Alberto Magliano, un ricordo

Alberto Magliano, uno degli alpinisti a cui la terribile valanga del Manaslu ha tolto la vita, ricordato da Michele Comi che gli è stato compagno in molte salite.
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Alberto Magliano sulla cresta affilata lungo la traversata Scerscen Bernina
Michele Comi
“Vagavi co’ nautili, Co’ murici a schiera; E l’uomo non era”. Solo ad uno come Alberto potevano uscire con gran spontaneità i versi di tal Zanella (poeta ottocentesco) mentre eravamo impegnati nel superamento di una serie di esili ed espostissimi gendarmi di roccia nei pressi della selvaggia e poco battuta Breccia del Bernina. Lungo la cresta sottile, si dissertava di evoluzione e perché mai nelle rocce cristalline del Bernina non vi fosse la presenza di fossili.

Alberto era un personaggio di gran levatura intellettuale, autentico concentrato del sapere, frutto di una solidissima formazione, classica, giuridica e manageriale, insaziabilmente ampliata verso tutti i campi dello scibile. In cordata in parete, capitava sempre più spesso che roccia, ghiaccio e la linea di salita (seppur condotta lungo itinerari di tutto rispetto) diventassero quasi elementi di contorno a piacevoli giornate trascorse in montagna.

Con gran naturalezza si affrontavano i temi più disparati, con momenti che andavano via via cementare un rapporto di amicizia che si proiettava ben al di là del mero rapporto professionale. Erano occasioni formidabili per una guida “gozzuta”, che attingeva a piene mani a questo dispensar di conoscenze e di visioni del mondo.

Nelle uscite più recenti sempre di più condividevamo il potere eversivo del cammino e della scalata, frutto della sola energia dei propri muscoli e della natura selvaggia, consapevoli che le montagne di casa (Valmalenco) rappresentano l’unica vera grande risorsa della nostra Terra.

Michele Comi
Guida alpina Valmalenco


> Alberto Magliano aveva scalato tutte le Seven Summit e all'attivo aveva un'intensa attività sulle Alpi e sulle montagne di tutto il mondo mossa prima di tutto dalla passione più pura. Questi alcuni suoi pensieri che abbiamo trovato sul suo sito:
"Ai tanti che in questi anni mi hanno chiesto cosa rappresenti la montagna per me - spesso un po' stupiti nel vedere un non professionista così intensamente impegnato nell'alpinismo - ho sempre risposto che è, innanzitutto, il luogo della mia libertà. Libertà da tutto ciò che ci vincola, ci impedisce, ci limita, vorrei dire "ci trattiene in basso".
"Ho sempre detestato la drammatizzazione dell'alpinismo: intendiamoci, il dramma è spesso una componente reale delle storie di montagna, ma è accidente, non sostanza. Per questo mi sono sempre battuto, e continuo a farlo, contro i tanti venditori di montagna scritta e parlata che, per aumentare le tirature o l’audience, trasformano oneste avventure di alpinismo in feuilleton a sfondo eroico."

> Valanga sul Manaslu



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