Il domatore dell'Orco malvagio. Di Ivo Ferrari

Un racconto tra fantasia e realtà, tra vecchio e nuovo, che ha per protagonista quello che c'era e quello che rimane di un alpinismo che cerca di essere se stesso.
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Il chiodo del domatore
Ivo Ferrari
Non capita tutti i giorni di trovarsi in mano una mappa! E nel mio caso, non la “solita” mappa del tesoro, usata e stra-usata in tutti i classici racconti. Ma una mappa-diario che nel tempo è diventata una testimonianza del passato.

“Vieni Ivo, volevo farti vedere questo piccolo diario di mio Padre, scritto quando entrambi non esistevamo ancora” (tantissimo tempo fa!). Leggo una calligrafia nitida e scorrevole, leggo una storia “diversa”, forse non attuale, scopro nomi di Torri e Pinnacoli talmente sconosciuti da essere dimenticati... il racconto prosegue e nel mezzo c’è un nome che mi dice qualcosa. Un Nome talmente conosciuto da essere, diventato famoso. Metto gli occhiali, voglio vedere meglio, cercare di capire meglio quello che sta uscendo da questo vecchio “diario”. La storia è ambientata tra le rocce della Grignetta, nota montagna che, per mia fortuna sta sopra casa mia... Non so se sia una “storia” vera, ma leggendo capisco che forse, merita di essere raccontata.

“... camminiamo per parecchie ore, dalla stazione di Lecco, ci vuole un po’ a raggiungere l’ampio piazzale, punto di partenza per la Torre, Guglia o Pinnacolo che vogliamo scalare, Lui, il mio compagno, non è un semplice compagno, è Lui, l’uomo dell’Orco, uno dei “domatori” dell’Orco Malvagio. Ci siamo conosciuti per caso, ma è sempre il caso che fa conoscere le persone migliori... Oggi, Lui si fida di me, la mia semplice idea impressa nella mente, ha fatto effetto sulla sua instancabile voglia di conoscere, oggi proveremo a salire quella Torre senza nome che vedo ogni domenica, dopo la messa...”

Mi sto entusiasmando a queste righe scritte con un inchiostro azzurro (inusuale per l’epoca) e profondamente incise sulla carta: è storia, e la storia mi fa impazzire!

“... che bella, illuminata dal Sole settembrino sembra ancora più... difficile! Ci leghiamo nel silenzio e tra il silenzio, ora non servono le parole, ora dobbiamo impegnarci e divertirci. Lui parte deciso, sale per dieci, forse quindici metri senza nessuna protezione, libero verso il cielo. Lo guardo con quello sguardo di chi sta guardando qualcosa che non esiste... un chiodo, pochi decisi colpi di mazzetta e, una volta che la corda passa nel moschettone, Lui continua fin che, terminata la corda, tocca a me! Non sono bravo come Lui, non ho domato mai nessuna montagna, non sono un capo, ma lo seguo e velocemente mi ritrovo al sua fianco, entrambi su di un piccolo terrazzino...”

Chissà perché a volte credo di sapere tutto, ora poi, con la velocità delle parole nell’etere, capita di sapere la difficoltà di certe salite, prima ancora che le salite vengano salite. Un’abbondanza di notizie super aggiornate nella mia testa e... molta confusione! Ma, queste parole, su questo piccolo diario, stanno entrando in me, lentamente, mentre consumo le righe scritte, l’immaginazione mi porta lontano, alla ricerca di quella Torre sconosciuta, dove...

“... un'altra lunghezza e siamo sull’esile cima, giusto lo spazio per stare vicini, rannicchiati uno accanto all’altro. Che bella giornata oggi, calda e affascinante, senza la solita messa questa mattina... che bella giornata oggi, una di quelle che, così goduta e vissuta, mi riporta a valle contento. Io e Lui, l’uomo dell’Orco, una via nuova, breve e di difficile reperibilità, dura ma non impossibile”

La curiosità si è unita all’incredulità! Una storia dimenticata e a due passi da casa. Non ci metto molto a convincere un Amico ad accompagnarmi alla ricerca della Torre. Partenza presto e su, di buon passo verso qualcosa che non conoscevo. Dopo poco tempo (ora si arriva comodamente in macchina al piazzale) con scolpite nella testa le indicazioni del “diario” ci ritroviamo sotto una sorta di Torre, che il tempo e i numerosi fulmini hanno reso poco attraente... Sono titubante, la roccia sembra di pessima qualità, ma... si fa scalare, e dopo poco più di quaranta metri mi ritrovo sulla cima. Il compagno è piccolo, piccolo alla base intento a prepararsi al suo “momento”. Lo sguardo mette a fuoco, quasi attratto da qualcosa di “forte”, un pilastrino appoggiato... un chiodo! E che chiodo, lì, solo, vecchio, stanco e dimenticato... il chiodo del “domatore dell’Orco Malvagio”... Sento i brividi attraversarmi il corpo.

La storia sarà vera o semplicemente bisogna inventarsela!?

BUON 2015 a TUTTI

di Ivo Ferrari



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