Pizzo Paradisino e Corno di Campo

La Guida Alpina Eraldo Meraldi presenta Pizzo Paradisino 3303m e Corno di Campo 3232m s.l.m. due bellissimi itinerari di scialpinismo in Alta Valtellina.
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Pizzo Paradisono - ultimo tratto con gli sci
Eraldo Meraldi
La vallate del livignasco non appartengono ai bacini idrografici che portano l’acqua a navigare nel dolce mar Mediterraneo; le sue acque infatti attraverso il torrente Spol passano dall’Inn al Danubio per arrivare fino al Mar Nero.

Territorio considerato di poco valore, nell’ottavo secolo d.c. la zona di Livigno, di proprietà del Convento dei Cappuccini di Mazzo in Valtellina, in cambio di una bella botte di vino passò alla buona Comunità di Bormio. Questa circostanza è un po’ strana e anche un po’ ridicola ma ad ogni modo qualche secolo dopo ci furono i primi residenti stabili che parte degli storici reputano essere liguri o retici; qualcuno invece ipotizza, forse nemmeno fantasticando più di tanto, che siano stati una popolazione di origine slava che avrebbe raggiunto il lungo altipiano risalendo il corso del Danubio. Questa tesi viene avvalorata dal fatto che tuttora la presenza di alcuni tratti somatici asiatici sia riscontrabile negli abitanti locali.

Una lunga storia ricca di eventi e anche di guerre porta ai giorni nostri. Fino a pochi decenni fa (1952/53 prima stagione invernale con il transito dal Passo del Foscagno) Livigno rimaneva isolata per tutto il periodo invernale fino al disgelo. Forse anche per questo pare che l’origine del nome Livigno, oltre ad altre ipotesi, possa derivare da “lavina” che corrisponde a valanga, proprio per il fatto che la neve era una costante per molti mesi e quindi anche di valanghe lungo le varie vie d’accesso se ne verificavano molte.

La zona di Livigno gode dello status di zona extradoganale dal 1910 ma già nel lontano 1538 la comunità riuscì ad ottenere la zona franca dall’allora Contea di Bormio. Nel 1960 iniziò un limitato movimento turistico fino a quando nei primi anni ’70, a seguito della costruzione della diga del Gallo che aprì il passaggio verso nord attraverso il tunnel Munt La Schera, si ebbe il definitivo sviluppo turistico della località. Adesso la caratteristica vallata è invasa da un’infinità di turisti che sostanzialmente nel bene e nel male hanno stravolto le abitudini e i ritmi di vita contadina.

Forse al di fuori delle zone più trafficate e frequentate esiste ancora uno stile tradizionale che rimane più in armonia con l’ambiente naturale, bisogna solo saperlo cercare. L’industria turistica ha saputo creare un grande “luna park” che certamente porta dei vantaggi immediati ma a lungo andare non so se sarà la strada giusta. L’anima del bel paese sull’altopiano si è spostata altrove, dove le fioriture sulla neve vengono viste con la giusta bellezza, quella che ti riempie il cuore con poco e ti da lunga energia e tranquillità nei giorni a venire.

Per questo gli itinerari scialpinistici del livignasco risultano poco battuti e per la maggior parte delle volte si batte traccia. La Valle del Vago seppur breve presenta aspetti ambientali molto interessanti; Il bosco rado prevalentemente di larici anche secolari è aggrappato alle irte pendici dei versanti laterali e stretti canali svalangano dopo ogni nevicata mentre tracce di animali qua e la creano ricami sulla neve. Terminato il bosco si entra improvvisamente nella Val di Campo, luogo bellissimo dall’armonia delicata dove il silenzio della montagna regna sovrano. Il bianco mantello invernale crea forme sinuose sui vari pendii che salgono verso l’alto. Quando si arriva nella parte alta dell’itinerario si prova quel senso positivo di isolamento, lontano da tutto e da tutti e questo ogni tanto fa bene. Dalla cima gli orizzonti arrivano lontani, estesi su prospettive inusuali, su montagne che alla fine se si chiudono gli occhi risultano essere tutte uguali, bianche e colorate, perse in un mare di solitudine in attesa delle silenziose ombre della sera.

Il Pizzo Paradisino è la cima più elevata del territorio di Livigno e l’itinerario scialpinistico è il più conosciuto ed ambito dell’intera zona. La parte finale della salita si svolge interamente sul territorio elvetico e questo ne fa sicuramente anche un po’ una meta trasgressiva. Salito per la prima volta nel lontano 11 settembre 1886 da J.D. Finney, F.A. Lewin, H.V. Thomas con P.Jenni e A. Fleuri; 1° ascensione italiana: Antonio Cederna, Enrico Ghisi con Giuseppe Krapacher, 24 agosto 1888. Questa montagna mi è particolarmente cara perché esattamente 73 anni dopo la prima ascensione, quasi il tempo di una vita, sono nato io.


SCHEDA: Pizzo Paradisino e Corno di Campo





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