Lorenzo Massarotto, l'uomo dell'ideale

Un ricordo di Lorenzo Mass Massarotto e della sua solitaria della Via dell'Ideale, Punta d'Ombretta, Marmolada. Di Ivo Ferrari
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Lorenzo Massarotto in solitaria sulla Via dell'Ideale, Punta d'Ombretta, Marmolada, ottobre 1980
Ettore De Biasio
Ottobre, le foglie ingialliscono pronte per cadere, la legna è accatastata in ordine, le Castagne scoppiettano sul fuoco, ottobre è il mese dei colori, delle foto splendide e dei panorami tersi... Polenta e funghi, il riposo della stagione appena conclusa. Ottobre è una foto appesa in casa, una cornice nera e delle placche argentate, un uomo solo, piccolo, piccolissimo nel bel mezzo di un foglio colorato.

L’Ottobre del 1980 è lontano, molto lontano, trentacinque anni sono un’infinità di tempo, nel mezzo ci sono regole rispettate e altre dimenticate, nel mezzo c’è l’evoluzione e l’involuzione. Solo, nella stagione dove il caldo scompare, dove la giornata si accorcia, dove una parete di mille metri prende a se tutti i colori più belli dell’autunno, la Marmolada, la Regina delle Dolomiti, l’Ideale la sua storia.

Così Lorenzo (Massarotto ndr) introduceva il sua scritto a riguardo della salita solitaria all’Ideale: “In basso, nella valle lontana, il verde dei prati sta cedendo al blu ovattato della sera e una grande ombra sta salendo lentamente per la parete. A ovest, il sole tinge l’orlo delle cime dei monti. Il rosso sta dilagando e trabocca, mentre l’azzurro diventa lavanda. Non si può non rimanere incantati da un tramonto d’autunno in alta montagna. I colori acquistano tonalità e brillantezza...”

Ogni volta che incontravo il “Mass” mi piaceva sentirlo parlare, ovviamente i nostri discorsi finivano sempre lungo spigoli e pareti, ed io chiedevo spesso di quelle giornate d’ottobre: un uomo solo nel bel mezzo di un oceano di placche, un uomo fuori dagli schemi e in autunno... fuori stagione!

Vorrei ricordarlo con questo scritto dell’Amico Carlo Caccia di alcuni anni fa:
"IL CAPOLAVORO DEL MASS SULLA PARETE D'ARGENTO. In un oceano di roccia color argento, non ancora diventato di moda, un uomo solo sta salendo verso la vetta: lassù, con lo zaino in spalla, è una figura minuscola e commovente, immersa nell'azione e nei propri pensieri. Nessuno, prima di lui, aveva mai osato qualcosa del genere; nessuno, prima di lui, si era lanciato senza compagni lungo il capolavoro di Armando Aste, lungo quella via che, in quegli anni, era considerata un simbolo, un punto di riferimento, un capolavoro che per il suo impegno globale, nelle Dolomiti e non solo, non temeva confronti. La Via dell'Ideale sulla parete sud della Marmolada, quando Lorenzo Massarotto la salì in prima solitaria, era semplicemente il massimo. I “tempi moderni”, con tutte le loro conseguenze, non erano ancora arrivati; il gran cimento di Igor Koller e del suo giovane compagno apparteneva al futuro e la via del maestro roveretano, ottantuno anni compiuti, un grande e qualcosa in più, un personaggio di cui forse non si è ancora detto abbastanza, contava pochissime e illustri ripetizioni: Messner e compagni nel 1967, i polacchi (tra i quali Jerzy Kukuczka) in invernale nel 1973 e poi, nel 1978, Mariacher e Luisa Iovane e i visionari Schiestl e Rieser (quinta e sesta ripetizione). Quando il “Mass” mise le mani sulla parete d'argento - era il 4 ottobre 1980 - socchiuse una porta che in due giorni si sarebbe spalancata: decise di guardarsi in quello specchio smisurato per vivere, in solitudine, sensazioni simili a quelle che Aste e Franco Solina provarono dal 24 al 29 luglio 1964. Due amici, una cordata: lontani dal mondo noto e confortante dei diedri e delle fessure e, come nessun altro aveva mai fatto, abbandonati alle mille incognite della solenne uniformità delle placche. Il gran problema fu risolto, magistralmente, e a quel lungo passo avanti seguì il balzo di Lorenzo. Sedici anni dalla prima assoluta alla prima solitaria e ventisette dalla prima solitaria a oggi: il “Mass” sbucò sulla cresta il 5 ottobre ed è difficile, dopo tanto tempo (e “quale” tempo...), capire veramente la portata della sua impresa. Se vogliamo sognare, però, basta che la ripensiamo, basta che ricordiamo la fotografia che ci ha ispirato queste parole. Roccia e soltanto roccia, sì, un'immagine dai tanti grigi che, anche nella loro varietà, non sanno scaldare il cuore. L'incandescenza dell'anima è figlia, invece, di quel particolare minuscolo, di quell'uomo solo che è misura dell'universo (di pietra) che lo circonda. «Lo so. Questa via, che a noi è costata tanto, potrà svilirsi, scadere. Essere ripetuta molto più velocemente... ora che l'abbiamo indicata agli altri, diluendone l'ostacolo psichico. Ma non mi curerò molto di quello che avverrà»: così Aste al termine della gran fatica e, ci piace pensarlo, anche Massarotto una volta conclusa la sua odissea. Perché oggi gli obiettivi sono altri, apparentemente più ardui ma, in verità, non più rivoluzionari di quello che seppero realizzare Armando e Lorenzo. La Via dell'Ideale è un monumento alla forza e al coraggio, alla mente e al cuore e, se in quel magico 1980 il “Mass” volle passare da solo anche sulla Rocchetta Alta di Bosconero, sullo Spiz d'Agner Nord, sullo Spiz de la Lastia e sul Sass dla Crusc, fu sulla Marmolada, non a caso regina, che l'indimenticabile cavaliere sconvolse i limiti della scalata solitaria: aprì una porta, l'abbiamo già detto, e la aprì nel suo stile, in due giorni d'autunno, con il sole ormai stanco di illuminare la grande parete."

Pochi anni fa, parlando con l’Amico Heinz Grill venni a sapere che aveva ripetuto nel suo stile pulito, senza dire niente a nessuno la via dell’Ideale un anno prima di Lorenzo. La storia è cambiata, ma per me Lorenzo rimarrà ...L’UOMO DELL’IDEALE.

Mi manchi!

Ivo Ferrari


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