Blåmannen: Ikaros e la salita di Thomas Meling

Il 9 giugno 2013 il climber norvegese Thomas Meling ha effettuato la prima salita in libera della via Ikaros, la linea aperta in solitaria nel 1994 da Robert Caspersen sulla parete nord del Blåmannen, Norvegia. Il report di Meling.
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Thomas Meling durante la prima salita in libera di Ikaros, Blåmannen
Nel nord della Norvegia all'inizio di giugno del 2013 faceva caldo e bello. Prima ancora che iniziasse l'estate ho avuto la fortuna di completare il mio progetto a lungo termine, la salita in libera della via Ikaros sulla parete nord del Blåmannen, la nostra piccola big wall. Dico fortunato perché la salita è filata inaspettatamente liscia ad inizio stagione, con banchi di nebbia che salivano sotto i nostri piedi mentre guadagnavamo quota. E due giorni più tardi le cime più alte che circondano la città artica di Tromsø erano ricoperte di neve.

La parete nord del Blåmannen è una delle tre principali big wall della Norvegia (Troll Wall e Kjerag sono infatti le due più grandi), e in passato la parete è stata visitata da grandi nomi internazionali come Hansjörg Auer, Dave Macleod, Much Mayr e Didier Berthod. Situata sull'isola di Kvaløya, il suo profilo maestoso è visibile anche dalla città e saluta quotidianamente chi ci vive. Essendo non più alta di 400 metri merita a malapena il soprannome di "big wall". Ma quello che le manca in altezza, riesce a colmarlo con la sua verticalità e difficoltà.

Mentre a mio avviso l'età d'oro dell'arrampicata in libera deve ancora arrivare, negli anni '80 fortissimi climbers del posto come i fratelli Nesheim hanno iniziato ad aprire nuove vie su Blåmannen, salendo delle vie diventate classiche come per esempio Atlantide e Arctandria. Prima in estate e poi in inverno, come gli capitava. Già all'epoca l'etica di salita era molto importante; Håvard Nesheim ha cercato di effettuare la prima salita di Atlantide senza l'utilizzo dei chiodi. Ispirato dalla filosofia di Yvon Chouinard del clean climbing, è caduto a terra dal primo tiro, facendo saltare durante la caduta tutti i nut che aveva piazzato! In seguito Nesheim è tornato con dei chiodi e il loro film "Veggen" (La parete) è uno sguardo, ispirato e che ispira tutt'ora, nelle menti degli alpinisti più attivi dell'epoca nel nord della Norvegia. Mentre lottano contro le difficoltà legate alla roccia bagnata e verticale, e contro la banale quotidianità, il mito di Icaro li obbliga a continuare a muoversi, mentre li avverte dei pericoli insiti nell'arrampicata. Sia il film sia il mito devono aver ispirato Robert Caspersen ad aprire, nell'estate del '94, la via "Ikaros". Salendo da solo e per tre giorni, ha scelto un'erta linea di fessure e diedri.

Quasi 20 anni più tardi Ikaros mi sembrava la linea più ovvia per cercare una nuova via in libera. La fortuna riveste un ruolo essenziale sulle vie lunghe nell'Artico, ma per la mia salita la sua importanza era soltanto legata alle condizioni climatiche. Icaro ha ricevuto ali da suo padre per poter fuggire dalla prigionia, ma mio padre è più un tipo da ufficio. Non avendo quindi le ali ho fatto ricorso alle corde fisse, che ho fissato dalla vetta in giù. Per le settimane che seguirono sono salito alla base della via dopo il lavoro, solitamente da solo. Mentre pulivo le fessure e imparavo i movimenti ho capito la bellezza della linea. Ero esaltato dal fatto che i movimenti mi avessero finalmente rivelato i loro segreti. Era arrivato il momento per provare la via dal basso.

I miei amici Daniel Hallgren e Espen Jensen mi raggiungono per il tentativo e salgono da secondi oppure mi seguono con i jumar. C'è ancora un sacco di neve all'inizio di giugno, un'atmosfera quasi invernale alla base della via. La parete è esposta a nord ed è ancora in ombra nel tardo pomeriggio, il sole estivo colpisce la via non prima delle 10 di sera. Mi sorprendo nel riuscire a salire il primo tiro chiave (7c), poi stringo i denti per i successivi tiri mentre Daniel, che mi fa sicura, scompare tra i banchi di nebbia. L'eccitazione ci fa quasi dimenticare il disagio, o forse la nebbia che ci raffredda ci impedisce di volare sempre più in alto, verso il cuore del sole. Otto ore dopo la partenza raggiungiamo la vetta, contentissimi, completamente circondati dalle nubi. Se non fosse per le corde che ci legano alla terra avremmo sicuramente continuato ad andare sempre più in alto, proprio come Icaro.

INFO:
- Nessuno spit. Si prega di rispettare l'etica locale di non piantare spit, né chiodi inutili, sia su vie nuove sia su vie già esistenti, comprese le soste e gli ancoraggi per le doppie.

- Dopo l'era moderna del free climbing su Blåmannen iniziata con i tentativi di Erik Massih su Arctandria nel 2005, abbiamo visto un'esplosione di attività durante l'estate del 2011 che è stata eccezionalmente asciutta. In ordine cronologico sono queste le vie che sono state salite in libera: Atlantis (7b/7b+), Arctandria (8a/8a+), Ultima Thule (7b+), Pishtaco (7b/7b+), Peter Pan/Tingeling (7b+), Bongo Bar (8a), Febris (7c) e Ikaros (7c). Inoltre, la via Nattskiftet è stata salita utilizzando soltanto un paio di punti di artificiale.

- Molte delle vie liberate vengono ancora salite a tratti con l'uso dell'artificiale. Non c'è ovviamente nulla di sbagliato in questo, ma va notato che Atlantide, Ultima Thule e Pishtaco vengono salite regolarmente senza dover rincorre a martello e chiodi (regolarmente non è proprio la parola giusta, nessuna via su Blåmannen viene salita regolarmente). Nel 2013 il climber locale Jonas Jakobsen ha salito Arctandria, senza martello, in un'incredibilmente impressionante salita impiegando meno di 30 ore. Era la prima volta da solo in parete!

- Altra notizie interessante: la metà inferiore del primo tiro di Ultima Thule è crollata nel tardo autunno del 2012. Enormi blocchi, grandi come un appartamento, sono caduti sul piccolo torrente dove solitamente si potossono riempire le borracce di acqua. La via è stata comunque salita almeno una volta l'estate scorsa, ma una nuova "prima" libera rimane da fare. Questo crollo dimostra che le pareti di granito, anche quelle ritenute super solide, a volte fanno cadere il loro "peso morto". E' importante ricordare che, un giorno, anche il famoso Boot Flake su The Nose nello Yosemite si staccherà da sua madre, purtroppo.

di Thomas Meling

Ringraziamento: Petzl, Beal e EB shoes


Note:
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