Tom Ballard: arrampicando nelle Dolomiti verso il futuro

Il climber inglese Tom Ballard racconta le sue ultime vie di arrampicata di misto e drytooling, dove spicca la prima salita di Je Ne Sais Quoi D14+ in Dolomiti.
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Tom Ballard durante la prima salita di 'Je ne sais quoi' D14+, Dolomiti
Gloria Ramirez Photography

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Tutto è iniziato nel settembre 2012, dopo aver salito la Via Italia '61 sul Piz Ciavazes con il fassano Igor Vian, che mi ha parlato di un enorme nuovo 'tetto' che avrebbe potuto essere un ottimo posto per del difficile drytooling! In quel momento però mio padre ed io eravamo ancora continuamente in viaggio, andavamo in giro vivendo nel nostro furgone. Ed eravamo in partenza per la Svizzera... ma quel racconto non l'ho dimenticato. Adesso però le circostanze sono cambiate, anche se a dire il vero non di molto visto che vivo ancora nel mio furgone. Solo che ora è quasi sempre parcheggiato nel 'Camping' della Val di Fassa, così quando ci spostiamo il 'tetto' di casa mia viene sempre con me!

Verso la fine dell'estate 2014 stavo arrampicando con Patricia, la moglie di Igor Vian, su una bellissima parete appena sotto a quel 'tetto'. Sono andato a dare un'occhiata, e sono stato letteralmente travolto dal suo potenziale!

Durante il monsonico novembre di quel 2014 ho iniziato, invece, a chiodare un enorme arco in Val Udai. La via che ne è venuta fuori assomiglia molto alla famosa Ironman a Eptingen, ma è molto più lunga! Ciò che la rende insolita non è tanto la sua 'naturalezza' (cioè, nessuna presa artificiale), ma l'abbondanza di appoggi! Inizia sulla via Every Teardrop is a Waterfall (D9+), poi continua a sinistra ed i primi movimenti a questo bivio sono i più difficili, un allungo molto difficile mentre tieni la piccozza completamente immobile. Anche il più minuscolo spostamento comporta l'uscita della piccozza dalla presa e un volo nel vuoto! Ovviamente il raggiungimento della sosta non segna la fine della via... sono 38m fino a terra, quindi devi fare sosta, tirare su la corda e fare una doppia. Per questo è necessario una corda da 80m, oppure due da 50!

Nell'autunno del 2015 ho chiodato una piccola falesia, Little England, molto vicino al mio 'campo base' in Val di Fassa. Dopo aver spittato e salito tutte le vie, diventando di conseguenza anche piuttosto allenato, volevo ancora di più! Così il giorno dopo, armato con tutta la ferraglia necessaria per l'arrampicata artificiale ed uno zaino pieno di spit, mio padre ed io ci siamo diretti oltre il Passo Fedaia e ho iniziato ad attaccare quel 'tetto'. E ben presto ho scoperto che spittare un tetto quasi orizzontale era più faticoso che l'arrampicata vera e propria! Dovevo prendermi dei giorni di riposo dalla spittatura!

La prima via che è stata liberata si chiama Edge of Tomorrow, penso che D13 sia giustificato come grado. La partenza è eccezionalmente fisica, poi c'è un buon riposo, poi si ritorna alla brutalità! Dopo aver mangiato, bevuto ed essermi riposato un po' volevo riprendermi con la macchina fotografica da un altro angolo, così sono ripartito e con enorme sorpresa ho raggiunto la sosta per la seconda volta!

A questo punto alcuni dei più forti climber del mondo hanno iniziato a chiedermi dove fosse questo straordinario 'tetto'. Cercare di riscaldarsi su un D13 non è l'ideale, così ho continuato a sviluppare il posto, aggiungendo una corta via sul lato sinistro che è diventata la via di riscaldamento, Real Steel, D9. Poi ho allungato questa via per raggiungere Edge of Tomorrow e creare un'altra linea non particolarmente difficile, Fear Index, D12.

Ci sono poi stati alcuni giorni di tempo terribile, è piovuto molto e il tetto assomigliava ad una doccia. In realtà pioveva più sotto il tetto che fuori! Nonostante le terribili condizioni sono riuscito a liberare Oblivion, che credo sia D14. Sicuramente, per intenderci, un po' più difficile di Low G Man a Bus del Quai. Questa via sale Edge of Tomorrow e dopo il buon riposo devia verso destra per raggiungere, con movimenti che tolgono tutta l'ultima forza, il bordo del tetto... Accidenti!

Da allora il tempo è stato incredibile, sole un giorno dopo l'altro. È per questo che sono sempre stato sotto il tetto, un posto dove il sole non batte mai! Ho iniziato a provare il prolungamento di Edge of Tomorrow, che inizia da Fear Index e porta il grado a D13 +. L'ho chiamato Let Them Eat Cake. Dopo il riposo sufficientemente buono, che segna la fine di Edge of Tomorrow, ci sono altri tre difficili allunghi. Eseguire queste acrobazie dopo il D13 spinge il grado fino a D14/+. Questa invece l'ho chiamata Tomorrow's World ed è probabilmente la via più difficile che io abbia mai salito... cioè, fino al mio ultimo progetto!

Il mio progetto l'ho chiamato (forse prematuramente?) French Connection, che credo diventerà una delle vie di questo genere più difficili del mondo! Non male come incentivo, no? Continuo a tentare e a cadere... La prima volta che l'ho tentata sono andato molto bene, ma poi sono caduto dal movimento che porta a Oblivion... naturalmente non è proprio una passeggiata finire su un D14!

Prima di andare a Bozeman per partecipare nella prima tappa della Coppa del Mondo di ghiaccio ho avuto un brutto raffreddore che poi si è trasformato in una tosse orribile, non ero al massimo durante la gara. Ma questo non ha influito sulla mia performance, visto che non ho accoppiato entrambe le piccozze sull'ultima via di qualifica. E nonostante fossi arrivato in cima alla seconda via, non mi sono qualificato per la Semifinale. Poi è arrivato il momento per un po' di ghiaccio e arrampicata di misto nella favolosa Hyalite Canyon. La storia di questo posto è incredibile, con nomi famosissimi come Jeff Lowe e Alex Lowe per citarne solo due. Con il senno di poi, forse la Chrysler 500 che avevamo noleggiato non era esattamente la macchina ideale per tutta quella neve. Ma non siamo mai (miracolosamente) rimasti bloccati! Ho arrampicato con alcuni altri membri della squadra inglese che sono rimasti in zona dopo la gara, come me. Ci siamo divertiti un sacco. Anche se non conoscevo nessuno della squadra inglese prima, ci siamo piaciuti subito. La maggior parte dei giorni siamo rimasti nella 'Bingo Cave', qui ho ripetuto Inglorious Basterds M12 e House of Flying Daggers M13, poi ho salito a- vista Northwest Passage M10+. La mia tosse era sparita e finalmente cominciavo a sentirmi umano di nuovo. Tuttavia, ero ansioso di tornare alle soleggiate Dolomiti e ... ai miei progetti.

Il 26 dicembre mi sono svegliato a mezzogiorno, ancora nel pieno del jet lag. Con mio padre siamo andati sotto al tetto, ma ero ancora stanco. È stato un buon allenamento però. Una settimana dall'inizio del nuovo anno ed ero lì nuovamente, questa volta con Patti che voleva scattare delle foto. Ho deciso che ero un po' stanco di cadere sempre dalla stessa via, quindi ho deciso di provare un altro progetto. Questo sale la parte più difficile di Oblivion, poi attraversa verso destra... ero in ghisa completa, ma ho continuato a salire, la fine non sembrava avvicinarsi mai... poi finalmente ho raggiunto la sosta! Je Ne Sais Quoi potrebbe essere un D14+. Ho poi deciso di provare il progetto più difficile e, con grande sorpresa, sono quasi riuscito a raggiungere il bivio di Oblivion. Mi sentivo ancora forte, ma su un movimento difficilissimo mi è uscita una piccozza e prima che io riuscissi a rimetterla è uscita anche l'altra... sarà per la prossima volta! Forse!

Lo Yaniro o DTS*? Allora, visto che non riesco a fare lo Yaniro dev'essere DTS! Tutti i gradi sono da prendere con le pinze! Anzi, con delle grandi pinze!

di Tom Ballard

Tom Ballard ringrazia: C.A.M.P. Cassin, GM, S.C.A.R.P.A.,Virna Pierobon Projects, Montane

*DTS, un acronimo per Dry-Tooling Style, indica arrampicare senza eseguire il movimento Yaniro (anche chiamato Figure Four). DTS richiede un buon uso dei piedi e secondo molti esponenti del drytooling offre una sfida maggiore ed un'arrampicata più interessante, nota dell'editore.

15/10/2014 - Tom Ballard, l'arrampicata nelle vene
Intervista al forte climber ed alpinista inglese Tom Ballard.

20/03/2015 - Tom Ballard completa le sei nord delle Alpi in inverno ed in solitaria
Con la sua salita dell'Eiger effettuata ieri, Tom Ballard ha ora completato il suo progetto Starlight and Storm che prevedeva di salire le delle sei grandi pareti nord delle Alpi in solitaria invernale in un'unica stagione: Cima Grande di Lavaredo, Pizzo Badile, Cervino, Grandes Jorasses, Petit Dru e l'Eiger. 


Note:
Expo.Planetmountain
C.A.M.P.
S.C.A.R.P.A.
www
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