terreno misto. Sotto il ragno, sul pilastro, abbiamo incontrato difficoltà di M8- e 7a. Passare dalla roccia al terreno di misto è spesso stato molto difficile, a volte salivamo un breve tratto di roccia che poi si è subito trasformato in misto. Questo significa cambiare le scarpette per poter agganciare i ramponi e spesso è stato difficile sapere cosa era meglio indossare. Per me questa via è la più complessa tra quelle dell'Eiger, devi avere molta esperienza si sale lungo il tratto più pericoloso di tutta la parete nord.

Avete scelto di uscire per 400m lungo la via Heckmair
Il nostro scopo principale era quello di liberare una linea. La sezione superiore della Direttissima Harlin non presentava ghiaccio ed era ancora coperta di neve fresca, non eravamo sicuri che sarebbe riuscita in libera. Un altro fattore che ci ha spinto per la Heckmair è stata la meteo, dava bello soltanto per un altro giorno, lo stesso tempo che ci serviva per la discesa. Ecco perché abbiamo scelto la variante d'uscita lungo la via Heckmair.

Nel grado complessivo hai specificato rotpunkt. Come mai?
Per me personalmente la Harlin Direttissima è stata quasi una storia infinita. Rotpunkt perché l'avevo tentato 4 volte in precedenza. Il primo tentativo è stato effettuato con un amico circa 20 anni fa poi, quando avevo 23 anni, ho tentato di salirla in solitaria. Circa sei anni fa ho sognato la prima libera e abbiamo dovuto tornare indietro altre due volte, faceva troppo freddo, o c'era troppa neve fresca, non c'era ghiaccio dove ce n'era in abbondanza nel 1966, non c'erano i chiodi... la faccenda era impossibile da risolvere in fretta...

Un sogno e un incubo quindi
E 'stato un lungo sogno e ora sono davvero felice di aver completato questo progetto. E 'uno dei momenti più belli della mia carriera! A questo vorrei aggiungere che da un punto di vista emotivo è stata una delle esperienze più dure. Avevo già salito la via Heckmair assieme a mia moglie Daniele e con il figlio di John Harlin. Il film "Le Alpi" e questa tragedia familiare ci ha toccati profondamente. Mi è capitato di salire da primo sul ragno, lì dove John Harlin ha trovato la morte, e non ho potuto che pensare a mio figlio, ai rischi che si prendono in parete, se tutto questo valesse la pena oppure no... è stato davvero duro.

Eppure l'Eiger sembra esercitare un'attrazione irresistibile
Sì, la parete nord dell'Eiger è una parete davvero speciale, un luogo avvolto nella storia. Sono affascinato da questa montagna, con la sua onnipotenza. E' molto pericolosa, immensa e mi piace questa sfida enorme e continua per scoprire nuovi obiettivi personali. Non ho bisogno di viaggiare in spedizione alla "fine del mondo", ci sono un sacco di sfide ancora aperte qui, nelle Alpi.

Come...
Come la parete nord dell'Eiger. Ma ci sono anche angoli più remoti che hanno molto da offrire, come la Fiescher Gabelhorn Nordwand che ho salito un paio di anni fa. E' difficile credere che qualcosa di simile esiste ancora. Il mio messaggio, in particolare ai giovani arrampicatori che non possono ancora andare in spedizioni, è che vale veramente la pena arrampicare nelle Alpi. Ci sono un sacco di belle vie ancora da fare lì fuori, non bisogna necessariamente andare in spedizione all'estero. L'avventura è là fuori, a portata di mano. Bisogna soltanto guardare e saperla cercare.

STORIA DELLA EIGER DIRETTISSIMA di Lindsay Griffin

"La salita originale, una delle più famose delle Alpi, è stato un assedio, un tour-de-force lungo questi 1800m di parete, durato più di un mese alla fine dell'inverno 1966.
Dougal Haston ha raggiunto gli americani John Harlin e Layton Kor e hanno trascorso un considerevole periodo in inverno ai piedi della parete, aspettando le condizioni e il tempo giusto. Tuttavia, intorno a metà febbraio sono stati sorpresi da una grande squadra di talentuosi alpinisti tedeschi, composto da Karl Golikow, Peter Haag, Sigi Hupfauer, Jorg Lehne, Rolf Rosenkopf, Gunther Schnaidt, Gunther Strobel e Roland Votteler, che si sono avviati in parete prima di loro.
In un primo momento le due squadre hanno seguito delle linee parallele, creando un enorme attenzione dei media, ma successivamente hanno unito le loro forze.

Durante il primo tentativo per la vetta Hupfauer, Lehne, Strobel e Votteler hanno raggiunto LA MOSCA THE FLY, e Harlin e Haston stavano salendo le corde fisse dal Bivacco della Morte per unirsi a loro, quando una corda fissa di 7mm millimetri appeso appena sotto il Ragno si è rotto, con Harlin legato ad essa.. Cadde l'intera lunghezza della parete.

I cinque alpinisti superstiti hanno combattuto contro condizioni meteo orrende per altri tre giorni, hanno raggiunto la cima, terminando la via come un omaggio al grande alpinista americano ed intitolandola al suo nome. Le difficoltà sono state valutate A3 e V+, con 80° ghiaccio e misto, e la via viene data un grado complessivo di ED3/4."

Lindsay Griffin. Autorevole giornalista e alpinista britannico , compilatore e redattore di Mountain INFO, una delle risorse più importanti del mondo dell'arrampicata.





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