Palermo e la miracolosa arrampicata sul Monte Gallo. Di Eugenio Pinotti

Eugenio Pinotti racconta l’intrigante storia di una via nuova, o meglio di una via che avrebbe anche potuto esserci già, sulla Parete Nord del Monte Gallo: Nato due volte, salita insieme a Fabrice Calabrese e Mauro Florit nel marzo 2015.
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Durante l'apertura del primo tiro di Nato due volte, Monte Gallo, Sicilia, salita da Fabrice Calabrese, Mauro Florit ed Eugenio Pinotti nel marzo 2015
archivio Calabrese, Florit, Pinotti
Ogni volta che scendo a Palermo cerco di scegliere il posto giusto per potermi godere la vista della città dall’alto che, come la lingua di un ghiacciaio stretto tra Monte Pellegrino da una parte e Monte Gallo dall’altra, si butta rumorosamente nel mare di Mondello.

Quando l’aereo vira a destra verso Punta Raisi, Monte Gallo diventa il solo protagonista e offre sfacciatamente il suo lato più bello e selvaggio: si comincia con la Parete Nord (il Nuovo Mondo) e poi a seguire la lunga bastionata con lo spigolo dove sale "Ho Sentito Le Sirene Cantare" per poi terminare sopra Sferracavallo con il Monte S. Margherita e il suo "Canto del Gallo".

Il Nuovo Mondo è una delle pareti che preferisco perché rappresenta pienamente l’anima piena di eccessi di questa città fatta di opulenza e miseria, arcaico e moderno, caos e silenzio. Questa parete è davvero "miracolosa" perché siamo praticamente in città ma la sensazione dominante è quella di essere fuori dal mondo, un mondo dove orizzonti sovrapposti sono i soli protagonisti.

L’idea è quella di aprire una via nuova nella parte sinistra della parete (quella dove domina la roccia grigia), ancora senza itinerari e ancora una volta i "compagni di viaggio" di questa avventura sono Fabrice (il Direttore, memoria storica dell’arrampicata nel Palermitano), Luigi (il Re delle clessidre e custode del trad) e Mauro (il Guro, l’Accademico, la punta di diamante).

Io amo particolarmente gli inizi, il momento in cui le cose immaginate e studiate su una fotografia cominciano a prendere forma: abbiamo passato la prima mezza giornata a scansionare la parete per trasportare sulla roccia la linea studiata a tavolino e accorgersi che lì non si passa, ci sono strapiombi e sembra tutto liscio… allora si azzera tutto e si mette insieme un’idea nuova che sembra davvero possibile.

La mattina dopo siamo nuovamente alla base della parete. Prepariamo il materiale, oggi tocca a Mauro iniziare… la procedura è la solita, si alza su una splendida placca grigia e quando l’aria comincia a farsi sottile (con il passare degli anni per lui sempre prima…) piazza due cliff "imperiali" che danno fiducia.

Per descrivere quello che è successo dopo lascio a lui la parola… "con il cordino recupero il trapano e sto per iniziare il primo foro. Ma accade qualcosa di veramente strano: il fix c’è già! E’ li, posizionato, proprio dove l’avrei messo io, ma io non l’ho piantato, era già li… Non capisco, guardo in alto e non vedo tracce di passaggio. Riparto…

Roccia fantastica, la placca che da sotto sembrava durissima è piena di tacche e buchi. I cliff trovano ancora posizione e il trapano mi raggiunge. Non è possibile!! Anche qui, dove ho appoggiato la punta del trapano per decidere dove mettere la protezione, la trovo già piantata…"

Ci siamo alternati per tre giorni nell’apertura di questa bella via ed il "miracolo" si è ripetuto numerose volte: salivamo godendo della gioia di aprire una nuova via ma in realtà tutte le protezioni erano già state messe da qualche sconosciuto… Palermo è miracolosa!

Ma allora cosa siamo, apritori o ripetitori? Dovremmo rimanere nell’anonimato per non avere responsabilità per quello che facciamo oppure pubblicare tutto con nomi e cognomi in evidenza? La sicurezza sta nella distanza tra due protezioni o è dentro di noi? Usiamo materiale inossidabile ma chi può dire se con il tempo diventerà inaffidabile? Ognuno…

di Eugenio Pinotti


SCHEDA: Nato due volte, Monte Gallo, Sicilia




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