L'alpinismo e l'arrampicata nel 2012 - prima parte

La prima parte su ciò che è successo, nell'arrampicata e nell'alpinismo, in questo 2012 ormai alla fine. Un riassunto, per forza di cose non esaustivo, delle realizzazioni, delle cose più belle ma anche di quelle più dolorose dell'anno che se ne sta andando con la speranza che sia utile come memoria e spunto per il futuro che ci attende.
Gennaio 2012
Per trovare una chiave di lettura per ciò che ha segnato l'intensissimo e per certi versi difficile gennaio 2012, forse vale la pena iniziare da un po' prima, dal 25 e 26 dicembre 2011. Il luogo, non casualmente, è la Patagonia. La parete è la Sud della celebre Torre Egger. La via è Venas Azules. A percorrrela sono Bjørn-Eivind Årtun e Ole Lied, autori di un viaggio perfetto che si è materializzato, come per incanto, su una linea da molti a lungo sognata. Si potrebbe definire una luminosa visione dell'alpinismo, della Patagonia e della loro bellezza assoluta. Ma si sa, alla semplicità di ciò che è bello in sé, spesso si contrappongono i lati più contorti e problematici dell'alpinismo. Così proprio in Patagonia, il 17 gennaio 2012, scoppia la bomba Cerro Torre. O meglio ri-scoppia la polemica sulla Via del Compressore e su quei chiodi a pressione piantati nel 1970 da Cesare Maestri. Ad accendere la miccia sono Jason Kruk e Hayden Kennedy. I due giovani e fortissimi statunitensi, dopo averla percorsa quasi tutta in libera (hanno usato 5 spit di Maestri), in discesa decidono di schiodare gran parte della via. La notizia fa immediatamente il giro di tutti i siti e di tutti i social network. E la discussione... esplode. Rovente, durissima e anche “universale” come non si ricordava da anni. Da una parte chi inneggia alla schiodatura come ad un atto “eroico” che ha posto rimedio a una “pagina buia dell'alpinismo” e a uno “sfregio alla montagna”. Dall'altra chi non può accettare che qualcuno decida unilateralmente quale sia l'etica più pura, imponendola non solo con “la forza” ma anche arrogandosi il diritto di cancellare una pagina di storia (seppure in parte irrisolta e controversa) dell'alpinismo. Nel mezzo sembra esserci solo l'impossibile quadratura del cerchio per una passione che dovrebbe unire ed essere fondata sull'alpinismo del “fare” e non su quello “contro” qualcuno o qualcosa. Fatto sta che, proprio a pochi giorni dalla schiodatura di Kruk e Kennedy e mentre ancora impazza la polemica, il fuoriclasse austriaco David Lama piazza una stoccata magistrale a favore dell'alpinismo che si gioca in parete. La sua prima libera integrale di quella stessa Via del Compressore è un'interpretazione semplice e definitiva, ma anche estremamente pulita. Per questo non ha ottenuto il risalto e l'attenzione che meritava? O è forse perché Lama sconta ancora quella mancanza di stile che gli era stata contestata nei sui tentativi degli anni precedenti? Verrebbe da dire che nessuno è perfetto. Oppure che l'alpinismo è un moto dell'anima che si esprime pienamente solo in montagna (Cassin docet!). Così, senza banalizzare o demonizzare le discussioni che devono pur esserci, è meglio andare avanti. In montagna, appunto. Con Simone Moro e Denis Urubko, per esempio, che in quello stesso gennaio 2012 erano nel pieno del loro tentativo invernale al Nanga Parbat. Ma anche con Andrea Di Donato e Andrea Di Pascasio e la loro 2a invernale della Via Le nebbie del Paretone sul Corno Grande (Gran Sasso). Oppure con la prima ripetizione di Don't Die of Ignorance sul Ben Nevis da parte di Greg Boswell e James Dunn. E ancora con la prima libera di Ueli Steck, insieme a Jonathan Griffith, sulla via Lesueur alla Nord del Petit Dru (Monte Bianco). E la prima invernale di Luca Giupponi, Rolando Larcher e Fabio Leoni della Via Cembridge sulla Cima Margherita, nelle Dolomiti di Brenta. Invece, nel Gasteinertal, in Austria, un trio d'eccezione composto dai “pionieri” Thomas Bubendorfer, Sepp Inhöger e Hans Zlöbl sale due belle e difficili cascate di ghiaccio: Triple A e The usual suspects. Poi, uscendo dall'alpinismo ed entrando nel mondo “diverso” e molto meno “ideologico” del boulder & affini, va registrato un inizio d'anno da primato. Si parte dalla grande e coraggiosa performance di Alex Honnold sul super highball Too Big to Flail, a Bishop (USA). A cui si sggiungono: l'8B+ di Memory is Parallax per Dave Graham ad Elkland sempre negli States (per la verità arrivato il 31/12/11); il gol, sempre da 8B+, di Daniel Woods su Mirror Reality (Rocky Mountain National Park) e quello, ugualmente di 8B+ di Michele Caminati su l'Ultimo dei Moicani ad Amiata, in Italia. Mentre, dal canto loro, Dai Koyamada (a Toyota in Giappone) e Paul Robinson (a Gateway Canyon, in Nevada) centrano due top boulder da 8C, rispettivamente con Shanbara e Meadowlark Lemon. Per l'arrampicata sportiva, invece, il posto d'onore di quest'inizio d'anno spetta a Iker Pou con il 9a+ di Nit de bruixes a Margalef in Spagna. Sempre dalla terra iberica arriva anche una grande accoppiata per Klemen Becan che coglie ben due 8c a-vista: Fish Eye ad Oliana e Kaliste ad Archidona. Ancora in Spagna, ma a Siurana, Alizée Dufraisse inizia alla grande il 2012 ripetendo La Reina Mora 8c+/9a. Mentre, con piccozze e ramponi, Ines Papert e Lisi Steurer si prendono la prima salita femminile e la 3a ripetizione di Illuminati, la super via di misto aperta da Albert Leichtfried in Val Lunga. Sul versante dello sci ripido, l'anno viene inaugurato da Davide Capozzi e Stefano Bigio con la prima discesa della cresta sud-est del Dent du Jetoula (Monte Bianco). Vedremo più avanti che non sarà l'ultima. Per finire resta un ricordo di quelli che non si vorrebbe avere. Il 18 gennaio Mario Merelli ci lascia: gli è stata fatale l'ultima discesa dal “suo” Pizzo Redorta. E questo, tornando al “Cerro Torre”, porta a zero qualsiasi discorso o polemica sull'alpinismo e la sua etica. Anzi ci riporta a quella che dovrebbe essere la sola vetta, l'uomo.

Febbraio 2012
A Eptingen, in Svizzera, Robert Jasper libera in "total dry" Ironman. Mentre, quasi dall'altra parte del mondo, nelle Helmcken Falls in Canada, Tim Emmett e Klemen Premrl portano a casa la prima salita della via di super misto “effimero” Spray On... Top! Poco dopo Dave MacLeod libera Castle in the Sky, una nuova difficile via di drytooling a Druim Shionnach in Scozia (segni particolari... nessuno spit). In Patagonia, mentre ancora fervono le discussioni sulla schiodatura del Torre, Sergey Dashkevich, Mikhail Davy, Evgeniy Dmitrienko e Arkadiy Seregin aprono la Via Russo sulla parete SE del Aguja Poincenot. Sul “versante” Europeo, invece, un team di ghiacciatori composto da Ines Papert, Rudi Hauser, Lukas Seiwald, Kurt Astner, Emanuele Ciullo, Thomas Senf e Scott Milton aprono una bella serie di cascate di ghiaccio e vie di misto nella regione di Romsdalen in Norvegia. Ritornando dall'altra parte dell'Oceano, in Venezuela, George Ullrich, Sam Farnsworth, Siebe Vanhee e Mason Earle aprono Kids With Guns, un'intensa big wall sulla remota parete del Tepui Amuri. Intanto, Davide Capozzi e Stefano Bigio (sempre loro) colgono l'attimo effettuando la prima discesa con gli sci e snowboard dal Mont Rochefort. Dopo neanche una settimana e sempre nel Gruppo del Monte Bianco, i due si ripetono effettuando, questa volta in compagnia di Julien Herry, Francesco Civra Dano e Luca Rolli, una delle rare discese della parete SE dell'Aiguille du Moine... della serie incontentabili. Come del resto Iker Pou (ancora lui) che a Margalef libera Enemigo Público Nº1 (8c+/9a) e, non ancora contento, a Ilarduia centra anche il 9a di Harroputza. A seguirlo è lo statunitense Jonathan Siegrist che nell'Arrow Canyon libera Le Reve, un nuovo 9a/a+. A metà febbraio, invece, finisce l'avventura di Simone Moro e Denis Urubko sul Nanga Parbat. La neve e il vento incessanti, che si sono aggiunti alle solite temperature “polari” dell'inverno himalayano, hanno reso impossibile la prima invernale. Come, purtroppo, dovrà aspettare anche la prima d'inverno sul K2. La spedizione russa guidata da Viktor Kozlov ha dovuto desistere nel modo peggiore: la morte del fortissimo Vitaliy Gorelik. All'inizio c'è un congelamento alle mani che l'ha colpito a 7000m, poi tutto velocemente precipita fino all'arresto cardiaco che gli è stato fatale, mentre gli elicotteri chiamati in soccorso erano bloccati dal maltempo. Questo per ricordarci, semmai ce ne fosse bisogno, quanto difficile sia l'alpinismo ma anche queste invernali in Himalaya. Come non bastasse c'è un'altra notizia che piomba su questo febbraio. Nel tentativo di aprire una nuova via, sulla parete del Kjerag in Norvegia perdono la vita Stein-Ivar Gravdal e Bjørn-Eivind Årtun. Sì, lo stesso Bjørn-Eivind di quella bellissima via sulla Torre Egger con cui avevamo iniziato questa cronologia... ogni commento sarebbe di troppo. Invece, come molti affermano, per superare questi momenti forse è davvero meglio tornare in montagna. Noi lo facciamo sulla nord del Loska Stena nel Gruppo del Mangart, in Slovenia. Lì, dal 25 al 27 febbraio, David Lama (sì, ancora lui!) e Peter Ortner aprono una gran via: 1300m in perfetto stile alpino, senza spit e con difficoltà di 7- e M6. Tutto molto bello! anche il passaggio di Lama dal celeberrimo Cerro Torre ad una della pareti più importanti e difficili, ma certo non conosciute da tutti, della Slovenia.

Marzo 2012
Ancora 8000 e prime invernali. Per due non riuscite, quelle del Nanga Parbat e del K2, ce n'è una che va a segno. Il 9 marzo alle 8 e 30 i polacchi Adam Bielecki e Janusz Golab raggiungono la cima del Gasherbrum I (Karakorum, Pakistan). Con questa sono 11 le vette oltre gli 8000m finora salite anche in inverno, 9 hanno visto per protagonisti gli alpinisti polacchi (compreso ovviamente lo Shisha Pangma di Morawski e Simone Moro del 2005). Ma c'è poco spazio per gioire fino in fondo. Proprio nello stesso giorno della vetta, Gerfried Göschl, Nisar Hussain e Cedric Hahlen, tre alpinisti di un'altra spedizione impegnata anch'essa sul G1, sono dati per dispersi. Non faranno più ritorno al Campo base. Come non farà più ritorno dall'Elbrus la fortissima alpinista ucraina Maria Khitrikova, 21enne speranza dell'alpinismo russo. Non scenderà più dalla parete Nord dell'Ortles nemmeno Lorenzo Castaldi, per tutti Enzolino: la sua passione e il suo acume nelle discussioni dei Forum lasciano un grande vuoto. Ma inutile ripetersi... come nella vita anche nell'alpinismo si va avanti. Così marzo registra anche altre belle invernali. Si comincia con Nicola Tondini, Alessandro Baù, Enrico Geremia e l'importante prima invernale di Kein Rest Von Sehnsucht, la grande via sulla Nord Ovest di Punta Tissi, Civetta. Per continuare con l'attivissimo Andrea Di Donato che, insieme a Bertrand Lemaire, realizza la 2a invernale della via Il nagual e la farfalla sul Paretone al Gran Sasso. Poi c'è il bellissimo viaggio di Marco Anghileri sulla Via dei Bellunesi al Pilastro sud-ovest dello Spiz di Lagunàz (Pale di San Lucano, Dolomiti). 1350 metri, a lungo sognati, per quella che è una prima solitaria, prima invernale, seconda ripetizione e un'esperienza da incorniciare. Com'è da consigliare la bellezza della traversata, in prima invernale, delle Tre Cime di Lavaredo di Simon Gietl e Roger Schäli. Sempre nelle Dolomiti e sempre di Simon Gietl, questa volta con Daniel Tavernini e Klaus Gruber, da sottolineare anche una bella doppietta con la prima volta in inverno della via ISO2000 (Tre Cime di Lavaredo) e Zauberlehrling (Cima Scotoni). Inoltre, vale la pena di segnalare una serie di prime invernali sulla Presolana: la via Direttissima per Maurizio Panseri, Daniele Natali e Alessandro Ceribelli a cui si aggiungono la “Paco” (per Natali e Tito Arosio) e la “Bosio” (per Panseri e Zanetti). Dal canto loro Enrico Bortolato, Giorgio Travaglia e Stefano Valsecchi centrano la prima in inverno di Ey de Net sulla Tofana di Rozes. Mentre Alessandro Baù ed Enrico Geremia realizzano la prima ripetizione, e prima invernale, della via Andamento Lento in Val Scura (Dolomiti), una via DOC aperta da Gigi Dal Pozzo, Maurizio Fontana, Venturino De Bona nel 1997. Un bel traffico invernale, non vi pare? D'altra parte, pure questo è segno di una vitalità e di un'attività che non ha confini. Tanto che in questo stesso mese anche le remote pareti venezuelane perse nella giugla amazzonica ritornano protagoniste. Con Leo Houlding, Jason Pickles, Stanley Leary, Alastair Lee, Yupi Rangel e Alejandro Lamus che aprono The Yopo Wall sul Cerro Autana. E con “la premiata ditta” Nicolas Favresse, Sean Villanueva, Stephane Hanssens e Jean-Louis Wertz che salgono ben due nuove linee sull'Amuri Tepui. Naturalmente neppure l'arrampicata sportiva sta ferma. Così arriva anche l'ennesimo viaggio esemplare di Maurizio Zanolla, alias Manolo. Roby Present "è un viaggio di 33 metri su una serie di liste quasi furiose", un 8c+/9a con cui Manolo festeggia le sue 54 primavere e ricorda un amico. Dall'altro lato, dell'età, un altro fuoriclasse assoluto, Adam Ondra, inaugura l'anno con la prima libera del 9a di To tu jeste nebyl nella falesia di Labak, nella sua Repubblica Ceca. Non ci vuole un indovino per pronosticare che per il magico Adam questo è solo il primo dei successi del 2012. Stesso discorso vale anche per James Pearson che inizia con la salita del 9a di Escalatamasters nella spagnola Perles. A proposito di Spagna, sempre più terra d'arrampicata, è proprio lì, e precisamente ad Oliana, che Caroline Ciavaldini ripete l'8c+ di Mind Control. Resta da dire di Angelika Rainer e della sua grande vittoria della Coppa del Mondo di arrampicata su ghiaccio insieme al dominatore della classifica maschile Maxim Tomilov. E ancora, occorre dire del Piolet d'or assegnato alla salita del K7 Ovest degli sloveni Nejc Marcic e Luka Strazar e a quella del Saser Kangri II degli statunitensi Mark Richey, Steve Swenson e Freddie Wilkinson. Premio alla carriera al francese Robert Paragot. Mentre la menzione speciale della giuria è andata a quella salita della Torre Egger di Bjorn-Eivind Aartun e Ole Lied che ormai conosciamo. Come conosciamo benissimo David Lama che nell'ultimo giorno di marzo apre in solitaria Badlands su una parete innominata tra la Sagwand e la Hohe Kirche nella Valsertal, Tirolo, Austria. In realtà il suo obiettivo non erano questi 700m di 6a M5 WI4 A1, ma un'altra parete che però era troppo carica di neve. Così guardandosi attorno Lama ha trovato un... ripiego. Che dite, questo che alpinismo è?

Aprile 2012
Si parte con la via Espiadimonis o meglio con la fine dello straordinario viaggio di Silvia Vidal sul Serrania Avalancha, nella Patagonia cilena. 1.500 metri di parete, l'attacco raggiunto in gommone, il tutto in completa solitudine. Aggiungete che la cima, pressoché sconosciuta, è stata raggiunta dopo 34 giorni, e poi date un aggettivo per questa nuova avventura dell'alpinista spagnola. Straordinaria? A proposito di cose fuori dai soliti limiti: Adam Ondra in un breve tour italiano, dedicato alla falesia-test trentina di Bus de Vela, centra l' 8c+ a-vista di Bella Regis a cui si aggiungono altri due 8c rigorosamente a-vista; quasi quasi vien voglia di dire che per lui è quasi normale. Ma andiamo oltre, a Margalef, sempre lì in Spagna, per trovare Sasha DiGiulian e il suo 9a su Era Bella. Dopo Pure Immagination la fortissima statunitense impiega 3 giorni per avere ragione del suo secondo 9a. Come dire: la ragazza il “grado” ce l'ha! A proposito di grado e di Spagna, a Santa Linya, la campionessa austriaca delle gare di arrampicata Johanna Ernst centra il suo primo 8c+, Open your Mind. E' un segnale che anche lei quest'anno c'è! Come dimostra di esserci Domen Skofic che ad Ospo (Slovenia) ripete il 9a di Halupca 1979. Come da sempre poi, c'è anche Markus Bock con le sue nuove difficili vie in Frankenjura tra le quali spicca l' 8c+/9a di House Of Shock. Il versante del boulder si arrichisce di un altro 8C, Insomnio, liberato dallo spagnolo Nacho Sánchez alla Cova de la Gota a Crevillente. Stesso grado, ma nella svizzera Chironico, per Martin Keller che libera Der mit dem Fels tanzt. In parete, invece, nella Bavella, in Corsica, Matteo della Bordella e David Bacci aprono Sintomi strani. Mentre in Sardegna, per Caroline Ciavaldini e James Pearson arriva la prima ripetizione di Aria, la difficile e bella via aperta da Pietro Dal Prà sulla Punta Plumare. Invece, dal Cile più selvaggio e meno conosciuto, e precisamente dalla cresta ovest del Monte Giordano arriva Shark's Fin Ridge, la nuova via di Robert Jasper, Jörn Heller e Ralf Gantzhorn. Mentre, tra aprile e maggio, i polacchi Marek Raganowicz e Marcin Tomaszewski aprono Superbalance sulla gran parete del Polar Sun Spire, nell'Isola di Baffin Island. Sempre nello stesso periodo si svolge il gran raid esplorativo (11 cime inviolate per 12 nuove vie) sulle Revelation Mountains dell'Alaska da parte della spedizione slovena guidata da Anze Cokl. A fine aprile, invece, lo statunitense Cody Roth a Las Conchas nelle Jemez Mountains del New Mexico, centra la prima salita di Mainliner, una delle vie trad più difficili del Nord America. Come dire che certamente ci sono più montagne e pareti, ma anche più modi di interpretarle, di quel che si immagina.

Maggio 2012
La passione dei climber è più grande di quello che si potrebbe pensare. Basta essere stati al 9° Melloblocco, per capirlo: in Val di Mello è sempre l'arrampicata ad essere protagonista. Un'arrampicata che, finalmente, è ritornata protagonista anche al Trento Film Festival con la Genziana d'Oro del Club Alpino Italiano assegnata a Verticalmente Demodé, il film di Davide Carrari con protagonista Maurizio "Manolo" Zanolla. E ancora la passione di una vita è quella che risplende per Mario Panzeri in vetta al Dhaulagiri. E' il 17 maggio e l'alpinista lecchese ha concluso la salita di tutti i 14 Ottomila, è il 4° italiano a riuscirci senza far uso di ossigeno supplementare. Lo stesso giorno Gerlinde Kaltenbrunner e David Göttler raggiungono la cima del Nuptse (7861m) per la difficile e lunga via Scott. Mentre il fuoriclasse svizzero Ueli Steck festeggia la sua prima volta in vetta all'Everest. Tutto molto bello! In quello stesso periodo però l'Himalaya mostra anche il suo lato peggiore. In un solo giorno sono 3 i morti all'Everest, mentre due sono gli alpinisti dispersi, senza contare quelli che sono stati soccorsi con gli elicotteri, sempre più presenti anche sulle più alte montagne. Poco dopo la foto dell'incredibile fila che si snoda sulla montagna più alta fa il giro del mondo. Simone Moro, che proprio per quell'incredibile (e pericolosa) ressa desiste dal suo tentativo di concatenare Everest e Lhotshe, parla di una montagna trasformata in Gardaland. Come sempre, sembra non esserci alcun limite a questa corsa nel nulla. Forse conviene cambiare pagina. Magari con un'altra corsa, questa volta ben più interessante. Parliamo di Alex Honnold e Tommy Caldwell che sono stati i primi a salire El Capitan, Half Dome e Mount Watkins in Yosemite in meno di 24 ore. Magari non si saprà bene come catologare questa performance, ma sicuramente dà conto di capacità davvero speciali. Come non proprio usuale continua ad essere il percorso di David Lama che realizza una notevole ripetizione, veloce e solitaria, della difficile Les Barbares sulla cima Pointe Raphel Borgis du Pré de Bar (Monte Bianco). Passando all'arrampicata sportiva, bella e se volete non proprio usuale è anche la performance di Gabriele Moroni che libera il 9a di Coup de Bambou, forse la via più difficile della Cina. Il tutto “battendo sul tempo” molti dei migliori climber del mondo accorsi nella Valle di Gétû per il Petzl RocTrip. Da parte sua anche Daniel Woods fa una cosa per lui non proprio usuale: smessi i panni del boulderista e presa la corda, libera il 9a di Mission Impossible nel Clear Creek Canyon in Colorado. Continuando nel gioco del “cambio di ruolo”, anche Dave MacLeod, in trasferta dalle goulotte scozzesi, si ritrova boulderista in Svizzera e centra l'8C di Mystic Stylez a Magic Wood. E questo per confermare ancora una volta che siamo nell'era dell'arrampicata globale dove l'alta difficoltà ormai è quasi uno standard. Anche se liberare due nuovi 9a, come ha fatto Pirmin Bertle a Charmey, è sempre un risultato che va oltre. Come, per altri versi, un po' aldilà sta sempre lo sci ripido. Vedi la prima discesa con lo snowboard della parete NE della Grivola da parte del “solito” Davide Capozzi. Oppure la prima di Fabio Bonomi e Mario Vannuccini sul canalone nord della Quota 2885m del Pizzo di Coca. A proposito poi di cose sicuramente al limite, c'è da segnalare il B.A.S.E. jump dallo Shivling di Valery Rozov. La quota di lancio? 6420m, ovvero uno dei “salti” più alti fino ad ora mai fatti. Resta da dire che Maggio e la primavera (ormai matura) ha portato come al solito anche altri “frutti”. Come due belle vie in Bavella (Corsica). La prima sulla Punta U porta la firma di Rolando Larcher e Maurizio Oviglia. La seconda, sui Crontrafforti di Punta A Muvra, quella di Luca Giupponi e Nicola Sartori. Sul Pilastro della Tofana di Rozes invece, la firma (e la garanzia) è quella di Massimo Da Pozzo che, insieme a Natasha Alexander e Samuele Majoni, apre Spigolo Sam. Mentre Le Vrai Plaisir – (Pampers) è un'altra nuova via aperta da Gianni Canale, Aldo Mazzotti e Franco Cavallaro su una parete che non ha bisogno di presentazioni: il Piccolo Dain in Valle del Sarca. Maggio se ne va portandosi dietro tutto questo, ma purtroppo anche molto di più. Se ne va per sempre Antonio Boscacci, grande arrampicatore e uno dei più visionari e “pazzi” inventori dell'arrampicata della Val di Mello, e non solo. Irripetibile!

Giugno 2012
Il mese inizia di corsa. E non può essere altrimenti visto che protagonista è Alex Honnold e la sua Yosemite Triple in versione solitaria. Non contento della corsa record effettuata a maggio insieme a Tommy Caldwell su El Capitan, Half Dome e Mount Watkins, Honnold rifà il “giro” da solo e in 18 ore di arrampicata effettiva. Pazzesco? No, probabilmente per lui deve essere soprattutto estremante divertente, visto che neanche 15 giorni dopo batte, insieme ad un altro super specialista come Hans Florine, il record di velocità sulla mitica The Nose del Capitan. Il tutto dura 2h23'46”, ovvero 13 minuti in meno del precedente record di Dean Potter e Sean Lear. Un po' di più ci avevano messo Jes Meiris e Quinn Brett che, solo qualche giorno prima, avevano realizzato il nuovo record femminile salendo The Nose in 10h e 19'. Un tempo, si badi bene, che farebbe invidia a molte, anzi moltissime, cordate. A proposito di team da far invidia a chiunque, c'è da segnalare il viaggio nel Parco Nazionale del Monte Kinabalu, in Borneo, di Yuji Hirayama, Daniel Woods, James Pearson e Caroline Ciavaldini. Risultato: per il grande Hirayama c'è la libera della via di più tiri Pogulian Do Koduduo (9a). Per Woods arriva la libera sul 9a+ di Tinipi. Mentre per Pearson c'è la libera sull'8c+ di Excalibur Resta da sottolineare, per chi volesse provarle, che il tutto si svolge ad una quota di 4000m. Sempre in tema di numeri fuori dalla norma, da Ceuse arriva anche la libera del 9a+ di Jungle Boogie ad opera del (solito) Adam Ondra. Ma anche in Italia, precisamente nella “terribile” falesia del Covolo non si sta fermi, lì Silvio Reffo libera il 9a de L'attimo. Lo segue, sempre “cogliendo” L'attimo un campione intramontabile: Dino Lagni. Poi, sempre in tema di campioni: a Santa Linya, in Spagna, Ramon Julian Puigblanque ripete il 9a+ di Catxasa. Mentre, per la serie: la classe non ha età, a Fontainebleau in Francia il 55enne Jean-Pierre Bouvier libera Fou Rire en aller-retour, un traverso boulder gradato 9a! Ma non è ancora finita. Dalle Dolomiti arriva Agoge, la nuova via di Simon e Manuel Gietl su una parete importante e piena di storia come la Cima Scotoni. Mentre, in Alaska, Nick Bullock e Andy Houseman centrano una delle rarissime ripetizioni di una via mitica: la Diretta Slovacca al Denali. Antoine Bletton, Pierre Labbre, Mathieu Maynadier e Sebastien Ratel, invece, aprono Théorême de la Peine, grande via nuova sul Latok II (7020m) nel Karakorum pachistano. Vorremmo proseguire subito con l'estate. Ma resta l'ultima notizia di questo giugno: il 41enne campione di scialpinismo Stephane Brosse perde la vita precipitando dall'Aiguille d'Argentiere (Monte Bianco) per il cedimento di una cornice. E, ancora una volta, restiamo senza parole.

>> vai alla seconda parte, luglio - dicembre 2012



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