Destinazione Flatanger e la grotta Hanshelleren per Silvio Reffo

Il racconto di Silvio Reffo del viaggio arrampicata a Flatanger e la grotta Hanshelleren in Norvegia, che gli è fruttato anche la ripetizione di Odin's eye, 8c+.
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Hanshellern, alias la falesia di Flatanger in Norvegia
archivio Silvio Reffo
Giovedì primo di agosto, con il furgone carico di provviste, Francesca Simionato ed io siamo partiti con trepidazione alla volta della Norvegia, destinazione: Flatanger. E’ proprio vero che, a volte, la scelta verticale sia anche determinata dalla moda del momento. Di certo, gli spettacolari ambienti, l’atmosfera magica e le vie dure immortalati dai numerosi filmanti, disponibili sul web, hanno scatenato in me una tale curiosità da portarmi a organizzare proprio là il mio viaggio.

Una volta varcato il confine norvegese la prima impressione è stata di trovarmi in un Paese dove ancora la natura regni incontrastata, immersa in una tranquillità quasi mistica. La grotta di Flatanger ne è esempio eclatante: si trova a Strom Gard nel Nord della regione di Trondelag, lungo la costa, a circa 1000 Km da Capo Nord. Un luogo dove i colori di roccia, acqua marina e terra si mescolano, esaltandosi a vicenda, per dar vita all’incanto di un tipico fiordo norvegese.

Infatti, il mio primo incontro con la falesia è stato a dir poco mozzafiato: quest’area offre un gran numero di vie, di tutti i gradi, su roccia di un granito fine e ancora con così pochi segni di passaggio. Quel che più mi ha impressionato, tuttavia, è la rara concentrazione di vie estreme di alta qualità. Nonostante il granito possa subito far pensare a dita dolenti per la pelle velocemente consumata, tirate un sospiro di sollievo perché la roccia di Flatanger è tutt’altro che questo. E’ infatti caratterizzata da un tipo di granito dolcemente levigato da acqua e vento che regala una delle più affidabili aderenze io abbia mai provato prima. Una scalata unica!

Lo sviluppo di quest’area ha inizio nel 1996 grazie al lavoro di Pål Benum Reiten e un gruppo di amici, per poi ricevere un importate impulso nel 2011 quando Magnus Midtbø, Dani Andrada e Laurent Laporte ricevono fondi per il progetto ambizioso di dar vita qui alle vie più dure al mondo. Da qui l’interesse della Federazione di Arrampicata Norvegese, del Climbing Club di Trondheim ma anche delle forze locali che hanno giocato insieme un ruolo fondamentale nel rendere quest’area un sito di riferimento per l’arrampicata internazionale. Appena arrivati qui è infatti inevitabile accorgersi di quanto i climbers di ogni Paese vengano accolti con gioia ed entusiasmo nel condividere e rispettare una zona così preziosa per tutti. Di certo questo aspetto facilita l’affezione inevitabile a questi luoghi.

Tornando alla mia esperienza, ho dedicato i primi giorni a Flatanger a prendere confidenza con questo nuovo tipo di scalata, recuperando anche un po’le energie spese per il lungo viaggio. Ho salito quindi numerose linee interessanti fino all’8 a+ a vista. Le vie sono generalmente lunghe, caratterizzate da passaggi boulderosi, intervallati da più facili sequenze di resistenza. Man mano che si conquistano le linee ci si accorge che tutte terminino "solo" più o meno a metà della volta di questa grotta immensa, alta circa un centinaio di metri. Di certo, chi mastica l’alta difficoltà qui trova pane per i suoi denti: infatti, sono circa una trentina i tiri tra l’8c e il 9b+, con progetti addirittura di grado superiore!

Così, dopo poco tempo, la mia attenzione ricade inevitabilmente su una di queste linee tanto dure quanto esilaranti: Odin’s eye, 8c+. Questa via, di circa 30 metri, è caratterizzata da due sequenze di blocco, di cui la seconda attraversa un’area di roccia nera che balza subito alla vista lungo il tetto di colore più chiaro, resa particolare da una conformazione ad occhio, da cui il nome della linea. Al secondo tentativo cado agli ultimi movimenti duri, chiudendo il tiro solo un paio di giorni dopo, a causa delle infiltrazioni d’acqua dovute a una giornata molto piovosa che rendono impossibile il superamento di un tratto della via. Nell’attesa il vento e il sole successivi asciughino la linea, mi concedo la salita al secondo tentativo di Muy Verde, 8c/c+ subito a sinistra di Odin’s eye, con interessanti movimenti ad incrocio che ricordano lo storico e ben più famoso passaggio de "La Rose e Le Vampire".

Il periodo a disposizione si è purtroppo velocemente concluso tra tentativi arrampicatori, bagni nel freddo mare norvegese e momenti di relax al campeggio sotto la falesia. Sicuramente questo viaggio ha rappresentato per me un saporito assaggio per organizzare una prossima trasferta più lunga, dedicata alle tante altre vie dure di questa sorprendente grotta.

Detto tutto questo, tuttavia, non si deve pensare questo luogo rappresenti esclusivamente una meta per pro-climbers. Infatti, la grotta offre bellissimi itinerari di grado 7 anche in fasce non particolarmente strapiombanti. Inoltre, nelle vicinanza, vi sono altre falesie con vie di vario grado e possibilità di itinerari esclusivamente trad. Insomma, ce n’è per tutti i gusti!

Quindi, che dire, se quel che cercate è una fuga arrampicatoria all’insegna di roccia, itinerari verticali e natura incontaminata, Flatanger e dintorni sono lì che non aspettano altro che voi! Buon divertimento!

di Silvio Reffo


Note:
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Expo La Sportiva
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www.silvioreffo.it



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