Alpinismo Extra-Ordinario a Courmayeur

Giovedì 14 aprile 2011 alle ore 21.00, al Jardin de l'Ange di Courmayeur, nell'ambito del IXX Piolet d'Or, è in programma una serata dedicata all'alpinismo vissuto come grande passione ed esperienza personale. Protagonisti dell'appuntamento, presentato da Kay Rush, saranno tre grandi alpinisti: Ivo Ferrari, Rossano Libera, Fabio Valseschini e due sciatori estremi: Davide Capozzi e Francesco Civra Dano. Organizzazione: Comune di Courmayeur e Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Valle d'Aosta.
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Rossano Libera sul Couloir Buzzetti
arch. R. Libera
Solo l'uomo può rendere grande (e oltre l'ordinario) l'alpinismo. E' questo il filo conduttore della serata, dal titolo Alpinismo Extra-Ordinario, che anche quest'anno il Comune di Courmayeur e l'Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Valle d'Aosta dedicano alla passione per la montagna e ai tanti modi per esprimerla. Per questo l'appuntamento, presentato da Kay Rush, avrà per protagonista l'esperienza di tre alpinisti - Ivo Ferrari, Rossano Libera e Fabio Valseschini - unita a quella di due esploratori dello sci ripido - Francesco Civra Dano e Davide Capozzi - che in comune hanno l'aver fatto della loro passione e dell'andare in montagna non solo un bisogno e uno stile di vita, ma anche una ricerca personale. Proprio in perfetto stile Piolet d'Or, dunque.

Ivo Ferrari, Rossano Libera e Fabio Valseschini - rappresentanti di quel triangolo d'oro dell'alpinismo lombardo formato da Bergamo, Sondrio e Lecco - l'hanno dimostrato anche in quest'inizio del 2011 con tre grandi prime solitarie invernali che hanno riscosso una grande attenzione e partecipazione del mondo alpinistico e che, allo stesso tempo, confermano un percorso e una storia alpinistica d'eccezione. Dal canto loro, Francesco Civra Dano e Davide Capozzi (provenienti da Biella e da Aosta) quest'inverno, ancora una volta, si sono tuffati su discese che li confermano protagonisti di un alpinismo che rovescia i termini della visione e che “mira”, dopo la cima, alla discesa (sempre più ripida) con gli sci e con la tavola da snowboard.

Sono realizzazioni che si distinguono sia per la visione particolare sia per l'impegno molto elevato. Ma soprattutto sono il frutto di un percorso costruito giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza, con estrema coerenza. Perché il loro è un sogno motivato dalla consapevolezza di essere uomini che, semplicemente, si completano e si superano con l'esperienza in parete e in montagna. Un'esperienza che loro stessi descrivono prima di tutto come piena di gioia. Per questo forse il loro vivere la montagna appare così extra-ordinario e “puro”. E' un andar per monti che va, appunto, oltre l'ordinario. E che fa sognare tutti gli alpinisti.


Ivo Ferrari, di Treviglio (Bg), è nato nel 1968, è accademico del CAI, è sposato, ha due figli. Di professione fa l'idraulico e si definisce alpinista per diletto, ma ama anche presentarsi come un alpinista gioiso. E' quasi impossibile fare un elenco completo delle sue salite. Al suo attivo infatti ha un'impressionante numero di prime salite e prime ripetizioni sia su roccia sia su ghiaccio, moltissime in solitaria, molte in inverno. Quasi sempre privilegia grandi pareti semi sconosciute, lontane e isolate. E' conosciuto anche come lo Zar delle Pale di San Lucano perché, oltre ad esserne uno dei più grandi conoscitori, negli ultimi anni molte delle sue salite si sono sviluppate proprio su queste fantastiche, enormi e selvaggie pareti delle Dolomiti più nascoste. Per il suo alpinismo ha ricevuto il Premio Pelmo d'Oro nel 2006 e il Premio Marco Dalla Longa. Ha partecipato anche aa alcune spedizioni in Pakistan. L'ultima sua importante salita è del 25 gennaio 2011, giorno in cui ha realizzato la prima solitaria invernale del Pizzo della Pieve (o Parete Fasana) - un'impressionante muraglia di 800m, considerata l'Eiger delle Grigne, che incute timore a tutti gli alpinisti - dove, ancora una volta, ha dimostrato non solo coraggio ma soprattutto di saper “vedere” e vivere le grandi avventure con quella semplicità e naturalezza che lo distingue.

Rossano Libera, nato a Sondrio nel 1969, arrampica da 20 anni, è guida alpina. Il suo è stato definito un alpinismo “mistico”. Quel che è certo è che il suo curriculum di prime salite e soprattutto di solitarie, d'estate e d'inverno, è di quelli da fare invidia ai grandi alpinisti. Il suo terreno privilegiato sono le Alpi Centrali, le montagne più vicine a casa sua. Ma negli ultimi anni è stato protagonista di solitarie e salite anche su grandi vie del Monte Bianco, che hanno stupito più di un addetto ai lavori (ad esempio: la prima in giornata del tracciato originale di Beyond the Good and The Evil (5+/VI/A2), capolavoro di Twight sull'Aig. des Pelerins). Particolare non irrilevante è la fama di vie “pericolose” che hanno le linee che portano la sua firma. Come non è secondaria la sua capacità di stare in parete, da solo, per progetti (anche in inverno) che in molti considerano avventure difficilissime, se non “impossibili”. Un esempio sono le sue prime solitarie invernali sul Badile: come, nel 2004, quella su Ringo Star che gli ha richiesto 5 giorni di scalata e su cui ha tracciato un’importante variante di sette lunghezze. O come quella del 2008 che in 36 ore (bivacco compreso) gli ha permesso di sbucare in vetta al Badile percorrendo in prima solitaria invernale la mitica via Cassin sulla Nord Est. Negli ultimi anni Rossano Libera è diventato uno specialista anche nell'arrampicata su ghiaccio e misto moderno. In questo stile spiccano, tra le altre, “Bocconi amari” la difficile via aperta con Ezio Marlier sul Monte Emilius. Ma anche le prime salite del “Mostro”, 180m di cascata gradata WI6/6 e de "La Matita" WI6/6+, entrambe in Val Codera. Nel 2006 ha vinto il premio Grignetta d'oro (ex aequo con Rolando Larcher) ed il “Premio De Simoni”. L'ultima sua salita che ha fatto notizia è la prima solitaria invernale della via Cassin al Piz d’Eghen nelle Grigne, dello scorso 1 febbraio 2011.

Fabio Valseschini, alpinista lecchese, compirà 41 anni a maggio 2011. Ha iniziato ad arrampicare solo da 10 anni. Ma in questo periodo il suo alpinismo non ha mai avuto sosta: tante solitarie, molte invernali oltre a 3 spedizioni tra Himalaya ed Alaska. Tra queste si distinguono le prime solitarie invernali della Via degli inglesi sulla parete ENE e la Via del fratello, entrambe sul Pizzo Badile, entrambe di caratura alpinistica assoluta. Ma quello che ha fatto senz'altro più scalpore è la sua prima solitaria invernale della Via dei 5 di Valmadrera sull'enorme parete Nord Ovest della Civetta, realizzata tra il 5 e il 13 febbraio 2011. E' stata davvero una salita che ha scosso gli alpinisti. Non solo per l'indubbio fascino della Civetta - una delle pareti più difficili ed evocative, dove non a caso si è scritta la storia dell'alpinismo nelle Dolomiti. E non solo per i 7 bivacchi passati da Valseschini sulla montagna. Ciò che ha colpito tutti è stata l'avventura complessiva: quel suo mettersi totalmente in gioco in quel lunghissimo viaggio che ricorda da vicino le grandi imprese dell'alpinismo. Il tutto ad opera di un uomo si dichiara convinto che “le imprese nella vita sono ben altre” e che prima di tutto con l'alpinismo lui deve “divertirsi”.

Francesco Civra Dano è nato nel 1980 a Biella, è guida alpina di Courmayeur. Inizia con l'alpinismo classico a 16 anni e nel 2006 si avvicina allo sci ripido. La ripetizione di alcune discese classiche è il primo passo. Negli anni sucessivi la sua attività non ha sosta e arrivano le prime discese importanti, lo sperone della Brenva e la parete ovest del Monte Bianco. Dal 2009 inizia a privilegiare il versante est del Monte Bianco, il più selvaggio e il meno frequentato. L'idea di scendere dalla parete est dell'Aiguille Blanche de Peuterey (la parete che non c'è, scesa solo da Stefano De Benedetti) lo attira e ci prova, purtroppo non riesce a sciare dalla cima, ma solo l'idea di provarci fa rabbrividire. E' attratto da nuove discese, mai realizzate e la voie Anderson al Mont Maudit ne è l'esempio. Sempre nel 2010 insieme a Luca Rolli realizza la prima ripetizione della discesa della parete nord dell' Aiguille Blanche de Peuterey dalla via Grivel-Chabod sciata solo una volta 30 anni prima. Nell'autunno partecipa ad una spedizione extra europea con l'intenzione di salire e scendere dal couloir Horbein dal Everest, ma le cattive condizioni della parete non permetteranno la realizzazione. La sua ultima discesa, insieme a Davide Capozzi, è stata quella del couloir Nord Est all'Aiguilles de Trélatète il 24 gennaio 2011, discesa percorsa per la prima volta da Stefano De Benedetti nel 1979.

Davide Capozzi compirà 40 anni ad ottobre. Ha iniziato a sciare all'età di 6 anni ma solo a 18 inizierà con lo snowboard. Si avvicina tardi all'alpinismo e solo nel 2002 inizia con le prime discese ripide. Negli anni sucessivi frequenta sempre più assiduamente il massiccio del Monte Bianco, sei discese diverse dalle Courtes, lo sperone della Brenva e tante altre, impossibile citarle tutte. Il 2007 l'anno delle “prime” in snowboard: insieme a Francesco Civra e Stefano Bigio, arriva la discesa del couloir nord est alle Dames Anglaises, la discesa più ricca di soddisfazioni fino ad ora, ed approfittando di un periodo particolarmente innevato scende anche per la parete nord del Gran Paradiso. Il suo terreno di gioco è però sempre più il Monte Bianco e l'anno scorso dopo tre anni di ossevazione ha realizzato tre belle prime discese: la diagonale dal Mont Rochefort, il couloir sud dall'Aiguille Rochefort e il couloir Anderson nel versante est del Mont Maudit. La sua costante osservazione delle montagne che lo circondano lo portano a realizzare un sogno: nel 2010 scende la Grivola dalla parete NNO, la montagna di fronte casa. Le sue ultime discese sono state il couloir sud ovest dal Col du Brouillard con Roch Malnuit il 28 gennaio 2011, e la discesa del versante est nord est del Petit Mont Blanc con Julien Herry il 11 febbraio 2011, entrambe nel bacino del Miage.


>> Le nominations. Il Piolet a Doug Scott. Presentazione programma 2011

>> scarica il pdf di presentazione



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